Itinerario lineare nel Parco regionale delle Groane, a nord di Milano.
Il Parco delle Groane è stato istituito nel 1976. Oggi ha un’età matura e un po’ di bene lo ha fatto, perché ha sottratto all’espansione urbana, molto dinamica in questa parte del Milanese, le ultime aree boschive, gli scampoli di una vasta foresta di brugo e di pino silvestre che un tempo copriva i territori asciutti e permeabili dell’alta pianura. Sono i cosiddetti “terrazzi fluvio glaciali”, originati nelle epoche geologiche quando enormi fiumane scaricavano le acque di scioglimento dei ghiacciai prealpini fino nella pianura, portando con sé enormi quantità di materiale solido. Questi suoli ghiaiosi e sabbiosi si sono sovrapposti ad altri simili, ma più antichi, seguendo le varie fasi di regresso o di espansione dei ghiacci dell’epoca quaternaria.
Questioni di geomorfologia alle quali si aggiunge una caratteristica quasi unica, cioè la successiva e progressiva alterazione del terreno per opera del clima, delle piogge, dei venti, del gelo che ha prodotto uno strato superficiale argilloso di colore bruno-rossastro. Si chiama “ferretto” questo terriccio ed è presente ovunque nelle Groane. Ha determinato la flora e l’attività economica perché lo si è impiegato per produrre mattoni scarnificando i terreni fino a una profondità di diversi metri. Le numerose fornaci della zona stanno a testimoniare di quel fervore, oggi cessato.
Fin dalla sua istituzione l’Ente Parco si è preoccupato dell’accessibilità pubblica e ha realizzato belle piste ciclabili nel rispetto dell’ambiente. Non sono sempre asfaltate, ma raggiungono quasi ogni punto del parco. Sono piste usate ogni giorno dalla popolazione locale per divertimento o per benessere. Una di queste – col segnavia 1 – è più lunga delle altre è forma la spina dorsale – per la verità un po’ contorta – da nord a sud, attraversando tutto il parco. È quella che andremo a seguire.
Lunghezza: 26.2 km. Dislivello (in salita): 50 metri circa.
Punto di partenza: stazione Fs di Camnago-Lentate (linea Milano-Como-Chiasso). L’itinerario prevede un tratto di avvicinamento alla ciclabile: dalla stazione Camnago-Lentate si raggiunge Lentate (viale Italia) e quindi lungo via Garibaldi si imbocca la provinciale per Lazzate. Dopo il semaforo con la Strada Comasina, inizia la ciclabile protetta, sul lato sinistro della carreggiata. Punto di arrivo: Bollate, cascina delle Monache. Da Bollate si può rientrare a Milano con Trenord. Da Bollate è possibile rientrare a Milano in bicicletta con un percorso piuttosto tortuoso ma parzialmente protetto passando per Cascina del Sole, Novate Milanese, Cormano e per il Parco Nord Milano fino all’asse di Viale Sarca o lungo la ciclabile di viale Enrico Fermi.
Periodo consigliato: in ogni stagione; in inverno nelle belle giornate serene. Condizioni del percorso: pista ciclabile su pavimentazione naturale stabilizzata; alcuni tratti su asfalto (promiscuo dalla stazione di Lentate fin quasi all’inizio della ciclabile, 3 km). Segnavia: la ciclabile riporta le destinazioni e il numero 1. Sicurezza: in generale su pista ciclabile protetta, brevissimi tratti in promiscuo su strade comunali, intersezioni stradali quasi tutti in sicurezza, a raso o con sottopassi. Attenzione! La ciclabile è in realtà una ciclo-pedonale quindi è necessario prestare attenzione ai pedoni mantenendo una velocità moderata. Non uscire dal percorso indicato per non danneggiare flora e fauna
Dove mangiare: non mancano i ristoranti, specie quando la ciclabile si avvicina agli abitati o alle strade, ma in generale la zona non eccelle per quanto concerne la ristorazione, davvero difficile trovare una buona cucina lungo il percorso, con due eccezioni, una di livello superiore e che richiede una deviazione, La Sprealunga, ristorante di ottima qualità con piatti di mare, in località Altipiano, via Sprealunga 55, Seveso, 0362.503150; la seconda è l’Antica Osteria S. Andrea, in via S.Andrea 13, Misinto (anche questa richiede una deviazione), 02.96328730, con cucina brianzola o valtellinese. Punti di sosta: all’interno del Parco si trovano spiazzi con panchine e qualche fontanella. Meccanici ciclisti: Cicli Gloriotti, p.za Solari, Limbiate, tel. 02.29960175; Cicli Sotti, via Cavour 181/183, Senago, tel. 02.99054441.
Orari di visita dei monumenti: Oratorio di S. Stefano a Lentate sul Seveso, aperto tutte le domeniche da novembre a marzo dalle 14.30 alle 16.30 e da aprile a ottobre dalle 15 alle 18, 366.4511175 (Ass. Amici dell’Arte).
Indirizzi utili: Parco delle Groane, via della Polveriera 2, Solaro (MI), tel. 02.9698141. – Presso la sede, nei festivi e il fine settimana è disponibile un noleggio biciclette.
Highlights: l’oratorio di S.Stefano a Lentate, i boschi delle Groane e le Foppe di S. Dalmazio, la tenuta del Castellazzo a Bollate.
Traccia gpx ottenibile su richiesta a info@guidedautore.it
Il punto di partenza è stabilito a Lentate sul Seveso, comune al di fuori dal perimetro del Parco, ma prossimo a una stazione Fs (linea Milano-Chiasso) dove utilizzare il servizio Treno+Bici dalle stazioni cittadine Centrale o Garibaldi. Lentate svela un tesoro d’arte. Dalla stazione Camnago – Lentate (km 0, alt. 219), bisogna seguire il rettifilo di Viale Italia per salire al centro storico, ubicato sul ciglio della valle del Seveso. Nella centrale piazza S.Vito (km 1.8, alt. 252), dove un tempo era radunato tutto il paese, si accede all’oratorio gotico di S. Stefano, eretto nel 1368 come mausoleo di famiglia del conte Stefano Porro. Una chiesuola umile, come molte altre in zona (a Mocchirolo, a Solaro, a Carate Brianza), con una sola aula, decorata con il tipico cotto lombardo. Senonché, all’interno, ecco apparire un tripudio di affreschi: 43 riquadri che raffigurano scene della Vita di S. Stefano, e altre immagini sacre. Sono opere coeve all’edificio, o di poco successive, eseguite da ignoti artisti di ambito milanese.
Un buon inizio, decisamente. Percorrendo con prudenza la provinciale 174 diretta a Lazzate (Via Garibaldi e Via Manzoni) si giunge all’inizio della ciclovia 1 del Parco delle Groane (km 3.6, alt. 259). Si entra, a sinistra, nel bosco lungo stradelle che appartengono ai ricordo dei contadini. Si percorrono in ogni stagione: in inverno non è raro trovare la galaverna che cristallizza le forme; in certe giornate ecco invece spirare il föhn, il vento che viene dalle Alpi pulendo l’aria e aprendo suggestivi orizzonti sulle montagne innevate. I boschi racchiudono prati naturali composti dal brugo e dalla molinia. Le pinete sono rimboschimenti operati nel XVIII secolo da Maria Teresa d’Austria, secondo una tradizione, tutta asburgica, di favorire la selvicoltura quando l’agricoltura non garantiva buone produzioni. Col tempo anche la pineta, a lungo trascurata o depredata nei difficili tempi di guerra, è regredita e ad essa sono subentrate talvolta le querce, in antico le essenze originarie. Nonostante la pressione antropica è facile scorgere scoiattoli, lepri, ricci, fagiani e un’invidiabile varietà di piccoli volatili.
La ciclovia serpeggia fra spazi agricoli, aree destinate alla ricreazione, come diversi centri ippici, e qualche intrusione industriale, supera le strade che intersecano il Parco e insiste nel suo viaggio verso sud. È una striscia continua e tortuosa: non c’è rischio di perderla, salvo un paio di bivi un po’ equivoci per cui è bene avere comunque la traccia gpx. Nel comune di Cogliate attraversa alcune superstiti boscaglie; il Bosco del Curato e il Bosco di S. Andrea. Il Parco ricopre una fascia interstiziale fra le pertinenze urbane di molti comuni, allineati da nord a sud secondo un ordine a cui non sono estranee remote ragioni colonizzatrici, o la disponibilità di falde acquifere superficiali: dal lato di occidente, in successione Lazzate, Misinto, Cogliate, Ceriano Laghetto, Solaro, Cesate, Garbagnate; da quello di oriente, Lentate, Barlassina, Seveso, Cesano Maderno, Bovisio Masciago. Questi ultimi sono abitati che stanno più in basso dell’altopiano delle Groane, vicino al corso del Seveso. Anche le strade devono aver giocato un ruolo nella distribuzione di questi abitati, vale a dire le diverse, per epoca e frequentazione, strade “comasine”, dirette a Como.
È singolare trovare, su una pianura asciutta, anche delle zone umide, come le Foppe di S. Dalmazio (km 11.4, alt. 236), accanto alla ciclovia: un bacino d’acqua stagnante, residuo di una cava d’argilla, circondato da castagni, saliconi, felci e tife, popolato da centinaia di anfibi. Buona parte di questi microambienti sono classificati ‘Siti di interesse comunitario’ (SIC), sotto monitoraggio per la conservazione della flora e della fauna.
In altri punti le zone industriali prendono il sopravvento. Si tratta di vecchie fabbriche che hanno segnato la storia di questi territori, come l’Acna di Cesano Maderno, attiva fin dagli anni Venti del secolo scorso per la produzione di acidi, lo stesso marchio della fabbrica di Cengio che causò il grave inquinamento del Bormida, in Piemonte. Fabbriche che decadono o si rigenerano con altre funzioni meno invasive ma conservando comunque superfici enormi.

A un tratto, un sottopasso consente di superare la ferrovia Saronno-Seregno, una tratta ‘resuscitata’ delle ex-Ferrovie Nord, usata sia per il traffico merci sia per il trasporto passeggeri sulla linea suburbana da Saronno ad Albairate. Realizzata nel 1887 da Novara a Seregno, ha una bretella che si prolunga oltre questa città, fino a Carnate, dove incontra la linea per Bergamo.
Fra le intrusioni delle Groane c’è anche una ex-Polveriera militare (dalla ciclabile si scorge una torretta di guardia) il cui destino, una volta tanto, è stato positivo. Incamerata fra le proprietà del Parco nel 2002 dopo una lunga trattativa e preservata proprio per la sua pericolosa attività è oggi una riserva naturale; nelle palazzine dei militari, recuperate, si trova il Centro Visite del Parco (km 14, alt. 223).
Appena oltrepassata la strada statale 527, la ciclovia si presenta al cospetto della brughiera della Ca’ del Re (km 14.6, alt. 217), fra Solaro e il Villaggio Brollo; vi si può accedere tramite un sentiero con il massimo rispetto per la vegetazione. Le distese di brugo, dai fiori violacei, contrastano con le cortecce bianche delle betulle, con i tronchi rugosi dei pini e delle querce. Si dice che il falco pecchiaiolo la frequenti nella ricerca delle sue prede. Per un momento si ha quasi la convinzione di essere più lontani da dove in realtà si è, a pochi passi dal traffico della metropoli.
Alla periferia di Solaro incongrue strade a doppia carreggiata si perdono nel nulla. Ebbero uno scopo attorno agli anni ’60, quando si impiantò la cosiddetta “città satellite”, un pionieristico polo del divertimento, esteso per 374 mila ettari. All’inizio fu un successo strepitoso. Giostre, calcinculo, otto volanti, tiri al bersaglio, un laghetto, un trenino in miniatura, un villaggio western, ristoranti e giardinetti attraevano una clientela popolare, le famiglie immigrate dal Sud che stavano popolando le “coree” dell’hinterland milanese. Oggi la città satellite è un desolato ritrovo per coppie in cerca di clandestinità o per pensionati che fra le arrugginite strutture metalliche hanno sistemato i loro orticelli.
Il pioniere delle Groane. Giuseppe Brollo fu un personaggio singolare, rappresentativo di un periodo in cui l’hinterland era terra di conquista. Originario di Treviso, si trasferì a Milano negli anni’40 avviando una discreta attività industriale. Scoprì per caso le Groane in bicicletta e da pioniere, degno seguace di Davy Crockett, decise la fondazione di un villaggio agricolo. Fece arrivare conoscenti dalla sua terra d’origine, diede loro una baracca e li convinse a coltivare patate e cocomeri. Un sogno che era anche una volontà irrefrenabile: bonificare le Groane più e meglio di quanti avevano tentato prima di lui, da Maria Teresa al Re d’Italia. Mancavano gli Indiani ma non eravamo molto lontani dal Far West, considerando le condizioni di vita dei suoi contadini, confinati in baracche senza servizi e senza un grande destino. Questi infine riscattarono dal Brollo un pezzo di terra per costruire con le loro mani più solide abitazioni. Dentro una storia così epica non poteva mancare l’evento soprannaturale. Nel 1946, durante una grave malattia, a Brollo apparve la Madonna che lo invitò a realizzare una chiesa. Il campanile fu una torre in profilati metallici sormontata da un faro che aveva la funzione di sostituire l’illuminazione pubblica. Il villaggio dei contadini prese il nome dal loro padre-padrone ed esiste ancora, sebbene trasformato da edifici più moderni.
La Pineta di Cesate (km 17.5, alt 195) è fra le meglio conservate del Parco. Le particolari condizioni del terreno hanno favorito certe specie botaniche rispetto ad altre. L’impiego del pino silvestre per il rimboschimento delle Groane è dovuto alla grande frugalità e al suo rapido accrescimento. L’albero è molto resistente per via delle profonde radici e si ramifica solo nella parte cuspidale. Nel sottobosco predominano felce e brugo; quest’ultimo si riconosce per i suoi piccoli fiori rossi a grappolo e per le foglie aghiformi. La ciclovia costeggia la pineta con un tracciato sinuoso che non tocca la parallela rotabile. Questa, attorno a Senago e a Garbagnate, è anche la zona dove maggiore è stata l’estrazione dell’argilla. Il terreno è ribassato di qualche metro rispetto alle strade e si scorgono ancora i camini delle fornaci; una di queste – la Fornace Parodi – è stata mantenuta a scopo didattico, alla periferia di Senago.
Più avanti la ciclabile costeggia il recinto dell’ospedale Salvini di Garbagnate (km 19.1, alt. 186). È un tratto che ha risolto alcuni difficili attraversamenti stradali e che consente, in sicurezza, di raggiungere la ferrovia Milano-Saronno, di fronte alla stazione di Garbagnate-Parco Groane (km 20.4, alt 176). Qui si supera il Canale Villoresi e costeggiando la recinzione della ferrovia si prosegue alla volta di Bollate. Dopo buon tratto, rientrando nel bosco di robinia, si spunta sulla strada che, da destra, proviene dalla tenuta del Castellazzo (km 21.6, alt. 171). Qui s’impone una breve deviazione dalla ciclovia per raggiungere la sontuosa villa omonima.
Il Castellazzo di Bollate. L’hinterland milanese, prima di essere assediato dall’urbanizzazione, era il luogo deputato di sontuose ville della nobiltà cittadina. Villa Arconati, al Castellazzo di Bollate era una di queste, realizzata nel XVII sec. su disegni di Giovanni Ruggeri. Diversamente da altre, questa aveva, oltre al giardino, anche un cospicuo annesso rurale, una grossa cascina, appoggiata a un lato del complesso. Ristrutturata nel Settecento ha due corpi di fabbrica paralleli e uniti da un corpo centrale. Numerose le corti interne: due sono di servizio alla villa, quattro sono riferite all’azienda agricola. Insomma un vero paese. La villa affaccia anche sul vasto giardino cintato, con sculture, palchi all’aperto, fontane, serre e uccelliere. La dimensione del giardino è quattro volte superiore a quella delle corti agricole. Oggi il Castellazzo ospita concerti estivi ed è visitabile ogni domenica dalle 11 alle 19. http://www.villarconati.it/
Tornati al punto dove avevamo lasciato la ciclabile, si piega verso destra e si avvicinano le case della Serenella (km 22, alt. 166), frazione di Bollate, con accanto una pista per aeromodelli. La ciclovia continua oltre, in terreni mossi dall’estrazione del ‘ferretto’. Sono lievi saliscendi che fanno attraversare il Torrente Pudiga e l’attiguo Canale Scolmatore (km 22.8, alt. 158). Seguendo la sponda di quest’ultimo si torna al cospetto della ferrovia. Ora si danno diverse possibilità: accedere alla vicina stazione di Bollate Nord (km 23.7, alt. 160) e rientrare in città in treno; oppure continuare sulla ciclovia, non più però segnalata come tale, lungo tratti di campagna a nord di Bollate e su altri tratti di ciclabili, frammisti a strade trafficate, che in progressione portano a Cascina del Sole, Novate Milanese e Cormano. Da Novate si rientra a Milano lungo Via Bovisasca. A Cormano invece si possono utilizzare, dalla frazione Brusuglio, i percorsi interni al Parco Nord Milano.
PER SAPERNE DI PIU’

Albano Marcarini, LA CICLABILE DEL PARCO GROANE
Tutta la ciclabile del Parco, da Lazzate a Milano, per un viaggio nella natura alle porte della metropoli. Con mappe dettagliate, foto e acquerelli dell’autore
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