Itinerario circolare in mountain-bike nei comuni di S. Leonardo, Stregna, Grimacco nelle Valli del Natisone, in provincia di Udine.
Le hanno chiamate le ‘ultime’ valli. Ultime, perché al di là c’è la Slovenia. Ultime perché ultimi sono i loro pochi e tenaci abitanti che presidiano una manciata di villaggi, affondati nella coltre verde del bosco. Ultime perché poche altre vallate conservano una simile bellezza di paesaggio, di natura e di silenzio.
Il silenzio è la virtù delle Valli del Natisone, in provincia di Udine, estremo lembo d’Italia prima del confine orientale. Una virtù che racconta di abbandoni, ma anche di quiete e di pace per chi oggi, turista, villeggiante o abitante lascia la pianura friulana e si inerpica sulle montagne. Segue strade disegnate dispettose e bellissime, dove le foglie si depongono a strati e nessuna traccia d’auto le scompiglia. Giunge dinanzi a cartelli che indicano il bilinguismo, o forse il trilinguismo di questi luoghi: italiano, friulano, sloveno. Villaggi di poche case, molte rifatte, perché le guerre e gli odii del passato hanno lasciato il segno. Ma villaggi ora di pace, dove l’idea vincente è stata di fare ovunque un ‘albergo diffuso’, utilizzando le case vuote per confortevoli residenze di vacanze. Oppure, come a Topolò – un villaggio che sembra uscito dalla fantasia di Walt Disney – dove si sono inventati la stazione di una ferrovia che non c’è per accogliere ogni anno musicisti, teatranti, pittori, scrittori, pronti a partire per incredibili viaggi nell’arte.
Sono parecchi gli stimoli per quanti arrivano qui per vacanza o curiosità. Uno dei più dilettevoli è di peregrinare di villaggio in villaggio alla ricerca di osterie nascoste sotto pergole di glicine dove confrontare le prelibatezze di una cucina di confine.
I punti di riferimento di questo territorio sono chiari: Cividale del Friuli, da cui partono le strade per le valli; il Monte Matajur e il dorso del Monte Colovrat, dove corre il confine; il santuario di Castelmonte, centro spirituale e borgo fortificato in posizione dominante le valli. In mountain-bike c’è il rischio di perdersi fra gli anfratti e i versanti, sopra le centinaia di chilometri di strade forestali, difficili per chi non è avvezzo alle salite e alle discese ripide.
Partenza e arrivo: Merso di Sopra/Gorenja Mjersa. Si raggiunge da Cividale del Friuli seguendo la strada statale 54 per Caporetto /Kobarid fino a Ponte S.Quirino e quindi, a destra, la strada diretta a Stregna. Merso si trova a 8.5 km da Cividale. Distanza: 32.6 km Tempo di percorrenza: 3 ore (media 11 km/h). Dislivello in salita: 900 metri circa. Condizioni del percorso: prima parte, fino a Podlach su strada asfaltata, senza traffico; seconda parte su strada forestale sterrata. Periodo indicato: tutte le stagioni, salvo innevamento.
Per mangiare e per dormire
– Agriturismo La Casa delle Rondini (Stregna, loc. Dughe, 0432.724177), aperto da venerdì a lunedì nel piccolissimo borgo, lungo l’itinerario. Cucina casalinga, da 20 a 25 Euro.

– Trattoria Sale e Pepe (Stregna, via Capoluogo 19, 0432.724118), chiuso martedì e mercoledì. Uno dei locali ‘cult’ della zona, raffinato e appagante. Un piatto? Minestrone di fagioli con brovada. Menu da 25 a 35 Euro.
– Trattoria Alla Cascata (loc. Clodig di Grimacco 28, tel. 0432.725034), chiuso venerdì. Specialità: pasta corta all’aglio orsino. Menu da 20 Euro.
– Albergo diffuso Valli del Natisone, appartementi in affitto in case rustiche per soggiorni di breve o lunga durata. Ideale per vacanze in coppia o in famiglia. Per info e costi: via Clodig 11, Grimacco, tel. 338.2025905, possibile prenotazione on-line su www.albergodiffusovallidelnatisone.it
Le buone cose. Panificio Margutti, loc. Clodig, tel. 0432.725045, gubane e strucchi.
Itinerario pubblicato su BELL’ITALIA, agosto 2013
L’anello del Monte Santa Maddalena sta nel centro di questo territorio, fra le valli dei torrenti Cosizza e Erbezzo, affluenti del Natisone. Si parte dal campo sportivo di Merso di sopra/Gorenja Mjersa e, per arrivare in quota, si segue la strada asfaltata per Cravero: un lungo diagonale sul versante al sole avvicinando il crinale della montagna. A Cravero/Kravar, per tirare il fiato, conviene visitare la chiesa di S. Lucia: ha il soffitto affrescato, opera del XV secolo. La strada spiana e asseconda il gioco degli sproni e degli impluvi con ripetute curve dalle quali è facile imbattersi in scoiattoli e caprioli. Tocca Raune e poi Oblizza/Oblica, villaggi dove, si dice, si siano insediati i primi coloni slavi nel VII secolo, un radicamento forte, tanto che all’inizio del Novecento si definiva questa la Slavia italiana.
Con un altro spunto in salita il percorso, sempre su asfalto, aggira il Monte Kuk, attraversa le poche case di Dughe/Duge e si presenta sul bel crinale panoramico che precede Tribil di Sopra/Gorenj Tarbi. Questo villaggio è in splendida posizione, circondato dai suoi prati e dominato dal cacumine di Monte Cum/Hum. Spiccano i boschi di castagno che, in passato, erano governati a ‘parco’: grandi piante isolate in un sottobosco pulito, erboso, usato per la fienagione. Il terreno del castagneto era proprietà collettiva, mentre ogni albero era proprietà della famiglia che lo aveva impiantato ed ereditato.

Si può passare in mezzo al paese e poi riprendere la strada diretta al Passo Solarie, ma attenzione, alla prima biforcazione la si abbandona e ci si lancia in discesa verso Clodig/Hlodic. Conviene tenere i freni tirati poiché giunti alla prima casa di Podlach/Podlak si abbandona l’asfalto iniziando, con una curva a gomito a sinistra, la seconda parte del percorso, esaltante, tutta su fondo sterrato. Fare attenzione ai passaggi a guado, dove è facilissimo scivolare a terra!
Siamo sul versante opposto della lunga groppa del Monte S. Maddalena/Sv Lena. La calligrafia del percorso è contorta, capricciosa, aderente come non mai alle pieghe della montagna. Nel primo tratto è tendenzialmente in discesa, ma non bisogna incorrere nell’errore di scendere in fondovalle: ad esempio, all’altezza di un secco tornante, verso destra, bisogna mantenere la direzione di sinistra, evitando di scendere a Clodig. Poi gradatamente la strada torna a salire. La pendenza non è eccessiva; solo qualche rampa costringe i meno esperti a mettere piede a terra. Dopo buon tratto si spunta sul crinale, appena sopra il villaggio di Cravero che si era toccato all’inizio dell’itinerario: non lo si raggiunge però, ci si mantiene sul crinale fino a un crocicchio di strade. Qui con un breve deviazione si raggiunge la chiesuola di S.Andrea, in bella posizione panoramica. Poi, tornati al crocicchio, si inforca la lunga discesa, sempre lungo il versante settentrionale della montagna, protetti dalle ombre del bosco. A un tratto un vero mare di cespugli rampicanti induce a una sosta. Sotto di esso si celano le vestigia di un villaggio abbandonato dal terremoto del 1976, divenuto un monumento vegetale. Si chiamava Cisgne/Cisnje. Questo è il solo tratto del percorso che necessita di attenzione poiché la traccia si fa debole trasformandosi in stretto sentiero sotto una galleria verde di vitalbe e edere. Poi, via via si torna alla dimensione della strada carrabile, proseguendo nella discesa che si fa sempre più ripida. In tal modo si spunta sull’asfalto, a poche centinaia di metri da Merso di Sopra, dove si era partiti.
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