Canton Ticino: la vigna del vicino

Schermata 2016-06-12 alle 23.34.04Itinerario pedonale su sentieri e strade comunali nei dintorni collinari di Mendrisio, nel Canton Ticino (Svizzera).

La provincia di Como non produce vino, non ha vigne. Salvo forse in qualche ortaglia dalle parti di Albate e di Capiago, o in Cavallasca, per la voglia di qualche pensionato. Più a nord, nella vicina Svizzera, nella zona di Mendrisio, se ne produce invece molto e della migliore qualità. In altre parole, a soli 10 chilometri a nord di Como, ci sono più di un centinaio di produttori che propongono vini di notevole pregio. Stravaganze o svogliatezza dei nostri contadini o forse miglior qualità del terreni svizzeri, argillosi, profondi e alcalini, e del loro clima, influenzato dai laghi. Fatto sta che su quelle colline, bene esposte al sole e di moderata pendenza, la vigna è una parte del paesaggio.

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I grotti di Mendrisio in una foto d’epoca

Nel Canton Ticino, all’inizio del Novecento, erano ben 8000 gli ettari destinati a questa coltura. Subito dopo, con l’arrivo della maligna filossera, sembrò tutto perduto. Invece fu solo una pausa temporanea. Negli anni ’50 si dovette ricorrere a vitigni più robusti, come il merlot bordolese, per ricostituire il paesaggio vitinicolo ticinese. Oggi non più 8000 ma 1000 gli ettari e con una produzione di qualità ben maggiore. La produzione annuale di uva si aggira attorno ai 50 mila quintali, corrispondenti a circa 3,8 milioni di litri di vino o a 5 milioni di bottiglie, esportate in tutto il mondo. Le tecniche di vinificazione sono modernissime, così come gli impianti di produzione e invecchiamento.

Bere bene è un’arte e nel Mendrisiotto hanno imparato a esercitarla. Qui, attorno alla cittadina capoluogo, si estendono 339 ettari di vigna, la maggior concentrazione di tutto il Ticino. Tanto che la viticoltura è diventata un’attrazione turistica, che richiama visitatori e appassionati escursionisti, amanti non solo del buon bere ma anche del bel paesaggio. Per questi ultimi l’ente turistico ha attrezzato tre itinerari di visita, ovvero ‘3 percorsi tra i vigneti’, adatti a tutti e ottimi per coniugare passeggiata e degustazione in cantina. Sono percorsi circolari, della durata media di 4 ore, dotati di pannelli informativi, ricavati nell’angolino più meridionale della Svizzera, nel Mendrisiotto appunto, al confine con le nostre province di Varese e di Como. Dei tre vi propongo il primo, della distanza di circa 12 km.

Itinerario pedonale su sentieri e strade comunali nei dintorni collinari di Mendrisio, nel Canton Ticino (Svizzera). Distanza: 12,1 km. Tempo di percorrenza: 3 ore e 30 minuti. Altezza massima: 525 metri (chiesa di S.Antonino a Obino). Segnavia: piccolo cartello con una freccia verde su fondo viola. Periodo più indicato: primavera, autunno. Punto di partenza e di arrivo: Mendrisio, piazza del Ponte. Mendrisio si raggiunge in auto da Milano (60 km) con l’Autostrada A8 per Chiasso – Lugano (parcheggio presso il vicino autosilo Mendrisio); in treno con la linea Milano-Como-Lugano (la stazione è a circa un chilometro dalla piazza del Ponte). Dove mangiare: Alle Cantine di Mendrisio, Grotto Bundi, via alle Cantine 24, tel. 091.6467089, www.grottobundi.com – A Castel S. Pietro, Grotto Loverciano, Via ai Grotti, tel. 091.6461608, www.grottoloverciano.ch – Indirizzi utili: Ente turistico del Mendrisiotto e Basso Ceresio, via Lavizzari 2, Mendrisio (presso l’Autosilo Mendrisio), tel. 091.6413050, www.mendrisiottoturismo.com – Itinerario pubblicato su CONCORDIA, ottobre 2011

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Si prendono le mosse da Mendrisio (1), già paese sulla strada del Gottardo, oggi moderna cittadina commerciale che nasconde dietro il consumistico outlet Fox-Town, il tessuto composito del vecchio borgo ticinese. Questo lo si gode ancora lungo la Via S. Damiano e la Via Stella, ovvero l’asse storico di attraversamento, che è anche il percorso d’avvio dell’itinerario se si è messa l’auto nel parcheggio in piazza del Ponte. Sfilerete accanto a decorose palazzine del 7’-800 con bei cortili interni secondo l’uso lombardo delle fronti interne a logge e portico. Fu quello il momento di maggior fulgore edilizio , a parte quello odierno, per Mendrisio; vi lavorarono architetti famosi, tutti di estrazione locale, come Luigi Fontana e Antonio Croci. Prima di imboccare l’asse centrale del borgo dovete notare l’imponente chiesa parrocchiale, progettata da Isidoro Spinelli e preceduta da un spalto a giardino nel quale spunta il mozzicone di una torre del vecchio castello. Insomma è il punto focale di Mendrisio. La chiesa è del 1875. Le guide del tempo la giudicarono «degnissima d’esser veduta per la sua mole, per l’arditezza delle volte e per la purezza dello stile». Oggi, di fronte ai palazzi e ai centri commerciali, ha perso certamente di importanza. Non manca neppure il lato oscuro: si dice che uno spirito maligno alligni fra le mura del tempio poiché vi furono assassinati tre parroci, uno dopo l’altro, senza conoscere mandanti ed esecutori.

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Mendrisio

In fondo a Via Stella si incontra piazza S. Giovanni, dov’è l’accesso al locale Museo d’Arte accolto negli edifici che gravitano attorno al Chiostro dei Serviti, un ospizio originato nel XIII secolo. Il museo è per gran parte dedicato alle opere di Pietro Chiesa, protagonista dell’arte ticinese nel XX secolo, ma non mancano gli appuntamenti con esposizioni temporanee di artisti contemporanei. A partire da ottobre 2011 sarà la volta di Simonetta Martini, pittrice figurativa ticinese. Nello stesso complesso si mostra al visitatore, affacciata sul vicolo laterale, la chiesa di S. Giovanni, giudicata una delle più significative del periodo tardo-barocco in Ticino. Disegnata nel 1722 da Giovanni Pietro Magni, è ricolma di stucchi che decorano altari, ovali e riquadri dipinti o affrescati. Da vedere, se aperta.

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Le Cantine di Mendrisio

Nella piazza, un pannello illustra il nostro percorso e i vari punti d’interesse. Il primo, percorrendo Via Pasta, conduce alle Cantine di Mendrisio, ma vi consiglio di tenerlo per ultimo, alla fine dell’escursione, quando l’appetito si farà sentire. Per ora, dunque, calcato un tratto della via, teniamo a destra per Via Maggi e intercettiamo un ripido sentiero che ci porta subito a una quota sufficiente per ammirare Mendrisio dall’alto con il suo territorio, delimitato dal boscoso Monte San Giorgio, classificato fra i siti Unesco per le sue caratteristiche paleontologiche, dalle alture che ci separano dal Varesotto e dal Comasco. In fondo, se la giornata è bella, ecco spiccare le guglie innevate del Monte Rosa. La pendice sulla quale camminiamo è un contrafforte del Generoso, la possente e ben riconoscibile montagna, baluardo delle Prealpi Comasche.

Fino all’occupazione svizzera, iniziata nel 1512, il Mendrisiotto fu gravitante sul Comasco. Addirittura, in origine, fece parte attiva nel Contado del Seprio, lungo la valle dell’Olona; ecclesiasticamente fu comasco fino al 1885 e, si dice che, ancora all’inizio del Novecento, fossero molte le famiglie comasche che possedevano terre da queste parti. Tutto ciò si spiega con evidenti fatti geografici – il Mendrisiotto si incunea nel territorio italiano – e con la distanza che lo separava da Lugano, raggiungibile un tempo solo via lago o attraverso impervi sentieri di montagna.

Insegna viticultoriIl sentiero sbuca dopo una decina di minuti sulla vecchia strada che da Mendrisio saliva alla sua montagna, il Generoso. Ma è anche la strada che ci porta al villaggio di Salorino (2). Dal sagrato della sua chiesa ecco un’altra bella veduta panoramica su Mendrisio. Si percorre Via S. Rocco e lasciate le ultime case, vicino alla chiesuola dedicata al santo e documentata dal 1632, ecco comparire le prime vigne, ordinatamente allineate sui ronchi della pendice. Ora, rispettando sempre il piccolo segnavia con la freccina verde, si scende per un viottolo e, fatta una curva, compaiono dinanzi a noi le Cantine di Salorino, tutte schierate lungo la strada – o meglio, la ‘ruga’ – in discesa. Sono gli ambienti di conservazione del vino, separati dalle case del paese per via delle loro specifiche qualità ambientali. Dei due piani interni, quello sotto è riservato al deposito delle bottiglie e dei salumi, quello superiore a un piccolo spazio abitabile dove consumare allegre cene in compagnia. Ogni cantina possiede un sistema di ventilazione simile a quello dei nostri crotti valchiavennaschi. Tutto ciò per poter conservare il vino durante l’estate a una temperatura variabile fra gli 8 e i 10° C.

Al tornante della via si procede per sentiero. Si traversa una cava abbandonata e si entra nel bosco fino a giungere alla tranquilla conca del Ronco, intessuta di prati e altre vigne. Si vede un grotto, fra gli alberi, e poi si riprende l’asfalto. La stradetta è larga un palmo e le auto sono rare. Si gira attorno alla collina del Grügee: castagni sulla sinistra, vigne sulla destra. E così a lungo andare, fino a prendere il sentierino che sale al poggio di Obino (3). Un punto panoramico strepitoso, impreziosito dalla chiesa di S.Antonino, decorata da annosi cipressi e raggiunta da una larga rampa erbosa che fa il tutto quasi commovente nella sua intangibile bellezza. È un edificio tardomedievale con aggiunte varie, come, ad esempio, una piccola celletta per gli eremiti. Dal sagrato si scorge anche il villaggio, un intrico di tetti rossastri che celano un antico convento e alcune case nobili. La posizione di Obino è invidiabile, farebbe gola a chiunque, anche a chi manca del tutto di gusto estetico. Se alle case in pietra aggiungete i giardini, i palmizi e i cipressi, le vigne fatte quasi a ornamento, le pergole e le statue, i muretti e le panche in sasso, le gradonate e le ‘rughe’ selciate capirete perché c’è gente che paga cifre per abitare qui.

Il marciapiede di Via Obino ci fa scendere a Castel S. Pietro (4), il solo altro comune, con Mendrisio, che toccheremo sul percorso. Vale la pena sostare un altro momento sulla piazza della Casa Comunale e della chiesa parrocchiale.  Quest’ultima è altro edificio degno di nota. L’interno è ritenuto fra i più sontuosi e armonici del barocco in Ticino, grazie al sapiente e non facile accostamento di stucchi e pitture. Le colonne corinzie reggono un solido cornicione, sopra il quale appare manifesta la volta affrescata e stuccata. Ma ricchissime anche le pareti, dove si aprono altari e cappelle; nel coro grandiose tele. Ora gettate lo sguardo dalla balaustra della piazza. Le vigne, a ordinati filari, quasi come schiere compatte di guerrieri in arme, occupano ogni spazio libero accanto e oltre le case. Non si preoccupano delle pendenze, anzi le assecondano con orientamenti giudiziosi. Che siano tenute secondo criteri avanzatissimi lo si vede dall’ordine e dalla pulizia del terreno. Non un filo d’erba più alto di un altro. Insomma, tipicamente svizzero. Per la verità anche il paesaggio della vigna ha subito qualche modifica come conseguenza del passaggio, avvenuto nel secolo scorso, da una coltivazione marginale di colture più ‘caloriche’ a una viticoltura specializzata. Ciò significa, ad esempio, che la vigna in passato era tenuta soprattutto ‘a pergola’ lasciando il prato della balza ad altre colture, mentre oggi risulta alquanto più estensiva.

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Loverciano

Girando sotto la chiesa si avvicina il camposanto e poi, per Via Loverciano, si giunge presso un cavalcavia pedonale. Qui si piega a sinistra, scendendo per Via Vigino. Dopo poche centinaia di metri si giunge presso un ponticello con un’edicola sacra. Qui l’itinerario prevede, verso sinistra (Via Muscino), un’appendice che arriva fino a Villa passando per il cascinale di Tognano. È un altro brano di questo ordinato paesaggio di vigne e boschetti che, se siete un po’ stanchi, potete però evitare proseguendo diritti e riprendendo la traccia pochi passi più avanti. Sulla destra, si ammira la villa Turconi fra le case di Loverciano con l’antistante spalto a gradoni e il portichetto centrale. Ospitò uomini illustri fra cui Giuseppe Verdi, Manzoni e il re Umberto I.

Si sale a Corteglia (5), altro villaggio di cascinali un tempo ravvivati da frequentate osterie come si intuisce ancora da una scritta murale: ‘Osteria Frecass’. A Corteglia si può visitare l’azienda vinicola Parravicini, un’azienda ‘modello’ fra le tante, con la caratteristica di aver mantenuto, seppur nella modernizzazione, una dimensione ancora famigliare. La collina di Corteglia sta a dominio dei vigneti di Maslano, fra i più produttivi del Mendrisiotto. Se ne ha una bella panoramica proseguendo lungo Via Redegonda che, giunta al suo culmine, discende con un bel selciato in direzione di Mendrisio. Si attraversa la zona residenziale a monte della cittadina e quindi si giunge nella contrada Torre, con vecchie case dagli intonaci scrostati. Qui la strada passa sotto un’edificio storico. È la chiesa di S.Sisinio, col suo campanile. La struttura si regge sulla base di una torre dalle quale derivò il casato dei della Torre di Mendrisio, nobili longobardi, probabilmente una ramo della celebre famiglia che ebbe tanta parte in causa nelle vicende comasche.

A questo punto si torna nel centro di Mendrisio e ripercorrendo un tratto già percorso all’andata si raggiungono le Cantine di Mendrisio. Sono diverse da quelle viste a Salorino: là erano molto simili fra loro, qui hanno stili diversi quasi a caratterizzarsi meglio. Furono costruite a partire dal 1724 e crebbero presto di numero, fino a superare il centinaio. Scrive Luigi Lavizzari nel 1863, insigne naturalista nativo di Mendrisio: «Dalle cantine godesi delizioso prospetto sui sottoposti prati e vigneti nella più ampia e fertile convalle del Cantone coronata di ridenti colli. L’orizzonte offre, soprattutto in autunno, allorché il sole inchina al tramonti, un gradevole aspetto per le nubi sfavillanti d’oro e di porpora che, dipinte in mille guise sull’azzurro fondo, rammentano che qui si vive al sorriso del cielo d’Italia. La memoria che lascia questo luogo in chi per la prima volta lo visita frammezzo a gaje brigate, è tale da non dimenticarsi di leggieri.» Questo è ancora oggi il luogo del ritrovo serale nell’estate, il posto del convivio amichevole assaggiando salumi e formaggi d’alpe accompagnati da un buon bicchiere di Merlot. È ciò che vi invito a fare, sperando che abbiate gradito questa insolita passeggiata fra le vigne.

Le aziende vitivinicole.

– Gialdi SA, via Vignoo 3, Mendrisio, tel. 091.6403030, www.gialdi.ch.

– I vini di Guido Brivio, via Vignoo 8, Mendrisio, tel. 091.6405555, www.brivio.ch.

Cantina Sociale di Mendrisio, via Bernasconi 22, tel. 091.6464621, www.cantinamendrisio.ch.

Fratelli Valsangiacomo, Via alle Cantine 6, tel. 091.6836053.

– Avra – Caspiera, Castel S. Pietro, tel. 091.6469273.

– Anna Barbara von der Crone Kopp, frazione Gorla di Castel S. Pietro, tel. 091.6829616.

– Istituto Agrario Cantonale, frazione Mezzana di Balerna, via S.Gottardo 1, tel.091.6832121, www.balerna.it.

– Parravicini viticultori, Corteglia, Via alle Corti, tel 091.6302175.

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