Itinerario pedonale lungo la Riviera ligure di Ponente, da Alassio a Marina di Andora.
Partenza: Alassio, stazione FS, raggiungibile da Genova con i treni regionali. In auto Alassio dista 93 km da Genova con l’autostrada A10 (uscita Albenga). Arrivo: Marina di Andora. Si torna ad Alassio con l’autobus di linea 40 Andora-Savona. Info: http://www.tpllinea.it
Lunghezza: 11.5 km. Tempo di percorrenza: 3 ore, senza soste.bDislivello: 390 metri. Segnavia: rosso-bianco-rosso fino a S.Bernardo; due triangoli rossi fino a Poggio Balaie; due rombi rossi fino a Marina di Andora. Condizioni del percorso: sentieri, strade comunali e campestri. Periodo indicato: tutto l’anno.
Le buone soste. Per mangiare e per dormire
Osteria Colla Micheri (loc. Colla Micheri 13, Andora, tel. 0182.499590). Lungo il percorso, nel borgo di Colla Micheri. Cucina ligure di pesce. Menu da 25 Euro.
Agriturismo Il Glicine (via Divizia 29, San Bartolomeo, Andora, tel. 0182.80088). Un po’ nell’entroterra, nella valle del Mérula, ma accogliente e circondato dalla campagna. Camera doppia con colazione 60 Euro a notte.
Osteria d’Angi (via Vittorio veneto 106, Alassio, tel. 0182.648487). Cucina di tradizione locale nel centro storico di Alassio con le classiche trofie al pesto e il fritto misto di pesce con verdure. Menu da 35 a 38 Euro.
Albergo San Nicola (via Solva 71, tel. 0182.642067, www.sannicolahotel.it). Un semplice ‘due stelle’ ma che si è fatto un nome nell’offerta ricettiva locale. Camere luminose, ben arredate, con cucina di tono regionale. Mezza pensione da 40 a 75 Euro al giorno a persona.
L’itinerario prende le mosse dalla stazione ferroviaria di Alassio, nota località marina della Riviera ligure di Ponente. Gli storici più sensibili alle leggende legano il nome della località alla vicenda di Alasia, o Adelasia, figlia dell’imperatore Ottone, invaghitasi dello scudiere Aleramo e qui rifugiatasi per sfuggire alle ire del padre. Vanto degli alassini l’aver partecipato, nella storia, con la loro flotta a importanti battaglie sul mare: contro la Francia nel 1528 e a Lepanto, contro i Turchi, nel 1571.

Dal piazzale della stazione ci si può portare subito sul lungomare e seguire, verso destra, l’estensione dell’abitato fino all’altezza della via Armando Diaz. Nei pressi si trova il celebre ‘muretto’, una composizione di piastrelle in ceramica firmate da personaggi dello spettacolo su un’idea di Mario Berrino, proprietario del caffé Roma, e di Ernst Hemingway. Percorrendo il marciapiede di via Diaz si lascia la costa e si punta verso l’interno, dapprima lungo le vie cittadine. Oltrepassata la ferrovia si continua per via Neghelli e quindi, a sinistra, per via Solferino. Subito dopo il civico 61 si scorge il segnavia rosso-bianco-rosso che ci condurrà ai ruderi della chiesa di S. Bernardo.
La salita pedonale guadagna il versante transitando accanto a Villa Salata e incrociando due volte una strada privata. Molte coltivazioni in abbandono sono invase dalla vegetazione spontanea che già evolve in boschetti di noccioli selvatici, castagni e lecci. Le condizioni del clima favoriscono su queste pendici la crescita del rosmarino, oggi però confinata alle zone meno compromesse. Una serie di curve più strette rimonta l’ultima erta spuntando sulla strada panoramica di S.Bernardo, vicino ai ruderi della chiesa omonima, distrutta da un terremoto nel 1818.

Ora il segnavia cambia di forma (due triangoli rossi) e procede vicino al crinale lungo un ‘percorso vita’ che, in breve, porta al punto più elevato del percorso: Poggio Ebrea, che si identifica con un’edicola a tempietto dedicata al Sacro Cuore, ai margini del bosco che degrada verso il mare. Una sassosa discesa si protende sul crinale lasciando aperta una veduta sulle Alpi Marittime, spesso innevate fin dopo la primavera. Il cammino, nella bassa macchia erbosa, si fa panoramico: sulla destra verso la valletta e la piana del torrente Mèrula; sulla sinistra su Laigueglia e su Capo Mele. Di frequente sotto costa veleggiano imbarcazioni da regata. Si avvicina il rudere di un vecchio mulino a vento (resta solo il basamento), segno di attività antiche su pendici montane sicuramente più vissute e lavorate di oggi. Le piste si biforcano e corrono sovente parallele: basta rispettare il segnavia e le indicazioni, sempre più frequenti, per Colla Micheri. Da ultimo si coprono anche alcuni tratti d’asfalto, stando attenti a non deviare verso il basso, verso la sottostante Laigueglia.

Colla Micheri è uno dei tanti esempi di borghi arroccatti dell’entroterra ligure, insediamenti probabilmente precedenti a quelli lungo costa. Questo mantiene il fascino della mancanza di strade. Si arriva solo a piedi, lungo il nostro itinerario e lungo antiche vie fra cui, con molta probabilità, anche la romana Via Aurelia che a questa altezza aggirava Capo Mele per proseguire in direzione di Ventimiglia e della Gallia. La piazzetta, circondata da rustiche case in pietra e dalla cappella di S.Sebastiano, restituisce un’immagine di autentica bellezza, senza contaminazioni moderne. Non si tratta di un miracolo ma dell’amore verso il luogo che vi portò, negli anni Cinquanta del secolo scorso, l’esploratore norvegese Thor Heyerdhal. Scelse la Colla come dimora e si prodigò nel restauro degli edifici e nella conservazione dell’ambiente. La vicina osteria, sotto il vòlto, è una pausa gradita, mentre da un lato della piazza affaccia ancora la vecchia bottega del pane, con la porta in legno e una rudimentale vetrina sorretta su una alta soglia in pietra. Un’epigrafe, posta nel 1814, sulla facciata della cappella, dice del passaggio di papa Pio VII di ritorno a Roma dall’esilio in Francia. All’interno si conserva la seggiola su cui il pontefice si concesse un poco di riposo.

Una bella pista lastricata lascia l’abitato e fiancheggia un uliveto per puntare ormai verso la piana di Marina di Andora. Sulla destra, però, fra i varchi della vegetazione, si scorge l’altura circolare del Castello di Andora, ricetto di storia e di monumenti. È l’antichissimo ‘paraxu’, il primo insediamento della zona di Andora. In cima si scorgono i ruderi di un fortilizio appartenuto alla famiglia marchionale dei Clavesana, dall’omonimo borgo della Val Tanaro, mentre più nascosta sta la chiesa romanica dei santi Giacomo e Filippo.
Attraverso altri tratti di sentiero o di pista carrabile e, infine, con qualche scaletta, si perviene nell’abitato di Marina di Andora. Giungendo sul lungomare, dove corre la Via Aurelia, ci si può imbarcare sull’autobus di linea che riporterà ad Alassio.
Guarda l’itinerario con Relive video:
Relive ‘Alassio-Andora, vista mare’
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