L’anello delle torri di Framura

Itinerario a piedi tra le frazioni di Framura, sulla costa ligure di Levante.

La singolarità di Framura è che non si tratta di un solo singolo abitato ma di una piccola costellazione di insediamenti, grumi di case color pastello poste a degradare a vari livelli sullo scosceso versante costiero in forma di anfiteatro e sui quali spiccano altre case, le più vecchie, o le torri, prive di intonaco e fiere di mostrare il loro abito di pietra. Se esiste a Milano un “bosco verticale”, qui possiamo certamente parlare di un giardino verticale. È proprio una parete verde che inizia in alto, a Costa, e finisce in basso, vicino al mare ad Anzo, passando per Setta e Ravecca. Fra basso e alto corrono in verticale quasi 300 metri, un’ora di cammino lungo un’incredibile tessitura di sentieri e scalinate, profumata dai fiori del gelsomino, delle bouganvillee, dalle foglie del timo, del rosmarino, della salvia, ombreggiata dagli ulivi e dai pini marittimi. Si dice che l’origine di questi abitato, e la loro disposizione non casuale, derivi dall’alto Medioevo, o forse anche prima, quando i Liguri erano sparsi nei loro ‘vici’, dediti a dissodare la terra, anche nei luoghi più difficili, per disporvi le colture. 

La torre carolingia di Costa

Non vi è altro posto in Italia simile a Framura o forse sì. Solo Furore sulla Costiera Amalfitana vanta una quasi identica disposizione di villaggi e casali a scalare dalla montagna al mare. Un intrico di vicoli, piegando ad angolo retto, scopre un portico, una scalinata, una soglia o una porta, scolpisce il disegno dei villaggi. Ma non uno è uguale agli altri. Costa svela nel nome la sua posizione elevata, si allinea sulla via principale e mette le sue case in una fila compatta esposta alla luce del sole. Setta, non a caso sede comunale, ha la parvenza di un vero borgo anche se i suoi slarghi, per ragioni di spazio, non hanno l’ardire di essere piazze. I palazzi più nobili, disposti a ragionevole distanza fra loro, per motivi di migliore evidenza, radunano attorno a sé la compagnia delle casette più minute, figliate da essi. Anzo, infine, possiede un assetto più eclettico, fra il torreggiante e il villereccio, forse perché risente dei capricci del mare il cui ‘sea spray’, nelle forti mareggiate, arriva fin sulla soglia delle case e dentro i lussureggianti giardini. Prerogativa comune a tutti i villaggi invece, la loro disposizione in piano, parallela alle curve di livello, senza eccessive escursioni in perpendicolo.

Questa bella passeggiata, ideale in tarda primavera, tocca tutte le frazioni del comune, eccetto la lontana Castagnola. Parte e torna dalla stazione ferroviaria, poiché sarebbe un’offesa utilizzare a Framura un mezzo di trasporto diverso.

Itinerario circolare a piedi a Framura.

Partenza e arrivo: stazione FS Framura.  Si raggiunge con la linea Genova-La Spezia. 

Lunghezza: 4.2 km. Dislivello: 260 metri. Tempo: 1h45’.

Segnavia: indicazioni locali delle destinazioni.

Percorso: scalinate e tratti di sentiero.

Quando: in ogni stagione, ideale in inverno con clima mite.

Dove mangiare: Ristorante Silvia, Costa di Framura 4, Framura, 0187.810520, con alloggio; La Tana del Lupo, Località Setta 32, Framura, 0187.823103; Gastronomia Enrica, Località Setta 93, Framura, 0187.810007.

Dove dormire: Ostello ninin de ma’, Costa di Framura 52, Framura, 3472771201.

Info: Ufficio Iat, Stazione FS Framura, 0187.1600577.

TRACCIA GPX disponibile su richiesta a info@guidedautore.it

©Albano Marcarini 2023 (Testi, cartografia, acquerelli, foto). Si ringrazia per l’amabile collaborazione Manu Duina.

Costa di Framura

Si prende dunque avvio dalla stazione FS, incastonata sotto la roccia all’uscita di una galleria e nella vicinanza di una seconda. È la sola luce che la montagna, ridossata al mare, concede alla ferrovia. Il breve spazio consente la fermata dei treni ma le banchine si prolungano anche sotto la volta delle gallerie. Dal sottopassaggio non si volge verso il piazzale della stazione ma si imbocca il percorso (Via del Mare) verso la spiaggia, al di là dei binari. Il baretto Agûa offre un ristoro dopo il viaggio in treno. Il primo tratto dell’itinerario segue la riva del mare al livello della scogliera con la ragionevole tentazione, se il meteo dispone, di chiudere anzitempo l’escursione, distesi al sole. Il percorso, realizzato su una solida massicciata e assicurato da una ringhiera, collega le due spiagge di Framura: prima la Vallà, una piccola e sabbiosa insenatura protetta dai frangiflutti; e poi Arena, la più larga e accogliente. 

La Via del Mare
La torre di Setta

Prima di raggiungere la spiaggia Arena il nostro percorso, giusto sopra il portale di una galleria, muta direzione e affronta la salita verso Setta. Si osserva qui la vegetazione tipica della fascia litoranea, in grado di sopportare l’alto tenore dei sali minerali diffusi dall’aerosol marino, come il finocchio di mare, riconoscibile dai fiori ad ombrello, o la cineraria marittima che dà fiori dai grandi capolini gialli. Dopo una prima rampa si toccano le case sparse di Zerbin (alt. 61); si trascura la diramazione a destra per Anzo e si continua in ripida salita dove appaiono i primi terrazzini di vigne e di ulivi, di piccole serre per gli ortaggi. Una fonte di fine Ottocento parla di un paesaggio agricolo fatto di «monti con boschi cedui, cereali, uve, olive, fieno, castagne, fichi». Di certo gli spazi coltivi erano più ampi di oggi, dove la macchia ha ripreso man mano forza.  Qui, il manto sempreverde è denso e rigoglioso per la grande quantità di specie: lentisco, erica, ginestra, alaterno, cisti, euforbie, mirto. Tutte hanno adottato degli espedienti per sopravvivere alla siccità estiva, come il rivestimento di cuticola delle foglie che trattiene l’acqua nei tessuti interni o come, nelle eriche e nei ginepri, la riduzione dell’apparato fogliare a dimensione aghiforme che ne riduce la funzione traspirante. Curioso poi il comportamento dell’euforbia arborea che perde le foglie in estate, invece che in inverno. Per il rosmarino e la lavanda, la produzione di oli essenziali provvede a controllare la temperatura della pianta. Questi oli, volatili, infatti sottraggono calore alle foglie passando dallo stato liquido a quello gassoso. I profumi intensi che in estate si percepiscono nella macchia derivano proprio dalla liberazione in forma di vapore di questi oli. Spesso il peso del cammino ci fa abbassare lo sguardo sul selciato. Vi possiamo comprendere la differente composizione della sua struttura: dalle pietre disposte in modo caotico all’ordinata orditura di quelle posate secondo una logica in filari  ben connessi, per favorire il deflusso dell’acqua e agevolare il passo. Non mancano talvolta dei particolari decorativi, ad esempio nella colorazione delle pietre. 

La torre di Anzo

C’è un certo dibattito sul significato del nome Framura. Alcuni, agevolmente, lo fanno derivare da ‘fra le mura’, poiché in antico un recinto avvolgeva la contrada Costa con il castello, e dove i monaci benedettini avevano eretto la chiesa intitolata a San Martino. Altri invece pensano al termine dialettale ‘fera la mula’, ovvero metti i ferri al mulo per via degli accidentati sentieri. 

Questo tratto di salita, lungo una scalinata che per la sua bellezza, ci lascia ammirati, giunge a Setta, formata da alcuni distinti nuclei edilizi. Ognuno di essi possiede almeno un fabbricato di spicco, più elevato in altezza e talvolta munito di quegli elementi che lo fanno discendere da un precedente fortilizio. Sono probabilmente quanto rimane delle torri di avvistamento che i Genovesi fecero erigere nel XVI secolo a protezione della costa. Va ricordato che Framura, fino al 1285 possesso dei signori Da Passano, fu ceduta quell’anno alla Repubblica di Genova ma non ebbe quasi mai propria autonomia cedendo di volta in volta alle pretese di Deiva o di Bonassola. Fu però sede di pieve con l’edificio religioso dedicato a San Martino. La chiesa di Setta è intitolata a San Rocco; il santo vi è raffigurato all’interno con il ‘collega’ Nicola, la Vergine e il Bambino in un dipinto del XVII secolo. Sono i protettori contro la peste. A Setta si trovano i servizi essenziali di Framura: un bar con tavola calda, la posta, il negozio di alimentari. Poi si sale al parcheggio dove si diparte una nuova gradonata. 

Si perderebbe il conto a mettere in fila tutti gli scalini che da Setta rimontano a Costa, la frazione alta e più panoramica di tutte. Si sappia allora che si vince un dislivello di 130 metri guadagnando a 287 metri la sommità, ovvero il crinale, dove si distende questa frazione, forse già vicina alle tipologie dei villaggi dell’entroterra anche se dal suo belvedere lo guardo verso il mare aperto stupisce e incanta. Attraverso le case di Costa correva forse la primitiva via ligure marittima, citata da Strabone. Un edificio, eretto nel 1400, ebbe (e ha ancora oggi) funzione di alloggio per i pellegrini in transito. Costa, per la sua posizione dominante, è all’incontro di diversi percorsi storici, oggi indicati come escursionistici: verso Castagnola, l’altra importante frazione di Framura; verso Deiva, a occidente lungo il crinale di Monte Serra (alt. 404); verso Bonassola, a oriente, lungo la direttrice ora carrozzabile della Foce di Framura. Costa ha pure il vanto di possedere la più integra torre medievale del comune, a pianta quadrata, usata ora come campanile e primitivo accesso della giustapposta chiesa. La torre è certamente più antica della chiesa, risale forse a età carolingia, come vuole la lapide che vi è affissa. La chiesa parrocchiale, ovvero l’antica pieve, intitolata a San Martino si regge sopra un precedente tempio paleocristiano. Le tre navate con tre absidi sono state rimaneggiate e solo i capitelli e i grossi pilastri a otto lati rimandano all’aspetto originario. In compenso vi sono conservate belle opere marmoree e quadri di un certo pregio. Uno di essi ha una vicenda da raccontare. Si tratta del dipinto della Madonna del Rosario con i santi Domenico e Carlo Borromeo. L’autore fu Bernardo Strozzi, detto Il Cappuccino, uno dei più prolifici propugnatori della pittura barocca. Ammirato e conteso dai collezionisti della nobiltà genovese, accumulò ingenti ricchezze che riversò nell’acquisto di numerosi terreni a Framura prima di fuggire a Venezia, dove morì nel 1644, accusato di “pratica illegale della pittura“ essendo egli un ecclesiastico. In effetti la sua vita non fu priva di risvolti oscuri, specie quando elaborava soggetti pittorici ritenuti volgari o sconvenienti. Ma il quadro di Framura non pecca di critica. La Madonna giovinetta tiene in grembo il vivace figlioletto che conversa con San Domenico, mentre il riconoscibilissimo Borromeo, forse un po’ affaticato per come tiene abbassato nella mano il prezioso pastorale, si rivolge ai fedeli. Tipico dello stile dell’artista l’uso intenso del colore per dare vigore ai personaggi. Si sostiene che il volto della Vergine ritragga quello della sorella dello Strozzi, Ginetta, che ebbe tre mariti fra i maggiori possidenti di Framura. Il ristorante di Costa potrebbe a questo punto suggerire una meritata sosta prima di intraprendere la più riposante discesa che non deve avvenire lungo la strada rotabile, bensì, fino a Setta, sulla scalinata coperta in precedenza. A Setta, percorsa la via interna al caseggiato, si prosegue per Ravecca, con la sua minuscola cappella, e quindi per Anzo.

 Anzo si appoggia con le sue poche case a una rotondità del pendio, una settantina di metri sul mare. Gli storici sostengono, senza prove certe, che Anzo erediti il sito dell’antica Antium, citata nelle fonti itinerarie del VI-V secolo a.C. Ma può essere invece che i Da Passano vi si insediassero alla fine del XV secolo abbandonando il soprastante loro castello quando ormai avevano perso i diritti feudali su Framura. Il borghetto ha un assetto fortificato per via della torre cinquecentesca e di brani delle mura, a difesa dalle incursioni dei pirati barbareschi che approdando nella cala sottostante la ritenevano facile preda. La torre è anch’essa a pianta quadrata, in pietra con un accenno decorativo a corsi di mattone. In origine il suo accesso era possibile solo a una certa altezza, raggiungibile per mezzo di una scala retrattile. Dalle case di Anzo, una scalinata scende direttamente alla stazione altrimenti si può seguire la meno acclive strada asfaltata che vi arriva con un giro poco più lungo e brevi scorciatoie. L’ultimo scorcio panoramico è occupato dallo Scoglio Ciamia, in origine isola, poi collegata alla terraferma da una lingua di terra che ha la funzione di porticciolo di Framura, un tempo, con la pesca, altra alternativa economica dei suoi abitanti assieme a una poco produttiva cava di manganese.


Albano Marcarini, I sentieri delle Cinque Terre, 168 pag., 1a edizione, 2023.

Il Sentiero Verde Azzurro da Portovenere a Levanto e un’escursione sull’antica Via Aurelia. Un invito a camminare nelle Cinque terre, un tratto della costa ligure di Levante di maestosa bellezza. 10 percorsi per una delle mete più desiderate d’Italia.

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