Itinerario a piedi sulla Giara di Gesturi, in Sardegna.
La Giara è un ambiente unico e straordinario, non solo per la Sardegna. Si tratta di un rilievo tabulare, generato da antiche fuoriuscite di magma vulcanico (trachiti e basalti) deposto in orizzontale e isolato dalle circostanti erosioni. Quella di Gesturi è la giara più famosa, vasta e selvaggia. Questo itinerario ne visita un lembo, salendo dal paese di Assolo.
Difficoltà: bassa. Lunghezza: 3 km. Durata: 1 ora e 30 minuti. Dislivello: 60 metri.
Condizioni del percorso: il percorso non è segnalato ed è privo di riferimenti. Si consiglia di farsi accompagnare dal personale del Centro di documentazione ambientale di Assolo ( 0783.969253-348.5156549, assolo.oasi@tiscali.it). Partenza e arrivo: Assolo, in provincia di Oristano. Si raggiunge da Cagliari con la statale Carlo Felice fino allo svincolo di Villasanta, poi con la diramazione per Villamar e Albagiara.
Dove mangiare: nessun ristoro sul percorso, provviste a Assolo. Dove dormire: B&B Il Noce, via S. Elia 8, Assolo, 0783.969016. Indirizzi utili: Agenzia di sviluppo delle Due Giare, 0783.910013, sviluppoduegiare@tiscali.it

A – Assolo è l’abitato di riferimento, non solo per le provviste, ma anche per visitare il Centro di documentazione ambientale, i cui accompagnatori forniscono supporto alla visita. Oltre all’anello della giara, sono stati studiati 5 itinerari alla scoperta di questo lembo della Marmilla, ondulata regione collinare fra il Monte Arci e la Giara di Gesturi. Una strada consente di guadagnare le falde della giara in auto.
B – Si parcheggia presso una vasca antincendio. Uno stradello inerbito punta verso l’ultimo gradino della giara, in un ambiente umido e fresco, punteggiato di sorgenti. Una monumentale scala in pietra, a volte scavata nella roccia, affronta la parete dove affiora la struttura basaltica. Si tratta della ‘scabas’ Cabirada, varco naturale utilizzato da secoli dai pastori. Sono sufficienti 20 minuti di salita per giungere al ciglio superiore.
C – L’ambiente cambia repentinamente: ora, dinanzi a noi, si apre una piatta distesa, ravvivata da macchie di arbusti e lecci; una sola prominenza conica, di evidente natura vulcanica, s’eleva verso sinistra (la vetta della Zeppara Manna, 580 m). Il suolo, in inverno, è sovente ricoperto d’acqua stagnante – i cosiddetti ‘pauli’ – rendendo più difficile il cammino; in estate, al contrario, prevale la secchezza. Pur essendo ai margini di questo vasto altopiano, non sarà difficile scorgere i celebri cavallini bradi, la cui razza fu confinata qui in epoca antica (forse dai Cartaginesi) perpetuando in parte le sue caratteristiche genetiche. Ma la fauna della giara è ricca anche di altre specie, come martore, volpi, gatti selvatici, pernici, poiane (nel disegno), beccacce e uccelli di palude.

D – Seguendo la cosiddetta ‘Strada dei carri’, che segue tutto il perimetro del pianoro, si punta verso le rovine del nuraghe Mummuzola, uno dei tanti che proteggevano questa

roccaforte naturale. Utilizzando un’altra ‘scabas’ si lascia la giara e, attraversando un folto bosco di querce, si giunge a uno stazzo, tuttora utilizzato dai pastori (appena sotto si trovano una fontana, tavoli e panchine). Proseguendo oltre si accede a una strada carrabile che, in breve, fa ritorno allo spiazzo sul quale avevamo lasciato l’auto.
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