La Via Francigena in Val d’Orcia

Itinerario circolare in bicicletta nella Val d’Orcia, in provincia di Siena, con partenza e arrivo a Bagno Vignoni.

Nell’alta Val d’Orcia, all’estremo lembo meridionale del Senese, la Via Francigena, la celebre via di pellegrinaggio medievale, seguì varie vicende con un’interessante sovrapposizione di percorsi, sdoppiamenti o, addirittura, lunghe ed eccentriche varianti. Gli studiosi definiscono una situazione di questo genere ‘area di strada’, un territorio cioè, più o meno vasto, dove un asse stradale risulta moltiplicato in un fascio di vie grossomodo parallele, alcune delle quali prevalgono di volta in volta rispetto alle altre per motivi ambientali, economici o politici. L’alto bacino del fiume Orcia è compreso fra il Monte Amiata a ovest e il Monte Cetona a est, ed è chiuso a mezzogiorno dall’insellatura che passando dalla rupe di Radicofani divide il bacino idrografico dell’Orcia da quello del Paglia, antiporta della Tuscia viterbese. È un paesaggio spoglio, arido, segnato dai suoli ignei di queste montagne, battuto dai venti, esposto alle intemperie. I viaggiatori in transito, provenienti da Roma, erano ancora distanti dalle bellezze e dall’incanto del paesaggio toscano. “Le Pape a la chair, le Grand Duc les os de l’Italie” annotava l’inglese Addison nel 1722 varcando qui il confine fra lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana.

V.d.orcia.M.Amiata
Paesaggio in Val d’Orcia

Il percorso della Francigena citato da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, nel suo viaggio del 996, corrisponde nelle linee generali al tracciato odierno della strada statale Via Cassia. Il riferimento alla via consolare romana dipende da un’attribuzione tardiva dovuto al fatto che le pessime condizioni ambientali della Val di Chiana (o, secondo, un’ipotesi più stimolante, la perdurata resistenza dei Bizantini nell’Aretino contro i Longobardi), dove correva la Cassia originaria, avevano spostato, fra il VI e il VII secolo, i traffici da Roma a Firenze e viceversa, su un percorso più occidentale, passante appunto per il Senese. Tale percorso, da Poggibonsi a Roma, coincise poi con quello della Francigena. Ma, nel tratto fra Buonconvento e il confine con la Tuscia, i pellegrini potevano scegliere su almento tre diversi itinerari per l’attraversamento dell’alta Val d’Orcia. Il più occidentale lambiva le falde del Monte Amiata e toccava l’importante abbazia di S. Salvatore. Il più orientale, invece, seguiva la linea di crinale fra la Val d’Orcia e la Val di Chiana passando per Corsignano (poi Pienza), Sarteano e San Casciano de’Bagni. Infine c’era la via centrale, impostata sulla Cassia, la più citata dai viaggiatori, percorsa infinite volte da personaggi più o meno decisivi per la storia d’Italia. Anch’essa disponeva di alcune varianti che saranno oggetto della nostra escursione. Prendendo avvio da Bagno Vignoni, con la sua monumentale vasca termale, seguiremo il tracciato della Francigena di Sigerico fin sotto la rupe di Radicofani, cioè nella direzione di Roma; poi, faremo ritorno nella direzione di Siena lungo una variante che segue più da vicino il fiume Orcia.

La località di Bagno Vignoni si raggiunge in auto da Siena (49 km) seguendo la strada statale 2 Cassia fino al bivio che, 4 km dopo San Quirico d’Orcia, porta in meno di un km a Bagno Vignoni. Lunghezza: 39.8 km. Dislivello: 450 metri. Percorso: strade campestri sterrate (per circa 12 km), provinciali e statali asfaltate. Mezzo consigliato: mountain-bike. Praticabilità: buona, due guadi da superare (se non praticabili utilizzare la variante suggerita nella cartina), alcune forti discese su sterrato (attenzione alle catenelle che sbarrano la via). Adatto a cicloturisti allenati. Periodo consigliato: inverno. Dove mangiare: un bar a Gallina, poi nessun altro punto di ristoro, salvo effettuare brevi diversioni a Radicofani o a Contignano. Dove dormire: B&B L’Orto delle Terme, via dei Mulini 18, Bagno Vignoni, www.lortodelleterme.it –  Agriturismo Il Tigliolo, Ripa d’Orcia, tel. 347.7173287 – 333.3911739, www.iltigliolo.it – Indirizzi utili: Ufficio turistico di S.Quirico d’Orcia (con buona documentazione sulla Francigena), piazza Chigi 2, tel. 0577.899728, www.comunesanquirico.itaperto  il Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì chiuso, venerdì 15.30-18.30, sabato 10.00-13.00 e 15.30-18.30, domenica 10.00-13.00.  Per saperne di più: Ascheri M., Confini comunali e strade ai piedi dell’Amiata, in De Strata Francigena, VI/1, Centro Studi Romei, Poggibonsi 1998; Mambrini S., La via Francigena sulle propaggini del monte Amiata, in La Via Francigena nel Senese, Salimbeni, Firenze 1985; Mambrini S., I percorsi della via Francigena tra Val d’Orcia e Val di Paglia, in De Strata Francigena, VI/1, Centro Studi Romei, Poggibonsi 1998; Sodi F., La via Francigena in Val d’Orcia, in La Via Francigena nel Senese, Salimbeni, Firenze 1985.

Itinerario pubblicato in forma ridotta su Alleanza/De Agostini, Guide Outdoor, Sentieri storici in Italia, Novara 2004. Aggiornato a dicembre 2015.

Francigena.mapL’itinerario prende le mosse da Bagno Vignoni 1 (m 306) e scende, in breve, all’incrocio con la Via Cassia. Si imbocca la strada statale verso destra passando subito il ponte sull’Orcia (m 265). Per il momento non siamo ancora sul tracciato più antico. La Via Cassia – ma è meglio da ora chiamarla Via Romana, come era in uso prima del secolo scorso – fu diverse volte rettificata e, in particolare, in questo tratto corrispondente al passaggio dell’Orcia. I ponti, infatti, sono fra le opere stradali più precarie, soggette ai danni delle guerre o delle alluvioni. Talvolta non erano ricostruiti nello stesso punto dei precedenti. In questo caso il ponte attuale – gettato nel 1528 da Baldassarre Peruzzi, rifatto nel 1645, nel 1697 e nel dopoguerra – si trova più di tre chilometri a occidente rispetto a quello ritenuto ancora più antico e che osserveremo sulla via del ritorno.

La.Scala..Via.Cassia
La ‘posta’ de La Scala

La strada indugia alla base delle colline che reggono lo sprone di Castiglione d’Orcia. Al cippo del km 177 la rotabile assume un andamento più rettilineo intercettando finalmente la traccia della Via Francigena, proveniente da San Quirico d’Orcia. Le denominazioni di alcuni poderi (Valdilunga, Cardosa, Arcimbaldo) evocano la loro antica epoca. Dopo il cippo del km 175 si affianca La Scala 2 (m 318), ex-stazione di posta d’impianto rinascimentale. Vi sono anche tracce di una costruzione più antica e, sull’altro lato della strada, di un oratorio. Alla fine del rettifilo di Gallina, appena superato il ponticello sul Fosso delle Vigne, la Francigena si separa dall’attuale strada seguendo un percorso parallelo, vicino, ma leggermente più in quota. In tal modo giunge al guado del torrente Vellora 3 (alt. 309) che, non praticabile su due ruote, ci costringe a restare ancora per qualche centinaio di metri sulla statale. Superato il ponte però, si devia a destra per un stradello e, sopo circa 300 metri, a sinistra, sempre su sterrato. In pratica sarà ora possibile calcare le antiche pietre della Francigena per almeno 7 km, fino alla Posta di Ricorsi.

«Sul terreno adiacente al corso d’acqua – informa un rilievo condotto nel 1985 – compare una scia continua di ciottoli, uniformi e densi in misura molto superiore rispetto alla concentrazione degli altri sparsi sul campo, la quale scia, procedendo dal guado, solo ipoteticamente ubicabile, sale a mezza costa, in lieve declivio, sotto la casa colonica Passalacqua (toponimo alquanto significativo), fino a unirsi a un tratto di strada rinfiancata con grosse pietre e dotata di un fondo compatto” (F. Sodi).

Piu avanti, su un lieve declivio, fra i torrenti Vellora e Rofanello si trovano due casali denominati Le Briccole. Quello individuabile come Briccole basse 4 (alt. 336), purtroppo fatiscente, si affaccia al percorso della Francigena assieme a una chiesuola romanica, dedicata a San Pellegrino. Nell’itinerario di Sigerico questa è la stazione XI ‘Abricola’. Vi era un ospitale. Fra i molti che sostarono a Le Briccole si ricordano: Matilde di Canossa, Gregorio VII nel 1077, Arnaldo da Brescia nel 1155, Filippo Augusto nel 1191, Carlo d’Angiò nel 1288. Dopo le Briccole la strada antica prosegue in rettifilo mantenendo le caratteristiche di campestre. Passa a guado il torrente Rofanello (alt. 330) e il Fosso Val di Calda (alt. 325). Poi sale al Podere Sant’Achille (alt. 333) e, in corrispondenza del cippo del km 170, riprende il tracciato della Via Romana (è un tronco oggi dismesso della statale, la cui nuova variante corre al di là della collina). Lo abbandona però, verso destra, dopo poche decine di metri, subito dopo la Cantoniera di S. Alberto 5 (alt. 342).

La strada affronta qui l’erta verso il sottile rilievo divisorio con la valle del Formone. Il primo tratto fu abbandonato dalla Via Romana, forse nella seconda metà del XVIII secolo con una variante verso sinistra, per ridurre l’acclività. Sull’antico tracciato, che lascia subito a destra la diramazione per il Podere Galluzzi, si notano ancora evidenti brani di selciato. Più in alto il tracciato antico torna sul percorso della Via Romana che condividerà fino alla Posta di Ricorsi, mandando a destra una diramazione per Campiglia d’Orcia proprio sul punto di scollinamento con la valle del Formone. L’ex-stazione di posta di Ricorsi, al km 166.8 della Via Romana 6 (m 405), risulta citata come la mansione di ‘Recours’ nel diario quattrocentesco di un anomino chierico parigino. L’edificio, oggi discosto dalla strada, si erge poderoso con i suoi contrafforti e con un ampio porticato, usato per le operazione di carico e scarico. L’impiante è forse duecentesco, ma rimaneggiato nel XVI secolo. Un ponticello di fattura medievale, sul fianco dell’edificio, identifica il tracciato francigeno più antico. Ora bisogna imboccare, e seguire verso destra, la nuova Via Cassia per circa 2 km, fino alla diramazione, a sinistra, per Radicofani, corrispondente al ponte sul Formone. Qui si inizia a salire con buona pendenza.

Fino alla metà dell’XI secolo la Francigena continuava lungo il percorso dell’attuale superstrada e, in località Poggio di Lone, superava la sella orografica che divide i bacini dell’Orcia e del Paglia. Filippo Augusto, re di Francia, percorse la Francigena nel 1191, ricordando San Clerc (San Quirico), la Briche (le Briccole), e un fino allora ignorato Redcoc. L’attribuzione è abbastanza sicura: si tratta di Radicofani ed è l’indizio di un mutamento di percorso. La deviazione dipese dal fatto che Radicofani iniziò a sviluppare una notevole capacità ricettiva. Quello che sarà il nido del famigerato Ghino di Tacco, già sul finire del 1100 era un borgo fortificato, mentre nel XIII secolo risulta dotato di cinque ‘hospitali’ e di una ‘domus leprosorum’. Ragioni più che sufficienti per attrarre a sé la Francigena, anche se ciò richiedeva un itinerario più lungo e faticoso. Inoltre, nel 1442, per imposizione forzosa dei Senesi, che da circa trent’anni avevano in mano Radicofani, tutti i traffici furono dirottati esclusivamente in questa direzione a motivo di maggior sicurezza pubblica. In questa area di confine il banditismo imperversava nonostante le draconiane disposizioni della Repubblica di Siena che prevedeva la pena di morte agli “assalitori e rubatori delle strade”. Frequenti le forche collocate a scopo dimostrativo lungo la via, al punto che, nel 1400, San Bernardino da Siena fece intercessione affinché sotto una forca nei pressi di San Quirico fosse sistemata una vasca per evitare che il sangue sgocciolante dai cadaveri venisse “magnato dalle fiere domestiche e selvatiche”.

A Radicofani, la potentissima rocca allontavana i malintenzionati garantendo sicurezza, ma una strada è dura a morire e solo dopo il 1590 tale deviazione diventerà l’unica percorrenza restando tale per molti secoli, fino alle epiche gesta dei corridori della Mille Miglia. I Medici, soprattutto di Cosimo I e Francesco I, dotarono la strada di un celebre edificio-albergo, citato in quasi tutti i resconti di viaggio in Italia fra il XVI e il XIX secolo, la famosa Posta di Radicofani. Montaigne, viaggiatore in Italia nel 1581, rende omaggio alla lungimirante politica stradale della Toscana: “Si tratta di un gran bella opera molto utile per il pubblico. Dio rimeriti il Duca perchè queste strade un tempo tanto cattive, sono ora comodissime e molto sgombre, quasi come quelle di una città”

Il ponte sul Formone (alt. 426) corrisponde all’antico guado che portava la Francigena sul versante idrografico destrio e da qui alla soglia delle Conie, passando in mezzo al podere San Giorgio (alt. 443) e seguendo poi il più diretto tracciato – abbandonato e percorribile solo a piedi – per raggiungere il crinale al km 162 della Via Romana, oggi qui classificata come statale 478. Nei pressi del Podere le Conie 7 (alt. 598) si incontra un bivio. Qui si lascia la direzione per Radicofani, la cui arcigna rupe spicca nella dolce ondulazione collinare, e si volge a sinistra (direzione Contignano) iniziando così il tratto a ritroso del nostro circuito. Nei pressi de le Conie si sarebbe trovata la località Muliermala, citata nel diario dell’abate islandese Nikulas, anch’esso pellegrino sulla Francigena nel 1154. Doveva corrispondere a Callemala, menzionato in carte amiatine del IX secolo. Il toponimo era indicativo delle cattive condizioni di un percorso stradale (Callis malus). La strada si attaglia su un crinale con brevi saliscendi ma non bisogna farsi prendere dall’ebbrezza della velocità. A un certo punto, non segnalato, sarà necessario deviare a sinistra su uno stradello sterrato. Il bivio è circa 200 metri dopo la lieve erta di Poggio Reggiano, all’inizio della discesa di Contignano. Prestare attenzione! Questo stradello si protende sempre lungo la dorsale, ma ora si procede in viva discesa dentro il bosco. Anche questo tracciato appartiene alla storia: fu un’ulteriore variante della Francigena per chi, proveniente da Roma, invece di puntare su San Quirico preferiva dirigersi a Pienza, l’antica Corsignano, la città ideale di papa Pio II.

S.Quirico.Ospedaletto2
Lo Spedaletto

La lunga discesa si attenua a fianco del maniero di Castelvecchio (m 410), poi riprende la sua foga con un lungo rettifilo che punta e supera il Podere Belladonna (m 340). Raggiunto un cavalcavia 8 si scende a imboccare, verso sinistra e, dunque, passando sotto il cavalcavia, la strada provinciale 40 ‘Traversa dell’Amiata’. La si percorre per circa 1.5 km, fino all’altezza del guado che, verso destra, passa il torrente Formone sotto il Podere Rimbecca che poi si raggiunge con qualche svolta in salita. Passandovi dinanzi s’infila lo stradello che punta verso l’Orcia sfiorando il Podere Molinello (m 305). Si guada il fiume per raggiungere sulla sponda opposta la strada provinciale 53 di Val d’Orcia che si segue verso sinistra. A fianco emergono le prime ondulazioni che arrivano fino alla non lontana Pienza; dall’altro lato un cornice di pioppi nasconde il greto dell’Orcia. Nelle vicinanze si estende anche la Riserva naturale Lucciolabella, caratterizzata da estese formazioni di calanchi e biancane, tipiche della zona delle Crete Senesi. D’un tratto spicca un possente edificio merlato con una torre. È lo Spedaletto 9 (m 281), antico luogo di ricovero per pellegrini, gestito  dal 1236 dall’Ospedale della Scala di Siena. Il complesso fu  fortificato nel XV sec. ed è giunto a noi ancora con questo bellicoso aspetto. All’interno del recinto murato si trova la chiesa di S. Nicolò, consacrata nel 1462. Alcune delle preziose opere d’arte che conservava sono state trasferite al Museo Diocesano di Pienza; nella chiesa restano alcuni affreschi del XV e del XVI secolo.

Ponte.sull'Orcia
Il diruto ponte sull’Orcia della Via Cassia

L’itinerario è ormai quasi giunto al termine. Prima di arrivare di nuovo a incrociare la Via Cassia, da cui in breve si rientra a Bagno Vignoni, è consigliabile una breve deviazione sull’argine dell’Orcia per osservare nel greto del fiume i piloni semiaffossati del ponte tardomedievale, sull’originario tracciato della Francigena. Il manufatto era notevole: un ponte di sei luci, forse con travate in legno, e cinque pile in travertino ben squadrato.

LE DUE CASSIE

GeneralmapLa Via Cassia fu probabilmente realizzata intorno alla metà del II sec.a.C. Fungeva da collegamento con la parte settentrionale dell’Etruria, con Arezzo, il Valdarno e la Lucchesia. Uscita da Roma, dopo un brevissimo tratto in comune con la Flaminia, lasciava a sinistra la Via Clodia presso La Storta, a destra l’Amerina presso Baccano e la Cimina presso Monterosi. Raggiunta Bolsena discendeva in Valdichiana per lambire Arezzo e quindi il Valdarno. Nel Medioevo l’abbandono della viabilità romana e l’impaludamento della Valdichiana favorirono l’utilizzo di una variante che da Bolsena puntava in Val d’Orcia e nel Senese per poi puntare su Firenze attraverso il Chianti. La denominazione di Via Cassia fu così trasferita a questa nuova arteria il cui traffico fu enormemente incrementato dai flussi di pellegrinaggio provenienti dalla Via Francigena. Sul tracciato della Cassia antica si può consultare: A.Mosca, Via Cassia, Olschki, Firenze 2002.

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