Il Grand Tour dei Siti UNESCO del Piemonte in bicicletta
Dei 58 Siti italiani Patrimonio dell’Umanità UNESCO, il Piemonte ne annovera 5, tutti di prima grandezza: i Sacri Monti, le Residenze Reali dei Savoia, i paesaggi vitinicoli di Langhe-Roero-Monferrato (nella foto, i vigneti del Monferrato presso Priocca), i siti palafitticoli dell’arco alpino, la città industriale di Ivrea. Per connetterli fra loro è stato ideato da Andrea Rolando, del Politecnico di Milano, con Visit Piemonte, un Grand Tour cicloturistico della lunghezza stimata di 600 km che si basa per la quasi totalità su piste ciclabili o itinerari ciclistici già esistenti. Facendo perno su Torino il Grand Tour sviluppa un largo anello divisibile in quattro spicchi praticamente equivalenti: l’Arco pedemontano del Gran Paradiso e del Monte Rosa (fra la valle della Dora Riparia e il Biellese, da Torino a Biella e Oropa, 150 km); l’Arco delle Colline dei laghi (dall’Alto Piemonte fino alle risaie del Sesia, 145 km); l’Arco delle Colline e delle città del vino (da Vercelli a Casale Monferrato e Racconigi, 165 km) e l’Arco pedemontano del Monviso e delle Valli del Po (Da Racconigi ad Avigliana e Torino, 140 km).

I pregi del Grand Tour, già fin d’ora fattibile grazie alle tracce gpx – vedi https://www.visitpiemonte.com/it/piemontescape/itinerari-tematici/grand-tour-unesco-bicicletta – e alle informazioni fornite dal sito Visit Piemonte, si sintetizzano nella felice correlazione fra le attrattive monumentali e la facile accessibilità alla varie cittadine del percorso utilizzando il servizio Treno+Bici di Trenitalia. Addirittura è prevista una versione del Grand Tour accessibile con mezzi pubblici nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale.
Altro aspetto positivo riguarda l’inclusione, oltre ai Siti UNESCO, anche di tutti i beni artistici, architettonici, naturali, grandi e piccoli distribuiti lungo l’intero tracciato: dal ‘pilone’ votivo alla vecchia struttura industriale, dalla strada storica al recupero di una tradizione popolare, dal piccolo museo locale al caffé storico, dall’oasi naturale al fenomeno geologico. Da non tralasciare, in questo senso l’inclusione nel Tour, delle Riserve MAB (Man and Biosphere) Ticino-Val Grande-Verbano, Monviso e Collina del Po e delle Città Creative UNESCO come Torino e Biella.

Abbiamo detto di percorsi già esistenti ma non mancano pure scoperte attraverso insospettati ‘corridoi’ urbani come l’inedita uscita ciclabile da Torino. Transitando infatti attraverso le Porte Palatine, il mercato e il quartiere di Porta Palazzo, il complesso dell’ex Arsenale (scuola Holden, Sermig, Cortile del Maglio), questo spunto di viaggio consente di ammirare un consistente spaccato di storia industriale piemontese, passando per l’area delle ex concerie Durio, oggi trasformate nella biblioteca Italo Calvino, l’area delle ex Ferriere FIAT, Teksid, Michelin e di altri impianti industriali oggi dismessi e trasformati nel grande parco post-industriale della Dora Riparia.
Seicento chilometri si godono nello spazio di una decina di giorni di viaggio pernottando a scelta nella larga disponibilità di alloggi, specie aziende agrituristichc e B&B. Quindi una sessantina di chilometri giornalieri mettendo nel conto anche tratti impegnativi come lungo il ‘tracciolino’ Biellese o le colline del Monferrato dove probabilmente, per i meno allenati alle salite, una e-bike è preferibile alla normale bici da viaggio. D’altra parte il vantaggio di pedalare su strade a bassa densità veicolare si sconta con un poco di fatica in più. E sono proprio le strade il trait d’union del Tour. Le belle strade del Piemonte: diritte e filanti a Torino e nella pianura del riso dove in primavera si pedala osservando il cielo capovolto nelle risaie allagate; ritorte e nervose sulle colline per non offendere il paesaggio; magiche e ariose lungo i crinali delle Langhe; ardite e severe sulle montagne dove transitarono pellegrini, eserciti e imperatori.

Il Grand Tour dei Siti UNESCO del Piemonte ricorda i viaggi ‘educativi’ in Italia dei rampolli della nobiltà europea ed è probabilmente la prima proposta di valorizzazione turistica di area vasta basata sulla mobilità ‘dolce’, dove ogni singolo elemento – bene o territorio che sia – trova una collocazione paritaria e non esclusiva. Una rete collettiva che permette una fruizione e una conoscenza meditata, forse anche meno chiassosa se la si paragona agli eccessi di certe campagne di marketing turistico. Un viaggio dolce nel paesaggio e nel patrimonio di vita e civiltà piemontesi, fra le sensuali curve di una facciatina barocca o l’imbastitura di un borgo avvoltolato sulla collina, fra gli ombrosi portici e le piazze delle cittadine o alla ricerca dei fasti guerreschi delle residenze reali, fra il godimento di un merenda sinoira e il tifo sfegatato di una partita a tamburello, fra un canestrello biellese e un amaretto di Mombaruzzo.
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