La ferrovia di San Valentino

Itinerario circolare a piedi con partenza e arrivo ad Abriola, in parte lungo il tracciato della ex-ferrovia Potenza-Laurenzana, in provincia di Potenza.

Fra i pascoli e le foreste del Potentino rimangono ben visibili le tracce di una vecchia ferrovia abbandonata, una potenziale greenway. La si può percorrere quasi per intero a piedi. Noi ne abbiamo scelto un piccola ma significativa porzione. Il nostro viaggio alla ricerca di vecchie ferrovie da ‘riciclare’ inizia in Basilicata, per la precisione ad Abriola, piccolo comune della provincia di Potenza, servito fino al 1974 dalla linea Potenza-Laurenzana. Il tracciato di questa ferrovia, dall’andamento davvero spettacolare, è ancora per gran parte conservato. Ad Abriola, dopo aver vinto il culmine della Sellata a 1128 metri d’altezza, esso si appoggia al versante del Monteforte e compie una larga ansa per superare il torrente Jardino. Con un piccolo anello a piedi, facendo capo al capoluogo, si possono avvicinare diverse opere d’arte della linea in un contesto paesaggistico di grande bellezza.

 Si raggiunge in auto da Potenza (24 km) percorrendo la strada provinciale 5 della Sellata (direzione Pignola). In treno la stazione più vicina è quella di Potenza (linea Napoli-Potenza), da cui ad Abriola con un servizio di autolinea. Lunghezza: 5.7 km. Tempo di percorrenza: 2 ore e 30 minuti, escluse le soste. Dislivello in salita: 205 metri. Condizioni del percorso: mulattiere e un lungo tratto di massicciata ferroviaria; consigliabili scarpe robuste e un cappellino per il sole. Periodo consigliato: tutto l’anno. Dove mangiare. Nessun punto di ristoro lungo il percorso, fare provvista d’acqua. Indirizzi utili: Apt della Basilicata, via Cavour 15, Potenza, tel. 0971.411839; Pro-loco di Abriola, tel. 0971.447101. Per saperne di più: Autori vari, Una nuova scienza per un passato recente. La tratta ferroviaria Potenza-Laurenzana, Ed. Ermes, Potenza, 2000. 

Laurenza.map

Itinerario pubblicato su AMICOTRENO, novembre 2002.

Prima però di metterci in cammino, vale la pena esplorare un attimo il centro storico di Abriola, disposto come un fuso sul crinale orografico che divide il corso dei torrenti Jardino e Fiumicello.

Abriola1
Veduta di Abriola dalla ex-ferrovia

1. Abriola. L’abitato è famoso per il culto di San Valentino, patrono degli innamorati. In suo onore si tengono due feste annuali, in febbraio e in agosto, con grande partecipazione di fedeli, divisi in squadre che si contendono l’onore di portare in giro per il paese la statua del santo. La posizione aperta, l’andamento sinuoso delle vie, i passaggi voltati, gli slarghi ornati dalle fontane, gli scorci rivolti ora sull’uno ora sull’altro dei valloni, la presenza sul loro fondo di alcuni alti scogli di calcare conferiscono ad Abriola un aspetto singolare e alquanto variato. Altro motivo d’interesse sono le sue chiese: quelle dell’Annunziata e di San Gerardo per gli affreschi cinquecenteschi di Giovanni e Girolamo Todisco, provetti artisti locali; la Chiesa Madre, che si eleva alta fra le strette viuzze del borgo, con il busto di San Valentino, la venerata statua della Madonna di Monteforte, una rara croce in argento di epoca aragonese. Abriola è anche legata a un fatto di sangue. Nel 1809 vi si consumò un efferato episodio di brigantaggio: la banda di Rocco Buonomo, fra le più temute del Meridione, dopo aver assaltato il Palazzo baronale fece sterminio dei membri della famiglia Federici, feudatari locali. I corpi straziati furono trascinati per le vie del paese. Con l’animo consolato da queste gaie memorie possiamo ora intraprendere la nostra passeggiata ferroviaria. Per combinazione, all’inizio si va verso il cimitero. La vecchia mulattiera passa a monte della strada rotabile. La dismessa linea scorre a mezzacosta sulla pendice opposta a quella dell’abitato. Dal camposanto (alt. 971) si imbocca la rampa selciata che sale al santuario di Monteforte. Nella prima domenica di giugno, la statua della Madonna custodita nella Chiesa Madre del paese, viene condotta in processione al santuario dove vi resterà durante tutta l’estate.

Il santuario di Monteforte. Per arrivare al santuario i viaggiatori dovevano ancora sobbarcarsi circa mezz’ora di dura salita a piedi o a dorso di mulo. Dal piazzaletto della stazione piccole carovane di fedeli si inerpicavano su per la montagna, verso il piccolo campanile che segnalava il luogo sacro a 1300 metri d’altezza. Ripagati dallo splendido panorama, che in belle giornate arriva fino alle Dolomiti Lucane, ci si rivolgeva poi alla preghiera. Il nucleo originario del complesso risale al secolo XI: una cappella rettangolare con soffitto a volta e una piccola abside affrescata; accanto, due piccoli ambienti, pure affrescati, opere dei Todisco già conosciuti ad Abriola. Gli ampliamenti avvennero nel XVI secolo, periodo di maggior fulgore del santuario, con la grande sala antistante la cappella e che ospita la venerata statua della Madonna.

Noi non affronteremo la salita. Sottopassato il viadotto (alt. 1030) si guadagna infatti il piano della massicciata ferroviaria. I binari, con uno scartamento di 0.95 m, sono stati rimossi. A poca distanza, verso la Sellata, si scorge la fermata di Monteforte con il suo diroccato edificio. L’itinerario va nel senso opposto, assecondando la discesa verso valle. Le pendenze erano molto sentite: fino al 60 per mille in questo tratto.

2. Ora abbiamo Abriola sulla nostra destra: le case sfilano sulla cresta del colle e dominano le particelle di orti e di piccoli coltivi che scendono al torrente. Alternando segmenti in rilevato e in trincea si annuncia la prima di due gallerie ravvicinate. Entrambe si possono tranquillamente percorrere con la luce naturale, data la loro breve lunghezza. La seconda si può anche circoscrivere dall’esterno lungo un sentierino.

Casello Giardino
Casello Jardino

Dopo la seconda galleria la linea aggira la valle del torrente Jardino. Il viadotto (alt. 952) scavalca il corso d’acqua con tre larghe arcate. Dalla sommità (attenzione ai parapetti pericolanti!) si ha una bella veduta sul Bosco della Bufala, cerri e faggi che ammantano le pendici della Serranella. Frequenti anche i sorvoli dei rapaci che scrutano attentamente i pascoli alla ricerca di prede. Nell’ultimo tratto, dopo aver superato un cancellino, la linea discende la Costa del Ragazzo, in situazione più aperta con coltivazioni e ortaglie.

3. Alla progressiva 24.002 si incontra una casa cantoniera (alt. 884), un tempo abitata dal sorvegliante della linea. Si noti, separato dall’edificio, il forno per il pane, necessario in situazioni così isolate. Ora si lascia la linea e scendendo la gradonata si arriva alla provinciale. Dopo averla attraversata si raggiunge il vecchio ponticello sul torrente Jardino (alt. 840) e sempre seguendo i vecchi percorsi mulattieri si rimonta il versante rientrando infine ad Abriola.

Viadotto Monteforte.Pz-Laur.
Viadotto Monteforte

Nell’attesa di un auspicabile recupero della linea, gli appassionati di archeologia ferroviaria possono estendere l’itinerario proseguendo lungo la vecchia sede. Più avanti la linea, nella direzione di Laurenzana, si avvicina al greto del torrente Camastra, largo e invaso da detriti alluvionali che, nel Medioevo, ha spinto gli abitati a rifugiarsi sulle vicine colline, come Calvello, Laurenzana e la nostra Abriola. Molto interessante la stazione di Abriola, situata alla progressiva 25.693, con la torre per l’acqua, il magazzino merci con piano caricatore e il fabbricato viaggiatori. Ma il viaggio, a differenza della vita, non finiscono mai e, volendo, si può arrivare fino all’ancor lontana Laurenzana, capolinea di questa bella e dimenticata ferrovia.

La ferrovia Potenza-Laurenzana.

Questa linea fu decretata dal Governo nel 1911 all’interno del piano per la realizzazione della rete a scartamento ridotto della Basilicata e Calabria, quelle che diverranno col tempo le Ferrovie Calabro-Lucane. Si trattava di una rete estesa (oltre 1200 km) e capillare, chiamata a servire i territori agricoli del Meridione e i loro principali capoluoghi, centri capaci di diverse decine di migliaia di abitanti ciascuno. In realtà le linee  effettivamente compiute furono meno del previsto. Fra queste, comunque, la Avigliano – Potenza – Laurenzana, realizzata in diverse tratte fra il 1919 (anno di apertura della tratta Potenza Inferiore-Pignola) e il 1933 (anno di apertura della tratta Potenza Inferiore-Avigliano). Nel 1934, con l’apertura del tronco (Avigliano) – Acerenza – Altamura, la nostra linea si saldava con le direttrici per Bari e Matera, mentre a sud, il previsto prolungamento a Nova Siri, sulle sponde dello Jonio, non vide mai la luce. Da Potenza a Laurenzana correvano 42.6 km lungo un tracciato molto accidentato, con vive pendenze, necessarie a raggiungere la galleria della Sellata, a 1158 metri d’altezza, numerosissime opere d’arte e gallerie. Inizialmente esercitata a vapore fu poi servita da automotrici diesel fino alla soppressione del servizio avvenuta fra il 1969 e il 1980.

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In queste pagine troverete infatti chilometri di ferrovie dismesse e abbandonate, itinerari lungo fiumi e canali, opere stradali di ogni genere. Molte sono sottoutilizzate e potrebbero essere facilmente riconvertite a uso escursionistico. Altre – come la ciclabile dell’Adige – sono già state recuperate e si prestano come modello da imitare. Nel complesso sono 38 proposte sparse in tutta Italia, ma sono solo una parte di quelle che è stato possibile reperire dopo un primo, speditivo censimento.

Albano Marcarini (a cura di -), Greenways in Italia, De Agostini/Alleanza Ass., 2003, 252 pagine con foto, mappe e acquarelli, formato 13 x 20 cm

10,00 €

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