Itinerario a piedi nelle Prealpi Varesine, alle falde settentrionali del M. Martica, fra Brinzio e Ganna. Provincia di Varese, nel Parco del Campo dei Fiori.

San Gemolo non è una stella di prima grandezza del martirologio cristiano, ma nella Valganna è il santo protettore. Con l’amico Imerio e altri viandanti, si trovò a percorrere la valle verso la fine del X secolo (bisogna ricordare che in Valganna correva un’antica strada, forse romana o con più probabilità medievale, che si collegava con le strade transalpine ticinesi) quando fu aggredito e derubato da alcuni malviventi, fatto comune in quei foschi momenti. In un fremito di coraggio i due rincorsero i ladroni chiedendo con gentilezza la restituzione dei loro pochi beni. A tutta risposta Gemolo e il compagno furono uccisi e decapitati, solo il primo però ebbe l’onore di essere ascritto fra i santi. Non per nulla era figlio di un vescovo, il quale ne depose le spoglie sul luogo del supplizio. Il fatto attirò i fedeli e ben presto una malandata cappella, dedicata a San Michele, decaduto patrono dei Longobardi, fu reintitolata a San Gemolo. Nel 1095 tre alti prelati milanesi in vena di penitenza e dagli altisonanti nomi di Attone, Gizone, Arderico ottengono il diritto di fondare un ospizio a Ganna.
Tempo: 2 ore. Dislivello: 161 metri. Segnavia: Sentiero n.15. Andare e tornare: A Brinzio, in bus da Varese. Da Ganna, in bus a Varese. La buona tavola: Il Borgo, via Piave 5, Brinzio, tel. 0332.435408; Locanda del Brinsc, via Marconi 5, Brinzio, 0332.435257, www.locandadelbrinsc.com/1/; Ristorante Tre Risotti, via Roma 3, Valganna, 0332.719720; Ristorante Bellavista, via Garibaldi 5, Valganna, 0332.994633 – Indirizzi web utili: Badia di Ganna, http://www.badiadiganna.org- Parco naturale del Campo dei Fiori, www.parcocampodeifiori.it – Via Trieste 40, Brinzio, 0332.435386.

1. Brinzio è un paese tranquillo che conserva il carattere d’un tempo: vie selciate, corti con case a portico e loggiato, fontane d’acqua fresca, bei boschi di castagno. Girando a piacere fra i vicoli, perfettamente intessuti con il tipico acciottolato lombardo (la ‘rissada’), si ammirano eleganti esempi di dimore contadine sette-ottocenteschi. Sono edifici disposti su tre lati (il quarto serve d’accesso ma è spesso un portone ricavato dentro un corpo di fabbrica) attorno a una ‘corte’ dal perimetro frastagliato dove alle dimore delle famiglie si accostano le legnaie, le vecchie stalle, i fienili e i depositi per gli attrezzi. Delle case fanno spicco il porticato e i loggiati superiori a uno o due piani su pilastri in pietra o, a volte, anche su rustiche ma eleganti colonne. Qualche mano di intonaco copre la viva pietra ‘a spacco’ ma non cancella del tutto quella continuità materiale che lega l’uomo e la sua casa alla madre terra. Festoni di glicine, pergole di vite, edere e gerani inteneriscono l’eventuale durezza della pietra. Una meridiana, un’immagine devozionale o un vero affresco (come quello seicentesco accanto al ponte), una fontana, una panchina, un ‘gesuolo’, una grossa macina o un cavalletto per spaccare la legna fanno da contrappunto e indicano la coralità della vita comunitaria anche se oggi servono solo da decoro.

Si lascia un po’ a malincuore Brinzio e si imbocca il sentiero 15 che si inoltre e risale, sul suo versante idrografico destro la Valmolina. Il suo rio, che nasce dalle falde del M. Martica (alt. 1032), attraversa la conca di Brinzio e poi defluisce verso la Valcuvia. Nel suo basso corso forma la Cascate del Pesech, alta 27 m, in passato utilizzata per produrre energia elettrica. Alla luce della conca di Brinzio segue il folto e l’ombra del bosco di castagno. La salita non è faticosa. Si tratta di passare dai 508 metri di Brinzio ai 636 de I Valicci lungo una bella mulattiera con vari tratti di bel selciato.
2. I Valicci. In una splendida radura isolata, poco sulla sinistra rispetto al sentiero, c’è un’area per pic-nic. Questi prati montani sono forse la diretta discendenza degli originari diboscamenti che le popolazioni celtiche, fra le prime ad abitare queste valli, operarono per consentire la pastorizia e una magra attività agricola. Osservando attentamente il bosco si noteranno diverse aree terrazzate, coltivate fino a qualche decennio fa e oggi tornate a far parte del dominio della natura.
Cartelli in legno rassicurano sulla strada da seguire. Il bosco è particolarmente ricco di specie: frassini, castagni, aceri, maggiociondoli, qualche betulla e, più in sù, gli immancabili faggi dal luminoso sottobosco. Per le condizioni del suolo, molto acido, per l’elevata piovosità della zona e per alcuni fenomeni d’inversione termica (il fondovalle risulta in genere più freddo delle vette dei vicini monti) il faggio scende parecchio di quota rispetto al suo orizzonte ideale. Inoltre, sempre per le stesse considerazioni, su questo versante del Monte Martica, la cui cima resta nascosta dalla fitta vegetazione, si osservano alcune stazioni di rododendro. Da rilevare che sulla vetta della Martica si arriva anche in mountain-bike utilizzando la strada ex-militare che parte da Bregazzana, con moderata pendenza. La cima del M.Martica fu munita con postazioni di artiglieria nell’ambito dei lavori fortificatori della cosiddetta Linea Cadorna, durante la Prima guerra mondiale.

3. Una ripida discesa selciata porta infine alla piana di Ganna, formata dalla confluenza della valletta di Pralugano con la principale Valganna. Scendendo, in corrispondenza di un punto panoramico attrezzato, si osserva sul pianoro la torbiera di Pralugano, un deposito naturale di materia combustibile, risultato finale della vita di un lago mediante lenti processi di decomposizione organica. Quella di Pralugano è diventata riserva naturale del parco e un sentiero attrezzato di 1300 metri, in coincidenza con il nostro sentiero, ne permette la visita con passerelle pensili e pannelli didattici.

4. La Badia di Ganna. Si trova appena prima dal paese, su un dosso che guarda le residue zone umide della Valganna. Il complesso spazia nei secoli con accostamenti stilistici diversi ma non contrastanti. La chiesa è riferibile al 1100 – 1125, nei modi lombardi a tre navate, le case dei monaci sono successive come rivelano tracce di affreschi trecenteschi, il campanile è una bella opera del 1175 dove sono rappresentate le pietre della valle: porfidi, arenarie grigie e bei conci di dolomia. Il chiostro interno è ammirevole per la strana forma pentagonale e la sua intima atmosfera: risale in parte alla prima metà del XIV sec. e in parte al XVII. Un recente restauro ha permesso agli ‘Amici della Badia’, di adibire alcuni locali a sede espositiva (vi è allogato un piccolo museo d’arte e archeologia) e a foresteria per viandanti di passaggio.
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