ITINERARIO circolare in bicicletta lungo il fiume Adda, fra il Lodigiano e il Cremonese.
Un ‘fiume bianco’ esce dalle cascine lodigiane, da sempre in posizioni di primato nella produzione di latte e di prodotti caseari. Le 330 aziende del comparto ospitano nelle loro stalle 49 mila bovine e producono ogni anno 4,3 milioni di quintali di latte. Questo itinerario riguarda uno scampolo delle campagne che, con i loro prati, danno alimento a questi animali. Siamo fra il Lodigiano e il Cremonese, lungo l’Adda, poco prima della sua confluenza nel Po.
Partenza e arrivo: Pizzighettone. Si raggiunge in auto utilizzando l’uscita Casalpusterlengo dell’autostrada Milano-Bologna, quindi un tratto della ex-S.S. 234 in direzione Codogno/Cremona fino alla rotatoria per Pizzighettone. In treno Pizzighettone è stazione sulla linea Milano-Codogno-Cremona (servizio Treno+Bici).
Lunghezza: 25.3 km. Tempo di percorrenza: 2 ore. Dislivello: 25 metri.
Condizioni del percorso: strade campestri e piste ciclo-pedonali. Rifornirsi di acqua, copricapo e anti-insetti. Attenzione: se il percorso, dopo Maccastorna, fosse precluso, utilizzare un breve tratto della provinciale 196 per raggiungere Crotta d’Adda. Periodo indicato: ogni stagione, ma in estate evitare le ore calde.
Indirizzi utili: Pro loco Pizzighettone, Polveriera San Giuliano, via Boneschi 1, 0372.743900, www.prolocopizzighettone.it – Meccanici: Cicli Jolly Motor, via Lungoadda 4, 0372.743219, Pizzighettone.
Dove mangiare e dormire.
Trattoria del Giglio (via Roma 1, Crotta d’Adda, 0372.722909), un angolo del Trentino ricostruito nella Padania da tre sorelle originarie della Val di Fassa; da provare il menu ‘Pausa del ciclista’ a 15 euro (piatto combinato con bevanda).
Ristorante al Giardino (via Porta Soccorso 9, Pizzighettone, 0372.744525). Nella buona stagione si consumano i pasti nella veranda del giardino lungo l’Adda. Menù ‘di lavoro’ a 11 euro.
Albergo il Torchio (via Luigi Mazza 8, Pizzighettone, 0372.731525, www.albergoiltorchio.com). Struttura a gestione familiare con diverse possibilità di soggiorno a famiglie e a ciclisti; in centro storico, di fronte alla cerchia muraria. Camera doppia a notte, con colazione, da 60 a 70 euro.

Si parte da Pizzighettone, «fortissima piazza del Milanese», mirabile esempio di cittadella fortificata cinquecentesca. In dialetto cremonese si dice ‘Pizitón’. Le fortificazioni sono basse e robuste, sicché si vedono poco, ma connotano tutto il perimetro urbano. Solo l’Adda taglia in due la compatta cortina murata tanto da venir un tempo sbarrato con salde catene di ferro. In bicicletta si può esplorare la cinta con i suoi apparati: il bastione a freccia, i muri di scarpa e di controscarpa, il fossato, i terrapieni, le polveriere, le prigioni. Poi, dalla torre ‘del Guado’, che vide prigioniero il re di Francia Francesco I dopo la sconfitta di Pavia nel 1525, si varca il fiume su un ponte inaugurato nel 1921 (prima si attraversava l’Adda in barca), portandosi nella borgata di Gera. Girando a sinistra si comincia a seguire il Lungoadda, nel senso della corrente, qui parecchio tumultuosa tanto da generare delle vere e proprie rapide.

Sottopassata la ferrovia si sale sull’argine destro del fiume, ora in aperta campagna, rispettando le indicazioni della Ciclovia del Po, un lungo percorso che attraversa tutta la bassa lodigiana, fino al confine con il Pavese. Noi ne sfrutteremo un breve tratto iniziale.

Le campagne sono quelle di Maleo, il cui abitato col castello si scorge distante, sul ciglio del terrazzo fluviale. Nella golena invece, una cortina di alberi e arbusti contrasta con l’ordinato paesaggio dei campi di mais e degli erbai. Di tanto in tanto la prospettiva si apre sul fiume, che ora scorre lento verso la sua non lontana foce. A un tratto, un segnale indica, a destra, la direzione per Maccastorna. Si scende dall’argine e, dopo aver attraversato la provinciale 196, si entra fra i pioppi in questo minuscolo e delizioso comune del Lodigiano: 71 abitanti in tutto. Il villaggio è preceduto da un’insospettata e integra rocchetta, ancora fornita di tutti i suoi minacciosi apparati bellici: il fossato, il rivellino, le torri, i merli, le caditoie e i beccatelli. Rocca e villaggio sono legati alla fosca figura di Cabrino Fondulo. Uomo senza scrupoli vissuto all’inizio del XV secolo, passò alla storia per aver sterminato nel castello, dopo averli tratti con l’inganno, i Cavalcabò, signori di Cremona, per impossessarsi della città. Vuole la tradizione che i fantasmi degli sventurati si aggirino ancora oggi nelle più cupe sale della rocca.

Proseguendo oltre il villaggio si passa fra le strutture dell’azienda agricola Biancardi, una delle più attive della zona, con centinaia di capi di bestiame, giungendo nuovamente sull’argine dell’Adda: qui si volge a sinistra percorrendo un bel tratto di sponda fluviale, ammantato da una folta vegetazione. Alla fine si esce di nuovo sulla provinciale 196; la si segue a destra passando il fiume; subito dopo il ponte si piega a destra per uno stradello che torna a ritroso, sottopassa il viadotto e arriva nel Parco del Principio, ai piedi della scarpata di Crotta d’Adda. Fra i pioppi si scorge il vecchio traghetto che fino a 50 anni fa serviva per passare il fiume. Si sale in paese. Se si piega un momento a destra, si scorge la facciata di Villa Stanga, sontuoso esempio di architettura tardo barocca. Poi si attraversa il caseggiato dalla parte del fiume, lungo una pista ciclabile che ricalca la ‘Via del Cavallatico’, dove transitavano i traini dei cavalli, con la sabbia e la ghiaia ricavati dal fiume. Begli scorci sulle anse dell’Adda. Seguendo sempre la ciclabile, prima di giungere al camposanto del paese si piega a sinistra tornando a seguire l’argine dell’Adda, ma questa volta sulla sua sponda orientale e nella direzione a ritroso, tornando cioè verso Pizzighettone.
Si aggira l’ampia ansa delle Gerre. Il toponimo richiama i depositi sabbiosi – le ‘gere’ – del fiume. La strada d’argine è chiusa al traffico e consente belle vedute sul fiume e sulla campagna. Da notare i ‘bodri’ e le ‘mortizze’: i primi sono specchi d’acqua inseriti nelle golene con acque ferme ricche di vegetazione e fauna; le seconde sono tratti di fiume abbandonati dopo le alluvioni e ora rimaste relitte nella campagna. Fra queste ultime va annoverata la riserva Adda Morta, un vecchio meandro con uno sviluppo semicircolare avviluppato da canneti, scampati alle bonifiche. A un tratto, una breve deviazione, scende dall’argine e raggiunge una spiaggetta, detta del Marez, in riva al fiume. Accompagnati dal ritmo dei campi e dalle sempre variate prospettive dell’argine si ritorna infine a Pizzighettone, sottopassando la Porta Soccorso della cinta fortificata.
Un perfetto strumento di guerra
Alla fine del XIV secolo, i Visconti, signori di Milano, pensarono di stabilizzare gli incerti confini dello Stato sulla linea del Po. Da qui scaturì la poderosa cinta fortificata di Pizzighettone, poi più volte ripresa e potenziata fra il XV e il XIX secolo a testimonianza della sua posizione lungo l’asse stradale fra Pavia e Cremona. La cerchia murata è interrotta dal letto dell’Adda in senso nord-sud e divide la borgata in due porzioni: il borgo proprio a oriente; e il borghetto di Gera a occidente. Dentro lo spessore della murata sono ricavate 93 casematte, vaste sale comunicanti con una galleria interna di circa 800 metri per ospitare alloggiamenti e depositi militari. Di grande effetto la murata delle prigioni, utilizzate come tali fino al 1954, con i graffiti lasciati dai carcerati. La struttura urbana, dentro le mura, è ordinata da isolati rettangolari con edifici che rispettano la norma di essere più bassi dell’altezza dei bastioni, alcuni con portici e begli ornati.
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Albano Marcarini, LA CICLOVIA DEL PO LODIGIANO, Itinerari di Cycle!, Milano 2017, 41 pag, 5 euro
«Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume…» cantava Lucio Battisti. Chissà se quel fiume si chiamava Po. Sì, perchè se esiste ancora un luogo dove le dimensioni di uno sguardo sono libere e infinite questo è l’argine del grande fiume. Qui ci sono concesse le ‘emozioni’, qui si avverte il soffio della natura, gentile o prepotente, a seconda dei momenti. In questa guida ci faremo cogliere dalle emozioni per parecchi chilometri, lungo tutto il corso in sponda sinistra del Po, nel tratto Lodigiano, dalla confluenza del Lambro fino a quella dell’Adda. Molti di più di quelli che sono in linea d’aria poiché qui il Po si concede larghissime divagazioni. Disegna le più profonde anse del suo percorso e ciò allarga enormemente lo spazio della golena, il territorio compreso fra gli argini maestri delle rispettive sponde.
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