A Gratteri, borgo delle Madonie

Scansione 1Gratteri, come molti altri paesi delle Madonie, in Sicilia, si trova in uno di quei luoghi così impervi e impossibili da chiedersene la ragione. Perche fondare un abitato fra le rocce, lontano dal mare, esposto ai venti? Perché vivere a oltre 1.000 metri d’altezza, senza una vera campagna, fra mulattiere scabre e solitàrie? La risposta sta forse nel modo con cui muta un paesaggio. Quello che a noi sembra oggi desolato e sperduto, un tempo era fertile e attrattivo. Per esempio verso l’anno Mille, quando i bizantini fondarono questo paese.

A Gratteri si va per godere uno splendido panorama sulla costa palermitana, per aggirarsi fra i vicoli di un paese in salita, per raggiungere a piedi – come faremo – i ruderi dell’abbazia di San Giorgio. Grigie pareti di roccia incombono sulle case, disposte sulle due pendici del fiume Filetto. Il corso d’acqua attraversava il paese prima che fosse coperto. Se si parcheggia l’auto nella “piazza”, ovvero lungo il corso Umberto I, si possono osservare alcune case nobiliari e il prospetto della matrice Nuova, di profilo neoclassico. A piedi si percorre la salita San Leonardo per convergere nella piazza Ponte Silvio, dove appunto scorreva il Filetto. Di fronte, fin quasi alla cima del colle di Castello, si arrampicano vecchie case in un pittoresco affastellarsi di tetti, balconi, sporti e finestre. Si notano anche il campanile e la fabbrica della matrice Vecchia, cui vale la pena di dare un’occhiata prima di proseguire nelFitinerario. Dedicata a Michele Arcangelo, questa chiesa fu costruita forse nel XIV secolo. Ha un aspetto fortificato e custodisce le spoglie di alcuni mèmbri della famiglia Ventimiglia, feudatari di Gratteri dal XIII secolo e grandi antagonisti sia dell’autorità regia, sia del vicino vescovado di Cefalù.

Oltrepassate le ultime case del paese,ci si sporge sul vasto anfiteatro pedemontano del torrente Roccella. Una bacheca illustra il cammino da compiere. Si scendono alcune strette svolte e ci s’incammina sull’antica trazzera per Castelbuono, usata fin dal periodo normanno. Le campagne sono per gran parte in abbandono e si notano i segni delle trascorse colonizzazioni. Oggi prolificano le erbe e gli arbusti: corbezzoli, eriche, ginestre, astragali. Dopo un buon tratto si scorgono, poco più in basso, i ruderi delFabbazia avvolti entro un giallo tappeto di ginestre. Anche la sua presenza, in un luogo così isolato, depone per un diverso aspetto di questo territorio in epoche lontane.

L’abbazia fu fatta costruire dal duca Ruggero II nel 1140 affidandola ai monaci Premostratensi.

Fu un tentativo di tenere sotto controllo le vie d’accesso all’aspra regione delle Madonie, ancora soggetta agli Arabi. Il monastero decadde sul finire del XIV secolo assieme al declino dei Ventimiglia. Rimane solo qualche avanzo delle sue decorazioni. Dovevano essere alquanto raffinate a giudicare dai residui elementi del portale, d’influsso bizantino. Si ammirano anche parte delle pareti absidali e le monofore che punteggiano le due pareti delle navate esterne.

Scansione

Punto di partenza e arrivo: Gratteri comune della provincia di Palermo, a 69 chilometri dal capoluogo. 

Si raggiunge con l’autostrada A19 Messina-Palermo con uscita al casello di Buonfornello. Quindi si percorre un tratto di 8 chilometri della statale 113 in direzione Cefalù fino alle indicazioni per Gratteri. 

Tempo di percorrenza: l ora e 45 minuti su strade carrabili e sentiero. Dislivello: circa 130 metri. Segnavia: percorso non segnalato. Periodo consigliato: fino a giugno, da ottobre in poi. Dove mangiare: a Gratterì si trovano due ristoranti: La Collinetta e ‘Nta Chiannara. 

Indirizzi utili: Parco regionale delle Madonie, via Agliata 16, Petralia Sottana, 0921/ 68.40.11, http://www.parcodellemadonie.it. Pro ‘loco di Gratteri 0921/42.92.14.  

1. Si posteggia l’auto lungo corso Umberto l, ‘la piazza” di Gratteri. Sul lato destro si erge la matrice Nuova, della prima metà del XIX secolo. Contiene alcune opere d’arte provenienti dalla matrice Vecchia. Sulla parete di una casa vicina è immorsata l’asta con le vecchie misure siciliane di lunghezza. Ora, per la salita San Leonardo si va verso l’mpluvio del fiume Filetto, oggi coperto. Sulla pendice opposta si accalcano le case di contrada San Nicolo con la matrice Vecchia e il colle del non più esistente castello.

Gratteri
La contrada S.Nicolò di Gratteri

2. Si seguono i cartelli per l’abbazia di San Giorgio. Giunti alla chiesa del Crocifisso, una larga veduta si apre sulla costa e sull’entroterra. Si scorge anche gran parte del cammino da affrontare. Si scende la ripida strada a svolte e si prosegue verso monte, calcando i basoli della vecchia trazzera di Castelbuono.

3. La strada, ben presto sterrata, sale fra le pendici della Serra Arcia e del pizzo Dipilo, prime propaggini delle Madonie, e raggiunge un culmine a quota 743. Poi si procede in falsopiano.

4. In basso si scorge l’imponente rovina dell’abbazia. La si raggiunge facilmente deviando a destra per la stradella d’accesso. Poche curve in discesa e si arriva al cospetto dell’edificio sacro. La via del ritorno è un poco più complessa: segue un sentiero che s’imbocca alle spalle dell’abbazia, giusto alla prima curva della strada d’accesso. Si passa un cancellino e si procede fra campicelli, parte in abbandono, parte ancora tenacemente lavorati.

5. A un tratto si deve attraversare un magro pascolo, chiuso con la corda da due cancellini (ricordarsi di richiudere sempre i passaggi!). Più avanti il sentiero si consolida e si trasforma in una mulattiera fra belle piante di pino.

6. Aggirato il vallone Romanella s’impone la vista della rupe dietro la quale si nasconde Gratteri e che avevamo disceso nell’andata. La conformazione calcarea della roccia nasconde numerose cavità tanto che la zona è stata promossa a Parco delle Grotte. In breve si fa ritorno alla chiesa del Crocifisso e quindi al paese.

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