Itinerario lineare dalla val Venosta (Alto Adige/Süd Tirol) alla Val Monastero (Svizzera).
Le ore che passano. A volte in fretta, a volte interminabili. Ma fra un’ora e l’altra c’è solo un lasso di tempo o c’è anche una distanza fisica? In alta Val Venosta, in provincia di Bolzano, hanno misurato le ore lungo un sentiero. Si chiama ‘Stundenweg’, ‘Sentiero delle ore’. Le ore sono ventiquattro, ma si coprono a piedi in molto meno di un giorno. Sono passi di meditazione e di contemplazione. A ogni rintocco del cammino c’è qualcosa da leggere su una tabella e qualcosa a cui pensare. Ad ogni sosta c’è un panorama da vedere per restituire gioia agli occhi e conforto al nostro senso estetico. Le sette ore ‘reali’ del sentiero sono alla portata di tutti. Non è una prova fisica, è un esercizio dello spirito.
«La passeggiata riconcilia con il tempo che scorre – ha scritto Cécile Guérard – sotto i nostri passi spediti, le ore, le stagioni, gli anni recuperano il loro ordine; questa direzione offre loro un significato che, finalmente, sfugge all’assurdo. Lo spazio che percorriamo regola i nostri orologi intimi. Niente più discordanza, non urgenza, né ritardo, sposiamo il corso del tempo» (Piccola filosofia del mare, Guanda, pag. 31).
Alle estremità del Sentiero delle Ore stanno due solenni monumenti della fede: l’abbazia di Monte Maria, che svetta con i suoi pinnacoli a cipolla sulle case di Burgusio; e il convento di S.Giovanni a Müstair, appena di là del confine, in Svizzera. Terra di confine, melting pot di culture e lingue. Di là si parla il reto-romancio, lingua di estrazione latina, di qua, in Italia, si parla tedesco. Bizzarrie della storia. Ed è una storia narrata. Comincia con i Romani che tracciarono la Via Claudia Augusta per valicare le Alpi al passo Resia. Continua con Carlo Magno che fondò nel 775 il monastero di S.Giovanni, oggi ‘patrimonio dell’umanità’ per il suo spettacoloso ciclo di affreschi. Continua con la furiosa battaglia di Calven nel 1499 quando le truppe dei Grigioni sconfiggono i tirolesi. E finisce nel 1762 quando le Tre Leghe Grigie riscattano parte della Val Monastero, lasciando il resto al Tirolo.
Come si arriva. Il Sentiero delle Ore (Stundenweg) parte da Burgusio, località dell’alta Val Venosta, a 60 chilometri da Merano lungo la strada statale 38. Dal paese si sale all’abbazia di Monte Marie, dove si trovano i primi pannelli del sentiero. In treno si può arrivare a Malles Venosta e poi proseguire a piedi o in bus per Burgusio. Da Müstair, punto d’arrivo, si torna a Malles grazie al servizio di autopostale elvetico. Avere con sè un documento d’identità. Info: www.sad.it – www.stundenweg.it Tempo di percorrenza: 6-7 ore. Dislivello: 400 metri circa. Lunghezza: 17 km. Segnavia: pannelli e frecce con la scritta ‘Stundenweg’. Orari di visita: abbazia di Monte Maria, si accede alla cripta dal 1 maggio al 31 ottobre alle 17.30 di ogni giorno eccetto domenica e festivi, tel. 0473.831306, www.marienberg.it; convento di S.Giovanni, dalle 9 alle 12 e dalle 13.30 alle 17 (da maggio a ottobre), tel. 0041 (0)81 851 62 23, www.muestair.ch – I ristoranti. A Müstair, Ristorante Hotel Tschierv-Hirschen, Plaz Grond, tel. 0041 (0)81. 8585152, www.hirschen-muestair.ch –Gli alberghi. A Burgusio: Albergo Croce Bianca, Piazza Principale 82, tel. 0473.831307, quattro stelle, mezza pensione a persona da 90 Euro al giorno, www.weisseskreuz.it.- A S.Maria di Müstair: Chasa de Capol, superbo albergo storico, con camere in legno e stüa, camera doppia in mezza pensione da 290 franchi svizzeri al giorno, tel. 0041 (0)81 8585728, www.chasa-capol.ch.
Itinerario pubblicato su BELL’ITALIA, luglio 2010. Aggiornato a gennaio 2016.

Si parte da Burgusio e si sale subito sul fianco boscoso della montagna: l’occhio è rapito dal declivio verde dell’Alta Venosta, solcato da freschi ruscelli – i waale – che si dice scendano dai ghiacciai per irrigare i prati. Non c’è nulla fuori posto, anche le cittadine, come Glorenza, stanno da secoli dentro il loro recinto di mura, senza desiderio di espandersi.

Forse perchè vedo tutto dall’alto, ma c’è un ordine che mai ho conosciuto altrove. Intanto passano le ore. L’ora sesta del cammino è dedicata a Castel Rotundo. Parla di vicende che ignoro perchè sono storia di altri: dell’imperatore Massimiliano, di Sigifredo di Coira, di Walther von der Vogelweide. Ma l’esito è sempre lo stesso: soprusi e angherie a danno dei miseri. Di fronte alla bella grafia dei pannelli mi diverto a leggere la versione romancia dei testi. Non è difficile, dopo un po’ s’intuisce: «Amez il di – amez la vita. Paus. Autras vistas» – «Mezzogiorno – a metà della vita. Sosta. Altro da vedere». Mi siedo a metà del cammino. So di aver fatto molta strada e so esattamente quanta me ne rimane: dodici ore.

Forse perchè vedo tutto dall’alto, ma c’è un ordine che mai ho conosciuto altrove. Intanto passano le ore. L’ora sesta del cammino è dedicata a Castel Rotundo. Parla di vicende che ignoro perchè sono storia di altri: dell’imperatore Massimiliano, di Sigifredo di Coira, di Walther von der Vogelweide. Ma l’esito è sempre lo stesso: soprusi e angherie a danno dei miseri. Di fronte alla bella grafia dei pannelli mi diverto a leggere la versione romancia dei testi. Non è difficile, dopo un po’ s’intuisce: «Amez il di – amez la vita. Paus. Autras vistas» – «Mezzogiorno – a metà della vita. Sosta. Altro da vedere». Mi siedo a metà del cammino. So di aver fatto molta strada e so esattamente quanta me ne rimane: dodici ore.
Ormai sono entrato nella Val Monastero, sul versante esposto a sud, quello baciato dal sole. E cosa ne sa l’erba, cosa ne sanno le farfalle, e il vento, e i due falchi che mi accompagnano da molta strada volteggiando nel cielo? E dove sono finiti i topi – mi ricorda un cartello – che con solenne sentenza di un tribunale furono cacciati dalla città di Glorenza, ma con un salvacondotto, per difendersi dai gatti?

Potenti castelli, oggi ruderi che incutono ancora timore, mi fanno entrare, senza pagar gabella, nel pianoro di Tubre. Sento vicino il confine. Lo raggiungo dopo aver visto una vecchia segheria ad acqua. Un paletto annuncia l’ingresso nei Grigioni svizzeri. Il cammino si dirige verso una bassa torre e un palazzo dal profilo merlato. Si tratta del convento di S.Giovanni. Si narra che Carlo Magno di ritorno dalla vittoriosa campagna militare contro Desiderio, re longobardo, fu colto dalla bufera sul passo dell’Umbraglio. Grazie all’aiuto di Dio scampò al pericolo e per ringraziamento fece erigere questo cenobio, destinato a propagare la fede in queste impervie vallate alpine.
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Albano Marcarini (a cura di -), TRENTINO ALTO ADIGE (outdoor), De Agostini/Alleanza Ass., 240 pagine con foto, mappe e acquarelli, formato 13 x 20 cm
Dalle valli inclini ad assorbire il tepore del clima insubrico come quella di Ledro e quella che dei ‘dei laghi’, in Trentino, porta appunto il nome, fino alle remote valli alpine dello spartiacque, come l’Aurina, la Pusteria, la Venosta. Dalle uniche e meravigliose cattedrali dolomitiche del Brenta e della Val Badia, alle delicate tessiture di paesaggio della media valle dell’Adige, a Caldaro e al Monte Corno. Attrattive sempre nuove e multiformi, culture e modi di vita di spiccata unicità a cavaliere fra le culture germaniche e latine esplicitate nel modo più semplice lungo i sentieri fra un ‘gruess-gott’ e un ‘buongiorno’, fra un piatto di ‘strangolapreti’ e uno di ‘knödel’.
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