Ai ‘monti’ del Lago Maggiore

Itinerario lineare a piedi con partenza dalla stazione di Pino – Tronzano e arrivo alla stazione di Maccagno (linea Milano-Luino-Bellinzona). Si svolge sulle montagne a ridosso della sponda orientale del lago Maggiore.

Siete mai stati ‘ai monti’ ?  Di certo sarete stati in montagna, ma ‘ai monti’ forse no. Con questo termine si designano nell’arco alpino e, in particolare, nella fascia prealpina lombarda, quegli insediamenti stagionali, utilizzati in primavera e nell’autunno come pascoli di media quota dove si conducevano gli animali e con loro l’intera famiglia contadina. Nel pieno dell’estate, esauriti questi prati, si saliva ancora più in alto, fino agli ‘alpi’, sopra i boschi, dove i pascoli ancora inumiditi dal disgelo offrivano nuovo e fresco foraggio agli armenti.

In sostanza era una specie di doppia o tripla residenza: in inverno nel paese, in fondovalle; nelle altre stagioni sulle pendici della montagna a sfruttare con fatica le sue preziose risorse naturali. Quella dell’alpeggio è un’usanza ormai dimenticata, in parte sopravvive come attività imprenditoriale moderna con altre forme e mezzi. Si è protratta per secoli sulle montagne lombarde, poi si è ridimensionata con il mutare dell’economia, con lo spopolamento delle vallate, con la fuga degli alpigiani verso le industrie della pianura.

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Questi luoghi oggi sono intatti: silenziosi e in abbandono quelli più difficili da raggiungere, rianimati da semplici forme di turismo villeggiante gli altri, riattando la baita o il casolare, sistemando la vecchia stalla, allargando per quanto possibile gli spazi comuni. Sono piccoli villaggi, formati da una dozzina di case in pietra, talvolta dotati di una cappella per le funzioni domenicali, di una fonte per l’acqua, di un forno per il pane, inseriti in un ambiente idilliaco dinanzi a panorami da restar d’incanto, lontano dal caos e dalla calura estiva.

Sui laghi lombardi, ogni ‘monte’ prende la denominazione dal sottostante paese rivierasco e forma una sua frazione amministrativa. Anzi, molto spesso le superfici comunali non si estendono lungo lago ma proprio in direzione della montagna poiché da quella originavano le magre risorse per la vita della comunità. Una mulattiera selciata unisce i due insediamenti con ripide pendenze che si coprono generalmente in un paio d’ore di cammino. Questo itinerario, tracciato sulla sponda lombarda del lago Maggiore, suggerisce la visita a una di queste mete desuete. Potrebbe essere presa a campione di tutte le altre tanto si assomigliano nella loro solitaria bellezza.

Tempo di percorrenza: 5 ore. Dislivello: 735 metri. Condizioni del percorso: mulattiera selciata e brevi tratti di strada asfaltata; nessuna difficoltà, salvo il forte dislivello altimetrico. Periodo consigliato: primavera, tarda estate, autunno. Dove mangiare: ristoro a Pino, Bassano (bar, panini), Monti di Bassano (Albergo Diana, tel. 0332.566102, www.albergodiana.it); fontane nei villaggi; in estate, presso il lago d’Elio, si trova uno spaccio ambulante di prodotti caseari tipici della zona.• Indirizzi utili: Ufficio turistico Pro loco di Maccagno, v.le Garibaldi 1, tel. 0332.562009; Comunità Montana Valli del Verbano, via Collodi 4, Luino, tel. 0332.536520. 

Aggiornato a maggio 2016. ©Albano Marcarini, 2016

1. La ferrovia gottardiana. Nata con belle speranze, la ferrovia che corre lungo la sponda lombarda del Verbano fu ben presto declassata a secondaria. In origine doveva costituire, assieme alla linea di Chiasso, la principale via d’accesso al Gottardo, il cui traforo fu portato a compimento nel 1883. I treni della Gottardbahn, instradati lungo questa via, evitavano Milano dirigendosi verso il porto di Genova. Fu più utilizzata per il traffico merci che per quello passeggeri, funzione che in parte svolge ancora oggi. Il tronco da Sesto Calende a Luino e al confine elvetico fu aperto il 4 dicembre 1882 a unico binario e con notevoli opere d’arte. A Luino si costruì una stazione internazionale che fu a lungo citata per la sua imponenza e funzionalità. La cittadina stessa ebbe un notevole slancio turistico grazie alla nuova ferrovia. Il prevalere dello scalo di Chiasso, unito alla difficoltà di realizzare il raddoppio della linea, furono le ragioni che posero la Luino-Bellinzona in secondo piano rispetto alla direttrice del Monteceneri. Oggi mantiene la sua valenza turistica. Secondo accordi bilaterali il servizio sul tratto Luino-Bellinzona è gestito da convogli e personale viaggiante elvetico.

Pino è situata poco a monte della stazione (alt. 215) e per arrivarvi occorre subito salire per una pittoresca gradinata, fra ville e lussureggianti giardini: basta seguire le tacche bianco/rosse. A mezza via si incontra l’albergo Verbano e quindi, imboccata la stretta via Roma (pedonale), si entra nel piccolo abitato. Svoltando subito a destra per via Mazzini (nonostante l’enfasi toponomastica, si tratta di vicoletti dove a stento si cammina affiancati!) si giunge in prossimità della chiesa di San Quirico (alt. 289), preceduta da una balconata che guarda il lago.

La sponda opposta, in territorio svizzero, appartiene al comune di Brissago, noto per le manifatture di sigari. Ma anche da questo lato siamo prossimi al confine: questione di poche centinaia di metri. Noi comunque non si va verso la vicina confederazione, si va invece nella direzione opposta, verso Tronzano. Prima però mi sia concesso un breve cenno su Pino.

2. Pino. ‘Pino sulla sponda del Lago Maggiore’ con la sua denominazione ufficiale aveva conquistato il primato di lunghezza fra i comuni italiani. Purtroppo dal 2014 è diventato frazione del comune accorpato di Maccagno con Pino e Veddasca e ha perso questa curiosa prerogativa. Prerogativa che invece è rimasta ora al comune abruzzese di San Valentino in Abruzzo Citeriore. Il paese possiede i suoi ‘monti’ circa 600 metri più in alto, nella Val Molinera, ma i locali erano piuttosto pigri e affidavano ad altri il duro compito della monticazione estiva. Secondo un contratto del XVIII secolo, era un pastore della Valle Maggia a sobbarcarsi questo incarico con l’avvertenza che, durante i tempi morti, avesse a preparare gerle e canestri da vendere a prezzi di favore ai residenti. Nell’abitato, oltre alla chiesa di San Quirico, si nota una torre che nel Medioevo serviva da segnalazione nel sistema fortificato dell’alto Verbano.

Si prosegue verso Tronzano su una stradicciola che costeggia il lago a modesta altezza. Fino al 1914, anno di costruzione della rotabile, questa era l’unica mulattiera in direzione del Canton Ticino. Prima di entrare nell’abitato, l’itinerario (tacche bianco/rosse) piega verso monte, ma è bene effettuare una deviazione fino al paese. Si passa a fianco di una piccola chiesa, ornata sulla parete esterna da affreschi di scuola lombarda del XVI secolo. Raffigurano la Vergine fra i santi Rocco e Sebastiano, iconografia diffusissima nella zona. Tronzano (alt. 342), raccolto lungo la viuzza centrale, gode di una bella posizione affacciata sul lago.

Affresco Bassano
Affresco murale su una parete di Bassano

Tornati sui propri passi si segue la strada di Bassano, ma la si abbandona subito preferendo la mulattiera (Via alla Costa) che si inerpica nel castagneto. Neppure mezz’ora di salita e si entra fra le case di Bassano (alt. 528) con la chiesa di San Sebastiano, che volge le spalle al villaggio.

Cappella.mul.bassano
L’edicola a tempietto

Inizia ora il tratto di salita ai Monti di Bassano, vale a dire i prati utilizzati stagionalmente dai locali. La mulattiera non è troppo faticosa perché sempre all’interno di un ombroso castagneto. La sua struttura è esemplare: larga, selciata in modo uniforme, senza gradini per facilitare la discesa delle slitte e delle fascine. Chi apprezza queste opere potrà constatare che per lunghi tratti si sono fatti dei miglioramenti. Essi si sovrappongono a un tracciato, pure selciato, ma di epoca precedente: un’incisione, su una pietra di cordonatura, a circa 770 metri di quota, riporta l’anno 1860, data in cui forse si procedette al riattamento. Notevoli anche i versatoi in pietra per il deflusso delle acque e un’edicola a tempietto con affreschi malandati ma dai quali si evince una seconda data: 1780.

Il passaggio dal castagneto alla faggeta, aperta e luminosa, indica la prossimità ai ‘monti’; a uno svolto si può godere di uno scorcio sul bacino settentrionale del Verbano, verso Ascona e Locarno. Infine, quando il percorso spiana, si giunge ai Monti di Bassano (alt. 950). Le baite sono state ammodernate per il soggiorno estivo, mentre gran parte dei prati sono stati riconquistati dal bosco. Si riconoscono ancora i muretti in pietra che delimitano i vari appezzamenti. Di fronte, oltre la valle Molinera, si scorgono i Monti di Pino, con le case appoggiate alla montagna.

Continuando sul percorso si affiancano tre faggi, forse centenari, e si raggiunge l’albergo Diana che, nella buona stagione, offre un meritato ristoro. La salita è terminata e giunge ora inatteso l’incontro con un limpido specchio d’acqua: il lago d’Elio (alt. 930), che alcuni vorrebbero far derivare dal termine greco ‘elios’, cioé ‘sole’.  Altri invece propendono per una derivazione dalla radice ‘haedius’, da cui ‘hadiolus’ (capretta). Il lago si adagia in una conca chiusa fra le pendici del monte Cadrigna, a est, e del monte Borgna, a ovest. Si segue la strada asfaltata.

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Il lago d’Elio

3. Il lago d’Elio. Da bacino naturale, questo lago è stato riconvertito nel 1974 a serbatoio per il funzionamento di una centrale elettrica sotterranea, posta al livello del lago Maggiore. Nelle ore notturne e nei giorni festivi la centrale preleva le acque dal lago innalzandole nel serbatoio del lago d’Elio per utilizzarle poi, con un salto di quota di oltre 700 metri, nelle ore diurne di maggior richiesta. La centrale produce ogni anno circa un miliardo di kWh.

Oltre il lago, in una zona ben soleggiata dove spuntano cespugli di ginestra, si scende alla spianata del vecchio albergo Monte Borgna (alt. 909), solitario testimone di un tentativo di sviluppo turistico iniziato nel lontano 1876, favorito dalla propizia situazione climatica. Superbo il colpo d’occhio sul lago Maggiore: la visuale si estende fino al golfo Borromeo e oltre, con la vetta del Mottarone e gli scogli dei castelli di Cannero emergenti dalle acque. Inizia qui il lungo tratto di discesa verso Maccagno, tenendo come riferimento la segnaletica del sentiero 3V, Via Verde Varesina, un itinerario escursionistico che abbraccia tutte le vallate della provincia di Varese. Si attraversa a più riprese la strada carrozzabile e si mantiene il tracciato della vecchia mulattiera, quasi sempre ben selciata.

Il primo villaggio che si incontra è Musignano (alt. 746) che reca ancora i segni di un trascorso decoro. Prima della costruzione della strada lungo lago, era unito a Tronzano dall’unica via mulattiera e formava comune autonomo.

4. Musignano. Una guida del 1901 così lo descrive: «Conta 225 abitanti. Albergo dei Cacciatori del signor Andrea Cristoforoni, buona cucina, 6 letti. Piccola graziosa villa Romilda della famiglia Capredoni-Lupi di Milano. Musignano fa parte della parrocchia di Campagnano e possiede una poetica chiesuola dedicata a San Bernardino. Il suo territorio produce eccellenti castagne, mentre nelle baite dei suoi alpeggi si fabbricano formaggi e burro in grande quantità».

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Maccagno dal sentiero

Si riprende la discesa verso il lago. Rientrati nel bosco, si raggiunge una curiosa cappella formata da un portichetto sotto il quale transita la mulattiera. Una soglia in pietra agevola la sosta ai viandanti, al cospetto di una venerata immagine santa. Un altro breve tratto e si arriva a Sarangio (alt. 524). Vale la pena di aggirarsi fra gli stretti vicoli del villaggio a osservare le case dai ballatoi in legno. Poi si prosegue in discesa e per un tratto in piano, dopo aver lasciato a destra la direzione per Orascio. Sulla pendice è rinvenuta la vegetazione. Fino all’inizio del ‘900 qui stavano terrazze sostenute da muretti a secco con vigne e pergolati che coprivano la mulattiera stessa. Si bordeggia uno di questi lunghi muretti e, all’altezza di una fontana, si segue la via di destra giungendo in breve al cospetto di una fatiscente villa, avviluppata nel suo esuberante parco. Una scalinata preannuncia l’ingresso a Maccagno, il centro rivierasco diviso in due nuclei, separati dal torrente Giona che sceso dalla Valle Veddasca sbocca nel lago. La mulattiera, fiancheggiata dalle edicole di una Via Crucis del 1746, giunge nella parte più vecchia di Maccagno superiore (alt. 201), a breve distanza dalla stazione ferroviaria.

5. Maccagno superiore. Nonostante la comune denominazione i due nuclei di Maccagno hanno avuto un diverso destino storico. Maccagno inferiore fu elevato nel 962 a Corte Imperiale e fino allo scioglimento dei feudi alla fine del XVIII secolo, si amministrò in forma autonoma con il privilegio di batter moneta propria. Maccagno superiore ebbe minor fortuna con ripetute infeudazioni a famiglie lombarde. Sotto il governo austriaco fu centro del commercio del sale proveniente da Venezia, grazie alla via d’acqua del Ticino, diretto in Svizzera. Se avanza tempo si possono occhieggiare, nella chiesa di Sant’Antonio, alcuni affreschi di gusto tardogotico, opere di Antonio da Tradate.

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