Belmonte e fricandò

Itinerario circolare a piedi nel Canavese, in provincia di Torino, con partenza e arrivo dalla stazione di Valperga  della linea ferroviaria Torino-Pont Canavese, gestita dal Gruppo Torinese Trasporti.

Dopo la Controriforma e fino al XVIII secolo, nell’arco alpino si costruirono dei luoghi di culto chiamati Sacri Monti. Grazie a un percorso devozionale, avvicinavano i fedeli ai dolorosi momenti della Passione di Cristo e, nel contempo, rafforzavano la dottrina cattolica nelle vallate dove si erano insinuati i ‘germi’ dell’eresia protestante. Questo itinerario conduce alla visita di Belmonte, luogo sacro del Canavese.

La ferrovia, che dalla stazione di Torino Porta Susa porta nel Canavese, fu il risultato di intenti promossi fin dal 1856 quando, con l’istituzione di una società anonima, si ideò un collegamento da Torino a Cuorgné, passante per Rivarolo. Purtroppo la scelta della trazione a cavalli e alcune deludenti soluzioni tecniche ritardarono la costruzione. L’apertura avvenne il 20 giugno 1866, limitata a Rivarolo, in una situazione di disagio per via dell’annunciato fallimento della società esercente. Dopo diversi passaggi di proprietà, nel 1876 la ferrovia fu rilevata da Dionigi Reinfeld che vi apportò miglioramenti fra cui l’introduzione della trazione a vapore e alcune varianti di percorso. Nel 1884 s’impiantò una tramvia da Rivarolo a Cuorgnè e, nel 1887, si prolungò la ferrovia da Rivarolo a Castellamonte. Nel 1906 la tramvia fu smantellata e sostituita da un parallelo tronco ferroviario, prolungato fino a Pont Canavese. In tal modo si ottenne una linea di 38 km, calcolati da Settimo, punto di separazione dalla rete esercita dallo Stato.

I forti investimenti realizzati negli ultimi anni per il rinnovamento della Canavesana, sono stati premiati da un costante aumento di passeggeri e dall’inserimento nel sistema passante di Torino (servizio prolungato fino a Chieri). Anche i gravi danni dell’alluvione 2000, che avevano portato alla soppressione del servizio da Rivarolo a Pont, sono stati superati e dal 7 luglio 2004, grazie a un nuovo ponte sull’Orco, il treno torna a far capolinea all’imbocco della valle come era vivo desiderio della popolazione locale. L’affetto dei canavesani per la loro ferrovia spicca anche in una testimonianza di Samuel Butler, viaggiatore inglese della seconda metà del XIX sec.: «C’era una donna che stava falciando l’erba e io per rendermi piacevole le dissi che il panorama era molto bello. – Sì – mi rispose – si possono vedere tutti i treni».

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Tempo di percorrenza: 3 ore e 30 minuti, escluse le soste. Dislivello: 400 metri circa. Segnavia: 422 da Valperga al santuario, 423 dal santuario in direzione di Pemonte. Periodo indicato: in ogni stagione. Condizioni del percorso: sentieri, strade selciate e secondarie asfaltate. Dove mangiare. A Prascorsano, Ristorante Società di Prascorsano, via Villa 23, tel. 0124.698135 (da assaggiare il fricandò della nonna – patate cotte con la cotenna di maiale, condita con spezie – e la zuppa canavesana – minestra asciutta di pane, cavoli e ragù di carne). Indirizzi utili: Riserva naturale Sacro Monte di Belmonte, c.so Massimo d’Azeglio 216, Castellamonte, tel. 0124.510605. Orari di apertura dei monumenti: Chiesa di S. Giorgio a Valperga, chiavi presso Ass. Amici di S. Giorgio, tel. 0124.617174; Ente di gestione dei Sacri Monti: Sacro Monte di Belmonte,Via Ivrea100 – ex Manifattura – 10082 Cuorgnè (TO), tel. 0124.510605, www.sacromonte-belmonte.com – Info trasporti linea Torino-Rivarolo-Pont: http://www.gtt.to.it

©Albano Marcarini, 2016. Pubblicato su AMICOTRENO, gen/feb. 2005.

Rotonda
La Rotonda

Dalla stazione ferroviaria (p.za Savio, alt. 377) ci si dirige subito verso il centro di Valperga, seguendo la rettilinea via Mazzini. Si passa accanto alla Parrocchiale, dall’altissimo e leggiadro campanile, del 1791. Si mormora ancora che deve la sua altezza al desiderio dei popolani di poter osservare le abitudini dei nobili che dimoravano nel castello, sulla collina giusto di fronte. Ora si segue l’indicazione per Belmonte sottopassando lo storico edificio del Portico. Di fronte si erge la collina. Il paese si pone ai suoi piedi, in forma di semicerchio. «Valperga aveva anticamente cinque porte – recita una vecchia guida – oltre due principali con ponti levatoi, ed era diviso in tre sezioni di cui una munita di gran torre per segnali». Sul colle – che s’inizia a salire lungo una bella via pedonale – si trovano alcuni importanti monumenti, eredità dell’antico feudo dei Valperga, discendenti di Arduino, re d’Italia dal 1000 al 1013 in opposizione agli imperatori tedeschi.

Superata la cappella della Madonna di Oropa, si raggiunge con due svolte un portico – in realtà, la cosiddetta ‘Rotonda’, antico sepolcro dei Valperga – per poi rasentare il fianco dell’antica parrocchiale di S.Giorgio ➋ (alt. 430), con belle aperture ad arco acuto, dalle ghiere in cotto. La chiesa risulta citata per la prima volta nel 1150 (il campanile appartiene ancora a quell’epoca) e fu cappella privata dei conti di Valperga. La loro magnanimità premiò il lavoro di abili artisti, fra cui Giovanni di Pietro de Scotis, pittore piacentino attivo alla metà del 1400. La chiesa (visitabile su richiesta) conserva uno dei più importanti cicli affrescati del Canavese che riveste quasi per intero le tre navate. La scena sulle pareti dell’abside si riferisce alla Passione di Cristo: i personaggi hanno espressioni e gestualità di grande realismo. Pure ammirevoli le scene della vita di San Michele con l’apparizione sul Gargano, la lotta contro il demonio, il miracolo dell’infermo.

Castello
Castello di Valperga

Più in alto della chiesa – della quale si traversa il sagrato -, quasi del tutto cinto dai suoi fabbricati, sta il Castello (non accessibile). Si compone di un corpo di fabbrica centrale con torre, di altri edifici a cortina e retti da forti bastioni, e di un palazzo neoclassico con giardino terrazzato. Si narra che fu Didone, padre di Arduino, ad erigere nel X sec. il primo nucleo.

Via.Tabernacoli
La Via dei tabernacoli

Dopo un tratto di asfalto, fra morbide ondulazioni rivestite di vigne, si giunge all’imbocco segnalato della Via dei Tabernacoli ➌ (alt. 465, segnavia 422) al santuario di Belmonte. È uno splendido percorso selciato, all’interno del castagneto e della locale riserva naturale, scandito da 15 edicole sacre, realizzate fra il 1878 e il 1880. Si noteranno la struttura del rilievo, composto da affioramenti di granito rosaceo, alternato a strati arenacei e sabbiosi e il curioso accostamento fra castagni e betulle. Si può salire con tranquillità, godendo del panorama o sostando sulle panche in pietra, magari a metà percorso, dinanzi all’unica cappella, detta ‘della Samaritana’. Con un altro lieve sforzo si giunge al santuario di Belmonte ➍ (alt. 726).

Dalla balconata della chiesa – la cui facciata delude forse gli amanti della bella architettura – si gode una larga veduta del Canavese con il lungo dorso degradante della Serra d’Ivrea, con le alte montagne del Biellese, il varco della valle della Dora e la più lontana cornice della Alpi occidentali, fino all’inconfondibile vetta del Monviso. L’edificio sacro è l’ultimo segno di una presenza religiosa risalente almeno al XI-XII secolo, come dipendenza dei monaci benedettini dell’abbazia di Fruttuaria. Alle spalle del santuario si snoda il percorso devozionale del Sacro Monte, iniziato nel 1712, quindi in una fase molto posteriore rispetto ai grandi sacri monte di Orta e Varallo. In effetti il ritardo determinò qui un impoverimento del tema. Mancano la sontuosità e l’inventiva. A Belmonte tutto si riduce a una semplice, modesta imitazione degli altri più celebri sacri monti prealpini. Resta però immutabile il fascino del luogo, il suo abito vegetale e l’incantevole posizione.

Lungo un’anello circolare si dispongono le 13 cappelle della Via Crucis. Di semplice fattura, precedute da un portico, le cappelle contengono sculture in terracotta o gesso in grandezza naturale. Quelle di maggior pregio sono nell’undicesima cappella, intitolata alla Crocifissione. La dodicesima cappella, quella posta più in alto, è la sola ad avere una forma più elaborata, con un portico che accompagna i suoi otto lati. Se il Sacro Monte pervade oggi l’intera area con le sue silenziose cappelle, immerse nella quiete del bosco, non bisogna trascurare il fatto che qui si sono rinvenute presenze ancora più antiche, risalenti all’età del bronzo e all’alto medioevo. Evidentemente la posizione cacuminale e l’ampio giro d’orizzonte facevano di Belmonte un luogo adatto per il controllo di un vasto territorio circostante. Particolarmente significativo l’insediamento longobardo: vi si estrassero oggetti di notevole qualità fra cui una fibula in bronzo sormontata da un volatile, databile al VII sec.

Bosco.Valperga
Nel bosco di Belmonte

A piedi si torna al santuario e si scende la via selciata, affrontata nella salita, fino a pochi metri dopo il primo tornante. Qui si noterà, verso valle, il segnavia bianco-rosso del sentiero 423. Porta rapidamente in basso, sulla costa del monte. Ora occorre prestare attenzione: raggiunto uno stradello trasversale (dove si nota ancora il segnavia dipinto su un masso), si lascia il sentiero segnato e si piega a destra, risalendo leggermente. In estate potrebbe risultare infoltito dalla vegetazione; in inverno si procede meglio seguendo un’esile traccia calpestata. Ci sono dei rari segni di vernice blu; poi, di fronte a dei tronchi abbattuti, il sentiero scende una balza e prosegue fra placche rocciose aperte, cespi di ginestre e di felci, isolati castagni. A proposito di felci, occorre dire che qui è presente l’Osmunda regalis, la più grande felce del Piemonte.

Dopo aver lambito una grossa muraglia in pietra a secco, si confluisce finalmente su uno stradello campestre che prosegue in piano (qui si nota un segnavia giallo e verde). In pochi minuti, stando al bordo delle vigne e dei campi, si raggiunge Pemonte ➎ (alt. 600), piccola frazione all’incrocio di varie strade, fra cui quella carrozzabile che scende dal santuario. Se l’appetito si fa sentire si può compiere una breve deviazione fino a Prascorsano ➏ (alt. 590) e al ristorante della Società operaia, altrimenti si prosegue con l’itinerario, rispettando sempre il segnavia giallo-verde. Si percorre una stradina a fondo naturale, discendendo verso una valletta alberata. Nelle radure si notano zone umide dalle alte erbe palustri dove si cela la piccola Drosera rotundifolia, pianticella carnivora che imprigiona gli insetti fra i suoi petali.

Questo tratto di percorso è molto bello, basta seguire la traccia principale che resta parallela e sempre poco discosta dal rio Livesa. Un altro riferimento è fornito dalle tabelle che segnano il perimetro della locale riserva naturale. A un tratto il percorso, ridotto a largo sentiero, utilizza una passerella in legno. Poi rasenta alcune delle cosiddette ‘sabbionere’, lunghe colate di sabbia, frutto della millenaria erosione del granito. Senza deviazioni, semplicemente mantenendo la direzione di fondovalle, si raggiungono alcune prime isolate case e poi la frazione Trucchi ➐ (alt. 489). Ancora poche decine di metri e si raggiunge il punto dove si era imboccata la Via dei Tabernacoli. Percorrendo a ritroso la prima parte del cammino fatto all’andata si torna alla stazione di Valperga.

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