Tracce d’uomo nel Malcantone

Schermata 2016-06-12 alle 23.34.04Itinerario circolare a piedi nel territorio di Castelrotto, nel comune di Croglio, nel Basso Malcantone (Canton Ticino, Svizzera).

Una linea di confine, fra Italia e Svizzera, divide la valle del fiume Tresa, fra il Lago Maggiore e il Lago di Lugano. Il fondovalle è stretto, poco prima di Luino diventa quasi un canyon. Il fiume scava per trovare una via d’uscita nel suo tormentato percorso da ovest verso est. Il versante italiano è coperto dalla boscaglia e non più attraversato da sentieri, tanto è il tempo che fu lasciato all’abbandono. Quello svizzero ha il favore dell’esposizione a sud, una buona insolazione che permette la crescita della vite – il noto ‘merlot’ del Ticino – e di piante esotiche. Qui la pendice è rotta da ripiani, conche e vallette in una specie di simpatico disordine geomorfologico che arricchisce di vedute il paesaggio. L’insediamento vi fu favorito, accogliendo paesi sopra i poggi, affacciati al sole. Insomma il posto giusto per apprezzare le delizie delle Prealpi. Un bel sentiero denominato ‘Tracce d’uomo’, rimarca il felice connubio fra uomo e natura, fatto di modi e usi della tradizione contadina: la ghiacciaia, il roccolo, le fontane, il castagneto da frutto, la vigna ecc. Tracce d’uomo è un mezzo simpatico per conoscere questa dimensione rustica che diventa valore aggiunto del paesaggio.

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Punto di partenza e arrivo: Centro scolastico Lüsc, poco a valle di Castelrotto. Dal confine di Ponte Tresa si segue la rotabile per Croglio; 250 metri dopo il capoluogo si trova il parcheggio del centro scolastico. – Tempo di percorrenza: 2 ore e 30 minuti. – Distanza: 4 km.  – Dislivello: 140 metri circa. – Altezza massima raggiunta: 470 metri a Beride. – Condizioni del percorso: sentieri e strade campestri. – Segnavia: frecce e cartelli gialli con l’indicazione ‘Tracce d’uomo’. – Periodo consigliato: dalla primavera all’autunno. – Dove mangiare: Grotto Rossi, Ronco, tel. 0041.91.6000550, http://grotto-rossi.ch. – Dove dormire: Albergo S. Michele, Arosio, tel. 0041.916091938, www.hotelscombined.it – Indirizzi utili: Ente Turistico del Malcantone, piazza Lago, Caslano, tel. 0041.9160629 86, www.malcantone.ch (con un pieghevole sul sentiero scaricabile in .pdf). – Visita dei monumenti: le chiavi per accedere al Caseificio, alla Giazzera e al Roccolo devono essere ritirate al Centro scolastico Lüsc (tel. 0041.916082475) oppure alla Cancelleria Comunale di Croglio (tel.0041.916061626) in orari d’ufficio. – Highlights: il caseificio sociale, le vigne di Nisciora e di Ronco, il villaggio di Beride.  

Itinerario pubblicato su SENTIERI NEL TEMPO – Viaggio nelle terre insubriche, con 29 carte e 17 acquarelli, in 4°, Federico Motta/Deutsche Bank, Milano 2005. Aggiornato a gennaio 2016. © 2016 Albano Marcarini.

garmin-basecamp-86TRACCIA GPS DISPONIBILE SU RICHIESTA A info@guidedautore.it specificando il titolo dell’itinerario.

Al parcheggio del centro scolastico di Croglio (alt. 350) A si cercano le frecce del sentiero con il logo delle due mani aperte. Lo si segue salendo su una bella scalinata verso la frazione Castelrotto (alt. 414) B, alta su uno sprone del colle, circondata dalle vigne. Si vede che è un percorso tradizionale perché portava dal villaggio al vicino camposanto e al lavatoio. Entrando nell’abitato, si nota, lungo la strada cantonale, la Fontana dei Terrieri, risalente al 1850. Il castello non esiste più: fu atterrato dai Milanesi gia nel 1126. In compenso il villaggio ha il sapore d’altri tempi con case che si stringono lungo i vicoli e le gradonate.

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Castelrotto

La sua formazione risale al basso Medioevo, quando una fase di espansione demografica porta pian piano a colonizzare le colline malcantonesi. Si tratta non di uno, ma di una molteplicità di villaggi che, come Castelrotto, alterneranno momenti di benessere ad altri di declino, dopo carestie e pestilenze, pur non mutando mai, nella sostanza, la loro dimensione urbanistica, anzì rivendicando spesso le loro autonomie. Nel 1580 gli abitanti di Castelrotto chiedono e ottengono dal vescovo di Como di reggersi in parrocchia staccandosi dalla vicina Sessa. Nel 1635 si avviano i lavori per la nuova chiesa, conclusi solo nel 1690. Il XIX secolo è un momento positivo. Il paese cresce grazie alla coltivazione dei bachi da seta, diffusa in tutta l’area alto lombarda e piemontese. Si tratta di un’importante forma di integrazione del reddito contadino svolta soprattutto da donne e bambini. Alla metà del secolo si contavano 60 allevatori e una produzione annua di 1000 kg di bozzoli. Di contro, la vigna non aveva ancora un peso nell’economia locale. La produzione si limitava al consumo locale e le vigne si piantavano in associazione con alberi da frutta. Inoltre, intorno al 1890, il flagello della filossera – un minuscolo insetto proveniente dall’America e in grado di distruggere i ceppi delle vigne – colpì anche il Ticino dopo aver attraversato gran parte dei vigneti continentali. La chiesa di Castelrotto è una notevole costruzione dalla quale spicca la maestosa facciata, dotata di alcuni classici elementi del barocco – i pilastri che articolano i due ordini in altezza, il portale con il timpano spezzato – ma pure contaminata dalle ‘modernità’ neoclassiche (le nicchie vuote, la finestra superiore, il frontone con gli obelischi), risultato forse delle lungaggini che accompagnarono la costruzione. All’interno, l’altare maggiore è un’imponente macchina con colonne nere ritorte e una cornice a volute. Ma ci sono anche altri belli altari nelle cappelle laterali e buone statue barocche.

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Castelrotto, le vigne

Lasciando, all’uscita da Castelrotto, la cantonale che sale a Biogno, si imbocca la più piccola strada in direzione di Ronco. Fatte poche decine di metri, il segnavia manda a destra nel bosco, salendo nell’incavo del riale Fontanöö. Si avvicina il Cantinotto, vecchio ‘grotto’ usato per la conservazione degli alimenti, e si raggiunge, una volta tornati sulla strada cantonale, il locale caseificio (alt. 475) C. Fu realizzato nel 1886 e fu tra i primi del Ticino. Rimase attivo fino al 1942. La posizione isolata dipese dal fatto di essere equidistante dai circostanti villaggi, dai quali afferiva il latte per la lavorazione. Il riale forniva l’acqua per il movimento della zangola rotatoria, una botte a tamburo rotante intorno a un asse orizzontale. Si trattava di un perfezionamento meccanico della tradizionale zangola – o ‘penagia’, come detta localmente – del malgaro, mossa a forza di braccia: un recipiente cilindrico di legno tenuto saldo da cerchi di ferro, chiuso sull’imboccatura da un coperchio, attraverso il quale un pistone viene mosso in senso verticale. Il pistone ha alla sua estremità un disco orizzontale che serve per sbattere la crema di latte fino alla formazione del burro. Il caseificio, inoltre, sempre grazie alla disponibilità di acqua, era dotato di un sistema di vasche e condutture comunicanti per mantenere a temperatura fresca e costante i locali di conservazione.

Dopo il caseificio l’itinerario continua per il Traversèe, per il Bosco del Mirabello e per lo splendido ripiano coltivo di Nisciora, dove lo sguardo, nelle belle giornate, arriva al Lago Maggiore e al Monte Rosa. «Oh, l’incanto d’errare per campi e su colline! Le foglie, i fiori delle erbe più comuni, l’umido e fresco silenzio dei boschi, il profumo squisito della terra, all’alba, e durante il mattino», aveva scritto il grande poeta americano Walt Whitman.

Al margine delle vigne, lungo i viottoli, si incontrano anche grossi noci. Dal gheriglio del frutto si ricavava un olio utilizzato per l’illuminazione domestica. A Croglio l’olio di noce era benedetto durante la festa patronale di S. Bartolomeo e poi distribuito ai fedeli in piccoli flaconcini allo scopo di frizionare i malati di petto.

Ma sono le vigne le vere protagoniste di questo dolce paesaggio. Come detto il loro impianto è relativamente recente. Solo all’inizio del ‘900 infatti si trovò la maniera di debellare la filossera con nuovi e resistenti vitigni provenienti dalla regione francese del Bordeaux. Fu proprio un vignaiolo di Castelrotto a sperimentare e a diffondere in tutto il cantone le nuove tecniche di coltivazione del merlot. Oggi il comune di Croglio possiede 17 ettari di superficie vitata, su 437 di territorio, e risulta il maggior comune viticolo del distretto luganese.

L’altro villaggio di Beride (alt. 470) D si raggiunge con una breve deviazione dal sentiero principale. Vale il breve sforzo per ammirare una bella dimora patrizia, detta Casa della Giovanna, con arcate, loggia e alto solaio, realizzata nel XVII secolo.

Ora il percorso, in comune con la Strada Verde del Malcantone, si dirige verso il nucleo di Ronco, traversando il castagneto, altra componente del paesaggio locale. Il toponimo Silvo evidenzia la natura di questo ambiente con alberi secolari che per generazioni hanno sempre fornito fecondi frutti. Nel bosco si trova anche una ‘giazzera’, simile nella funzione e nella struttura interna a quelle già osservate sul Monte Generoso, ma qui esteriormente ricolma di terriccio al fine di aumentare, data la bassa quota, il tenore isolante del locale. Serviva soprattutto alla conservazione delle carni per le esigenze delle famiglie locali.

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Ronco, il grotto

Si è ormai a pochi passi dalle case di Ronco (alt. 445) E: il locale ‘grotto’ può fornire, nella bella stagione, un goloso banchetto. Poi si torna fra le vigne. Si nota anche un piccolo stagno. La sua posizione era provvidenziale al vignaiolo. Lì infatti poteva rifornirsi dei rametti del salice, lunghi e flessibili, per legare i tralci. Ma è abbastanza singolare la storia della vigna di Ronco, appartenuta al vecchio proprietario del crotto, Riccardo Rossi. Alla sua morte, nel 1963, lasciò considerevoli sostanze finanziarie per istituire una cantina sociale per gli 82 comuni del distretto di Lugano. Un sogno forse un po’ ambizioso, tant’è che nulla si concretizzò. La sua terra fu poi affittata a un imprenditore agricolo che ricostituì nel 1986 il vigneto perduto con una particolare attenzione per l’ambiente e la qualità del prodotto. Sono oggi circa 9000 metri quadrati dove si produce Merlot e una modesta percentuale di Cabernet Sauvignon.

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Ronco, le vigne e il roccolo

Accanto al vigneto sorge un’alta e stretta costruzione a pianta quadrata. È un roccolo, costruito nel 1780, per la cattura degli uccelli. Attorno all’edificio, da cui l’uccellatore faceva udire i suoi richiami, si predisponeva una galleria di carpini, siepi con fioriture e frutti di aspetto invitante il tutto mascherato da una rete che, calata al momento opportuno, intrappolava i poveri volatili.

Rientrando nel castagneto, il sentiero inizia l’ultima discesa alla volta del parcheggio del centro scolastico da dove, qualche ora prima si era partiti.

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