Itinerario circolare in mountain bike o con bicicletta da turismo nella Lomellina, in provincia di Pavia.
In primavera le risaie della Lomellina si coprono di un sottile velo d’acqua e il paesaggio si trasforma d’incanto. Il cielo si ribalta riflettendosi nell’acqua, le strade di campagna sono tenui fili che disegnano la geometria di un immenso lago. All’orizzonte le tremule foglie dei pioppi nascondono le vette del Monte Rosa, sempre coperte di neve, bassi cascinali sostengono enormi tettoie in coppi che giungono quasi a rasentare il suolo, dai fossi s’invola un airone, lo ‘sgulgiòn’ come si chiama da queste parti. Ogni ‘camera’ – ovvero lo spazio di una risaia – è divisa dall’altra da arginelli di terra e nessuna sta alla stessa quota di un’altra, così da consentire il lento fluire dell’acqua. I germogli di riso stanno in immersione per oltre un mese per difendersi dagli sbalzi di temperatura e dar vita alle pianticelle che arriveranno a maturazione a fine estate. Si tratta di un paesaggio unico in Italia e davvero attraente specie se lo si percorre in bicicletta, stando sospesi fra acqua e cielo.
Partenza e arrivo: Lomello, raggiungibile in auto da Pavia (35 km) percorrendo la strada provinciale 193, oppure in treno sulla linea Pavia-Valenza con servizio Treno+Bici. Distanza: 45 km. Tempo di percorrenza: 3 ore circa. Dislivello: insensibile. Condizioni del percorso: strade provinciali e comunali a basso traffico, strade campestri sterrate. Periodo più indicato: primavera, autunno. Orari di visita dei monumenti: Basilica di S.Maria Maggiore e Battistero di S.Giovanni ad Fontes, Lomello, da Pasqua a Ognissanti tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 al tramonto, da Ognissanti a Pasqua apertura su richiesta telefonando allo 0384.85022. – Museo d’arte e tradizione contadina, Olevano di Lomellina, via C.Battisti 5, tel. 0384.51251, aperto da lunedi a venerdi dalle 9 alle 12, domenica e festivi dalle 15 alle 18.30. – Pieve di Velezzo Lomellina, rivolgersi al Municipio, tel. 0384.43072. Indirizzi utili: Proloco Lomello, piazza Repubblica 1, Lomello, tel. 333.3907797, www.comune.lomello.pv.it
Le buone soste. Per mangiare e per dormire. Ristorante Mira, loc. Campalestro, via Case Sparse 3, Cergnago, tel. 0384.43094 – 339.8189258, un’oasi di gastronomia fra le risaie, cucina tipica locale (riso ai ferri, ravioli al branzino), ci veniva Fausto Coppi dopo le sue battute di caccia come ricordano le foto alle pareti, menu degustazione fra 30 e 40 Euro.
– Azienda agrituristica Il Vallone, C.na Vallone, Semiana, tel. 335.6710863, www.agrivallone.it, per un pernottamento in cascina fra risaie e aironi, camera doppia a 70 Euro a notte con prima colazione. – Trattoria San Giorgio, via Dante 22, S.Giorgio di Lomellina, tel. 0384.43008, tradizionale ambiente di cucina pavese in esercizio dal 1965, menu da 28 e da 25 euro dove fra i piatti, oltre ai classici risotti, non mancano rane e lumache per chi sa gustarle. – Antica Dimora San Michele, via Roma 2, Lomello, tel. 0384.85178 – 331.4570517, www.anticadimorasanmichele.it – albergo e ristorante in un palazzo ottocentesco nel centro di Lomello, camere silenziose e ben arredate attorno al cortile interno, mezza pensione a persona per notte a 70 Euro.
Il nostro itinerario inizia dal cuore di questo territorio, attinente alla provincia di Pavia, ovvero da Lomello, che in antico assunse al rango di piccola capitale di un distretto corrispondente a gran parte dell’attuale Lomellina. Vi si possono ammirare tre monumenti di rilievo: il battistero di S.Giovanni ad Fontes, una delle più significative testimonianze dell’architettura longobarda; l’attigua basilica di S.Maria Maggiore; il castello e la chiesa di S.Michele. Il battistero conserva un raro esempio di pozzo battesimale, in origine usato per il rito ad immersione e forse, ancora prima, come vasca termale pagana.

Si esce dall’abitato seguendo la strada per Semiana con un breve tratto di pista ciclabile. Dopo circa 2 chilometri si piega a destra in direzione di Velezzo Lomellina. Ai pioppeti subentrano le risaie. Il degradare del terreno, sulla destra, indica l’alveo del Torrente Agogna che rappresenta l’asse direttore del nostro itinerario. A un tratto uno stradello sterrato scende proprio verso l’Agogna e porta, in breve, al cospetto di un grazioso santuario, detto della Madonna dello Zocco, tipico esempio di un edificio legato al culto popolare delle campagne.

Ripresa la strada asfaltata si raggiunge Pieve di Velezzo: accanto a una chiesuola e contraddistinto dalla muratura in mattone, sorge un altro battistero romanico, singolare per forma e decori. Si dice che la sagoma del paramento esterno ad archetti pensili sia rarissimo in Italia.
Abbiamo già accumulato diverse attrattive e ora si può pedalare rapidamente fra le risaie: si superano il piccolo abitato di Velezzo e le basse case coloniche di Campalestro per raggiungere la grossa tenuta di Marza, i cui edifici, dalla grezza muratura in mattoni, presentano evidenti segni di antichità. Qui si abbandona l’asfalto e, per strade campestri si volge in direzione della tenuta Sant’Alessandro, attorno alla quale si estende l’omonima garzaia, il luogo ove nidificano e vivono in colonie gli aironi. Si tratta di una boscaglia umida, ricca di specie arboree come ontani, salici e distese di canneto. La cascina, al centro della tenuta, ha un aspetto arcigno, preso pari pari da un castello.

L’itinerario si dirige ora a Zeme Lomellina per una sosta ristoratrice e quindi su strette e sinuose stradine a Olevano di Lomellina. Tutta una porzione dell’abitato, all’interno di un parco, si mostra come un borgo fortificato d’aspetto medievaleggiante. Si tratta di un grosso cascinale, con l’attiguo palazzo padronale, riconfigurato alla fine dell’Ottocento nello stile revival del tempo. Nella cascina è ospitato un Museo di Arte e Tradizione Contadina.
Raggiunto il punto più eccentrico del nostro anello si torna verso Lomello restando sulla sponda sinistra dell’Agogna. Imboccata la strada per Cergnago occorre fare attenzione a una diramazione su sterrato, segnalata da un alto pioppo e dal cartello per la Cascina Vallazza. Si copre un lungo e solitario tratto fra le risaie con il solo intermezzo del cascinale che reca il recondito nome di Abbazia di Erbamara senza però più nessuna traccia di essa. Si sa che fu fondata nel X secolo ed ebbe grande vigore sotto la guida di illustri abati ma poi scomparve, si dice, travolta da un’onda di piena del torrente.
Si torna sull’asfalto presso il ristorante Mira, buon punto di sosta per poi seguitare in direzione di S. Giorgio Lomellina. Questo è un grosso abitato. Com’è costume in Lomellina, le case sono basse e disposte a schiera lungo le vie principali e sono i campanili a costituire il vero punto di riferimento sull’orizzonte. Bisogna prestare attenzione al percorso: uscire in direzione di Lomello, ma poco prima della fine del paese, volgere a sinistra su Via Zanetti e tornare in aperta campagna. Un altro stradello sterrato ci accompagna fino alle porte di Ottobiano dove s’incontra la strada provinciale 183 (Via Roma) che verso destra riporta finalmente a Lomello. Nell’ultimo tratto, trafficato e senza banchina ciclabile, occorre prestare attenzione. Rientrando a Lomello si ripassa l’Agogna: gettate l’occhio perché si dice che nei pressi del ponte sia nascosto un immenso tesoro depositato dai nazisti in fuga durante l’ultima guerra!
I ‘dossi’ della Lomellina
Nel vasto orizzonte della pianura ogni, seppur modesta, ondulazione del terreno assume un importanza tale da conferirle un nome e un significato. Così è dei ‘dossi’ della Lomellina, rilievi sabbiosi derivati dai depositi fluviali del periodo Quaternario e rimaneggiati dall’azione del vento. Qui non si coltiva ed è per questa ragione che molti di essi sono stati asportati o livellati. Sui superstiti, alti non più di 5-6 metri, come quello esistente lungo la strada fra Cergnago e Tromello, ci sono eriche, ginestre, querce e robinie. Insomma un quadro di diversità interessante rispetto al disteso ambiente delle risaie.
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La pianura del Po è infinita e ogni suo lembo ha un volto e tante storie. Quelle del Pavese, un triangolo di Lombardia compreso fra il capoluogo Pavia e i vertici estremi del Milanese e del Lodigiano, affondano letteralmente nelle umide e lattiginose atmosfere del Medioevo. L’Anello Pavese ha uno sviluppo di circa 50 chilometri. Parte e arriva a Pavia compiendo un largo giro nel suo immediato circondario alla ricerca di un paesaggio storico costruito proprio nel rapporto fra la città e il suo intorno: il grande Parco visconteo, la Certosa, le campagne e le risaie, il Ticino e i suoi boschi.
Albano Marcarini, L’anello pavese, Alleanza Assicurazioni, Milano 1998, pag. 80, con foto, carte e acquerelli – Formato: 11 x 16 cm – 6,00 € – Acquista
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