Itinerario circolare a piedi con partenza e arrivo alla stazione FS di Avio (linea Verona-Trento).
Nel tratto della valle dell’Adige che va da Verona a Trento, circa a metà strada fra le due città, si scorge dalla ferrovia un incredibile castello che pare lentamente scivolare dal fianco della montagna dove è appoggiato. Si tratta del castello di Sabbionara d’Avio, luogo d’elezione della nobile famiglia Castelbarco, una fra le più potenti del Trentino e protagonista delle vicende storiche della zona.
Si svolge su strade e viottoli di campagna. Può essere effettuato anche in bicicletta utilizzando il servizio Treno+Bici. Lunghezza: 7.4 km. Dislivello: 200 metri. Tempo di percorrenza: 2-3 ore (escluse le soste). Difficoltà: nessuna. Servizi: Trattoria Castelbarco, via Castelbarco 13, Sabbionara, tel. 0464/684134 (chiuso il mercoledì). Per altre informazioni sulla ricettività locale: Azienda Promozione Turistica di Rovereto, www.visitrovereto.it – Gli orari di apertura del castello di Sabbionara (Castello di Avio, Via al Castello – Avio, Tel 0464684453 – Fax 0464684299) sono: da ottobre alla penultima domenica di novembre, dalle 10 alle 17; da marzo a settembre, dalle 10 alle 18; aperto tutti i giorni tranne i lunedì e i martedì non festivi. Vi si trova un ristoro e un punto vendita di pubblicazioni e oggetti di artigianato. Per altre informazioni: http://www.visitfai.it/dimore/castellodiavio – Periodo consigliato: primavera e autunno.
Bibliografia. Fra le guide escursionistiche della zona si segnala, Itinerari del Monte Baldo Settentrionale, Manfrini Editori, Rovereto 1992, che propone diverse gradevoli escursioni, anche di più lunga gittata, nella valle e sulle montagne circostanti; per un dettagliato quadro delle attrattive monumentali consultare invece, A. Gorfer, Le valli del Trentino, Trentino orientale, Manfrini Editori, Rovereto 1989.
Pubblicato su AMICOTRENO, marzo 1995, pag. 28-30. Aggiornato settembre 2014. ©AlbanoMarcarini,2016

Il castello è la meta principale di questa escursione a piedi che avrà come punti di partenza e di arrivo, la stazione di Avio, lungo la linea Verona-Trento. Grazie all’opera del Fondo per l’ambiente italiano, il castello di Sabbionara è stato restaurato e aperto al pubblico. Ma non sarà questa l’unica meta, poichè accanto al castello ho voluto indicare una suggestiva passeggiata che, attraverso i vigneti che rendono ricca e produttiva questa plaga, vi porterà alla scoperta di altre attrattive: chiese barocche e pievi romaniche, stretti vicoli bordati da alti muri che ripercorrono un’antica strada romana, piazze e vie cui fanno da dignitoso decoro palazzi dai portali e dai balconi ornati.
La ferrovia Verona-Trento, tratto della linea internazionale del Brennero, fu aperta nel tronco da Verona a Borghetto e da Trento ad Ala nel 1859, e nel 1867 nel restante tronco fra Ala e Borghetto. Quest’ultima località era allora confine di stato fra Italia e Austria. Di particolare suggestione, provenendo da Verona, era, fino a qualche anno fa, il passaggio della stretta di Rivoli, dove la linea assecondava le sinuosità dell’Adige aggirando lo sbarramento determinato dalla soglia morenica della valle. Una galleria di nuova costruzione ha eliminato questo ostacolo.
L’itinerario segue dalla stazione le indicazioni stradali per Sabbionara, passando a livello la ferrovia e quindi l’Adige. Nonostante la presenza di grandi assi infrastrutturali (ferrovia, autostrada del Brennero) si colgono ancora i caratteri salienti del paesaggio di fondovalle: il fiume che corre arginato; l’intensivo utilizzo dei terreni a scopo vitivinicolo; i nuclei abitati – Sabbionara sulla destra, Avio sulla sinistra – posti a ridosso delle prime pendici secondo l’originaria tendenza a disporre gli insediamenti in zone più elevate e protette rispetto al fondovalle anticamente paludoso e insano. Sopra Sabbionara si ergono il recinto del castello e, al suo interno, l’imponente mastio. Più in alto, un fitto bosco sostiene i contrafforti montani che solo verso le cime lasciano apparire le loro nude rocce calcaree.
Superato il ponte sull’Adige, si scende a destra una scaletta per entrare nel piccolo nucleo di Vò Destro, posto in fregio all’argine del fiume. Il nome, dal latino ‘vadum’, starebbe a indicare la presenza di un antico guado sul fiume. Si piega quindi a sinistra percorrendo la via centrale che avvicina una chiesetta settecentesca, uscendo quindi fra i vigneti. Si sottopassa l’autostrada e si supera il canale irriguo Biffis per entrare nell’abitato di Sabbionara (via Teatro).

E’ bene trascurare, per il momento, le indicazioni segnaletiche per il castello, che corrispondono al percorso automobilistico, ed entrare invece nel cuore del paese, passando sotto la chiesa, dedicata a San Bernardino ed eretta a partire dal 1835. Dalla piazza antistante la chiesa si segue, in ripida salita, la via Sant’Antonio che, fra antiche case a corte, dette localmente ‘ére’, si dirige più diretta verso la parte alta del paese. Si segue un viottolo e si arriva alla contrada delle Fosse, da cui si imbocca la strada selciata d’accesso al castello, la cui mole appare sempre più incombente. Prima di raggiungere un’area attrezzata per la sosta, si lascia verso sinistra, la rampa d’invito alla chiesuola di Sant’Antonio che si visiterà più avanti. L’attenzione è ora rapita dalle cortine della cinta del castello, logorate dal tempo e dall’ingiuria degli uomini. Salendo ancora si perviene alla porta d’ingresso (visita a pagamento, vedi sopra) che introduce alla vasta corte interna, disposta a terrazzi e un tempo divisa da cortili murati.
Il castello di Sabbionara. Grazie a un opuscolo-guida che viene fornito ai visitatori, la descrizione degli ambienti interni può risultare superflua. Occorre però citare il prezioso ciclo pittorico medievale conservato nella Casa delle Guardie, raffigurante scene di combattimento, un San Giorgio che sconfigge il drago, l’aquila imperiale e altre scene di lotta all’arma bianca. Un altro ciclo di pitture con episodi di amore profano sono presenti nell’ambiente sommitale del mastio. Come detto, il castello appartenne alla famiglia Castelbarco che ebbe il predominio di gran parte della Vallagarina a partire dalle seconda metà del XII secolo, grazie all’appoggio degli Scaligeri veronesi. L’ultima discendente della famiglia, Emanuela Castelberco Pindemonte Rezzonico, donò nel 1977 il castello al Fondo per l’Ambiente Italiano. Una suggestiva leggenda vuole che in questo castello abbiano trascorso, nel 590, la luna di miele Teodolinda e Autari, sposatisi nella vicina chiesa di San Pietro in Bosco.
Dopo la visita del castello, ridiscesi all’area attrezzata, l’itinerario riprende in direzione della chiesa di Sant’Antonio. E’ un piccolo edificio, ricordato nel 1322 e riedificato nel 1800, già convento dei Benedettini, che conserva la tomba marmorea di Azzone Francesco Castelbarco (XV secolo), noto per aver concesso in eredità i castelli della valle alla Repubblica veneta. La permanenza veneta in Vallagarina si protrasse dal 1411 al 1500.
Lasciata la chiesa si continua per una stradicciola lungo il versante della montagna, rivestito di vigneti che fanno di Avio il maggior centro vitivinicolo del Basso Trentino. Superata una rustica cappella, dedicata alla Madonna del Carmine, si segue la stradina sterrata verso monte che guadagna quota e consente un’ampia veduta panoramica sulla valle. Il percorso, ben presto, torna a scendere: si affianca una croce in pietra lasciando a destra il viottolo che conduce alla località Olivi, il cui nome sottolinea la presenza di caratteristici oliveti, favoriti dal clima particolarmente mite. Si scende più ripidamente e si avvicinano le case della frazione Vigo: tenendo verso destra, si imbocca la via Romana, fra alti muri in pietra intrisi di verderame.

La valle dell’Adige era anticamente percorsa da una via romana che da Verona portava ai valichi alpini di Resia e del Brennero. Sul suo esatto tracciato gli storici si sono spesso divisi non riuscendo a stabilire lungo quale sponda dell’Adige essa risalisse la valle. Il ritrovamento di un miliare nel 1733 ad Avio, depone a favore di un percorso che, almeno per un certo tratto, era posto lungo la parte idrografica destra della valle. Nondimeno la toponomastica locale riporta ancora la significativa denominazione di via Romana.
Percorsa tutta via Romana si giunge al ponte sul torrente Aviana, oltre il quale, nel recinto del cimitero, si trova l’importante monumento religioso, detto la Pieve Vecchia.
Sorge sul luogo di una delle più antiche aree di culto della vallata. La chiesa è menzionata per la prima volta nel 1145, ma la torre risalirebbe addirittura all’ottavo secolo come rivelano due capitelli che reggono la cella campanaria e, all’interno, il fonte battesimale. Fu rifatta e ampliata più volte nel tempo, mascherando le originarie linee romaniche che si riconoscono soprattutto nel tetto a capriate scoperte della navata centrale. Vi si conservano scene affrescate del XIV e XV secolo, oltre a una Pietà di Guglielmo Manuelli del 1502.
Si torna ora a ritroso e si percorre l’asse principale (via Venezia) del centro storico di Avio, in una cornice di bassi, eleganti palazzetti ornati da loggiati di forme venete e da portali con mascheroni barocchi (particolarmente bello quello al civico 13). La piazza Vicariato è il centro dell’abitato. Vi prospettano la casa Bresavola (biblioteca), che nell’atrio conserva reperti di epoca romana, fra cui il miliare sopra citato; e la solenne Parrocchiale barocca, iniziate nel 1651 (all’interno, fra i fastosi ornamenti, si segnala una tela attribuita al Guercino, raffigurante Sant’Antonio, al secondo altare sinistro).
Per via Marconi, si esce dal concentrico edificato e, attraversata la strada provinciale, l’itinerario si sposta oltre il canale Biffis seguendo una sinuosa strada ritagliata fra i vigneti. Più avanti si sbocca sulla via De Gasperi che, verso sinistra, superato il ponte sull’autostrada, riporterà alla stazione ferroviaria.
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