Il Sentiero del Viandante merita i più alti apprezzamenti. Stiamo parlando di un percorso escursionistico che corre lungo la sponda orientale del Lago di Como – a mio giudizio il più bel lago del mondo e sfido chiunque a confutare tale affermazione – e poi entra nella Valtellina, fino a Morbegno. Sono giorni di cammino in una scenario di paesaggio sorprendente e unico per ricchezza e varietà di aspetti: dalla morfologia del territorio alle forme degli insediamenti umani, dai giardini esotici delle sponde alle coltivazioni dei villaggi e ai boschi, dai paesi lungolago ai ‘monti’ degli alti versanti. Per un assaggio del Sentiero del Viandante vale il tratto qui a seguire, da Lierna (Genico) a Vezio, per tutto il sentiero occorre la mia guida, nella nuova edizione 2018, disponibile su www.guidedautore.it
MAPPA 1. Procedendo da sud a nord, da Abbadia Lariana verso Morbegno, quando il sentiero giunge a Lierna ci si imbatte in una biforcazione dove occorre scegliere fra la Variante bassa (a sinistra verso il lago) o la Variante alta (a destra verso la montagna). Il nostro percorso sceglie la direzione di monte e entra subito a Genico (A), con alcune case sono del XVIII sec., assieme a una fontana con una meridiana e due oratori. Usciti dal piccolo abitato, il sentiero, indicato con il segnavia 71, sottopassa la superstrada 36 e volge a destra, su una rampa, in salita. Si contorna una radura e, sempre in ascesa, si avvicina l’ombrosa Valle Brentalone. Il sentiero fa intravedere la sua bella struttura, specie quando si affronta uno scalone dagli enormi gradini in calcare.
B. Si lambisce la rupe dello Zucco della Pecora (alt. 735) e, più in alto ancora, si entra nel vallone fino a traversarlo e riprendere quota con un’ardita serie di serpentine talora battute sulla viva roccia, talaltra selciate.
C. Quando il fiato inizia a mancare si è alla Croce di Brentalone (alt. 650), uno di quei tipici caposaldi che sui sentieri di montagna annunciano un cambio di pendenza. Si prosegue infatti più facilmente nel castagneto fra tappeti di ciclamini, fino a raggiungere il poggio dell’Alpe Mezzedo (alt. 871), dove ancora si scorge la ghiacciaia.
IL POGGIO BRENTALONE
Salendo dall’Alpe Mezzedo al pianoro di S.Pietro si raggiunge, dopo aver lasciato il bivio per l’Alpe di Lierna, uno sprone che il sentiero attraversa con un varco nella roccia. Da questa emergenza si gode una bella veduta panoramica, aperta per circa 130° dal M.Moregallo a sud sud-est fino alla Cima della Duaria a ovest dominando le montagne del Triangolo Lariano, il ramo di Lecco e la Val d’Intelvi. L’immagine qui sotto riporta le principali cime con le loro altezze. La vetta più alta, fra le montagne vicine, è il M. S.Primo (alt. 1686), con la sua lunga giogaia spruzzata di neve, che forma il cuore dei rilievi del triangolo compreso fra i due rami del lago. Sull’estrema destra si distingue la punta di Bellagio, con le sue lussuose ville, fra cui la Serbelloni che, con il parco, occupa tutto il promontorio sopra l’abitato. Dietro, sulla sponda occidentale, si nota il Dosso di Lavedo (o del Balbianello), dietro il quale sta nascosta l’Isola Comacina. La vetta che torreggia in lontananza è il M. Generoso (alt. 1701). Infine, nella parte sinistra del panorama, si distinguono i Corni di Canzo (alt. 1373), popolare meta di passeggiate. Caro lettore, l’augurio è che, giunto fin qui, l’atmosfera sia chiara e tersa come il giorno in cui presi i miei rilievi. Ma attenzione! Non indicare mai le montagne con il dito. Secondo gli antichi abitanti della Patagonia farlo le potrebbe indispettire e provocare immediato maltempo.
D. Si riprende il cammino: poco sopra l’alpe, si lascia avanti a sé il sentiero 71 che porta all’Alpe di Lierna e si punta verso sinistra. La soglia del Piano di S.Pietro è ormai vicina, non prima però di aver toccato uno splendido punto panoramico (vedi il disegno). Sul limitare del pianoro, dove sono alcune panche e tavoli, sorge la chiesa di S.Pietro (alt. 992).
MAPPA 2. A. S.Pietro è il punto più alto di tutto l’itinerario, a 992 metri d’altezza (795 sul livello del lago). Alla chiesa s’incontra la sterrata che proviene da Esino Lario: l’itinerario la segue costeggiando il piano carsico di S.Pietro fino a imboccare, verso sinistra (palina), un sentiero che scende nel bosco e raggiunge Ortanella (alt.951), una manciata di casette fra i prati. Qui si attesta una bretella che sale da Coria (Variante bassa). Nelle radure si notano isolati, enormi esemplari di faggio. Sono stati nel tempo risparmiati dal taglio perché fissano i limiti di un confine comunale o di proprietà. Il faggio è l’albero prevalente a questo orizzonte vegetazionale. Attorno al piccolo stagno del Pozzal, raro in una zona carsica che mal trattiene in superficie le acque, si notano ontani, tigli e la corona di piante acquatiche che protegge la vita di una grande quantità di insetti e di anfibi.
B. Da Ortanella il sentiero prosegue verso nord, lungo la strada sterrata e, superate le case di Guillo (alt. 952) aggira, fra i faggi, le pendici di M.Fopp con vedute sulla conca di Esino, sulla profonda vallata che scende verso il lago e sulla cresta montuosa che fa da spartiacque con la Valsassina.
MAPPA 3. Lasciati alle spalle i prati di Ortanella, il sentiero torna sul versante a lago discendendo il crinale che, fra la valle del torrente Esino e la costiera del lago, arriva al colle di Vezio e a Varenna. Si percorre un tratto di grande bellezza, ricavato nel bosco. A tratti si affaccia verso il lago sopra alte rupi. Vi si godono splendide vedute del bacino centrale del lago. ‘Fopp’ è un termine dialettale che significa ‘depressione’, ‘conca’: la zona è infatti ricca di cavità carsiche.
A. Dalla carrabile che aggira il M.Fopp si stacca e si segue verso valle una pista forestale (palina, alt. 981). Ricalca un antico tracciato di cui si rinvengono, scrutando nella boscaglia, paralleli tratti incavati.

B. All’altezza di un isolato cascinale (Alpe dei Fopp, alt. 780), la pista si riduce a sentiero. La traccia scende precipite a fianco del Sass da Poo (alt. 753) e quindi si protende lungo il crinale alternando tratti ombrosi a radure prative. Fra la vegetazione si scorgono lacerti di mura, fondamenta di costruzioni che furono parti della possente torre del Sass da Poo, usata per segnalazioni in periodo bizantino quando sul Lario incombevano da ogni parte invasioni di popoli ostili. Appena sotto il Sass si incontra, dalla destra, un antico tracciato mulattiero proveniente da Esino.
C. Il crinale si restringe sempre più in direzione della punta di Varenna (panorama) e giunge a alla Croce del Fopp (alt. 577) da cui si scorgono Vezio e il suo castello. Il sentiero, un pò incavato, prosegue in discesa, lambisce una diruta cappella (alt. 510), alcuni bei rustici e infine raggiunge le prime case di Vezio dove confluisce da sinistra la Variante bassa che ora andremo a descrivere. Percorsi gli stretti vicoli di Vezio, in circa 15-20 minuti si può raggiungere la stazione Fs di Varenna.
VEZIO E IL SUO CASTELLO
La pendice boscosa che sta alle spalle di Varenna fu chiamata per secoli ‘Monte di Varenna’, poiché di pertinenza degli abitanti del lago. Sulla prima altura svetta la torre di Vezio a controllo del centro-lago e delle vie che salivano a Perledo e a Esino. Già esistente in periodo bizantino, fu dotata di muraglioni quando Varenna divenne rifugio dei profughi dell’Isola Comacina, nel 1169. Attorno alla torre si sviluppano due cortine merlate, rafforzate da più basse torri. Il monumento, di proprietà privata è visitabile a pagamento. Ben strutturato è anche il villaggio di Vezio, con alte case e stretti vicoli, protetto dal castello, a cavaliere della collina. Salendo al castello si incontra l’oratorio di S.Antonio, contenente una copia d’epoca della Madonna del Cuscino di Andrea Solario.
Albano Marcarini, IL SENTIERO DELLA REGINA, Lyasis 2019, pag. 168, con mappe, acquerelli, foto
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