Itinerario a piedi nelle Cinqueterre, da Vernazza a Monterosso al Mare, in provincia di La Spezia. Questo itinerario si può convenientemente unire a quello da Corniglia a Vernazza, vedi: https://sentieridautore.it/2017/04/17/da-corniglia-a-vernazza-stupende-cinqueterre/
Nelle Cinqueterre l’aspro e declive territorio non è stato di giovamento all’agricoltura che vi si è imposta solo dopo secoli di dura applicazione dell’uomo. A partire dal XII secolo si sono costruite centinaia di terrazze artificiali che reggono vigne e oliveti. Un paesaggio di straordinaria bellezza come quello che si coglie fra Vernazza e Monterosso, seconda tappa della nostra traversata.
Difficoltà: bassa. Lunghezza: 3.2 km. Durata: 1 ora e 30 minuti. Dislivello: 200 metri. Percorso: sentiero (segnavia 2). Partenza: Stazione Fs di Vernazza (linea Genova-La Spezia). Arrivo: Stazione Fs di Monterosso (linea Genova-La Spezia). Dove mangiare: a Monterosso, da Peo, 0187.818384. Dove dormire: a Monterosso, Hotel Cinqueterre***, 0187.817543.
Indirizzi utili: Consorzio turistico Cinqueterre, Loc. Loreto Parcheggio Multipiano – Monterosso al Mare, 0187.518.341, www.cinqueterre.it.
A – Da Vernazza si seguono le indicazioni per Monterosso (segnavia 2). Il paese ci saluta con suggestivi arconi e salendo ci regala una bella veduta panoramica. Una cornice di coltivazioni precede l’ingresso in una zona più selvatica, riconquistata dalla folta macchia.
B – Doppiato il crinale di Punta Linà il sentiero vi si immerge letteralmente. Si mantiene a un’altezza costante di circa 150 metri sul mare. Si percorre un lungo tratto in totale solitudine: non una casa, non una strada disturbano il cammino. Solo i ponticelli che scandiscono le valli tributarie al mare danno l’idea di luoghi un tempo più frequentati. Si presume che questo itinerario lungocosta sia stato approntato nel Medioevo, quando presero vita i borghi marinari. L’isolamento di questo tratto costiero deriva anche dal fatto che le più remote vie di comunicazione, a cominciare dalla Via Emilia Scauri romana, preferivano passaggi più interni, su balze montuose meno acclivi.
C – Dorsali montuose, contrafforti che scendono a precipizio nel mare, fossi e valloni fortemente incisi nella crosta di arenaria si susseguono di continuo facendo mutare ogni volta prospettiva. Il Fosso Mulinaro e la valle dell’Acquapendente sono i due ostacoli idrografici che precedono la discesa a Monterosso. Il leccio ha spesso il sopravvento sulla macchia arbustiva e contende l’orizzonte arboreo al corbezzolo e all’orniello. Altrove, piccole isole di pino marittimo ispessiscono l’abito vegetale, sovente messo a repentaglio dagli incendi.

D – Dobbiamo a Rotari, re dei Longobardi, l’esistenza di Monterosso. Secondo la tradizione egli distrusse il borgo di Albareto, nell’entroterra, e costrinse gli abitanti a riparare sulla costa. Qui fondarono un presidio fortificato, citato in un documento del 1056. Il nucleo sorse sull’alta rupe che divide le due spiagge; lì c’erano il castello e la chiesa dedicata a S. Cristoforo. Col tempo il borgo si estese lungo la barra terminale del torrente Buranco. Nel 1300 la chiesa viene spostata al margine della spiaggia, dov’è ora. Dinanzi a lei si raccolgono le strette e alte case del borgo. Fra le cose da vedere almeno un paio di chiese, oltre al piacere del lungomare e della spiaggia. Il rosone della parrocchiale ricorda quello della chiesa di Corniglia, ma questo è più ampio e arricchito da una ghiera di rosoncini. Dal porticciolo una gradonata sale al colle di S. Cristoforo e al convento dei Cappuccini. Nell’annessa chiesa è custodita una Crocifissione che alcuni critici hanno attribuito al fiammingo Anton Van Dyck.
Ma che meraviglia! Vale la pena la fatica della salita per raggiungere la vetta con le sue meraviglie❤️❤️
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