Itinerario a piedi sul versante trentino del Passo del Tonale, lungo la ex-strada militare.
«Visto dalla Via del Tonale il gruppo dell’Adamello si presenta come un colossale carciofo, le cui foglie spinose sono altrettante montagne a piramide elevatissima, poi si spiega, a mano che si sale, come una sega, a denti acutissimi… Un enorme nevajo, anzi ghiacciajo, anzi mare di ghiaccio, che oltrepassa di molto i 100 chilometri quadrati, tutto a seni, a frastagli, ne ricopre le spalle, fluendo da tutte le parti in ghiacciai a centinaia, come le cento pieghe di un gran mantello di candida lana». Così si espresse nel 1889 Antonio Stoppani, l’autore de ‘Il Bel Paese’, mentre risaliva la Val di Sole in direzione della Lombardia. Un’immagine forse suggerita dall’eccitazione ma certamente impressionante, come ogni cosa che, in quel felice periodo di esplorazioni e scoperte, si rivelava ai viaggiatori delle vallate alpine.
I valichi delle Alpi che non seguono la canonica direzione di superamento dello spartiacque principale sono stati ingiustamente trascurati dalla storiografia delle vie di comunicazione. Il passo del Tonale divide il massiccio dell’Adamello da quello dell’Ortles-Cevedale e rientra fra questi a causa del suo orientamento trasversale. Allineato da est a ovest lungo la Linea Insubrica, ovvero la frattura tettonica che taglia in due le montagne lombarde, questo valico non solo ebbe una notevole rilevanza nelle vicende della Grande Guerra ma fu anche importante via di traffico e di pellegrinaggio fra Lombardia e Trentino.
Ancora mancano indagini specifiche ma non è escluso che anche qui, come sullo Spluga o su altri importanti passi, si rinvengano sovrapposte o giustapposte le impronte dei percorsi utilizzati nei secoli. Tutt’oggi, a margine della strada statale, realizzata nel 1880, si può ripercorrere a piedi la mulattiera di età moderna, più volte riattata dai Veneziani, da Napoleone, dall’Austria.
Ma l’esistenza di una via di comunicazione sulle alture che sovrastano Ponte di Legno si fa risalire addirittura all’epoca romana. Nonostante non vi siano tracce evidenti di un’opera di ingegneria romana, la tradizione di una strada che risaliva la Valcamonica fino a Edolo e poi si dirigeva verso il Trentino è stata sempre viva e più volte confermata dagli storici locali. Sull’identificazione del tracciato, come spesso accade, si diede credito a svariate ipotesi. Raccogliamo la più suggestiva che indicherebbe, diversamente dallo scollinamento del Tonale, un itinerario più settentrionale, da Pezzo alla Valle di Pejo attraverso il Montozzo. Un percorso alpino di non facile accesso, considerata l’altezza del valico, posto a 2617 metri contro i 1880 del Tonale. Un percorso che, curiosamente, sarà riesumato nell’Ottocento quando i villeggianti di Ponte di Legno si recavano a Pejo per la cura delle acque. Tutta la zona aveva comunque percorsi ‘impossibili’. Vale la pena di citare fra le ‘strade’ d’alta quota, fruibili forse solo grazie a una diversa situazione climatica, la mitica strada della Sforzellina dei Tre Signori, tramite fra la Val di Sole e Bormio a quasi 3000 metri d’altezza.
D’altra parte, nei tempi antichi, il passaggio del Tonale non era ritenuta cosa agevole. Si evocano fitte e scure foreste che lo stesso Carlo Magno avrebbe fatto sfoltire per impedire agguati, mentre il pianoro del valico, di insolita ampiezza, era ricoperto da stagni e acquitrini tanto da costringere l’antica strada a restare più elevata sul fianco della montagna. Di qui passò diverse volte il Barbarossa con le sue truppe, sempre intenzionato a riportare disciplina fra i riottosi Comuni lombardi. Come in tutti i luoghi in qualche modo topici non mancavano poi le presenze malefiche. Si dice che le baite attorno al passo avessero le porte d’ingresso rialzate di qualche gradino per impedire alle streghe zoccolute di fare irruzione all’interno.
Tornando alla presunta strada romana, questa nella bassa Valcamonica era indicata come Via Valleriana, denominazione però tardiva, non si sa se da intendere come ‘via di valle’, oppure come opera dovuta a tale Valeriano, imperatore fra il 253 e il 259. Si avanza l’ipotesi che in quel frangente, invasioni di genti barbare nelle Alpi orientali, avessero richiesto la rapida realizzazione di nuove strade militari per accorciare il cammino verso il fronte. La via del Tonale permetteva un collegamento relativamente agevole con Bolzano, la Valle dell’Adige e la Via Julia Augusta, strada romana della Val Pusteria.
La zona del Tonale dalla Carta dell’impero austroungarico a scala 1:75.000, fine XIX secolo, con indicata a linea e tratteggio la vecchia strada militare.
A confortare lo schema delle vie di transito attraverso il massiccio dell’Adamello intervenne, nel terzo decennio del Seicento, l’accreditata opera di Gian Battista Apollonio. Incaricato di redigere una sorta di atlante stradale del periodo egli annovera, fra i più battuti, i valichi di Val Davone, lungo la Val Saviore, e il Tonale. Su questi impervi cammini si trasferivano a piedi o a dorso di mulo non solo merci ma anche influssi e capacità culturali. I Baschenis di Bergamo erano una famiglia di pittori itineranti che introdusse nelle chiese del Trentino occidentale una particolare visione del Cristianesimo attraverso le loro Bibliae pauperum.Nel XV secolo poi, si ha notizia di correnti migratorie di muratori lombardi verso le vallate trentine, soli o uniti in corporazioni, così come di artigiani abili nella lavorazione del ferro.
Nel Medioevo il Tonale è conosciuto e frequentato da pellegrini, forse diretti alla lontana meta di Santiago. Vi resta la tangibile testimonianza dell’Ospizio di San Bartolomeo, documentato dal 1271, come punto di ricovero nel punto più alto della strada transvalliva. L’ospizio segnava anche un confine politico fra territori che mutarono più volte nei secoli le loro sorti e che oggi, in altra veste istituzionale, sono rappresentati dalla Lombardia e dal Trentino-Alto Adige.
La chiesa di S.Caterina a Vermiglio, termine dell’itinerario
Punto di partenza: Passo del Tonale (1883 m), fra le province di Brescia e di Trento. Si raggiunge in auto da Brescia o da Bolzano seguendo la strada statale 42 ‘del Tonale e della Mendola’. Punto di arrivo: Chalet Foss, lungo la stessa statale 42, al km 155.7. Si rientra al Passo del Tonale con le autolinee della ferrovia Trento-Malé in servizio estivo, www.ttspa.it
Mezzo consigliato: a piedi o in MTB. Distanza: 6.7 km. Tempo: 2 ore. Dislivello: 84 metri in salita. Condizioni del percorso: strada forestale. Periodo consigliato: da giugno alla fine di settembre.
Dove mangiare: nessun punto di ristoro lungo il percorso. Un invitante ristorante alpino si trova all’arrivo: Chalet Foss, via Nazionale 2a, Vermiglio, 0463.758161, https://www.hotelchaletalfoss.it/it/
Dove dormire: Hotel La Mirandola, nell’ex-ospizio di S.Bartolomeo, con osteria tipica, 0364.903933, http://www.lamirandolahotel.it
1 – Si parte dal Passo del Tonale seguendo, con il segnavia 1, la strada che porta alla Malga Cady e all’ex-Ospizio di S.Bartolomeo, attraverso i campi da sci.
Il Forte Mero
2 – Questo ospizio era adibito ad accogliere i viandanti fin dal 1127. Le spesse pareti dell’edificio, oggi convertito ad albergo, servivano a proteggere dal freddo e dal vento. Dopo l’ospizio si continua in discesa per la vecchia strada del valico (segnavia 5), lasciando a sinistra il segnavia per il Rifugio Bozzi.
3 – Il cammino sarà facile, quasi interamente in discesa e ben presto entrerà in una fitta foresta di abeti e di larici, sempre sopra i 1500 metri d’altezza, con spettacolose ‘finestre’ sulle vette rocciose della Val di Sole, e sulla Presanella in particolare. Si entra dunque nel lariceto assecondando le pendici del Monte Tonale. A quota 1841 s’incontrano le rovine del Forte Mero, uno dei tanti che difendevano da parte austriaca la sella del Tonale. Questa strada fu utilizzata durante la Grande Guerra e va ricordato che fino al 1918 il passo del Tonale segnava il confine fra Italia e Austria.
Il Forte Strino
4 – La strada aggira e scavalca il solco del Rio Strino. Frequenti gli incontri con gli scoiattoli intenti a scalare rapidi i tronchi o a saltare da un ramo all’altro. Sul versante opposto del valloncello, dopo un altro tratto di discesa nel bosco, si raggiunge la breve diramazione verso il Forte Strino. Si tratta della fortificazione meglio conservata, sottoposta a restauro, e merita la visita. Costruito nel 1860, il forte sbarrava la via di valle con un presidio di 70 soldati e con cannoni di vario calibro.
5 – Ripresa la strada principale – ora segnavia 7 – si prosegue in discesa fino alla deviazione per Chalet Foss, nostro punto d’arrivo. Avendo tempo si può proseguire fino a Vermiglio, primo abitato della valle in terra trentina.
LE STRADE DI GUERRA
La Strada delle 52 gallerie sul Pasubio
Abbiamo visto come il nostro percorso si snodi lungo una ex-strada militare della Prima guerra mondiale. Queste strade sull’arco alpino sono più diffuse di quanto si pensi, anche perché sono state a lungo camuffate nelle carte topografiche per motivi di segretezza. Nel contesto della Linea Cadorna, fra l’Ossola e la Valtellina, furono realizzate fra il 1916 e il 1917, 300 km di strade e 400 di mulattiere. In Trentino e nel Veneto si annoverano la Strada delle 52 gallerie sul Pasubio (nella foto) o quelle sugli altipiani di Lavarone e Luserna. L’arco alpino occidentale possiede una rete di strade che vanno dal XVIII al XX secolo, dalla Guerra di successione austriaca fino alla seconda guerra mondiale. Si possono segnalare la Strada dell’Assietta o la Strada dei Cannoni in Val Maira. Ma il ‘top’ in questo genere di opere va assegnato alla strada del Monte Chaberton, oggi in territorio francese, un vero ‘unicum’ per caratteristiche. Realizzata nel 1900, era lunga 13 km con una pendenza costante del 10%. Toccava il culmine a 3130 metri d’altezza presso il forte dello Chaberton! Con tutta probabilità la più alta strada d’Europa.
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Albano Marcarini, Il Sentiero Valtellina, 52 pag., 2a edizione, 2019 ISBN 9782940585274
La grande via ciclabile della Valtellina: 113 km da Colico a Bormio fra le vigne, i frutteti, i borghi antichi della più bella vallata lombarda, quella dell’Adda. Tutte le info utili e un’appendice illustrativa delle altre piste ciclabili della Valtellina.
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