Itinerario in bicicletta lungo la ciclo-pedonale della Val Marecchia, in provincia di Rimini.
Le piste ciclabili lungo i fiumi sono le più facili. Corrono accanto all’acqua. Approfittano delle bordure boschive, delle anse e degli argini per regalare scorci inattesi. C’è frescura e molta natura attorno. Come sul Marecchia, il fiume che scende dal Montefeltro, fra le montagne dove nasce anche il Tevere, ma diversamente dal ‘biondo’ fiume di Roma, il Marecchia scorre verso l’Adriatico, mare in cui sfocia, presso Rimini. Nel tratto terminale, quando percorre un breve tratto di pianura, si allarga in un greto che oggi è diventato un’oasi naturale attraversata da un bella pista ciclabile.
Partenza: stazione Fs di Rimini (linea Bologna-Ancona).Arrivo: Ponte sul Marecchia presso Villa Verucchio.Distanza: 21.5 kmDislivello: 80 metri. Tempo di percorrenza: 3 ore, escluse le soste.
Condizioni del percorso: si sviluppa quasi per intero su piste ciclabili protette.Dove mangiare. Nel primo tratto, usciti da Rimini e fino a Ponte Verucchio, un solo punto di ristoro al Centro di Tiro a Volo. Da Ponte Verucchio a Santarcangelo diversi ristoranti e piadinerie. Osteria La Sangiovesa, piazza Baiacchi 14, Santarcangelo di Romagna, aperta dalle 19 alle 24, la domenica anche dalle 12.30 alle 14.30, 0541.620710. Indirizzi utili: Ufficio Rimini turismo Stazione Fs Rimini, tel. 0541.51331.
Cose da vedere. – Tempio Malatestiano, Rimini, dalle 8 alle 12 e dalle 15.30 alle 18.30 nei feriali, dalle 9 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30 nei festivi.- Collegiata di S.Arcangelo di Romagna (chiesa della B.V. del Rosario), piazza Baiacchi, apertura dalle 8 alle 12 e dalle 15 alle 19, 0541.626109. – Rocca Malatestiana, via Rocca Malatestiana 4, Santarcangelo di Romagna, aperta il primo sabato del mese e la domenica consecutiva dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, 0541.620832.
©Albano Marcarini 2019 – Pubblicato su ‘Amicotreno’, ottobre 2004 (aggiornato nel 2017).

Dalla Stazione Fs di Rimini ci si dirige nel centro città; lo si attraversa puntando al Ponte di Tiberio, non senza aver dato un sguardo al celebre Tempio Malatestiano, disegnato nel 1450 da Leon Battista Alberti. L’architetto genovese ripropose lo stile degli antichi edifici della romanità con un rivestimento marmoreo – una sorta di ‘vestito umanistico’ – a un edificio che, all’interno, era nato con uno schema proprio. Nessuna concessione al gotico, purezza delle forme e anche il segno dell’incompiuto nella parte absidale, mai conclusa a causa degli alti costi e delle sopravvenute sventure politiche di Sigismondo Malatesta. Questi fu la figura più insigne della famiglia di condottieri che dalla prima metà del XIII sec. ebbe in potere Rimini, sorta di piccolo Stato nel più vasto dominio della Chiesa. Lo si vede raffigurato in ginocchio dinanzi a S.Sigismondo, notissima opera ad affresco di Piero della Francesca (1451), un ‘manifesto’ del Rinascimento, modello di costruzione spaziale, di studio della luce e dichiarazione spontanea dello splendore della figura umana nella duplice interpretazione del santo re e del devoto committente.

Ora si tratta di uscire dalla città e imboccare la ciclabile del Marecchia. Dalla centralissima piazza Tre Martiri si impegna il rettifilo corso di Augusto, segno inequivocabile della fondazione romana della città e si arriva, appena fuori dalla cerchia delle mura malatestiane, al poderoso Ponte di Tiberio

Il poderoso Ponte di Tiberio fu gettato sul Marecchia – oggi detto Porto Canale, dopo che la foce del fiume fu deviata più a nord – fra il 14 e il 21 d.C. per agevolare l’inizio della Via Emilia nella direzione di Bologna e della Gallia Cisalpina. È in pietra d’Istria, con cinque arcate per una lunghezza di 62 metri. Le dedicazioni, immorsate sui parapetti, celebrano le glorie di Augusto e di Tiberio. A qualche decina di metri dal ponte, il percorso scende a sinistra nel Parco XXV Aprile, lo attraversa e arriva sull’argine destro del Marecchia dove, verso sinistra, inizia la ciclabile superando dapprima, su una passerella, il modesto affluente Ausa. Nell’alveo si notano i bacini residui di cave di sabbia, oggi rifugi faunistici. Ospitano pesci come la tinca, il barbo, ma sono anche prediletti dalle anatre, dagli svassi e dalle folaghe. Una fitta corona di cannucce e di tife riveste le sponde. La pista, sebbene sterrata, è facilmente pedalabile. Dopo diversi chilometri si sottopassa la strada provinciale 49 adocchiando ogni tanto il letto ciottoloso del fiume, con le tracce spente e rovinose delle piene, le isole di cespugli e i rami fluenti delle acque.
Ora siamo in piena campagna. Ai campi, con qualche filare di gelso, si succedono i vigneti. Poi si costeggia il ‘green’ di un campo di golf e quindi si avvicina il parco pubblico di Villa Verucchio, ottimo luogo per una sosta. Volgendo l’occhio verso il fiume si nota la ‘fessurazione’ del Marecchia: il fiume ha scavato nel letto d’argilla un piccolo canyon, alto una decina di metri, in continua evoluzione. La zona è anche un giacimento fossilifero.
Metro dopo metro ci si avvicina alla conclusione della ciclabile. Nel tratto terminale la vegetazione s’infittisce fino a nascondere del tutto il corso del fiume. La pista confluisce sulla provinciale 14: volgendo a destra si raggiunge in breve il ponte sul Marecchia, in corrispondenza del curioso imbocco di una galleria ferroviaria lasciata allo scoperto.

Si trattava della travagliatissima linea Santarcangelo di Romagna-Fabriano, realizzata in parte sul finire dell’800 e mai entrata in esercizio. Doveva soddisfare le esigenze militari per lo spostamento di truppe e salmerie come alternativa alla dorsale Adriatica, giudicata esposta a possibili cannoneggiamenti dal mare. Intavolati i progetti fin dal 1877, iniziata nel 1893 dalla parte di Fabriano, la linea non arrivò mai al suo capolinea romagnolo. Da un lato si arrestò a Urbino, dall’altro non riuscì a superare la Val Marecchia.
Volgendo ancora a destra si può arrivare, in parte su ciclabile, a Santarcangelo di Romagna. Il primo tratto è trafficato (è in previsione la costruzione di una ciclabile lungo il fiume) e fiancheggia il piede della collina di Torriana. Ora, dall’altro lato della valle, si scorge Verucchio con la sua Rocca del Sasso.

Giunti in località Colombare si può utilizzare, sul lato sinistro della strada, un breve tratto di pista ciclabile che porta al bivio per il Trebbio. Qui, verso sinistra (Via Collina) si dirama un percorso alternativo che sale sul dorso del rilievo. Con poca fatica si guadagnano un largo panorama e la possibilità di visitare la chiesa di San Bartolomeo, di fattura tardo cinquecentesca. Continuando sul crinale, da Trebbio si scende a Poggio Berni, con il suo piccolo centro storico preceduto, sulla destra, dal Palazzo Tosi, costruito nella prima metà del XIV secolo come dimora nobiliare fortificata, e annunciato dalla chiesa di S. Andrea. La continuazione di Via Collina prende il nome di Via San Giorgio arrivando a incontrare la strada diretta a Savignano. Piegando a destra su questa strada e poi, subito a sinistra, si sale (Via Ripa Bianca) al Palazzo Marcosanti, già fortezza malatestiana, risalente al XIII secolo e poi dimora saltuaria delle più note famiglie nobili italiane. Vi ebbero residenza i Della Rovere, i Montefeltro, i Gonzaga, i Medici e altri ancora fino alla attuale destinazione ricettiva. Si può girare attorno all’edificio, con le sue possenti murature a scarpa ed entrare per una porticina nella corte interna con la vera da pozzo e il portale dalla ghiera in cotto.

A questo punto si può tornare sulla strada provinciale (via Santarcangiolese) per coprire gli ultimi chilometri che ci separano da Santarcangelo di Romagna.

La bella cittadina romagnola che accoglie il visitatore con la sua vasta e monumentale piazza dominata da un arco trionfale, eretto nel 1777 in onore di Papa Clemente XIV, nativo del luogo. Alla parte antica del paese, poggiata sulla cima del colle, si accede per lunghe scalinate fra una schiera di basse case dai vivaci colori. Dagli spalti delle mura si gode un’ampia veduta della pianura romagnola, fino all’Adriatico. L’eventuale tempo d’attesa, se si vuole tornare in treno a Rimini (la stazione è a 1 km dal centro abitato), può trascorrere visitando la Collegiata (sec. XVIII), indugiando attorno alla Rocca malatestiana e alla Torre del Campanone oppure approfittando delle ghiotte occasioni culinarie sparse per la città, prima fra tutte l’Osteria La Sangiovesa, monumento della buona cucina romagnola.
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