A spasso lungo il ‘waal’ di Marlengo

Escursione a piedi sul versante occidentale della Media Valle dell’Adige, presso Merano, Alto Adige.

Le vallate a sud delle Alpi, nonostante l’ambiente montano, accusano spesso dei forti sbalzi climatici. È per questa ragione che nella Valle dell’Adige, in Valtellina, nella Val d’Aosta troviamo coltivazioni adatte a un clima temperato come i vigneti e i frutteti. Ma sono anche coltivazioni che richiedono un continuo apporto irriguo che, talvolta, in estate, viene a mancare. Per ovviare a questo problema i valligiani hanno sperimentato da epoche lontane un funzionale sistema di canalizzazioni artificiali. Sono i ‘ru’ della Val d’Aosta e i ‘waal’ dell’Alto Adige, segni integranti del paesaggio di versante. Ne seguiremo uno dei tanti, nella media Valle dell’Adige, vicino a Merano. Con il termine ‘waal’, in Alto Adige si intende un canaletto irriguo che corre lungo il fianco delle montagne, portando acqua dai ghiacciai alpini, a oltre 3000 metri d’altezza, fino ai frutteti e ai vigneti del fondovalle. Questi piccoli capolavori d’ingegneria idraulica sono molto diffusi in Val Venosta e nella zona di Merano. Se si pensa che una mela è composta per oltre l’80% di acqua e che la valle è fra le meno piovose della provincia, si comprende bene l’importanza e l’utilità dei canali irrigui fin dalle epoche più remote. Gianni Bodini, il maggior studioso di questo argomento, rivela che, soprattutto a partire dal XV secolo, vi fu, in tutta l’area alpina, un notevole sviluppo di questo genere di opere, documentate da atti e da norme d’uso. Uno dei canali più belli, per sviluppo, inserimento paesaggistico e situazione panoramica, corre nel comune di Marling/Marlengo, di fronte alla piana di Merano. Accanto al ‘waal’, la cui larghezza non supera mai il mezzo metro, si trova un sentiero (‘weg’), usato in passato per la sorveglianza e oggi divenuto una splendida passeggiata, adatta a tutti perché il suo dislivello, dopo un paio d’ore di cammino, è solo di qualche metro. Il canale di Marlengo prende l’acqua dell’Adige presso Töll, all’ingresso della Val Venosta. Si mantiene a una quota costante di 430 metri circa serpeggiando per 13 km in direzione sud, lungo il versante destro della montagna. Alla fine sfocia nella Raffeingraben (gola di Raffein) presso Cermes. In senso orizzontale taglia in due il versante e divide il regno degli abeti (sopra) dalla fitta trama dei frutteti (sotto) che sale con geometrica regolarità dal fondovalle. Fu realizzato fra il 1737 e il 1757 per opera di certi monaci certosini, preoccupati della siccità che colpiva regolarmente le vigne del maso Goyenhof, da loro acquisito nel 1619. Si dice che, dopo l’apporto idrico del canale, la produzione di vino aumentò in modo miracoloso. Salendo la strada da Marlengo al castello Lebenberg s’incontra, a una curva, il canale. Qui comincia la passeggiata che ha anche una componente naturalistica, grazie a pannelli e a divertenti sperimentazioni pratiche che spiegano i cambiamenti del paesaggio, il grado di umidità del suolo, la maturità del bosco, l’importanza dell’acqua, la produzione di ossigeno delle piante, il ‘rumore’ delle pietre ecc. Lungo il percorso si incontrano tre punti di ristoro dove poter degustare succo di mele o consumare un buon piatto di specialità sudtirolesi.

Marling.map

La passeggiata si sviluppa a monte di Marlengo/Marling (a 3 km da Merano): in auto, dal centro del paese, si sale la strada per il castello Lebenberg fino al tornante dove s’incontra l’inizio del sentiero. Questo segue, in senso contrario alla corrente, il canale fino a Töll (circa 3 ore), ma può essere interrotto dove si vuole (nella cartina si arriva fino alla strada per S. Giovanni-Josefsbergerstraße) per poi fare ritorno sullo stesso percorso. Tempo medio di percorrenza: 3 ore. Dislivello: insensibile. Condizioni del percorso: sentiero pianeggiante. Segnavia: cartelli in legno con la scritta ‘Marlinger Waalweg’. Periodo consigliato: autunno e in primavera. Alla fine di ottobre e per tutto l’inverno viene tolta l’acqua nel canale. Dove mangiare: lungo il sentiero si trovano tre tipici locali per la ristorazione, con terrazza. Dove dormire: Raffinatezza e comfort nell’Hotel Oberwirt a Marlengo, dimora che dà ospitalità da oltre 500 anni, tel. 0473.222020, www.oberwirt.com/it – Indirizzi utili: Ufficio turistico di Marlengo, piazza Chiesa 5, tel. 0473.447147. Consorzio turistico Meranerland, via Palade 95, Merano, tel. 0473.200443, http://www.marling.info/it/vacanze-marlengo-alto-adige-i.htm – Orari di visita dei monumenti: Castel Lebenberg, orari d’apertura: 01.04. – fine ottobre 2015, guide giornaliere dalle ore 10.30-12.30 e 14.00-16.30; guide ogni 40 min. ca; domenica chiuso. Per gruppi e comitive è necessaria la prenotazione. Ingresso: adulti 8,00 € (con Guest Card 7,50 €), bambini 3,00 €, gruppi (min. 15 persone previo prenotazione): adulti 5,00 €, bambini 3,00 €., tel. 320.4018501.

Una mappa interattiva dei sentieri di Marling è disponibile al sito: http://www.alpenwelt-kunden.com/www/interaktiv/marling_info/

Itinerario pubblicato su BELL’ITALIA, ottobre 2003; aggiornato a dicembre 2015.

Marlengo waalweg11
Il Lebenberg

Prima di iniziare la passeggiata si può dare qualche notazione sul Lebenberg/Castel Monteleone 1 che si erge, su uno sprone boscoso, a poca distanza dall’inizio del sentiero. Fu eretto fra il 1240 e il 1280 dai signori ‘de Merniga’ – da cui Marling -, con un possente mastio e un palazzo residenziale. La famiglia, in seguito, assunse la denominazione di Lebenberg per concessione dei conti del Tirolo. Altri edifici, nel corso dei secoli, vi si assieparono attorno. In uno di essi si trova un affresco con l’albero genealogico dei Fuchs von Fuchsenberg – ebbero il castello dal 1426 al 1832 – con ben 264 ritratti di discendenti. Nel maniero, splendidamente conservato, trovano spazio arredi di grande pregio (mobili lignei decorati, quadri, stufe in maiolica) parte di origine seicentesca, parte di epoche successive.

Lasciata l’auto a una curva della strada che sale da Marlengo 2 (alt. 428), si imbocca il sentierino lungo il ‘Marlingerwaal’, le cui ridotte dimensioni non pregiudicano un copioso apporto d’acqua, scorrente in modo ininterrotto giorno e notte. Si nota subito come il canale costituisca un limite fra il bosco ceduo, nella parte a monte, e i frutteti, a valle, vivificati dalle acque lasciate fluire dal canale. La ragione di questo importante apporto idrico sta nel fatto che, in primavera e in estate, in questa parte della vallata piove meno della metà di quanto serva allo sviluppo degli alberi da frutto. Fra l’altro l’acqua che scende dalle alte quote e dai ghiacciai è ricca di nutrienti come sali minerali, magnesio, calcio, tutti elementi che contribuiscono alla fertilità del suolo.

Marlengo vigne
Vigneti di Marlengo

Grazie a una installazione visuale, posta a circa 750 metri dall’inizio del cammino, si ha la possibilità di godere di un vasto giro d’orizzonte sui frutteti e sulla piana di Merano. Accanto, grazie ad una riproduzione fotografica, si può confrontare la situazione di dieci anni fa con quella attuale e comprendere i mutamenti del paesaggio. In realtà le grandi trasformazioni avvennero molto tempo prima, con la progressiva riduzione del bosco a favore delle vigne e dei frutteti. Alle basse quote il bosco resta sovrano dove le pendenze sono troppo accentuate per l’agricoltura, dove il suolo è povero di nutrienti o dove il sole non riesce ad arrivare con i suoi caldi raggi. In ogni caso si tratta di un paesaggio ammirevole, dove nessun elemento emerge in modo brusco o fastidioso. Sembra che l’armonia delle forme abbia conquistato e sedotto coloro che per generazioni hanno vissuto e lavorato in questo felice angolo di terra.

A un tratto s’incontra un curioso palo in legno 3 con una campanella alla sommità. Un martelletto, collegato a una pala mossa dall’acqua del canale, fa suonare la campana giorno e notte. Se venisse a mancare l’acqua la campana cesserebbe di suonare mettendo in allarme i contadini. Pochi metri più avanti, il ‘waal’ scorre per breve tratto in galleria; poi, incrociata una stradina, si accede alla Gasthaus Waalheim 4 (alt. 435), presso la quale ci si può concedere una prima sosta. Dalla terrazza si apre un completo panorama su Merano. La celebre località di soggiorno ebbe il suo momento di massimo fulgore alla fine dell’Ottocento, quando non contava rivali nell’Impero asburgico. Vi conveniva il gotha della nobiltà d’oltralpe, richiamato dal clima mite, dalle acque termali e dall’atmosfera gioviale e mondana. Da quassù, il vasto recinto dell’Ippodromo e gli spazi verdi che celano le ricercatezze stilistiche delle ville e degli alberghi, rimandano a quella trascorsa stagione non tralasciando il fatto che Merano mantiene tuttora, forse proprio per l’esclusività di questi equipaggiamenti, un fascino del tutto particolare fra le città altoatesine.

Un’altra installazione didattica, lungo il sentiero, riguarda la struttura delle rocce evidenziando in particolare la componente vulcanica – porfido quarzifero rosso – della media valle dell’Adige. Il sentiero naturalistico, che corrisponde al ‘waalweg’, si chiude poco prima della locanda Waldschenke 5 (alt. 438). Posta accanto a una fresca sorgente, è un ideale punto di sosta e ristoro. Più avanti, con una breve deviazione dal sentiero, seguendo una strada a monte, si può raggiungere la chiesa di San Felice 6 (alt. 517). Sorge forse su un’antica fonte salutare, già nota ai romani. Della chiesa si ha notizia dal 1251. Fu più volte ampliata e arricchita di opere d’arte.

DSCN5023Fatto ritorno sul sentiero si continua in direzione nord, avvicinando la stretta oltre la quale ha inizio la Val Venosta. Il sentiero si fa più cupo rispettando sempre l’andamento del canale. A un tratto un ponte metallico scavalca una forra, giusto di fronte al castello di Foresta/Vorst. La posizione dichiara la sua funzione di sorveglianza, fin dal XIII secolo, degli accessi alla Val Venosta. I numerosi passaggi di proprietà (l’ultima destinazione fu alberghiera) non hanno alterato il suo impianto, composto da un mastio, di base quadrata, dalla cappella gotica e da un edificio residenziale più basso. Vicino al castello si distingue la celebre fabbrica di birra che da esso prende il nome.

Il Waal di Marlengo fu realizzato, come detto a partire dal 1737 per opera di monaci certosini preoccupati della siccità che affliggeva le loro vigne. Non valutarono però bene l’entità della spesa che, prevista in 12 mila fiorini, lievitò alla fine fino a oltre 100 mila. Per questa ragione cooptarono nell’impresa i contadini della zona così che, ancora oggi, il canale provvede a irrigare oltre 300 ettari di frutteti e vigneti appartenenti a ben 296 diversi proprietari! Il Waalweg è molto frequentato da turisti e dai locali per attività di corsa all’aperto. Per ristorarsi s’incontra addirittura un punto di ristoro self-service con una botticella che, dietro il deposito di qualche centesimo, offre dell’ottima limonata. Superato anche l’incrocio con la strada che sale allo Josefsberg 7 (alt. 440), il sentiero e il canale entrano decisamente nel bosco e gradualmente, sempre in costante lievissima ascesa, raggiungono il livello del fondovalle. Giunti a Töll 8 (alt. 445), è anche possibile rientrare a Marlengo in bus, con corrispondenza a Merano, tenendo comunque conto che poi, da Marlengo, è necessario recuperare l’auto lasciata alla partenza del sentiero. Altrimenti non resta che tornare lietamente sul percorso fatto all’andata.

IL WAAL

Il ‘waal’ di Marlengo è formato da un condotto artificiale rivestito di pietre o di cemento. I ‘waal’ più antichi erano invece ricavati all’interno di tronchi cavi di larice o da semplici assi inchiodate fra loro con forma ad U. Lunghe serpentine di questo genere attraversavano boschi e pascoli mantenendo una moderata pendenza. Marlengo waalweg64Talvolta non si escludeva il passaggio lungo le rupi o attraverso aspri valloni. In questi casi il condotto era fissato alla roccia con cavi o corde come una struttura pensile. L’uso dell’acqua era soggetto a norme specifiche di prelievo basate su un calendario settimanale o mensile. Nonostante questo erano frequentissime le liti e i soprusi tanto che il termine italiano di ‘rivale’, cioè di antagonista, deriva proprio da colui che aveva in comune con altri l’utilizzo di un canale irriguo. Al controllo, alla manutenzione e alla gestione del waal soprintendeva un ‘guardiano delle acque’, persona riverita da tutti e generalmente retribuita dai contadini con parte del raccolto. Il termine ‘waal’ apparve in Val Venosta per la prima volta nel 1136. Il significato del termine è dibattuto: per alcuni deriverebbe dal latino ‘aquale’, per altri dal celtico ‘buol’. Entrambe le spiegazioni hanno fondamento: ancora oggi nei Grigioni i canali irrigui si chiamano ‘auàl’, mentre ‘beal’ o ‘bealera’ ne sono il corrispettivo nelle Alpi Occidentali. Chi volesse approfondire l’argomento può utilmente consultare: Gianni Bodini, Antichi sistemi di irrigazione nell’arco alpino, Quaderni di cultura alpina, Priuli & Verlucca, Ivrea 2002. Chi volesse invece scoprire altri ‘waal’ della Val Venosta può recarsi: a Parcines per seguire l’omonimo waal della lunghezza di 5 km; a Silandro per l’Ilswaal (percorso impegnativo) e lo Zaalwaal; a Sluderno per il Bergwaal (3 km).

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