Itinerario a piedi sul Monte Beigua, in provincia di Savona (Liguria).
«Per via carrozzabile ad Alpicella, villaggio dell’alta valle del Teiro, osteria del tabaccaio, indi per via mulattiera si sale la costiera al Monte Cavalli e fra macchie di faggi e piani erbosi si raggiunge il colmo del M. Beigua m 1287, ore 3,05», così l’ineguagliata Guida per escursioni negli Appennini e nelle Alpi Liguri, pubblicata a Genova nel 1896 a cura di Giovanni Dellepiane, descrive l’ascensione al Monte Beigua, un aspro massiccio che si specchia nel mare della Riviera di Ponente. Alla fine dell’inverno la montagna fa da baluardo tra il freddo della Pianura padana e il tepore della riviera. Per questo vi si trova un abito vegetale che accosta la macchia mediterranea alle betulle del Nord. A una certa altezza poi, dove la patina della vegetazione si dirada, affiorano enormi distese di pietre, briciole della solida struttura metamorfica del Beigua. Hanno una vivace colorazione verde – si chiamano serpentini – e ricordano la trasparenza del fondale oceanico nel quale giacevano oltre 150 milioni di anni or sono. Il Beigua, per questa e altre rarità, è stato promosso a parco naturale. Il nostro itinerario sale fin sulla cima, lungo una delle molte mulattiere usate per secoli come vie di commercio o semplicemente come disimpegno per il taglio dei boschi.
Paesaggio del Beigua
Partenza e arrivo ad Alpicella, frazione di Varazze posta a 8 km dal capoluogo (stazione della ferrovia Genova-Ventimiglia e uscita dell’autostrada A10). Alpicella è anche servita dal bus. Tempo di percorrenza: 5 ore e 30 minuti. Distanza: 12.5 km. Dislivello: 882 metri. Segnavia: sentiero con un triangolo rosso fino al M.Beigua, poi sentiero con una croce rossa fino alla Strada megalitica, quindi segnavia ‘N’ fino ad Alpicella. Per chi: itinerario lungo ma ripagante per i panorami e gli aspetti storico-culturali, adatto a tutti. Come: con buoni scarponcini, giacca a vento, berretto antivento. Quando: in ogni stagione, neve permettendo. Dove mangiare: sulla cima si trova il ristorante M.Beigua, tel. 019/931300; in alternativa, ad Alpicella, si possono far preparare buoni panini. Indirizzi utili: Parco regionale del Monte Beigua, corso Italia 3, Savona, tel. 019/84187300; Ufficio turistico di Varazze, viale Nazioni Unite 1, tel. 019/935043; Museo archeologico di Alpicella, tel. 019/98641. Per saperne di più: C. Capelli, S. Ortale, Guida al Parco del Beigua, Sagep, Genova 1997.
Itinerario pubblicato su BELL’ITALIA, marzo 2002.
1. A monte di Alpicella, ai piedi di una scalinata, parte il sentiero per il Beigua (triangolo rosso) traversando i terrazzini colivi del villaggio. Sulla destra spicca l’intonaco rosso del Castello di Alpicella, edificio neogotico di fine ‘800. Appena si entra nella boscaglia si incontra il Nicciu du Briccu du Bruxin, una curiosa edicola sacra, sorretta da un alto monolite. Lasciata ogni altra traccia carrabile, l’itinerario prosegue nel castagneto lungo la Valle dell’Uomo Morto. Prestando attenzione ci si rende conto di trascorse colonizzazioni, quando il bosco era ben governato. Ad esempio si notano gli spiazzi per la raccolta del legname, i ruderi dei seccatoi per la castagne e anche, ai lati del sentiero, alcune ‘pose’: piani d’appoggio retti da pietrame che consentivano ai viandanti di riposare con il loro carico.
2. Il Poggio del Priafaia è un’aperta insellatura dalla quale si ha un primo assaggio dei panorami che ci attendono fino al Beigua. Il sentiero torna a salire. Al castagno subentra il pino nero che protegge la marcia con i suoi lunghi rami. Superato un rudere si approda al Piano della Luna: il termine esprime con efficacia il mutamento del paesaggio. Dalle pinete si trascorre in una landa detritica, dove s’innalzano pareti di roccia fessurate dal gelo. Il cammino, che finora ha calcato una traccia ben strutturata con tratti di muro a secco e fondo selciato, rincorre ora grosse placche di serpentino. Questa pietra chiazzata e con sfumature verdastri sembra una pelle di serpente e ad esso deve il nome. In qualche punto appare lucidata dall’uso e solcata dal ripetuto passaggio delle ‘lezze’, le slitte utilizzate per la discesa del legname. Il bosco riprende vigore poco più in alto. Questa volta sono i faggi a far da padroni. Alle Giare dell’Olio, dove si incontra una carrabile, uno di questi alberi segnala una limpida sorgente. A quota 1175 il sentiero approda sulla strada carrozzabile, ormai a poca distanza dalla vetta. Il pianoro sommitale è offeso da una vera foresta di impianti ricetrasmittenti. Il percorso pedonale batte l’asfalto per poche centinaia di metri, poi se ne discosta e attraversa una bella radura (area di sosta) per raggiungere infine lo spartiacque. La vetta resta sulla destra e la si raggiunge seguendo la Via Sacra, punteggiata da rustici tabernacoli.

3. Sulla vetta del Beigua si trova il modesto santuario intitolato alla Regina Pacis. Ma è il panorama – se le condizioni meteorologiche lo permettono – ad attrarre l’attenzione. Del tutto inaspettata è la vista sul mare. Italo Calvino, da questi monti, soleva dire che si vedeva la Corsica: «Una nave carica di montagne, sospesa laggiù sull’orizzonte».
La via del ritorno comincia al primo tornante della rotabile, vicino a un container verde; il segnavia è una croce rossa. Il sentiero scende a balze in una conca ricca di sorgenti. Dove l’acqua ristagna si verificano le condizioni adatte per la formazione di piccole torbiere. Sovente la roccia assume forme contorte, segno di un’orogenesi tormentata. Dopo un primo tratto ripido il sentiero riposa su una lunga costa, punteggiata da pini silvestri, più spesso da lembi di vecchi pascoli in abbandono. Al fondo di questa vallata si intravede l’Eremo del Deserto, complesso monastico del XVII secolo.

4. La Strada megalitica è annunciata da un cartello. Piegando a destra e lasciando l’itinerario marcato, si avvicina questo breve tratto di mulattiera lastricata e bordata da un muro con grosse placche trilitiche. Si ipotizza che conducesse a un recinto sacro. D’altronde la presenza, nelle vicinanze della frazione Ceresa, di una importante incisione rupestre – la cosiddetta Pietra Scritta – lascia presagire un’intensa frequentazione preistorica. Continuando oltre la Strada megalitica si perviene ai prati di Ceresa dove si può ammirare, a lato della strada, una rustica stalla, realizzata in pietra scistosa. Imboccata la stradina asfaltata si fa infine ritorno ad Alpicella. Avendo tempo un’ultima attrattiva la può offrire il locale Museo Archeologico che conserva reperti che vanno dal Neolitico alle età dei metalli.
TI POTREBBE ANCHE PIACERE…

Albano Marcarini, IL SENTIERO DEL VIANDANTE, Ediciclo 2021
La nuova edizione 2021, rinnovata e ampliata della mia guida dedicata al più celebre sentiero del Lago di Como. Ora prolungato in Valtellina e nella Val Masino e con il nuovo tratto da Lecco a Abbadia Lariana. Una dettagliata descrizione di tutto il percorso, le mappe accuratissime, le emergenze storiche e culturali ma anche i buoni ristoranti del lago tutto in questa guida tascabile.
€15,00
Rispondi