Itinerario pedonale ad anello attorno al Monte Acuto, nell’Appennino Marchigiano.

I rilievi delle Marche si distendono con forme dolci verso l’Adriatico, tappezzati di coltivi e punteggiati di piccoli borghi fortificati. D’un tratto però, giusto ai piedi dell’Appennino, la montagna si alza di scatto come violentemente sferzata. I fiumi debbono farsi strada fra cupe gole, mentre alle campagne subentrano le faggete e i pascoli d’alta quota. Nella parte più interna della provincia di Pesaro, fra il Burano e il Cesano, questa barriera è composta dal gruppo calcareo del Monte Catria. La montagna, da tempo immemorabile, viene gestita come bene collettivo dalle famiglie ‘originarie’ dei comuni che territorialmente vi afferiscono. È la tradizione degli ‘usi civici’, oggi espletata da un’Azienda Consortile che si occupa dell’equilibrio idrogeologico, dello sfruttamento forestale e della valorizzazione turistica. Il Catria è un’oasi verde, ben attrezzata per gli escursionisti grazia a una fitta rete di sentieri. Quello vi proponiamo circoscrive il Monte Acuto (m 1668), la seconda vetta per altezza dopo il Catria (m 1701), ma posta a poca distanza da esso.
Si raggiunge da Fano con la superstrada per Roma (ex-Flaminia) fino a Cagli, quindi con la strada diretta a Frontone. In località Colombara, alle porte di Frontone, si diparte verso destra la strada forestale che in circa 13 km (ultimo tratto su sterrato) conduce al Rifugio Casetta dei Mochi/Bocca di Valle, punto di partenza del sentiero. Tempo: 3 ore e 30 minuti. Dislivello: 330 metri. Segnavia: bianco/rossi: 65 da Bocca di Valle alle Cotaline, 64 dalle Cotaline alle Dogane, 55 dalle Dogane al Rifugio Capanna dei Porci, 63 dal Rifugio Capanna dei Porci a Bocca di Valle. Per chi: itinerario per tutti, facile sentiero, alcuni tratti fangosi in caso di pioggia. Come: abbigliamento da trekking leggero, cappellino. Quando: anche in inverno in assenza di neve. Dove mangiare e dormire. Consigliata la colazione al sacco. L’azienda consortile del Catria (tel. 0721.786158-786647, www.aziendadelcatria.it) è proprietaria dei rifugi collocati lungo il sentiero, dove è possibile pernottare disponendo dei servizi essenziali. In alternativa si può alloggiare in albergo a Frontone o nelle aziende agrituristiche delle vicinanze.
Itinerario pubblicato nella su BELL’ITALIA, novembre 2002 – Aggiornato il 7.1.2010.
1. Si parte dal Rifugio Casetta dei Mochi, presso l’insellatura di Bocca di Valle, seguendo il segnavia 65 che s’interna nella faggeta lungo il versate nord-occidentale dell’Acuto. Si notano le piazzole delle carbonaie, l’attività un tempo più diffusa su queste montagne assieme all’estrazione di pietra molare per macine da mulino.

2. Dopo buon tratto si esce nella radura della Fonte delle Gorghe (non bisogna scendere alla strada, ma mantenere la quota e transitare dinanzi al rifugio!), circondata da faggi secolari. Il mantenimento di grossi alberi vicino alle fonte era prescritto nei regolamenti d’uso dei boschi, per proteggere gli animali dalla calura mentre si recavano a bere.
3. Una breve erta mette all’ampia sella prativa delle Cotaline, lungo il costone nord-orientale della montagna. La vetta del Monte Acuto si presenta spoglia, qua e là solcata da strati affioranti di calcare massiccio. Raggiunto l’orlo del bosco, sull’altro versante, si intercetta una carrabile che scende in breve all’altra vasta prateria dell’Infilatoio. Da qui si gode un’ampia veduta sulla vetta del Catria, segnata da un alta croce in ferro, e sull’intera provincia pesarese, fino al mare.
4. Ora si punta verso i due alti piloni dei generatori eolici, poi si discende al bivio della strada per Cantiano (Passo delle Dogane), dove, fra i prati, in forte discesa, si stacca il segnavia 55 che, in breve raggiunge il Rifugio Capanna dei Porci. Senza tornare sulla strada si piega a destra raggiungendo la Fonte del Faggio, abbeveratoio per le mandrie e i cavalli che stazionano in estate in quota.

5. Dalla fonte si prosegue sull’esile sentiero, lungo il costone meridionale del monte con vista su Chiaserna e sulle montagne che fanno da confine con l’Umbria. Faggi colossali dai tronchi nodosi sfidano i venti e le intemperie. Prima di riguadagnare il punto di partenza, il percorso si fa strada sullo spoglio costone disseminato di pietre calcaree, molte delle quali fossilifere. È l’ambiente ideale della coturnice, dall’elegantissima livrea. Non è facile osservarla. Si camuffa perfettamente fra le rupi e se viene costretta a involarsi lo fa con un tuffo rapido e rumoroso, seguito da un grido d’allarme. Sotto al «gibbo che si chiama Catria – ricorda Dante – è consecrato un ermo». Si tratta dell’eremo camaldolese di Fonte Avellana, fondato nel 980. Al termine dell’escursione, se avanza tempo, non si deve mancare la sua visita. Si raggiunge in auto da Frontone o da Serra S.Abbondio.
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