Itinerario lineare a piedi con partenza dalla stazione di Crespino e arrivo alla stazione di Ronta (linea Borgo San Lorenzo-Faenza).
Si può arrivare in cima, molto vicino al cielo, in una brutta giornata, magari di fitta pioggia, oppure in una di quelle nebbiose che rendono spettrale e un po’ magico il bosco. O ancora si può giungervi in una nitida giornata d’inverno, col filo del crinale traversato da un vento teso e sferzante. In ogni caso la malìa dell’Appennino si fa sentire forte anche a chi non crede ai presagi della natura. Per abbracciare l’Appennino, per leggere da una posizione di riguardo le molte meraviglie di questa vetusta catena che forma l’ossatura della nostra penisola occorre salire la quota che basta, raggiungere il crinale spartiacque, magari fra il Mugello e la Romagna toscana, dove si presenta meno elevato e più facilmente raggiungibile. Lì fermarsi e stare ad attendere che i vostri occhi inizino a interpretare il paesaggio. Da una parte, verso la Romagna, le pile stratificate di arenarie e argille lasciano intravedere gli effetti delle terribili compressioni che, all’origine delle cose, hanno fatto innalzare e piegare le montagne. Dall’altra, verso il Mugello, si scorgono invece morbide groppe lavorate, larghi bacini depressi un tempo sommersi dalle acque. E poi i tortuosi e rinserrati varchi che i fiumi hanno dovuto scavare in questo dedalo di montagne per dare un senso alla loro opera di lenta, continua erosione. Strade, fili biancastri si dipanano e si svolgono girando senza apparente meta fra questi versanti; incontrano talvolta piccoli casali, più di rado paesi che danno il vero senso dell’isolamento e dell’appartenenza a un destino ormai fuori dal tempo.
Il Poggio degli Allocchi, a 1019 metri d’altezza, ha prestato il suo nome alla più lunga galleria della ferrovia Faentina, la linea che ci consente di effettuare una delle più belle e stimolanti traversate dell’Appennino, all’inizio cullati dal vagone, poi accompagnati dal lento incedere dei nostri passi. Si cammina per ore, fra faggi e abeti, sui sentieri dei carbonai, dei legnaioli, dei pastori senza sentire la fretta di tornare, ma con l’animo aperto di chi ha voglia di scoprire e meravigliarsi. Unica condizione: evitare di mettersi in cammino il venerdì. Secondo una rispettata tradizione locale, il venerdì «o ci si stanca o si perde la strada».
Da Crespino del Lamone a Ronta
Tempo medio di percorrenza: 5/6 ore. Dislivello: 640 metri. Condizioni del percorso: sentieri segnalati dalle sezioni Cai di Imola e Firenze; nessuna difficoltà; ristoro a Crespino (bar), alla Madonna dei tre Fiumi o, con breve diramazione a circa metà dell’itinerario, alla Locanda della Colla (ristorante), Passo della Colla, tel. 055/8405013. Altre informazioni utili. In caso di pernottamento si consiglia l’albergo ristorante Tre Fiumi a Madonna dei Tre Fiumi (1 km da Ronta), tel. 055/8403015, fax 055-8403197. Ufficio promozione turistica del Mugello, via Togliatti 45, Borgo San Lorenzo, tel. 055/8495346. Per gruppi e comitive: Associazione Turismo Ambiente, piazza Dante 29, Borgo San Lorenzo, tel. 055/8458793. Periodo consigliato: estate, autunno.
1. La Faentina. Nel 1879 l’approvazione della legge Baccarini relativa a nuove costruzioni ferroviarie pose fine a decenni di accanite discussioni sulla necessità e sui possibili tracciati di un collegamento transappenninico fra Toscana e Romagna. Si decise per una linea da Firenze a Faenza passante per Borgo San Lorenzo, tenuto anche conto delle esigenze militari di avere facili comunicazioni con i confini nord-orientali del Regno. I lavori iniziarono nel 1881 e si completarono nel 1893 con una spesa di 70 milioni di lire dell’epoca, il doppio del preventivato. Con una lunghezza di 101 chilometri, la linea affrontava 8 gallerie principali (fra cui quella degli Allocchi nel punto di valico dell’Appennino, di 3779 metri) e una pendenza massima del 25 per mille. Mal gestita dalla Società delle Ferrovie Meridionali che le preferì, specie per il trasporto merci, la più anziana linea Porrettana, questa ferrovia scontò da subito forti passività d’esercizio e conobbe un certo rilancio solo in funzione di supporto al traffico militare della Grande Guerra. Fortemente danneggiata nel 1944, fu in seguito dismessa nel tratto Firenze – Borgo San Lorenzo, peraltro già integrato, fin dal 1913, da un’altra ferrovia passante per Pontassieve. Le prospettive per un futuro rilancio di questo tronco sembrano essere incentivate dall’ormai imminente riapertura del breve tratto fra Borgo e San Piero a Sieve.

L’itinerario prende le mosse dalla stazione ferroviaria di Crespino del Lamone (alt. 525) e, inizialmente, segue la strada statale 302 in direzione del vicino abitato. Lungo la valle del Lamone correva un’antica strada romana, come attestano diversi toponimi, che univa Firenze a Faenza (Faventia), mentre l’attuale rotabile fu tracciata nel 1846 sotto il regno di Leopoldo II. Questa zona fu colonizzata nel Medioevo da alcune comunità monastiche vallombrosane: la chiesa di Santa Maria a Crespino discende dalla loro presenza e conserva, al suo interno, una tavola trecentesca di scuola giottesca. La presenza fiorentina in questa parte dell’Appennino, al di quà dello spartiacque, si affermò verso la metà del XIII secolo, una volta soggiogate le famiglie feudali degli Ubaldini, dei Pagani e dei Manfredi, che a lungo vi avevano spadroneggiato.

Attraversato il piccolo abitato, si imbocca verso sinistra uno stradello che scende verso il fiume, appena sotto la statale. Vi sono diverse indicazioni di sentieri: quello che si dovrà seguire reca il numero 135. Ci si mantiene sempre vicini alla statale, passando accanto a una maestà, poi si passa il fiume e ci si indirizza verso la giusta direzione del sentiero (tacche bianco rosse) che inizia a salire sul filo della dorsale, sopra il tunnel della ferrovia, su larghe e friabili lastre di galestro, una roccia tipica della zona, composta da argilla indurita e fortemente impregnata di silice.
Si fiancheggia un recinto faunistico e si prende rapidamente quota entrando in un’area riforestata. Qui occorre prestare attenzione ai segnali che risultano piuttosto distanti fra loro, seguendo sempre la direzione della massima pendenza lungo la linea della dorsale. Si supera un appostamento di caccia e si entra nella faggeta; la traccia si fa ora più certa, talvolta incavata con qualche tratto più riposante. Quando appaiono i primi prati si è in procinto di raggiungere la vetta del Poggio degli Allocchi (alt. 1019, ore 2.45) dove si interseca il percorso di crinale, indicato dal numero 00 e che si seguirà verso destra.
2. Il Poggio degli Allocchi. E’ il punto più alto raggiunto dall’itinerario, da cui si gode un’amplissima veduta della catena montuosa. Guardando verso il Mugello, cioè verso lo scenario che si apre dinanzi agli occhi una volta guadagnata la china, si scorge l’ampia conca della valle della Sieve, fino a circa un milione di anni fa occupata da un lago che era rimasto costretto fra i ripetuti piegamenti e le compressioni delle montagne spinte da sud-ovest verso nord-est, cioè dal Tirreno verso l’Adriatico. Volgendosi invece indietro, verso la parte da cui si è saliti, le vette e le dorsali, laddove portate allo scoperto dall’erosione, mostrano la tipica stratificazione di marne e arenarie depositatesi alla fine dell’era terziaria (10 milioni di anni fa). Tutta una serie di contrafforti sembra sostenere da una parte e dall’altra l’impalcatura della dorsale principale su cui riposano i prati battuti dal vento.

Scesi dal poggio e passati accanto al basamento di una vecchia torre di guardia, si procede lungo la cosiddetta Giogana, una lunga dorsale prativa. Si seguono le indicazioni 00. Affrontata una brusca discesa fra folte felci e rientrati nella faggeta su una larga mulattiera, si giunge a un crocevia di sentieri (alt. 896, ore 3.30). Qui si lascia il percorso di crinale e si piega decisi a sinistra sul segnavia 32, che aggira le balze erose del Poggio alle Travi fino ad arrivare con poca fatica alle Case Riseccoli (alt. 871, ore 4, fontana).
Traversato a mezza costa il prato che contorna le case, si supera un vallone e al seguente bivio, tenendo a destra in salita, si torna al crinale dove, dalla destra, proviene il sentiero della Colla (a circa 30 minuti di cammino; da seguire se si intende lasciare l’itinerario per utilizzare il bus in transito dalla Colla). Si piega a sinistra e si prende a seguire la crina del monte. Poco più avanti si lascia, verso sinistra, il sentiero 32 che scende a Gattaia, e si prosegue sul segnavia 34 che condurrà a Ronta. Il sentiero è riposante e ombreggiato con begli scorci sulle due vallate che fiancheggiano la dorsale: la valle dell’Elsa a destra con il paesino di Razzuolo; la valle della Pesciola, a sinistra, stretta e selvaggia. Si oltrepassa Poggio Pettinelle (alt. 951) e, giunti alla base dell’ultimo contrafforte, si può suggerire una breve diversione verso la vicina vetta del Monte Giuvigiana (alt. 973, ore 5), splendido balcone panoramico sul Mugello. Lasciata la traccia principale si segue un sentiero in costa, sul versante di sinistra, che in breve giunge alla vetta dove è innalzata una croce.

Si torna quindi al sentiero principale e si prosegue ora in decisa discesa, fra secolari castagneti, dove si scorge ancora una tradizionale capanna di carbonai, con il tetto a duplice falda rivestito da terra pressata e paglia. Sempre in ripida discesa, si giunge finalmente a scorgere Ronta. Ci si immette sulla strada asfaltata toccando dapprima Madonna dei tre Fiumi (alt. 410, ore 5.45).
3. Madonna dei tre Fiumi. E’ un piccolo santuario, costruito nel 1579 e ampliato nel 1705. Si trova alla confluenza di due corsi d’acqua nel torrente Elsa. Il vicino albergo risale al 1679 e offriva ospitalità ai viandanti che qui affrontavano, prima della costruzione della rotabile, la faticosa mulattiera della Colla. Interessante una visita all’antico Mulino Margheri, dove è anche possibile acquistare prodotti macinati con sistemi tradizionali.
Seguendo infine un tratto di circa un chilometro della statale 302 si perviene alla stazione FS di Ronta (alt. 405, ore 6).
TI POTREBBE ANCHE PIACERE…

Albano Marcarini – LA FRANCIGENA PER PRINCIPIANTI – Collana Escursionismi 15 – Brossura, pag. 204, con foto, mappe, acquerelli e tracce gps scaricabili – Ediciclo Editore, Portogruaro 2016.
Occorre per forza essere credenti o infaticabili camminatori per fare la Via Francigena ? Certamente no e questa guida lo dimostra con un approccio per così dire ‘umanista’ alla più importante via di pellegrinaggio italiano. Una guida nuova, per ‘principianti’ appunto, per coloro che non vogliono farsi venire i calli ai piedi, tenere uno zaino pesante o sudare le proverbiali sette camicie quando le ore di cammino cominciano a essere tante. Ventuno itinerari selezionati e collaudati dall’autore, grande conoscitore di viabilità antica, per cogliere il meglio di arte, storia, paesaggio nei punti più suggestivi del percorso.
€18,00
Rispondi