Itinerario a piedi nel Bosco della Ficuzza in provincia di Palermo, con partenza e arrivo a Ficuzza, frazione di Corleone, posta a 41 km da Palermo.
In un orizzonte infinito di colline e vallate bersagliate dal sole e battute dal vento, ecco emergere un isolato baluardo di calcare, spoglio e dirupato da un lato, dolcemente foderato di verde dall’altro. Sotto la parete più impervia e da questa protetto si stende un bosco foltissimo di lecci, roverelle e quercie, fra i più preziosi di una Sicilia da secoli depredata di questo genere di ambienti. Si chiama la Ficuzza ed era la riserva di caccia di Ferdinando IV di Borbone, quando fuggito da Napoli per le rivolte popolari, si stabilì nella più tranquilla Palermo. Oggi Ficuzza è riserva naturale protetta (vasta oltre 7000 ettari) ed è il luogo più vicino al capoluogo siciliano dove compiere ripaganti escursioni naturalistiche. A queste si può accostare la visita del Palazzo Reale, reminescenza borbonica, completato nel 1807 e destinato al soggiorno della corte durante le battute di caccia. La sua aulica parvenza ben si sposa con la maestosa cornice della montagna, regno incontrastato dell’aquila reale e del falco pellegrino.
Tempo di percorrenza: 4 ore. Distanza: 9 km. Dislivello: 260 metri. Segnavia: paline giallo/verde, sentiero 6 fino a Elice, sentiero 3 da Elice a Ficuzza. Per chi: itinerario adatto a tutti; attenzione ai cancellini con filo spinato (da richiudere); qualche problema di orientamento prima di Elice. Come: con buoni scarponcini, giacca a vento, provvista d’acqua. Quando: fino a giugno, da ottobre in poi. Dove mangiare: nessun ristoro lungo il percorso, dotarsi di provviste a Ficuzza dove sono bar e trattorie. Dove dormire: Azienda agrituristica Crapalicca, a Ventimiglia di Sicilia, tel. 091.8202144 (a 40 minuti di auto da Ficuzza).Indirizzi utili: Azienda foreste demaniali della regione siciliana, Distaccamento di Ficuzza, tel. 0918.464062; Aapt Palermo, p.za Castelnuovo 35, Palermo, tel. 091.6058111, http://www.palermotourism.com Per saperne di più: Autori vari, Ficuzza storia e natura, Arbor, Palermo, 2000.

1. Il sentiero prende avvio dal Centro di recupero della fauna selvatica, nel piazzale del Palazzo Reale di Ficuzza. Il sentiero 6, segnato da paline gialle e verdi, supera un guado e penetra subito nella lecceta sotto la possente bastionata calcarea di Rocca Busambra. Si potrebbe scorgere una volpe, avvezza a frequentare gli orti del vicino villaggio. Nel sottobosco, fra lecci e roverelle, spuntano preziose orchidee. La riserva della Ficuzza ne protegge oltre trenta specie. Dopo buon tratto si supera un cancellino e si esce sulla strada forestale che, in breve, verso destra conduce a una fontana.
2. Dalla fonte Ramusa si gode un bel panorama sui pascoli che si stendono sotto la parete di calcare. Poi, superati due pilastrini in pietra, si torna nel bosco costeggiando una ‘muracca’ (basso muro di pietra a secco). Essa racchiude un ‘girato’, il luogo dove il Re ospitava le specie atte a ripopolare la riserva di caccia. Tenaci e tentacolari felci si spargono ovunque rivaleggiando con le altre essenze del sottobosco. Di tanto in tanto, fra le fronde delle sughere, si scorge il Palazzo Reale, da cui si era partiti.

3. Il sentiero spunta nella radura della Casotta, accanto all’abbandonata colonia montana delle Ferrovie dello Stato. L’itinerario mantiene sempre la stessa direzione, traversando la pendice del bosco, un cancellino dopo l’altro. In primavera, dalle radure fiorite spuntano migliaia di fiori; fra i più vistosi lo zafferanello e l’acetosella gialla. Rari invece ed endemici, abbarbicati sulle rocce, il Cipollaccio di Busambra, lo Spillone di Gussone, la Viola del Tineo. Superato un altro cancellino, più ostico di altri, si scende verso il vallone di Elice dove si incontrano vari segnavia. Qui, infatti, il sentiero 6, finora seguito, fa ritorno a Ficuzza, ma noi proseguiamo ancora, lungo il sentiero 3 che superata una modesta altura si affaccia a vari ripiani prativi. Fra questi si cela un curioso appostamento di caccia.

4. Si tratta del Pulpito del Re, una roccia dove sono stati intagliati dei gradini e ricavato un largo sedile. Era il luogo prediletto da Ferdinando IV. «Fra lo spuntar del sole – scrive il biografo reale – il Re col nobile corteo di Baroni e guardacaccia montati su valenti palafreni, venivano a prender posto il quel luogo assegnato, che era ritenuto il punto più sicuro per tirare il maggior numero di colpi… Così i signori venivano a collocarsi sopra vellutati seggioloni a bracciuoli, ove il lungo aspettar diventava men noioso…». Si tirava al lupo, al cervo, al daino, al capriolo specie ormai oggi perdute. Ancora diffusa la fauna minore come la volpe, il gatto selvatico, l’istrice, la martora, la donnola e il ghiro, chiamato dai locali ‘surci giacalone’, ovvero ‘ sorcio dormiglione’.
5. Giunti al bivio del Cozzo Quattro Finaite si impegna ora il tranquillo tracciato della ex-ferrovia Corleone – Palermo Sant’Erasmo. Si trattava di una linea a scartamento ridotto, aperta nel 1886, destinata a collegare l’entroterra palermitano con il capoluogo. Fu esercitata fino al 1959. Oggi ne è in atto il recupero a pista ciclo-pedonale. Della vecchia infrastruttura si notano i poderosi muri di contenimento, un lungo viadotto, qualche casello, i cippi chilometrici e la vasca del ‘rifornitore’, destinata ad approvvigionare di acqua le motrici a vapore. In leggero declivio si giunge infine alla vecchia stazione di Ficuzza, da cui una rampa a gradoni mette in breve al villaggio.
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Albano Marcarini, LA VIA GRANDE D’ASPROMONTE – IL SENTIERO DEGLI EUCALIPTI, Alleanza Assicurazioni, Milano 2001, pag. 80, con foto, carte e acquerelli – Formato: 11 x 16 cm
La Via Grande d’Aspromonte è un itinerario escursionistico lungo 45.8 km. Inizia a Cittanova, località calabrese posta all’estremità orientale della Piana di Giòia Tauro, e si conclude a Natile Vecchio, frazione di Careri, a pochi chilometri dalla costa ionica. È una lunga traversata che percorre un tratto della dorsale appenninica, nella zona settentrionale del Parco nazionale dell’Aspromonte. Segue sentieri e piste forestali, quasi sempre all’interno dei boschi (faggi, abete bianco). Talvolta ha uno sviluppo un po’ tortuoso perché evita le strade asfaltate. Non comporta difficoltà tecniche. Tocca il suo culmine, nei pressi del M. Scorda, a 1372 metri d’altezza. Il dislivello complessivo, in salita, è di 1166 metri. Gran parte di questo dislivello – circa 500 metri – si vince gìà nella prima tappa, salendo dopo Cittanova il primo gradino orografico fino a raggiungere un’altezza media di 900-1000 metri. La Via Grande si percorre in tre giorni di buon cammino.
€6,00
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