La Lunga Via delle Dolomiti

Itinerario lineare in bicicletta nella valle del Bóite, in provincia di Belluno, con partenza dalla stazione Fs di Calalzo di Cadore (linea Conegliano-Calalzo) e arrivo a Cortina d’Ampezzo.

Il trenino bianco e azzurro delle Dolomiti correva da Calalzo di Cadore a Cortina d’Ampezzo e ha lasciato molti rimpianti. Cortina deve una parte della sua fama turistica a questa ferrovia, aperta subito dopo la Prima guerra mondiale. Soppressa nel 1964 è rimasta per quarant’anni nel dimenticatoio. Oggi rinasce come pista ciclabile e pedonale. Del declino e della scomparsa della ferrovia delle Dolomiti scrisse in modo poetico Dino Buzzati. Alberto Sordi la immortalò in una scena del film ‘Vacanze d’inverno’del 1960. Oggi di lei restano gran parte della massicciata, quasi tutti i ponti, le gallerie e le stazioni. Per non dimenticarla del tutto e per far sì che possa tornare utile, le Amministrazioni locali hanno promosso il suo recupero come itinerario ciclabile e pedonale. Si tratta della ‘Lunga Via delle Dolomiti’ che, unita all’altro tronco della ex-ferrovia (da Cortina a Dobbiaco), si congiunge con la rete ciclabile dell’Alto Adige (verso Bressanone lungo la Val Pusteria) e dell’Austria (con la pista ciclabile della Drava che arriva fino a Maribor, in Slovenia). La pista è stata inaugurata nel 2003 e ha già accolto decine di migliaia di cicloturisti.

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Partenza dalla stazione Fs di Calalzo di Cadore (linea Conegliano-Calalzo) e arrivo a Cortina d’Ampezzo. Un eventuale ritorno può avvenire in bus (un’ora di tragitto) con il servizio di trasporto bici della Dolomiti Bus, www.dolomitibus.it, tel. 0437.217111. A Calalzo si arriva con il Servizio Treno+Bici di Trenitalia sulla linea Belluno-Calalzo. In alternativa si può anche raggiungere Calalzo su un itinerario ciclabile regionale sempre con partenza da Belluno.

Lunghezza: 35,5 km – Tempo di percorrenza: 3 ore, escluse le soste. – Dislivello: 500 metri circa. – Segnavia: nessuno. – Periodo indicato: dalla primavera all’autunno; in inverno la ciclabile è utilizzata per lo sci di fondo. – Condizioni del percorso: pista ciclo-pedonale protetta e asfaltata. Il ritorno può avvenire in bus (un’ora di tragitto) con il servizio di trasporto bici della Dolomiti Bus, www.dolomitibus.it, tel. 0437.217111. Dove mangiare. Frequenti occasioni di sosta e ristoro negli abitati della valle.

Indirizzi utili: Ufficio turistico di Calalzo di Cadore, presso la Stazione Fs, tel. 0435.32348; Ufficio turistico di S.Vito di Cadore, via Nazionale 9, tel. 0436.9119; Ufficio turistico di Cortina d’Ampezzo, tel. 0436.3231. Orari di apertura dei monumenti: Museo Casa di Tiziano, via Arsenale, Pieve di Cadore, tel. 0435.32262, dal 15 giugno al 15 settembre dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19; Museo dell’occhiale, via degli Alpini 39. Tai di Cadore, tel. 0435.500213, da giugno al 10 settembre dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 19 (negli altri periodi, solo il sabato dalle 8.30 alle 12.30). Per saperne di più: E. Gaspari, La ferrovia delle Dolomiti, Athesia, Bolzano 1994.

Calalzo.stazione
La stazione di Calalzo, punto di partenza

Dalla stazione Fs di Calalzo di Cadore (km. 0, alt. 740) si imbocca la larga strada che sale nell’abitato. La moderata pendenza e le larghe curve fanno presagire che essa ha sostituito il vecchio tracciato ferroviario. Per favorire l’interscambio, infatti, un braccio morto della linea arrivava fino alla Stazione Fs, mentre la vera stazione della Ferrovia delle Dolomiti si trovava a un livello di quota poco superiore con un largo piazzale riservato al ricovero dei rotabili e agli edifici di servizio. La Calalzo-Cortina-Dobbiaco, della lunghezza di 65.3 km, aveva uno scartamento di 0.95 metri, una pendenza massima del 35 per mille e curve con raggio minimo di 60 metri.

Calalzo.Marmarole
L’inizio della greenway

Coperte due curve in salita, fra villini e campi sportivi, si raggiunge un incrocio, oltre il quale inizia il percorso ciclabile protetto. Un colpo d’occhio alle spalle apre lo sguardo sulle vette delle Marmarole e verso l’alto Cadore. Aggirato fra i prati un primo dosso, la pista si affaccia alla Valle Orsina scavalcandola con un bel ponte (km 2.4) in curva a cinque luci, cui segue una breve galleria (26 m). Dopo aver rasentato un tratto della statale, la pista, ovvero l’ex-ferrovia, aggira il dosso di Monte Castello anche grazie alla galleria curva di S. Alipio, di 73 metri. Sull’altura, come suggerisce il nome, sorgeva una fortificazione che, con quella di Botestagno a nord di Cortina, era l’arcigna sentinella della valle del Bòite, lungo l’antica Via Regia che collegava la pianura veneta con il Tirolo. Ora ci si affaccia più direttamente alla vallata del Piave, con vista sulla diga del Lago di Centro Cadore e sulle case di Sottocastello.

Valle.stazione
L’ex stazione di Valle di Cadore

Incrociata la strada che sale da questa frazione si accede al piazzale della ex-stazione di Pieve di Cadore  (km 4.5). Pieve è il capoluogo del Cadore, la storica regione costituita dal bacino superiore del Piave. Il centro ebbe, fin da epoca antica (almeno dal V sec.a.C. con le comunità paleo-venete), una posizione centrale e di primato rispetto agli altri abitati della valle. Qui si rinvenne un centro sacrale in epoca romana, connesso al culto delle acque; qui si stabilì la primordiale organizzazione cristiana delle pievi; qui si fortificarono i dintorni con il sistema delle ‘chiuse’ a protezione degli eserciti invasori, in epoca barbarica; qui, infine, s’insediarono, dal 1138 al 1335 i da Camino, feudatari imperiali. Ma il vero slancio si ebbe nel 1338 con il governo della Magnifica Comunità, mantenuto anche nel successivo periodo veneto, e che ebbe come risultato l’accrescimento degli scambi commerciali, il razionale sfruttamento delle risorse naturali e dei boschi in modo particolare. Non fa dunque meraviglia il fatto di trovare qui la terra d’elezione di una raffinata famiglia di artisti quali i Vecellio, fra cui Tiziano (1488-1576), massimo protagonista della pittura classica del XVI sec., instancabile cultore di un’ideale di luce, colore e bellezza infuse forse proprio dal contatto con la sua terra natìa. «Prima ancora che se ne conoscesse la natura geologica – scrisse l’alpinista inglese J. Gilbert nel 1864 – le Dolomiti furono familiari agli occhi di Tiziano. Anche se vi sono stati dei mutamenti in certi aspetti dello scenario cadorino, è certo che quei monti, così caratteristici, sono rimasti inalterati nel tempo, così come egli li vide ed acquistano per noi un maggiore fascino, quando pensiamo a quel lontano incontro fra la natura e il giovane artista». Ovviamente, nel centro dell’abitato (che richiede però un breve tratto di salita), si visita la sua casa natale.

Valle.Cadore
Valle di Cadore

Con qualche peripezia e con un curioso tunnel in lamiera, la pista evita la variante della strada statale e punta verso l’ex-stazione di Tai di Cadore  (km 5.7, alt. 848), a cui arriva dopo aver superato con un viadotto il Ru di Galghena. La forte concentrazione edilizia si spiega con la posizione dell’abitato, allo snodo delle strade per Cortina e per l’Alto Cadore, e con la crescita dell’economia locale basata sull’industria dell’occhiale. Non a caso, a Tai si trova il Museo dell’occhiale, con oltre 1600 pezzi esposti che illustrano la storia di questo insostituibile strumento ottico.

La mancanza della segnaletica può generare qualche incertezza, specie attraversando Tai. Occorre interpretare i pochi segni visibili che rimandano alla vecchia ferrovia e pensare come farebbe un conduttore di una locomotiva: quindi seguire la via più lineare, moderatamente pendente e dalle ampie curve. Alcuni tratti sono stati inglobati nella viabilità comunale e occorre procedere con cautela, specie in presenza di alcuni incroci dove il ciclista non ha la precedenza. Ora la linea, restando in posizione elevata rispetto alla strada rotabile, si avvicina a Valle di Cadore. La sua stazione  (km 8.6, alt. 859) è stata restaurata con gusto nelle stile alpino che distingueva tutti gli edifici di servizio alla ferrovia. Scrutando verso il paese si possono ancora riconoscere le case cadorine dai tetti ampi e sporgenti formati da scandole di legno e con ampi ballatoi.

Vodo
Nella Valle del Boite

A questo punto si entra nella stretta valle del Bòite. Il torrente si allarga in un lago nel fondovalle. La ferrovia, con un tratto in contropendenza (quindi con una lieve discesa) aggira la Vallesina con due gallerie, un bel ponte in curva a due grandi archi e una terza galleria (km 10.3), la più lunga del percorso (191 metri). Si noti, a lato di questa, l’imbocco di una primitiva galleria, poi abbandonata per l’eccessiva friabilità della roccia. Ma, a questo punto, occorre dire qualcosa sulla storia della Ferrovia delle Dolomiti. Nacque per esigenze belliche sui due fronti opposti, italiano e austriaco. Il confine, fino al 1915, era posto a Dogana Vecchia, e Cortina faceva parte dell’Impero asburgico. Alcuni tratti di binario furono sistemati per l’approvvigionamento delle truppe, ma fu solo dopo la ritirata di Caporetto che gli Austriaci posero velocemente mano a una linea fra Dobbiaco e Calalzo, per lo più posizionata lungo la strada salvo i tratti più acclivi, come a Botestagno, dove si aprirono lunghe gallerie. Nel dopoguerra la linea fu perfezionata in sede propria e inaugurata il 15 luglio 1921. Nel 1929, dopo essere passata dalla gestione governativa a un’impresa privata, fu elettrificata aumentando frequenze e velocità d’esercizio. Negli anni a seguire condivise l’ascesa turistica di Cortina. Il numero dei passeggeri annui crebbe dai 141 mila nel 1924 a 292 mila nel 1940. Durante le Olimpiadi invernali del 1956, il trenino potè trasportare circa 7000 passeggeri al giorno. Le note ragioni, legate alla diffusione del trasporto su gomma, e, in questo caso, il pretesto di alcuni incidenti con morti e feriti provocarono il declino del servizio e la sua soppressione, nel 1964. «Stupidamente secondo me, l’hanno abolito» fu il commento di Dino Buzzati riguardo al ‘trenino delle Dolomiti’.

Antelao
L’Antelao dalla ciclabile

In vista della borgata di Suppiane, tramite un sottopasso, la ciclabile scorre al di sotto della rotabile e del successivo abitato di Venas di Cadore  (alt. 858). La stazione è ubicata alla progressiva 12+288, come indica ancora la targa affissa sulla parete. All’intersezione con la strada 347 per Cibiana si trova un vecchio casello: una bacheca, affissa alla parete, raccoglie cimeli e ritagli dalla stampa relativi alla ferrovia. Quindi si procede in un ambiente più cupo, circondati dal bosco di conifere. Si tratta della Chiusa, in fondo alla quale scorre, invisibile, il Bòite. Era uno dei principali punti di difesa della valle; vi si combatterono aspre battaglie specie all’inizio del XVI secolo, che portarono nel 1511 alla separazione dell’Ampezzano dal Veneto e alla sua annessione nell’Impero asburgico.

Passata la Chiusa la valle si allarga. In fondo compare, maestoso, il Monte Pelmo. Poi la pista rimonta sulla strada rotabile e, in sede promiscua, aggira la valla del torrente Ruvinian lungo la quale si vedono torreggiare le pareti dell’Antelao. A Peaio (alt. 887) termina il tratto lungo la rotabile e, dalla stazione, seguendo prima un tratto di massicciata poi uno di marciapiede, si riprende la via ciclabile. L’abitato successivo è Vodo Cadore  (km 17.6, alt. 895). Il paesaggio si distende in ondeggianti praterie bordate dalle abetaie, ma dalla parete dell’Antelao si scorgono anche le sassose conoidi che scivolano verso valle minacciando, come spesso hanno fatto e anche tragicamente in passato, i villaggi della valle. Le guide di fine Ottocento ricordano che da Vodo si emigrava in America «eseguendo specie i mestieri del fruttivendolo, gelatiere e pasticciere ambulante».

Cicl.Cortina
L’ingresso a Cortina

La Lunga Via prosegue restando parallela e molto vicina alla rotabile. Si raggiungono così Borca e S. Vito di Cadore. La loro moderna veste di centri turistici, che prelude ai fasti di Cortina, lascia lontano nel ricordo il passato di miseri villaggi, spesso tormentati dalle frane e dalle alluvioni. La frana più rovinosa colpì Borca nel 1814 facendo ben 257 vittime fra gli abitanti delle borgate di Taulèn e Marceana.

Le memorie della ferrovia ora si stemperano per l’invadente sopruso della rotabile. Sono scomparsi un lungo ponte metallico a tre travate (alla progressiva 24+235) e tutto il tratto adiacente, da Chiapuzza fino ad Acquabona. La ciclabile, gioco forza, ha dovuto ritracciare il suo percorso per poco più di 5 km, parallela o a valle della statale offrendo una infrastruttura all’altezza delle migliori ciclabili europee.

Resta ancora la leziosa stazioncina di Dogana Vecchia  (km 28.3), sul vecchio confine fra Italia e Austria e fra Cadore e Ampezzano. Ora la visuale inizia ad allargarsi sulla conca di Cortina, delineata dagli imponenti ‘sassi’ dolomitici: le Tofane, il Becco di Mezzodì e la Croda da Lago. Nell’ultimo tratto la pista ciclabile diventa la ‘passeggiata’ di Cortina da spartire con i molti pedoni, fra ville e giardini. Dopo l’alto viadotto sul torrente Bigontina si approda infine al piazzale della ex-stazione di Cortina  (km 35.5), oggi convertito a uso delle autolinee.

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Albano Marcarini (a cura di -) – VENETO E FRIULI VENEZIA GIULIA – De Agostini/Alleanza Ass., 2004, 228 pagine con foto, mappe e acquarelli – formato 13 x 20 cm

L’Italia dei records vanta anche il primato del numero di autoveicoli per km di strada: 103, contro i 65 della Germania e i 29 della Francia. Ce n’è fin troppo, quasi da soffocamento. Perché, ogni tanto, non lasciar perdere il volante e passare al manubrio… della bicicletta o a un buon paio di scarponi per una bella passeggiata all’aria aperta. Il nostro Paese, appena al di là del guard-rail dell’autostrada regala ancora bei paesaggi e luoghi tranquilli. Sono angoli sconosciuti ai più, sono posti che per arrivarci bisogna faticare un po’, scrutare la cartina, magari chiedere in giro, oppure leggere con attenzione questa guida. Ne abbiamo scelti appena più di una dozzina in due regioni – il Veneto e il Friuli - Venezia Giulia – che ne meriterebbero almeno cinquanta.

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