Itinerario lineare in bicicletta da Venezia (Tronchetto) a Chioggia, lungo le isole del Lido e di Pellestrina.
Venezia è l’unica città italiana dove non è possibile circolare in bicicletta, neppure portandola a mano. Si può capire. Si rischia di finire in un canale o fare scempio di una comitiva di turisti girando disinvolti fra le calli. Però, utilizzando sapientemente i traghetti, si può evitare la città e dirigersi al Lido per seguire il lungo cordone delle isole fino a Chioggia. Si tratta di una bella escursione. La si può fare anche a piedi, sostituendo alla bici il bus che, in coincidenza con i battelli, fa servizio a Lido e a Pellestrina.

Partenza: Imbarcadero del Tronchetto (linea ACTV 17), Venezia.
Arrivo: Chioggia. Il ritorno avviene sul medesimo percorso oppure utilizzando il servizio Treno+Bici della linea Chioggia-Rovigo e Rovigo-Padova-Venezia mettendo in conto circa 2 ore e 30 minuti di viaggio. Informazioni sugli orari dei traghetti: http://actv.avmspa.it/content/orari-servizio-di-navigazione.
Distanza: 22 km. Dislivello: pianeggiante. Condizioni del percorso: strade secondarie praticamente senza traffico. Segnavia: Ciclovia delle isole di Venezia ‘E5’. Periodo indicato: ogni stagione.
Info: Iat Venezia/S.Croce, piazzale Roma, 041.5298711; Iat Chioggia, Lungomare Adriatico 101, Sottomarina Lido Chioggia, 041.400587.
Noleggio bici: Lido On Bike, Gran Viale Maria Elisabetta 21b, Lido di Venezia, 041.5268019, 9 euro al giorno dalle 9 alle 19 da marzo a settembre, anche tandem.
Alberghi, ristoranti
Ostaria N.2 (Chioggia, Calle Fattorini 255, 041.404795). Osteria di pesce fresco con specialità di fritture e primi fra i quali primeggiano i Bigoli del ‘pescaore’ e i Tortelloni di gamberoni in crema di capesante. Intorno ai 50 euro.
Domus Clugiae (Chioggia, Calle Luccarini 825, 041.5500973). Residenza ‘slow’ affiliata ad Albergabici, nel centro storico. 20 camere, semplici ma calde e confortevoli. Doppia a 76 euro con colazione.
Ristorante Ai Pescatori (Pellestrina, via Busetti 316, 041.5279346). Spaghetti con capesante e radicchio, frittura leggera e croccante per un ottimo rapporto qualità/prezzo con vista sulla laguna. Intorno ai 30 euro.
Locanda Stravedo (Pellestrina, via Laguna 190, 041.5277945). Cinque camere in una casetta fronte laguna con annesso intimo ristorante (in estate in giardino). Tranquillità garantita. Camere a notte con colazione da 95 a 120 euro.
Pubblicato su BELL’ITALIA, n 393 gennaio 2019 – ©Albano Marcarini, 2020
Si parte dunque dal terminal del Tronchetto, l’isola artificiale dove attracca il ferry-boat per Lido (linea 17). Al Tronchetto si può arrivare dalla stazione FS di Mestre utilizzando la pista ciclabile del ponte lagunare. Sollevata l’àncora, il traghetto punta deciso verso il Canale della Giudecca lasciando il tempo di veder sfilare le case di Venezia, dalla Fondamenta delle Zattere fino alla Punta della Salute, e poi da S.Marco alla Riva degli Schiavoni e a S.Elena. Si approda al Lido all’imbarcadero di S. Nicolò. Subito, una breve diversione verso nord, porta al cospetto dell’omonimo ex-monastero benedettino, luogo sacro e simbolico. Dallo specchio d’acqua antistante la chiesa salparono i Crociati, mentre in occasione della festa annuale della Sensa (dell’Ascensione) vi si celebra lo Sposalizio di Venezia con il mare. Tornati a ritroso si entra nell’abitato del Lido portandoci, grazie al viale S.Maria Elisabetta, sul lungomare rivolto all’Adriatico dove prospettano i celebri alberghi che resero la località una destinazione turistica in voga negli anni Trenta del secolo scorso. Eccelle su tutti, per capriccio stilistico, il Grand Hotel Excelsior di forme moresche.

Lasciata la Città Giardino del Lido, pianificata negli anni Venti del secolo scorso e realizzata con decorosi villini in stile floreale, si accede ai Murazzi, la lunga barriera di massi ciclopici, composta fra il 1744 e il 1783 per arginare la furia dei marosi e proteggere Venezia. Si giunge così a Malamocco, pervasa da un’atmosfera tutta lagunare con calli, campielli, casette dalle facciate a tinte vivaci. In antico era una vera città, già sede ducale e vescovile, ma, come vuole la tradizione, scomparve improvvisamente nel 1100 per la devastante azione congiunta di un terremoto, un maremoto e un incendio! La nuova Malamocco crebbe più piccola, in luogo più sicuro (quella antica stava forse alla foce del Brenta, allora chiamato Medoaco), ovvero quello attuale. Ancora abitata da pescatori e contadini, le sue case sono nobilitate da finestre gotiche, leoni marciani, fregi e belle vere da pozzo coi simboli delle casate antiche. Qui si assaggiano i migliori piatti di pesce della laguna o qualche semplice ‘cicheto’ – uno stuzzichino a base di vino bianco, uova sode e acciughe – come piaceva a Hermann Hesse, lo scrittore tedesco assiduo frequentatore dell’isola. L’angolo più suggestivo e solitario è però la spiaggia degli Alberoni, dal profilo arcuato, protetta dalla pineta, modellata dal vento di Bora. Sabbia finissima, luci e silenzi, solo qualche casino da pesca con le reti a bilancione.

Agli Alberoni ci si imbarca per l’isola di Pellestrina, questione di pochi minuti. Sbarcati a S.Maria del Mare si riprende la pedalata verso il porto di S.Pietro in Volta. La sua bella chiesa settecentesca è contornata dalle casette dei pescatori e dai loro orti, ricolmi di ortaggi di ogni genere che bene vegetano sulle sabbie del litorale. L’isola è stretta: laguna e mare quasi si toccano, questione a volte di poche decine di metri, tanto che pare di stare su una zattera. Nondimeno è costellata di piccoli nuclei abitati: Porto Secco, S.Antonio e infine Pellestrina. Si dice che il nome derivi dal colore della pelle dei suoi abitanti, scurita, ‘strinata’ dalle fatiche e dal sole. A Pellestrina le donne lavoravano il merletto, come a Burano, all’ombra della maestosa chiesa di Ognissanti, idonea intitolazione sacra poiché il suo altare espone le reliquie di una miriade di santi grandi e piccoli. Tutt’intorno, fra le casette, ci sono gli ‘squeri’ dove si costruiscono o si riparano i barconi da pesca dalle variopinte vele ‘al terzo’.
L’itinerario prosegue per la punta di Ca’ Roman. Si è colpiti dalla solitudine e da un malinconico abbandono, ma non sono sensazioni negative, al contrario, è un luogo che affascina. Intanto per la sua oasi naturale e poi per i residuati bellici che vi convivono – un bunker e il forte ottocentesco di Agostino Barbarigo – e ci ricordano come queste isole offrirono nei secoli una doppia difesa: dalla forza del mare e dall’impeto dei belligeranti. Nell’oasi vivono, di passo o nidificanti, oltre 200 specie di uccelli, fra cui i super-protetti fratino e fraticello, rarissimi altrove, e piante di ogni genere, lasciate crescere secondo il ritmo della natura.

Da qui, infine, ci si deve imbarcare per Chioggia. Attenzione però: non tutte le corse fermano a Ca’ Roman ed è preferibile utilizzare lo scalo di Pellestrina. A Chioggia si approda al vertice della città insulare, al punto giusto per percorrere, a passo d’uomo, l’affollato Corso del Popolo, la spina dorsale di un insediamento che, visto l’ambiente in cui si colloca, assimila la forma di un pesce con le ‘calli, che come lische si staccano dall’asse centrale e si dirigono verso i canali esterni.
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