La ciclabile del Serchio

Itinerario lineare in bicicletta lungo il Parco fluviale del Serchio, nei dintorni di Lucca. 

Nei libri di geografia è scritto che il Serchio è uno dei principali fiumi della Toscana. Come l’Arno e l’Ombrone ha un corso a se stante sfociando nel Tirreno poco a sud di Viareggio, all’interno del Parco di Migliarino e S. Rossore. Nasce dalle pendici del Monte Sillano, sull’Appennino, bagna la Garfagnana, sfiora Lucca e quindi, superando la stretta di Ripafratta, defluisce lentamente nella piana costiera. Per Strabone il Serchio era Esaro, per Plinio Auseres, per Tolomeo Boactus. E lo si invocava per non scatenare la sua ira. Infatti, nel 1568, Leandro Alberti, autore della prima ‘guida turistica’ d’Italia, non mancò di segnalarne le insidie ma, tutto sommato, anche i benefici: «Il Serchio è di tal natura che subitamente accresce tanto che è cosa spaventevole, per il quale si conducono molti travi per fabricare navi. Pescansi assai buoni pesci in esso e massimamente trutte e carpioni…». Per il poeta Giuseppe Ungaretti era il fiume della sua esistenza per via delle origini lucchesi dei suoi genitori. E proprio a Lucca, dove il fiume scorre poco a nord delle sue mura, il fiume gode della speciale protezione di un parco, lungo il quale è stata tracciata una pista ciclabile, tranquilla e adatta a tutti, anche alle famiglie. Ha una lunghezza di 17 km ed è collegata alle estremità da due stazioni ferroviarie le cui linee fanno capo a Lucca.

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Partenza: Ponte a Moriano, raggiungibile con il Servizio Treno+Bici della linea Fs Lucca-Aulla. Arrivo: Ripafratta, da cui si torna a Lucca con il servizio Treno+Bici della linea Fs Pisa-Lucca. Distanza: 17.3 km (più 7 km con il giro delle mura di Lucca).  Tempo di percorrenza: 2 ore circa. Dislivello: insensibile. Condizioni del percorso: pista ciclabile con fondo sterrato ma scorrevole. Periodo più indicato: tutto l’anno, salvo le ore più calde in estate.

Ciclabile Serchio (3)

Le buone soste. Per mangiare – Ristorante Il Mecenate, loc. Gattaiola (a 4 km dal centro di Lucca), Via della Chiesa 707, tel. 0583.512167, si pranza o si cena nel verde della campagna della Lucchesia con alimenti di qualità provenienti da colture e allevamenti della zona.  – Ristorante La Pecora Nera, piazza San Francesco 4, Lucca, tel. 0583.469738, ambiente vivace e accogliente gestito da una cooperative per l’inserimento di giovani disabili, www.lapecoraneralucca.it

Per dormire – Locanda Vigna Ilaria, via per Pieve Santo Stefano 967 C, loc. Sant’Alessio, Lucca, tel. 0583.332091, in collina ma vicina alla pista ciclabile, si dorme e si gusta la cucina, www.locandavignailaria.it – Ostello della gioventù San Frediano, Via della Cavallerizza, Lucca, tel. 0583.469957, ospitato nell’ex Reale Collegio offre semplici ma confortevoli alloggi, anche per famiglie, a prezzi contenuti. Annesso il ristorante La Cavallerizza, www.ostellolucca.it

Itinerario pubblicato su BELL’ITALIA, 2011 – © 2016, Albano Marcarini.

Facile e scorrevolissima, la pista prende avvio a Ponte a Moriano, a ridosso dell’argine sinistro del Serchio. Occhieggia gli orti del paese e poi si pone parallela ma lontana dalla trafficata strada statale 12. I punti di riferimento sono i ponti che scavalcano il fiume. Quello di San Quirico, realizzato nel 1820 sulle fondamenta di uno storico passaggio sul fiume citato già nel 1341, annuncia l’ingresso a Lucca; lì vicino si trova l’area di sosta della Terrazza Petroni con punti di ristoro e dove s’impone una invitante diversione. Infatti mediante la pista ciclabile cittadina di Viale Bersanti si raggiunge in breve il perimetro delle mura. Si sale sullo spalto e, a questo punto, si può compiere dall’alto l’intero anello della città murata. Si tratta di un apparato difensivo cinque-seicentesco che è diventato arredo monumentale della città, uno dei pochi in Italia, assieme a Ferrara, resistito alla furia del piccone demolitore.

Ponte.S
Ponte S.Quirico

«Lucca è repubblica, e vive in libertà, gira due miglia, ma è fortissima, e ben provista d’ogni munitione» annotò Abramo Ortelio nel suo Teatro del Mondo (1570). Erano trascorsi appena dieci anni da quando Francesco Paciotti aveva intrapreso il disegno delle nuove mura e già la città si era guadagnata queste invidiabili virtù. Al suo interno si proteggevano le memorie di uno dei maggiori ducati longobardi e il crocifisso del Volto Santo, meta agognata da migliaia di pellegrini sulla via per Roma. Queste mura cinquecentesche, assai più ampie di quelle medievali, racchiusero chiese e monasteri ma anche ampi spazi liberi che favorirono lo sviluppo edilizio secondo criteri funzionali e pianificatori. Ma fu soprattutto l’apparato difensivo a stupire: un sistema articolato di spalti, terrapieni, baluardi, accessi, per 4195 metri di perimetro. Persa, o meglio mai avuta una vera funzione militare, Maria Luisa di Borbone, nella prima metà dell’Ottocento, ebbe l’illuminazione, non di abbatterle, bensì di trasformarle in passeggio pubblico, scelta alla quale la città è tuttora riconoscente. La sommità degli spalti è infatti protetta da filari alberati da apprezzare a piedi o, lentamente, in bicicletta: il luogo da cui, nell’800, il critico inglese John Ruskin ammirava in estasi romantica i maestosi picchi di Carrara e gli Appennini.

Serchio-copia
Paesaggio lungo il Serchio

Ripresa poi la pista del parco fluviale si prosegue sempre sull’argine sinistro del fiume. Nel tratto fra Ponte S. Quirico e Ponte S. Pietro, esiste anche un percorso di ritorno sull’argine destro. Attraversa una bella porzione della piana lucchese la cui dovizia di acque e il clima favorevole hanno reso facile e l’insediamento umano, fin dalle origini, con campi e casali oggi, in parte, insidiati dalle moderne urbanizzazioni. Si pedala ancora tranquilli nel fitto incedere del paesaggio, coi filari di pioppi a ridosso del fiume, i campi a colture promiscue, i casali sparsi, e sulle colline le ville e le pievi. Grazie al parco, il Serchio sta tornando ad avere il suo aspetto naturale, con gli alberi di ripa, il letto spezzato dai salti d’acqua, gli argini cespugliati dove è facile scorgere grufolanti comitive di cinghiali.

Serchio (3)
La ciclabile lungo il Serchio

In antico il fiume aveva un corso diverso dall’attuale. A monte di Lucca si divideva in due rami: il maggiore scorreva a oriente della città puntando poi verso l’Arno di cui era affluente. I rami minori erano pressappoco corrispondenti al corso attuale che prese consistenza con una serie di interventi di regimazione, il primo dei quali, si dice, attuato da San Frediano, vescovo della città nella seconda metà del VI secolo.

Giunti a Ripafratta, dove il fiume taglia un varco fra il Monte Pisano e le alture della Lucchesia, si conclude la nostra passeggiata.

La ciclabile di Giacomo Puccini

La pista ciclabile del Serchio non si chiude a Ripafratta, dove arriva il nostro itinerario, ma prosegue per altri 23 km lungo la sponda del fiume, in territorio pisano, fino alla sua foce nel Tirreno fra le pinete del litorale. È dedicata al grande compositore Giacomo Puccini, nato a Lucca nel 1858. Giunti al mare si può proseguire ancora lungo la costa, su piste ciclabili a fondo naturale,  per altri 12 km e raggiungere Viareggio, da cui, con il Servizio Treno+Bici, si può fare ritorno a Lucca. In località Filettole, la ciclabile Puccini presenta anche una diramazione (9 km) di questa ciclabile punta verso il Lago di Massaciuccoli, riserva naturale ornitologica, attraverso la campagna segnata dalle bonifiche.

Relive ‘La Ciclabile del Serchio’

 

Albano Marcarini, LE PINETE DI RAVENNA IN BICICLETTA, Gli Itinerari di Cycle!, Milano 2018, 44 pagine, con foto, mappe, acquerelli.

Un viaggio in bici sulla Riviera Adriatica per vedere dal vivo le ricchezze naturalistiche e artistiche del Ravennate. Da Cervia a Ravenna passando per la Pineta di Classe e la basilica bizantina, il primo giorno. Da Ravenna alle Valli di Comacchio il secondo giorno passando per la pineta di S.Vitale e le zone umide della costa. Tutto in questa pratica guida portatile.

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