Le strade verdi della Val d’Aosta

Itinerario in bicicletta con partenza dalla stazione FS di Aosta e arrivo alla stazione FS di Châtillon – Saint-Vincent. Il piacere di discendere una vallata alpina sta nel ritrovare quel graduale passaggio, quel mutamento dei caratteri che la diversa natura dei suoli, l’esposizione climatica e altitudinale, il variato disporsi delle forme di insediamento stabiliscono in un contesto orografico unitario. Per cogliere al meglio questi aspetti del paesaggio bisogna rispettare i ritmi lenti di una passeggiata, magari in bicicletta.

La Valle d’Aosta fa al caso nostro. Percorrendo il suo tratto intermedio, da Aosta a Châtillon, ci si renderà conto di come si può trovare, nel cuore della più aspra e elevata regione alpina, un paesaggio dai caratteri climatici quasi mediterranei: una lunga fascia valliva, che qui chiamano ancor’oggi ‘la Plaine’ (la pianura), percorsa dalla Dora Baltea, dove ai prati e ai campi si avvicendano floridi vigneti e estese macchie di castagneto, ma dove anche si dipana un corredo di ricchezze artistiche che vanno dal Medioevo al Rinascimento, il periodo d’oro della valle, manifestato soprattutto da chiese coi loro campanili romanici e da castelli che sono il ricordo delle trascorse vicende feudali

La valle fu originata da un’antichissima frattura della crosta terrestre, avvenuta contemporaneamente all’innalzamento dei vicini massicci montuosi. Stiamo parlando di un periodo compreso fra 80 e 2 milioni di anni fa. In questo affossamento si riversarono le coltri sedimentarie che in una fase ancor precedente avevano coperto l’area alpina e che vennero scostate dalle nuove montagne in sollevamento. Le acque dei fiumi e soprattutto l’azione dei ghiacciai quaternari (circa 1 milione di anni or sono) ripresero a modellare le pareti di questa depressione fino a formare un corridoio naturale aperto verso la Pianura Padana, non senza però gradini o strettoie laddove le rocce presentavano una maggior resistenza all’erosione.

La felice esposizione al sole, la moderata altitudine, la mitezza del clima favorita da venti secchi e scarse pioggie ma equilibrata dal ricco apporto dei corsi d’acqua alpini, fa sì che nella parte mediana della valle si sviluppino caratteri ambientali del tutto diversi da quelli delle vicine, alte montagne ed è proprio questo evidente contrasto a colpire il visitatore. Sui ripiani laterali e nel fondovalle si raggruppano i villaggi e si sono create le condizioni per la vita dell’uomo favorendo l’attività agricola, integrata anche dai movimenti di traffico che da sempre si sono stabiliti lungo questa naturale via di comunicazione. La valle d’Aosta fu percorsa da una delle maggiori strade romane, diretta nelle Gallie, attraverso i passi del Piccolo e Gran San Bernardo.

La costante evoluzione di questa economia di transito, ma anche l’esodo dai villaggi di alta quota, ha prodotto ai nostri giorni una notevole concentrazione di zone residenziali, di infrastrutture e di attività commerciali affollando il fondovalle. La loro convivenza con l’ambiente naturale e con un paesaggio agrario che i nostri avi costruirono con la sola forza delle braccia, crea notevoli problemi di impatto. Anche nel nostro piccolo sarà impegnativo, specie nel primo tratto dell’itinerario, scegliere un tracciato tranquillo, su strade campestri, in modo da evitare il traffico, gli svincoli, le zone industriali… bisognerà forse fare un po’ di salita! Ma ne varrà la pena.

Lunghezza: 27.2 km. Dislivello: 470 metri. Tempo medio di percorrenza (escluse le soste): 2 ore. Condizioni del percorso: lievi, continui saliscendi; un tratto di salita più accentuata al castello di Quart; percorso interamente su strade asfaltate, salvo un tratto di 1 km dopo il castello di Quart. Altre informazioni: fontane e punti di ristoro frequenti presso i villaggi. Mezzo consigliato: bicicletta da turismo con battistrada rinforzato o mountain-bike.

Aosta.map493

1. La ferrovia Ivrea-Aosta. Gli studi per la realizzazione di questa non facile linea di montagna iniziarono nel 1879, i lavori presero avvio nel 1882, l’inaugurazione avvenne il 4 luglio 1886. Il tronco Chivasso-Ivrea era stato realizzato in precedenza, nel 1858. La sua lunghezza è di 66,4 km, dei quali 39,9 in rettifilo e 26,5 in curve con raggio variabile da 400 a 1800 metri. Inoltre, 18,4 chilometri corrono in piano orizzontale, mentre i restanti 48 presentano ascese variabili fra 0.45 e 11 per mille. Ai valori dell’epoca la linea costò circa 22 milioni di lire. Impose diverse opere d’arte fra cui notevoli, la galleria di Ivrea, quelle di Bard e della stretta di Montjovet, e gli 11 ponti che valicano il corso della Dora. Caso unico in Italia, la linea è gestita dal Genio ferrovieri ed è in atto un suo potenziamento secondo gli obiettivi del Piano Integrato dei Trasporti della Regione Autonoma Valle d’Aosta.

Nella piazza che fronteggia la stazione di Aosta (km 0, alt. 575) si scorge la torre del Pailleron, già facente parte della cinta muraria romana.

Aosta.Arco

2. Aosta. La città sorse nel 25 a.C. col nome di Augusta Praetoria all’incrocio delle vie di transito verso i valichi alpini e mostra l’impronta della fondazione romana con le sue vie ortogonali, i poderosi brani del recinto murario quadrangolare, i grandiosi monumenti di quell’epoca. Recenti prospezioni archeologiche hanno però dimostrato che già 3000 anni prima dell’arrivo dei romani, il sito era frequentato. In epoca romana la popolazione di Aosta contava 20 mila abitanti (sono circa 36 mila quelli attuali); era una città di confine ma elegante e raffinata, dotata di foro, terme, teatro, di possenti mura. Le sue fortune coincisero sempre con la praticabilità dei valichi, dipendente dal variare del clima nel corso dei secoli. A fasi di recrudescenza climatica (nell’alto Medioevo e dal XVI al XIX secolo) che corrisposero a periodi di decadenza, si alternarono fasi di grande vigore dei commerci. Specie fra l’XI e il XVI secolo la città accrebbe d’importanza all’interno della Contea di Savoia con la costruzione di ragguardevoli edifici religiosi, di turriti palazzi che ospitavano le nobili famiglie della valle.

Percorso per intero il viale della Stazione, si giunge nel cuore della città (isola pedonale), nella vasta piazza Chanoux con il palazzo neoclassico del Municipio. Ci si potrebbe già concedere una pausa sotto i portici, presso lo storico Caffé Nazionale, da vedere anche per una curiosa sala ottagonale interna. Ripresa la marcia si percorre via delle Porte Pretoriane, che corrisponde al decumano della città romana, fino alla Porta Pretoria, con le sue spesse doppie murature e i tre fornici di passaggio. Vicino (via Baillage) si trova il Teatro Romano. Oltre la porta si prosegue per via Sant’Anselmo, a metà della quale si proporre la visita obbligata alla Collegiata di Sant’Orso.

3. La Collegiata. E’ la vera meraviglia artistica della città. Costruita da Anselmo, vescovo di Aosta, fra il 994 e il 1025, conserva all’interno della chiesa, dedicata a Sant’Orso, un magnifico ciclo di affreschi di scuola ottoniana. Il racconto artistico prosegue nel chiostro con la successione, sui capitelli, delle Scene dell’Antico e Nuovo Testamento e di altre scene religiose (fra cui quelle dedicate alla vita del santo), insigne lavoro scultoreo di scuola provenzale con influssi lombardi. Di bella evidenza infine, il campanile romanico, il coro ligneo dell’inizio del XVI secolo, il Priorato di Sant’Orso e notevolissime le opere d’arte raccolte nel Tesoro.

Proseguendo nell’itinerario, già così denso di attrattive, si arriva al piazzale dell’Arco di Augusto. L’arco, al cui attico è stato sostituito un tetto d’ardesia, fu costruito per celebrare la vittoria sui Salassi, il popolo che abitava la valle prima della venuta dei romani. Puntando sempre verso l’esterno della città, si passa il torrente Buthier e, lasciando la strada principale sulla destra, si arriva subito, fra vecchie case, a superare un ponte romano. Di esemplare fattura, misura un’apertura di 17,16 metri. Oggi scavalca un giardino poiché il torrente per il quale fu gettato, mutò il suo corso nel XIII secolo.

Si continua sempre nella stessa direzione (si veda, per questo tratto, l’ingrandimento della cartina), sottopassando un caseggiato, per salire ora, lungo uno stretto vicolo, fino all’incrocio con la via di circonvallazione. La si attraversa (cautela!) per salire dall’altra parte, con la bicicletta a spalla, una corta scalinata che comunica con la strada superiore.

Si riprende a pedalare in salita (Rue de l’École militaire alpine) guadagnando un’ampia veduta sulla valle e sull’ardita cuspide del Monte Emilius. Si contorna la collina dove sorge il Castello Jocteau, sede dal 1933 della Scuola Militare Alpina, si lambiscono le ville di Beauregard (km 1.9, alt.631) e, giunti all’altezza del cartello indicatore di Saint Christophe (km 2.4, alt.651), si devia a destra per Cretaz, Pera, Coutateppaz. Si tratta di altrettante borgate che affollano, insieme ad altre ancora, tutta la costiera della valle, come segno distintivo degli antichi nuclei colonici. Sempre prestando attenzione alla carta si continua lungo la pendice, fra i villaggi. Al primo stop si tiene a sinistra passando sotto la parrocchiale di St. Christophe; si procede poi diritto fino a Nicolin per scendere a destra al bivio con la Strada Bassa per Quart (km 3.9, alt. 588, fontana), che si segue ora verso sinistra.

Vigne di Chambave

Dopo Olleyes si aprono ampi scorci sulla campagna e si intraprende una seconda ascesa su una bella strada ombreggiata da frassini. La salita porta a La Balma (km 6.4, alt. 671). Poco prima di una chiesuola, cartelli gialli indicano la via per il castello di Quart. E’ un altro tratto di salita di 1 km (un po’ più faticoso del precedente) e si chiude con un piazzale. Un tranquillo sentiero continua, e passato un ponticello, si giunge ai piedi del castello di Quart (km 7.4, alt. 756), luogo ideale per una meritata sosta.

4. Il castello di Quart. Il sito di per sé si presenta già adatto a essere fortificato: gole, forre e dirupi servono di naturale difesa a un vasto, articolato e non coevo complesso di edifici, purtroppo non accessibili. Il castello, iniziato nel 1185, appartenne alla famiglia nobile di Quart, che contese a lungo ma non sopravanzò per importanza i vicini di Challant, pur detenendo un vasto feudo che oltre a parte della valle, fino a Nus e St. Marcel, si estendeva alla Valpelline e a una parte della valle del Gran San Bernardo. Nel 1378, alla morte del suo più illustre esponente, Enrico di Quart, tutti i possessi della famiglia passarono ai Savoia  Da osservare, nel recinto della cisterna, due alberi secolari: un faggio e un acero campestre, entrambi della veneranda età di 110 anni.

Non si scende per la strada fatta, ma si prosegue oltre il castello, lungo un viottolo a fondo naturale che asseconda, in piano, il versante della montagna offrendo altri bei colpi d’occhio sui fianchi del castello e sulla valle. Alla fine si riesce sull’asfalto in corrispondenza di un tornante: si punta in discesa, verso destra. Subito si incontra un bivio e si torna a salire, verso sinistra, fino a Massuc (km 8.6, alt. 730). Appena superato l’hotel Edelweiss, si lascia la strada principale e si piega a destra, in ripida discesa, per Seran (km 9.8, alt.704). Non lasciatevi sedurre dalla velocità perché, subito dopo le case di Chetoz (km 10.5, alt. 635), occorre lasciare la strada che scende verso il fondovalle e riprendere, a sinistra, una strada di costa.

E’ un lungo tratto, aggrappato al ripido versante a strapiombo sulla Dora, intessuto dai terrazzi dei vigneti: conduce dapprima a Mazod e quindi, traversato il vallone del torrente St. Barthélemy, a Nus (km 13.6, alt. 529), finalmente sul fondo della valle. In alto si scorge il possente castello di Nus, costruito nel 1595 sul luogo di un più antico fortilizio. L’abitato si sviluppa lungo la statale 26 che si attraversa proseguendo in direzione del casello autostradale e quindi in direzione di Fenis. Si attraversa la Dora Baltea: la restante parte dell’itinerario si svilupperà sul versante destro della valle. Si rispettano le indicazioni per il castello di Fenis (km 15.5, alt.547).

5. Il castello di Fenis. Lo si potrebbe davvero definire un castello da fiaba. Così perfetto, quasi posticcio, che non ci stupiremmo di trovarci a Disneyland, ma siamo invece di fronte all’esempio più raffinato di architettura feudale alpina, vanto di Aimone di Challant che lo edificò verso la metà del XIV secolo. Il suo successore, Bonifacio provvide a stemperare il rude volto del maniero e lo ingentilì con pitture che sono oggi fra le maggiori espressioni del gotico internazionale in questa parte delle Alpi. Occorre dire che la sua attuale veste è dovuta per gran parte all’opera di restauro condotta nel 1895 da Alfredo d’Andrade, in pieno fulgore revivalistico. Il castello si visita ogni giorno dalle 9 alle 19, a gruppi cadenzati di mezz’ora in mezz’ora.

Castello di Clay e vallee

L’itinerario prosegue attraversando, in lieve ascesa, tutte le borgate che compongono il comune di Fenis fino a traversare il vallone di Clavalité e continuare, ora in discesa, per Septumian (km 19, alt.534), toponimo di certa discendenza romana. Subito dopo il villaggio non si continua nella discesa, ma si piega a destra per Arlier (km 20.1, alt.535) e Margnier (km 21, alt. 605), sparuti e pittoreschi villaggi immersi nel folto dei castagneti. Si raggiunge un nuovo culmine dopo Margnier per iniziare poi una lunga discesa, attraversando le borgate del comune di Pontey (km 24, alt. 535) per terminare all’altezza del ponte sulla Dora, cui fa subito seguito la stazione FS di Châtillon (km 27.2, alt.451), punto d’arrivo della vostra escursione. Dalla stazione si gode una bella veduta del castello d’Ussel, posto su una rupe a dominio della valle.

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