Itinerario a piedi nella Media Valtellina fra Aprica e Tresenda sul sentiero storico del Passo dell’Aprica.
Di tutti i passi che mettono in comunicazione la Val Camonica con la Valtellina, l’Aprica è il più basso, ma anche il più defilato, soprattutto nella direzione dei collegamenti fra Edolo e Tirano, lungo i quali, specie fra il XV secolo e la seconda metà del XVI, si indirizzarono gran parte dei traffici commerciali, animati dai buoni rapporti intercorrenti fra la Repubblica di Venezia e lo Stato delle Tre Leghe grigie, il cui confine passava giusto sulla lunga cresta montuosa che divide le due vallate. Oggi l’Aprica è il solo valico della zona ad essere percorso da una rotabile di grande comunicazione (la strada statale 39), tanto da aver messo nel dimenticatoio i suoi concorrenti: Guspessa, Piatolta, Mortirolo. Ci proponiamo di percorrere la vecchia mulattiera, detta ‘degli Zappelli’, perché scavata a gradini – ‘zapèi’ – nella roccia.
Tempo di percorrenza: 3 ore. Dislivello in discesa: 798 metri. Periodo consigliato: tutto l’anno, salvo innevamento. Punto di partenza: Aprica (alt.1172). Si raggiunge in bus da Sondrio o dalla stazione FS di Tresenda con gli autobus STPS. Orari consultabili su: www.infopoint.it – Punto di arrivo: Tresenda (alt. 374), da cui a Sondrio in bus o a Milano in treno. Segnavia: paline con l’indicazione 342. Condizioni del percorso: sentiero, strada campestre, brevi tratti di asfalto. Dove mangiare: nessun punto di ristoro sul percorso; ad Aprica ci si può rifornire di provviste; fontane solo fino a Madonna di Aprica e da Motta a Tresenda. Indirizzi utili: Azienda Promozione Turistica Aprica, tel. 0342.746113. Per altre informazioni sulla rete sentieristica, con mappe on-line e riferimenti GPS vedi: http://sentieri.cmtirano.so.it/intro
Itinerario pubblicato su ‘Nel verde di Lombardia’, guida distribuita agli abbonati di Orobie nel 2007. Aggiornato il 10.1.2010.
L’itinerario è in discesa non tanto per scansare la fatica, quanto perché il percorso perde quota piano piano consentendo, sia pur con un passo più spedito, un’appagante osservazione dei luoghi. Si prendono le mosse dal centro di Aprica, presso lo storico Hotel Posta 1 (alt. 1172). Ancora alla fine dell’Ottocento, Aprica era composta da contrade, divise fra loro da distese umide o prative dove pascevano branchi di bestiame. Le case di Ospedale, come suggerisce il nome, erano sede di un ricovero per viandanti nei pressi di quella che era denominata, invece di Aprica, ‘montagna di Camuzzone’, dalla locale chiesa di S. Pietro in Camuso. Senza percorrere la strada statale 39 in direzione di Tresenda (corso Roma) è bene portarsi, tramite via Mavigna, sulla parallela via Italia, corrispondente al tracciato della strada più antica. Superate le propaggini edilizie della località si scende alla frazione Madonna 2 (alt. 1113, km 1.45), già affacciata verso la Valtellina. Il contrasto fra edilizia nuova e tradizionale è evidente percorrendo la via che taglia la frazione sotto la facciata della chiesa. Qui il tempo pare si sia fermato e, a misurarlo, aiutano degli affreschi murali riconducibili alle attività tradizionali della montagna, ai traffici e ai rituali d’un tempo.
Giunti al fondo della frazione non si ripassa il torrente, ma si resta sulla sponda sinistra seguendo uno stradello fra i prati che porta, dopo 5 minuti, al ponte della frazione Liscidini 3 (alt. 1053, km 1.85). Non stiamo seguendo la traccia storica – qui, in realtà sull’altra sponda, ma coperta dall’asfalto – bensì un percorso che, oltre il ponte, sempre in sponda sinistra, trascurando via Sponde, scende agli impianti del locale depuratore. Dopo averlo superato, invece di raggiungere una casa isolata, si scende a destra, lungo il bordo fra il bosco che nasconde il torrente e il prato. La traccia è inerbita ma visibile, specie poco più avanti, quando mostra una struttura selciata.

Si confluisce su via Liscedo 4 (alt. 980, km 2.55); seguendola verso sinistra, sotto la copertura del bosco, e affrontato un tornante si arriva sopra le case dell’omonima frazione, nota per la bontà dei suoi castagneti. Al successivo tornante, prima di arrivare alle case, si abbandona la strada asfaltata imboccando una carrareccia che arriva ad alcune prese idrauliche, nell‘incavo della valle. Qui si scorge il segnavia del nostro sentiero: 342 per Motta. Ancora qualche passo e intercetteremo il percorso degli Zappelli, fin qui sacrificato alle esigenze della strada sovrastante. Alcuni corrimano proteggono dall’esposizione a valle, dove il torrente precipita nascosto dalla cortina vegetale. Sull’altro versante si notano la confluenza della Valle di Belviso e, qua e là, i rustici tetti di contrade celate nel bosco.
Biancone (Circaetus gallicus). Questo rapace si nutre quasi esclusivamente di rettili che trova in ambienti ruderali, cespuglieti e roccioni affioranti dalla vegetazione. In Lombardia è diffuso nell’Alto Garda, ma non disdegna la Media Valtellina e l’Alta Valcamonica.
Il tracciato è tagliato nella roccia fino a formare una sede viabile di circa 1.50-2 metri; più avanti si noteranno anche dei tagli in profondità nel sasso vivo con la medesima sagoma. In alcuni punti le frane e il materiale scaricato dalla rotabile hanno obliterato l’antica via, specie nel tratto che aggira la stretta Valmana. Poi la via mostra ancora la sua bellezza, soprattutto laddove disegna 4 tornanti sorretti da muri in pietra; si notano dei paracarri, sul cordolo esterno della massicciata, e segni del selciato.

Si avvicina la località Sant (km 4.7) con le mura dirute di una baita e con largo giro ci si affaccia alla Valtellina. Dai varchi nella vegetazione si inquadra la porzione mediana della valle, dalla stretta di Dazio a Tirano con la ‘curva’ di Tresenda, il ripiano morenico dove riposa Teglio con la sua torre, il versante orobico boscato e quello retico intessuto di vigneti fino a buona altezza.
Dopo un altro tratto di discesa si perviene alla baita di Pigolone 5 (alt. 739, km 5.0). Qui la via si biforcava: un ripido sentiero scendeva in fondovalle a Corna, mentre la traccia principale proseguiva in costa in direzione di Stazzona, fulcro di percorrenze antiche e punto di passaggio dell’Adda in direzione di Tirano e del passo del Bernina. Anche noi rispettiamo la direzione più battuta anche se l’attuale strada carrabile non regala più le emozioni provate poco prima sul vecchio selciato. Solo un’edicola slabbrata e consunta riporta indietro nel tempo; raffigura l’apparizione di Maria al beato Omodei. Dal castagneto e da alcune singolari ‘isole’ di betulla e di larice, si passa nella fascia dei meleti, vanto agricolo valtellinese. Trascurando le direzioni di monte, si procede nella tranquilla discesa fino ad arrivare a Motta 6 (alt. 542, km 7.65), frazione di Villa di Tirano. Girando attorno alla chiesa si raggiunge la statale; la si impegna per pochi passi in discesa, seguendo poi la stradina che, a destra, scende a Franchesi, frazione di Teglio. Di nuovo nel bosco si affronta l’ultima balza prima di giungere sul piano di fondovalle, in un paesaggio che riporta alla Valtellina di mezzo secolo fa: senza cemento, senza capannoni, senza nulla che non siano verdi prati, pioppi, minuscole oasi di vegetazione fluviale lungo il corso dell’Adda. Dopo le case di Calcarola 7 (alt. 383, km 8.730) si intercetta il Sentiero Valtellina, la pista ciclopedonale che segue il fiume da Tirano fino a Sondrio. È il degno completamento della passeggiata che vi porterà alla stazione Fs di Tresenda 8 (alt. 374, km 10.9).
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Albano Marcarini, Alti passi, grandi salite, Ediciclo, 2014, 240 pag. a colori con carte, foto, altimetrie, acquerelli – Brossura con copertina plastificata Formato 21 x 27 cm – Con tracce GPS scaricabili on-line – 26 Euro.
Buongiorno.
Dalla sua descrizione del percorso sospetto che, dopo Pigolone, dalla cappella raffigurante la BV di Tirano, la sua camminata sia proseguita per la carrabile. Da lì invece, è consigliabile prendere il sentiero che scende a sinistra e percorre l’antico tracciato; quello, anche se incrocia in due punti la carrabile, è il tracciato originario degli Zappelli.
Grazie per l’attenzione. Cordiali saluti
Vilma Tognini
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