La Via Narcense nella Valle del Treja

Itinerario a piedi nella Valle del Fiume Treja, da Calcata a Civita Castellana, nel Lazio settentrionale.

Immaginate il gesto di un incisore che con un punteruolo scalfisce una scabra superficie di rame provocando delle fenditure molto contorte e fratturate. Vista dall’alto la gola del fiume Treja, a due passi da Roma, pare esattamente così, un lavorìo di scavo profondo e costante su una tenace crosta di scorie vulcaniche.

Le limpide acque del fiume scorrono in direzione del Tevere con infinite pieghe, con salti e cascate provocati dalla diversa resistenza delle rocce. Per la sua bellezza, per l’integrità dell’ambiente, per le memorie storiche che conserva, la valle del Treja è stata eletta a parco naturale. All’interno del suo perimetro spiccano due gioielli di urbanistica medievale – Calcata e Mazzano – borghi imprendibili, eretti sulle rupi di tufo come nidi d’aquila. Un terzo insediamento appartiene invece al campo dell’archeologia. Si tratta di Narce, antica cittadina falisca.

Via Narcense
La Via Narcense

La valle del Treja è percorsa da diversi sentieri. Il più noto porta da Mazzano Romano alle cascate di Monte Gelato, un secondo percorso collega invece Calcata con Civita Castellana. Si tratta di una lunga ma non faticosa escursione conosciuta anche con il nome di Via Narcense, sulla memoria della strada falisca diretta verso Falerii Veteres e il Tevere, utilizzata da pastori nomadi e da commercianti. Segue per una dozzina di chilometri il corso del fiume nell’incavo della sua stretta valle senza incontrare abitati o evidenti presenze umane. L’unica precauzione consiste nell’accertarsi che, specie nella stagione estiva, l’intero percorso sia libero dalla vegetazione e risulti praticabile. Informazioni aggiornate si possono ottenere presso la sede del Parco a Calcata, piazza Vittorio Emanuele II 4, Calcata, www.parcotreja.it.

Punto di partenza e di arrivo: Calcata. Occorre disporre di due auto, una da ubicare al punto di arrivo, al km 52 della Via Flaminia, a circa 2 km da Civita Castellana. Utilizzando il bus per arrivare a Calcata ci si può servire, per il ritorno, della ferrovia Viterbo-Roma dalla stazione di Civita Castellana. Come arrivare: Calcata si raggiunge da Roma con i bus Cotral dal capolinea di Saxa Rubra (informazioni sugli orari: http://www.cotralspa.it/Orari.asp); in auto (km 45) con la statale 3 Via Flaminia fino a Rignano Flaminio, quindi seguendo le indicazioni per Faleria e Calcata. Tempo di percorrenza: 4 ore (5 se si deve raggiungere la stazione di Civita). Dislivello: insensibile. Segnavia: cartelli in legno e segni rossi sugli alberi. Consigli utili: in estate, evitare le ore più calde; munirsi di calzature impermeabili per superare alcuni guadi e di calzoni lunghi per evitare i graffi dei rovi. Itinerario sconsigliato in periodi seguenti a forti piogge o in estate quando la vegetazione potrebbe ostacolare il cammino. Dove dormire: Casa vacanze Al Borgo, Mazzano Romano, 339.582785 – 340.4104129, www.casavacanzealborgo.com – Dove mangiare: lungo il percorso non si trovano punti di ristoro; si possono trovare panini e provviste a Calcata presso il bar a fianco dell’inizio del percorso. Indirizzi utili: Parco suburbano Valle del Treja, Centro visite di Calcata (p.za V. Emanuele, aperto sabato e domenica dalla primavera all’autunno, tel. 0761.587617), www.parks.it/parco.valle.treja. Internet: www.calcata.info – www.comunecalcata.it 

Itinerario pubblicato su BELL’ITALIA, n.206, giugno 2003. Aggiornato a dicembre 2015.

Calcata.map

DESCRIZIONE DELL’ITINERARIO.

Rispettando l’indicazione del cartello dell’Associazione delle Forre, che cura il sentiero, si scende dalla piazza di Calcata verso la gola del Treja. Dalla stradina si godono splendidi colpi d’occhio sulla rupe che regge il villaggio. In breve tempo si raggiunge la sponda del fiume che si seguirà da vicino, costantemente sulla sua sponda destra. Confluita, verso destra, la pista che scende da Faleria, si contorna la verde radura della Rota Tonda, limitata da alte pareti di tufo. I cespugli sembrano avvolgere il sentiero ricoprendo pascoli che in passato erano mantenuti dai contadini dei paesi vicini. Fronde e spalliere di vegetazione s’inarcano sul fiume regalando scorci di grande bellezza. Si notano alberi d’ogni specie: salici, ontani, pioppi, olmi, cornioli. Le acque scorrono ora tranquille, ora mosse fra i salti e i gradini di roccia. Si possono scorgere tartarughe e il raro granchio di fiume.

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La Valle del Treja

Dopo il guado sul Fosso della Bonatella si giunge a una biforcazione. Il sentiero di destra sale in circa 30 minuti ai ruderi del castello di Foiano, appartenuto nel XIII sec. alla famiglia Anguillara. Si continua sulla traccia principale. Il Treja si alimenta via via di altri rivi da forre laterali la cui impenetrabilità fa presagire chissà quali tesori naturali. Si superano anche il Fosso della Mola e la diramazione verso il castello di Paterno, anch’esso, come Foiano, ubicato sul ciglio dell’altopiano a dominio della valle e delle sue antiche strade. La luce dei primi campi, nel punto dove la valle si concede un respiro più ampio, indica la vicinanza del punto d’arrivo. La traccia pedonale si consolida in un percorso campestre confluendo infine sulla Via Flaminia.

Calcata.566
Calcata

1.Prima della partenza si consiglia di visitare il borgo di Calcata (vedi la scheda sotto), raccolto sulla sua rupe circolare. Le case affacciano su stretti vicoli che confluiscono nella piazza della Parrocchiale. Il villaggio, un tempo semiabbandonato, è oggi animato da artisti e persone di cultura che ne hanno fatto un laboratorio di attività.

2.Il fondovalle del Treja è una miniera di verde. La vegetazione è favorita dall’umidità apportata dal fiume. I geologi ritengono che un milione di anni fa qui scorresse il corso primitivo del Tevere.

3.I castelli di Foiano e di Paterno, appartenuti alla nobiltà locale, vigilavano sui transiti nella vallata. Oggi sono solo pochi ruderi avvolti nella vegetazione. Vi si arriva con due brevi diramazioni in salita dal fondovalle.

4.Civita Castellana sorge sul sito antico di Falerii Veteres, capitale dei Falisci, distrutta da Roma nel 241 a.C. Da vedere: il duomo con lo splendido portico di Jacopo di Lorenzo e Cosma (1210) e la rocca rinascimentale con il Museo dell’Agro Falisco.

Calcata

«Una reliquia unica al mondo» aveva detto di Calcata Stendhal, raccolta su una rupe circolare di tufo giallastro. Poi pareva che il borgo dovesse morire, evacuato nel ‘900 per decreto regio in quanto pericolante. Decisioni poco ispirate che non hanno impedito, a partire dagli anni ’90, di rivitalizzarlo come residenza di artisti, artigiani, intellettuali. Attività che alla fine hanno promosso Calcata a centro artistico e culturale, con un calendario annuale di eventi. Le sue origini pare non siano antichissime. I documenti ne parlano dall’VIII secolo come facente parte delle ‘domusculta’ laziali, destinate alla fornitura di prodotti agricoli a Roma. Il seguito è un continuo passaggio di mani fra feudatari della capitale. Si accede al borgo sottopassando la doppia porta medievale. Il varco porta indietro nel tempo. La piazzetta, sfondo di soggetti cinematografici, è lo slargo di un tessuto edilizio, stretto fra sé, solcato da vicoli strettissimi e senza sfogo conducenti ognuno a solitarie balconate sulla gola del Treja. Sulla piazza prospettano il palazzo baronale e la chiesa, nella quale per secoli fu venerata una ‘dubbia’ reliquia: il sacro prepuzio di Gesù, trafugato, sembra, dalla chiesa romana di S. Giovanni in Laterano durante il Sacco di Roma nel 1527. C’è una sola altra piazzetta, intitolata a S. Giovanni: vi prospetta una chiesa sconsacrata, oggi usata come esposizione di oggetti della cultura contadina. La valle del Treja è percorsa da diversi sentieri. Vale la pena percorrerli per avere una dimensione più complessiva di questa suggestiva area geografica. Il più noto porta da Mazzano Romano alle cascate di Monte Gelato, un secondo percorso collega invece Calcata con Civita Castellana. Si tratta di una lunga ma non faticosa escursione conosciuta anche con il nome di Via Narcense, sulla memoria della strada falisca diretta verso Falerii Veteres e il Tevere, utilizzata da pastori nomadi e da commercianti. Si tratta del percorso suggerito in questa pagina web.

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