Eremi & Fossili in Valle Staffora

Itinerario circolare a piedi nella Valle Staffora, in provincia di Pavia.

Questa escursione si svolge sul versante idrografico sinistro della Valle Staffora, in provincia di Pavia, vicino al crinale divisorio con l’alessandrina Val Curone. Sono alture di modesta altitudine, fra i 700 e gli 800 metri, ma che presentano aspetti e caratteri di ben conservata naturalità, con boschi, rupi, forre, versanti dilavati in forma di calanchi, che si aggiungono al paesaggio agrario di campi e prati che ne contorna le falde. Altri aspetti di rilievo le presenze storiche, come le grotte dell’eremita San Ponzo, gli splendidi archi panoramici sui più elevati rilievi di questa parte dell’Appennino, diviso fra quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Emilia e Liguria. L’anello completo è molto ripagante e non faticoso. Il primo tratto su una facile strada forestale, il secondo, dopo la sommità del Monte Vallassa (alt. 752) con una ripida discesa lungo un sentiero usato dai bikers per il downhill. Chi non se la sentisse di completarlo si può anche limitare alla sola meta sommitale con un eventuale sosta ristoratrice al sottostante Agriturismo Guardamonte e tornare sul medesimo percorso di andata.

Itinerario circolare a piedi nella Valle Staffora, in provincia di Pavia. Il percorso è affrontabile anche in mtb (salvo l’ultimo breve tratto di salita sul M. Vallazza) avendo però buona tecnica di discesa in single-track (Rockside) lungo la dorsale di Guardamonte.

Partenza e arrivo. San Ponzo Semola, frazione di Ponte Nizza. Si raggiunge da Voghera seguendo la strada statale 461 ‘del Passo del Penice’ fino a Ponte Nizza, quindi con la diramazione di 1.5 km a destra per San Ponzo.

Lunghezza: 9.6 km

Dislivello: 440 m

Tempo di percorrenza: 3 ore e 30 minuti

Altezza massima: 752 metri (M. Vallassa)

Condizioni del percorso: strade forestali, sentieri visibili e ben battuti. Su asfalto 14%.

Segnavia: 07 da San Ponzo Semola a Guardamonte; 195 e 120 per la salita al M. Vallassa; non segnalato dal bivio del sentiero 07 fino all’arrivo.

Quando andare: primavera e autunno.

Dove mangiare e dormire: La Cena di Pitagora, Via San Ponzo 25, San Ponzo Semola, locanda vegana (con camere), 0383.53410 – 340.4921983; Agriturismo Guardamonte, 349.4363191.

Info sullo stato dei sentieri: Cai, sezione di Voghera, https://www.caivoghera.it/wordpress/

Itinerario verificato il 9 marzo 2023. Si ringraziano per la collaborazione Emilio Cavalleri, Elio Maestri.

©Albanomarcarini 2023 (mappe, foto, testi, disegni).

1. Il punto di avvio è fissato a San Ponzo Semola, appoggiato sulla distesa di prati della Valle Staffora, a poca distanza dal suo capoluogo comunale, Ponte Nizza. Sul piazzale della chiesa si lascia l’auto e seguendo il segnavia bianco/rosso 07, ci si incammina verso le Grotte di San Ponzo (il cartello indica 1 ora e 10’ alle grotte e 2 ore all’agriturismo Guardamonte). Si narra che nei tempi antichi queste recondite alture fossero il rifugio di fedeli cristiani che, insidiati dalle persecuzioni, vi proteggevano le reliquie dei santi, i libri e gli arredi sacri. I nascondigli erano ricavati nelle grotte lontano dalle strade. In una di queste sarebbero state rinvenute le spoglie dell’eremita Ponzo, vissuto nel III sec.d.C.. Una volta nominato santo,  esse furono trasportate in una teca di cristallo nella primitiva chiesa parrocchiale del villaggio. Purtroppo del povero corpo mancava la testa poiché il santo era stato decapitato durante il martirio, testa che poi fu rinvenuta e ora conservata nella chiesa del non lontano villaggio di Fortunago. Si auspica che in futuro il corpo del santo venga ricomposto.

La chiesa di San Ponzo Semola

Della chiesa, trasformata nel XV sec., resta qualche vestigia dell’antico impianto con alcune parti dell’alto campanile romanico, posto in linea con la facciata. Il villaggio, ben curato, mostra la sua origine medievale quando faceva parte del feudo del Vescovo di Pavia, come una sorta di ‘isola’ circondata dalle terre dei potenti Malaspina. Fra gli edifici, dalle solide murature in pietra arenaria si riconosce una robusta casa-torre, forse elemento di una originaria fortificazione a difesa di un territorio sovente conteso dai signorotti locali. Usciti dalla parte opposta del paese si procede per un breve tratto su asfalto fino alla biforcazione segnalata che indica, verso sinistra, la direzione delle grotte (a 2 km). 

2. Lasciati i coltivi, segnati dai filari di meli nani, tipici della produzione della Valle Staffora, si varca il torrente Semola e si entra nel bosco ceduo con querce, castagni, carpini salendo per una larga strada sterrata alternando alcuni tornanti a lunghe diagonali. 

Paesaggio agrario nella Valle Staffora

3. Bisogna guadagnare un’altitudine di 662 metri per trovare il largo spiazzo con tavoli da pic-nic che fa accedere, con una brevissima deviazione di 150 metri, alle grotte del santo eremita. L’antro, preceduto da una cappella, è scavato nella parete di arenaria ed è qui che fu rinvenuto il corpo del santo, dalle facoltà taumaturgiche. Egli aveva vissuto a lungo nella grotta con la sola compagnia di una gallina che quotidianamente gli forniva l’uovo necessario per alimentarsi. Una seconda grotta, poco più piccola, si trova una ventina di metri più avanti. Tornati allo spiazzo si riprende la salita verso Guardamonte; si lasciano a sinistra la diramazione per Cornola e, più in alto, a destra, quella per Serra del Monte. La salita si fa più viva. 

Grotte di San Ponzo

4. A quota 700 si trova un crocicchio di sentieri: si lascia a destra il sentiero 195 e si prosegue sullo 07 che in breve giunge a un punto di valico (alt. 712), sotto la cuspide rocciosa del M. Vallassa: un cartello segnala la vicinanza, a 5 minuti, in basso, dell’agriturismo Guardamonte, ideale punto di sosta a metà percorso. La struttura ha tavoli per il pic-nic ma anche un invitante ristorante (prenotare!), oltre a camere per pernottare.

5. Dall’agriturismo si può ora compiere la breve deviazione fin sulla vetta del M. Vallassa, basta proseguire sullo stradello che transita sopra l’edificio; raggiungere l’altro imbocco del sentiero 195 che si impegna a destra, salendo sopra un bel selciato; biforcare nuovamente, vicino al crinale, verso destra con il segnavia 120 per raggiungere la vetta a quota 752, segnata da una croce impiantata su solide placche rocciose affacciate verso il vuoto (prudenza!). 

Panorama dal M. Vallassa.

6. Il panorama, spettacoloso, si apre su tutta la cornice delle più altre vette dell’Appennino pavese e alessandrino, con il Monte Penice, riconoscibile dalle alte antenne, con le vette attorno al Brallo, con la lunga groppa dei monti Boglieglio Chiappo, Ebro, Giarolo che coprono però la vetta del retrostante M. Lesima. Al di sotto, il corso sinuoso dello Staffora fino a Varzi e del Curone fino a Caldirola, divisi da groppe prative, macchie di bosco e tratti di versante dilavati e franosi. La vetta è il divisorio fra Lombardia (Pavia) e Piemonte (Alessandria). Il M. Vallassa fu luogo di insediamento preistorico. Vi sono stati rinvenuti reperti (ceramiche, vasi, fibule in bronzo) facenti parte di un recinto fortificato, detto Castelliere di Guardamonte, risalente alla prima età del Ferro (860 a.C.), punto d’incontro e di scambio fra popolazioni liguri e commercianti etruschi. Il sito fu ripreso e rafforzato fra la seconda metà del V e la prima metà del IV secolo con la costruzione di forni per la lavorazione di argille e la produzione di utensili in ceramica che rimasero attivi fino alle soglie della romanizzazione.

Fatto ritorno all’agriturismo si ripercorre il breve tratto dell’andata fino alla sella sotto il Vallassa. Qui lasciando il sentiero 07 (che torna a San Ponzo) s’imbocca, restando sul crinale, un battuto sentiero utilizzato come downhill dai bikers. Si percorre dall’alto tutta la dorsale delle falesie di Guardamonte, una delle poche palestre di roccia del Pavese, con altri belvedere panoramici. Queste rupi sono composte da molasse, ovvero arenarie calcaree cementate con molti ciottoli, di natura sedimentaria, emerse dai fondali marini che occupavano la zona nell’Oligocene (33-23 milioni di anni fa), da cui le conchiglie fossili che vi sono incastonate. Val pure la pena notare come, a differenza del versante ombroso della salita, esposto a nord, qui il bosco, più soggetto all’insolazione, si presenti con caratteri di maggiore aridità dove non è infrequente veder spuntare orchidee. La velocità con cui la vegetazione spontanea ha riconquistato il territorio è impressionante. Dati riferiti all’inizio del Novecento davano, a San Ponzo, allora comune autonomo, una percentuale di aree destinate all’attività agricola pari al 58%, al bosco e all’incolto il 41%, valori oggi probabilmente più che invertiti. La visione di animali è sempre fugace, ma è abbastanza normale scorgere scoiattoli, qualche lepre, mentre è stata accertata la presenza della pernice e dell’istrice, un roditore dalle abitudini però notturne. Poi inizia la discesa, sempre nella boscaglia, fino a confluire nella strada asfaltata che scende dall’agriturismo Guardamonte e si dirige nel fondovalle Staffora. 

7. Fatti due tornanti s’incontra la diramazione a sinistra, su sterrato, per le case di Coriola. Non vi si arriva poiché poco dopo un altro sterrato scende verso sinistra e, ormai tornati nel paesaggio dei campi aperti, raggiunge con una altra discesa, il piccolo abitato di Mutti (alt. 405), appoggiato sul versante vallivo fra i campi. 

8. Seguendo sempre la linea di massima pendenza, sotto le case, si perde ulteriormente quota fino a confluire su un stradello perpendicolare che, a sinistra, lambendo i coltivi, consente di rientrare con facilità a San Ponzo Semola.


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