Circoscrivere una città con un anello ciclabile è una tentazione forte. Ci hanno provato a Roma, con esiti ancora tutti da verificare. Funziona a Padova con l’Anello fluviale. Sarebbe bello a Milano. Lo hanno fatto a Torino. Si chiama Corona di delizie e il perché è presto detto. Attorno alla capitale sabauda ci sono monumenti di prim’ordine. Sono le residenze della famiglia reale, come Stupinigi e Venarìa, circondate da vasti parchi, oggi riserve naturali, e i castelli di Moncalieri e Rivoli. E c’è il Po, lungo il quale corre da tempo una pista ciclabile.
Questo è bastato per stimolare l’iniziativa. In realtà è stata una sfida poiché accanto ai gioielli ‘della corona’ esiste anche un contesto metropolitano frutto dell’espansione degli ultimi decenni non sempre bello a vedersi, fatto di aree dismesse, quartieri dormitorio, una fitta e sconnessa rete di strade, autostrade e ferrovie, impianti tecnologici. Insomma tutto quello che designa la periferia di una metropoli come Torino. Per cui con un meticoloso lavoro di cesello gli ‘esploratori’ di Bici & Dintorni, affiliati FIAB, hanno disegnato a partire dal 1999 (un lavoro lungo!), un tracciato di 89 km, che diventano 121 con le varianti, recuperando scampoli di ciclabili protette, strade-parco, strade secondarie ecc. Insomma tutto quello che poteva garantire un certo grado di sicurezza in un’area trafficata in ogni ora del giorno. Il risultato è inaspettato. Inaugurata nel 2011 la Corona di delizie è diventata la ‘tangenziale’ ciclabile di Torino con la funzione suppletiva di raccogliere e raccordare tutti gli itinerari che dalla città si proiettano verso l’esterno: la ciclostrada della Val di Susa, le ciclabili del Parco fluviale del Po e quelle verso e lungo la Stura di Lanzo. Il lavoro, fra l’altro, è ‘in progress’, ovvero si cerca di continuo di apportare miglioramenti al percorso, isolandolo il più possibile dal traffico stradale. Tali migliorie risultano segnalate in tempo reale sui social. La possibilità di utilizzare le stazioni del servizio ferroviario metropolitano consente di raggiungere la Corona di delizie dai quattro punti cardinali. Se fissiamo il punto di partenza alla cascina de Le Vallere, sede del Parco fluviale del Po, e ci muoviamo in senso orario troveremo subito la ciclostrada del Sangone che porta al cospetto della reggia di Stupinigi. A seguire si raggiunge Rivalta e poi il castello di Rivoli, Con un percorso a zig-zag si supera la Dora Riparia e si approda a Pianezza non senza un’eventuale deviazione per Collegno. Da notare anche gli interventi di recupero urbano avviati da molti comuni della cintura torinese che qualificano soprattutto i centri storici. Venarìa Reale è importante caposaldo del percorso con il retrostante Parco della Mandria, mentre più complessa e forse meno attrattiva appare la porzione nord della Corona fra Borgaro e Settimo, tagliata com’è da autostrade e ferrovie con piccoli scampoli di superstite campagna in via di recupero come aree verdi. A San Mauro Torinese si rivede il Po e ora il percorso assume toni ‘signorili’ man mano che si avvicina la città. Il fiume fa da guida attraverso il Parco del Meisino, i monumentali ponti sul fiume, la chiesa della Gran Madre di Dio, il castello e il Parco del Valentino, per fare infine rientro alle Vallere.
SCHEDA TECNICA
Itinerario circolare nell’hinterland di Torino fra le residenze sabaude, su strade secondarie e piste ciclabili. Un breve tratto (700 m.) impegnativo di salita al Castello di Rivoli. Lunghezza: 89 km, 121 con le varianti suggerite. Partenza e arrivo: Cascina Le Vallere, Torino (alt. 221). Ma molti altri punti di partenza sono possibili grazie alle stazioni ferroviarie di interscambio: Torino Lingotto, Moncalieri Sangone, Moncalieri, Collegno, Venaria reale, Borgaro Torinese, Settimo Torinese, Torino Stura.
Tipo di strada: su strade urbane 27%, su pista ciclabile 49%, su sentiero 23%. Fondo: 24.7 km su sterrato o fondo naturale (27%), su pavé 5%, su asfalto 62%. Segnaletica: pannelli con il logo ‘Corona di delizie’.
Dislivello: 390 metri. Mezzo consigliato: bici da turismo, mountain-bike, gravel.
La buona tavola: Trattoria Baston, Strada Nuova Tetti 34, Rivoli, 011.9587570; Locanda del Lupo, P.za Bollani 14/b, Rivoli, 340.4778060; Ristorante Casa Cantoniera, Via Torino 2, San Mauro Torinese, 011.18935221; Va’ Pensiero, C.so Moncalieri 214b, Torino, 011.6614459; Caffè del Borgo Medievale, Viale Enrico Millio 6, Parco del Valentino, Torino. Il buon riposo: Cascina Govean, Via Marconi 44, Alpignano, 011.9787392. Assistenza: Granbike, c.so Moncalieri 11, Torino, 011.19947205 (con noleggio bici); Muoviti Pulito, Via Ventimiglia 80/c, Torino, 011.5694700; Cicli Stroppa, Strada Antica di None 2/5, Orbassano, 011.3496628; Bike Center, Corso Francia 100a, Rivoli, 011. 9592702; Ciclofficina DGM1, Via Col del Lys 15, Settimo Torinese, 011.8978977.
Noleggio bici: Turinbike, via Volta 11/a, Torino (a 2 minuti dalla stazione di Porta Nuova), 011.8998951.
Quando andare: sempre, salvo dopo periodi di forte maltempo o gelate.
Web: http://www.peveradasnc.it/mtb/percorsi/coronadelizie.htm (completo ed esaurienti con gli aggiornamenti del percorso h 24). Bibliografia: Bici&Dintorni, In bici in Piemonte, Ed. Del Capricorno, Torino 2012. Contatti: Bici & Dintorni, 011.888981 – 328.9618668, https://www.biciedintorni.it
©Albano Marcarini 2020
COSA VEDERE
STUPINIGI. 11 aprile 1729, San Stanislao. Un decreto reale stabilisce la costruzione di una palazzina di caccia presso i boschi dell’Ordine Mauriziano, a 10 chilometri da Torino. Architetto il messinese Filippo Juvarra. Un occasione per realizzare qualcosa di inedito e originale, forse fin superiore alle aspettative dello stesso Amedeo che per la caccia non stravedeva e si sarebbe accontentato di un modesto casino dove trascorrere qualche bella giornata d’autunno. Juvarra invece prese la palla al balzo e schizzò un disegno mai visto prima: un salone centrale ellittico con quattro bracci in forma di croce di S. Andrea e due avancorpi che si chiudono a tenaglia verso il viale d’invito. Il tutto improntato a una leggerezza, difficile da raggiungere trattando di barocco, che avrebbe lasciato a bocca aperta. Insomma, un capolavoro che, a coronamento e a significarne il ruolo si ornò di una statua di cervo fissata sul tetto. Senza parlare dei decori e degli arredi interni dai suggestivi rimandi mitologici, alle scene di caccia, alle specchiere, alle prospettive architettoniche fino alle cineserie tanto di moda intorno alla metà del Settecento. Stupinigi merita una visita.
CASTELLO DI RIVOLI. Nato nell’XI secolo come roccaforte militare, il Castello di Rivoli è sede del Museo d’Arte Contemporanea, con una prestigiosa collezione e mostre temporane. Proprietà dei Savoia dal 1247, il castello fu la prima sede della corte del ducato sabaudo e nel ‘600 fu trasformato in residenza da Carlo e Amedeo di Castellamonte. Il complesso si arricchisce della Manica Lunga, pinacoteca ducale, della lunghezza di oltre 140 metri. Nel ‘700 Vittorio Amedeo II affidò a Filippo Juvarra l’incarico per una generale ristrutturazione rimasta inattuata. L’incompiutezza della costruzione, sottolineata dal restauro di Andrea Bruno negli anni Ottanta del secolo scorso, crea una suggestiva linea di continuità tra passato, presente e futuro
VILLAGGIO LEUMANN. Intorno allo stabilimento tessile Leumann si sviluppò fra il 1890 e il 1915 un villaggio operaio, fra gli esempi più significativi in Italia, assieme a Crespi d’Adda e al Villaggio Rossi di Schio, di paternalismo industriale rivolto al benessere dei lavoratori ma anche al loro controllo sociale. Si raggiunge da Rivoli con una breve deviazione lungo corso Francia.
REGGIA DI VENARIA. Sorta nel 1660 come «palazzo di piacere» e casino di caccia di Carlo Emanuele II, su disegni di Amedeo di Castellamonte, che fece del centrale Salone di Diana uno snodo ideale fra palazzo e giardini. Vittorio Amedeo II, dopo la devastazione provocata dai Francesi nel 1706, chiamò a lavorarvi l’onnipresente Juvarra, che la arricchì di alcuni dei suoi capolavori: la Galleria Grande, la Cappella di Sant’Uberto e il complesso della Scuderia Grande e della Citroniera. In seguito Benedetto Alfieri vi realizzò il Rondò con le statue delle Stagioni. Dopo un lungo restauro, la reggia con il suo percorso di visita è sede di grandi mostre e concerti: un progetto dove antico e contemporaneo si sposano in armonia.mento di una rinascita grazie ai movimenti spontanei che sono nati in appoggio. Il Comune di Torino ha approvato nel 2019 un progetto di recupero.
BASILICA DI SUPERGA. In bici si arriva in salita, lasciando il percorso principale, ma la si vede bene anche dal basso, una costante lungo tutto la Corona delle delizie. Un’immagine familiare, bene impressa nei torinesi fin dal 1731, quando la gigantesca costruzione, opera dell’abate architetto Filippo Juvarra, esaudì il proposito dei Savoia che nel 1706 proprio da quell’altura, osservando il territorio, intuirono il modo per sbloccare il drammatico assedio francese alla città. La basilica divenne in seguito meta di passeggiate e pellegrinaggi. Si usavano i muli per via della ripida ascesa. Si dice del nome di Sassi, la borgata ai piedi del colle, perché lì finivano le grosse pietre che rotolavano giù dalla scarpata.
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