Itinerario lineare in bicicletta nella Bassa Milanese sud-occidentale e nel Pavese.
Oggi il Ticinello è una modesta roggia che attraversa le campagne a sud-ovest di Milano. Nella storia però ebbe una sua importanza perché stabilì una sorta di limite territoriale fra gli interessi milanesi e pavesi tanto da chiamarlo ‘fossatum comunis Mediolani’. Difatti lo si dice aperto nel 1152 da Guglielmo Guintellino per difendere Milano dalle incursioni dei Pavesi, alleati del Barbarossa. Aprendo le sue chiuse era possibile allagare una vasta area a sud della città, ostacolando l’avanzata dei nemici. Inoltre pare che questo corso d’acqua abbia costituito l’originario solco dell’attuale Naviglio Grande, da Boffalora ad Abbiategrasso, dove si trovava un porto commerciale che fu nel 1179 potenziato dall’allacciamento con Milano, tramite il Naviglio di Gaggiano, poi tramutato nel 1272 nell’attuale Naviglio Grande, e con Pavia, nel 1470, tramite il Naviglio di Bereguardo. La sezione restante del Ticinello proseguiva poi, come oggi, verso sud-est in direzione di Rosate, Bubbiano, Binasco per poi confluire, dopo Lacchiarella, in parte nella fitta rete dei cavi irrigui del Pavese (rogge Caronna e Colombana) e in parte proseguire, dopo aver ricevuto acqua da altre rogge, per confluire nel Lambro Meridionale nel comune di Vidigulfo. Ma la costruzione dei navigli sopracitati fece perdere d’importanza al Ticinello che da via navigabile, fu ridotto a semplice cavo irriguo, collettore di altre rogge, o a muovere le ruote dei mulini, tanto che un altro cavo prese il suo nome in funzione di scolmatore della Darsena di Porta Ticinese a Milano.
Come per gli altri corsi d’acqua di una certa rilevanza che solcano la pianura fra Milano, Pavia e Lodi, anche per il Ticinello è possibile identificare un percorso ciclabile che, per il suo andamento, forma una sorta di tangenziale esterna della metropoli nei settore sud-est e sud. Con una lunghezza di 46.6 km interessa un lembo della Bassa particolarmente ricco di acque irrigue cui il Ticinello contribuisce con la sua, seppur modesta, portata. Tutto tracciato su strade campestri, molte delle quali sterrate, e con un certo numero di piste ciclabili o di strade a traffico limitato, la Ciclovia del Ticinello unisce Abbiategrasso con Vidigulfo e Landriano, grossomodo lungo il confine fra la Città metropolitana di Milano e la provincia di Pavia, a conferma della persistenza di un limite comprovato dalla storia, fin dal Medioevo.
SCHEDA TECNICA
CICLOVIA DEL TICINELLO
Partenza: Abbiategrasso (stazione FS). Si raggiunge da Milano in treno con la linea per Mortara, oppure in bici con la ciclabile del Naviglio Grande.
Arrivo: Cascina Gandina, nel comune di Vidigulfo. Da cui si torna a Milano seguendo la Ciclovia del Lambro Meridionale oppure raggiungendo a ritroso la stazione FS di Villamaggiore sulla linea Milano-Pavia.
Distanza: 46.4 km – Dislivello: 50 m – Tempo di percorrenza: 3h
Altezza massima raggiunta: 120 m – Altezza minima raggiunta: 82 m
Tipo di percorso: strade provinciali e comunali asfaltate, strade campestri sterrate, pista ciclopedonale protetta (23%).
Fondo: asfalto 43%. – Segnaletica: assente.
Mezzo consigliato: gravel, mtb. – Difficoltà: bassa, prestare attenzione ai brevi tratti su alcune strade provinciali con alto traffico (SP 33 dopo Calvignasco).
Aree protette: Parco Agricolo Sud Milano, nel tratto del percorso incluso nella Città metropolitana di Milano.
Dove mangiare: Osteria Coazzano, Via Guglielmo Marconi 4, Vernate, 0290093627; Food track (street food), Via Sitia Yomo, Vernate; Il Capriolo, Via Luigi Einaudi 7, Pasturago, 029055483; La Vecchia Stazione, Via Camillo Benso Conte di Cavour 20, Binasco, 0284574032; Osteria Montegrappa, Via Monte Grappa 2, Lacchiarella, 029008015.
Assistenza: Ciclolibero, Corso San Pietro 35, 20081 Abbiategrasso, 0294608527; Biciclo, Via L. Manara 18, Binasco, 0290094084; Alex’s Bici, Piazza Risorgimento 38, Lacchiarella, 0290030683.
Gpx (solo per abbonati Komoot): https://www.komoot.com/it-it/tour/1142932033 – In alternativa richiedere la traccia a info@guidedautore.it


LE SOSTE
ABBIATEGRASSO. Prima di avviare l’itinerario si può dare uno sguardo al castello di Abbiategrasso. Innalzato nella seconda metà del sec. XIII, in asse con il naviglio, oggi interrato, e la strada di Milano. Per quanto manomesso, ha finestre, bifore, resti di una torre, e nel cortile porticato avanzi di decorazioni. In origine era a pianta quadrata, cinto da quattro corpi di fabbrica con rispettive torri angolari, pure quadrate, e due rivellini. Il castello è fra i prototipi dell’architettura fortificata viscontea come punta emergente dello scacchiere difensivo fra Ticino e Olona. Nel 1438 Filippo Maria Visconti vi fece lavori di restauro e abbellimento. Nel 1658 gli Spagnoli ne imposero la demolizione che fu attuata solo in parte. Ridotto a casa da nobile, divenne di uso pubblico nel 1865 e fu restaurato nel 1926-29.

MERLATE. Fra la chiesuola di Merlate, costruita in epoca antica sopra un dosso, vicino alle cascine, e Pasturago si dipana una strada bianca, classificata come ‘percorso rurale’. Attraversa campi, un lembo boschivo e corre lungo alcuni cavi irrigui. Nell’ultimo tratto corre parallelo, ma separato, dalla trafficata SP 33 e, dopo aver avvicinato, la Cascina Santa Caterina, una delle più vaste e interessanti del comune di Vernate, raggiunge lo stabilimento Silta Yomo. La storia dei fondi agricoli di Vernate sono esemplificative per comprendere l’evoluzione delle proprietà della Bassa Milanese fra comuni rurali, nobili e istituti religiosi. Gestiti in forma collettiva nel medioevo, quando ancora prevalevano le boscaglie e gli incolti dove praticare caccia e pesca, molti fondi divennero proprietà di enti monastici, in questo caso i monaci di Morimondo che avviarono la bonifica e costruirono i primi cascinali. Accanto a quelle monastiche vi erano pure le possessioni di ricche famiglie di estrazione nobiliare. Nel 1566 la nobile famiglia pavese dei Del Maino cedette le campagne vernatesi al Venerando Consorzio della Misericordia di Milano, uno dei 39 ‘Luoghi Pii’ dediti in città all’assistenza pubblica fin da epoca comunale. Trasformato con l’Unità d’Italia in Congregazione di Carità per amministrare i beni, divenne poi nel 1937 l’ECA, ovvero l’Ente Comunale di Assistenza, soppresso solo nel 1977.

STABILIMENTO SILTA YOMO – Ce la si aspetta bianca come il prodotto, invece è come tante altre grosse fabbriche della zona, ma pare sia all’avanguardia nella tecnologia. Qualche curiosità mentre si percorre la via che la fiancheggia, denominata, guarda caso, Via Sitia Yomo. Sitia, dal greco ‘sitéia’ significa ‘nutrimento’; Yomo è un acronimo derivato dal termine ‘yogurt omogeneo’. Produce yogurt su scala industriale dal 1947 quando il famoso disegnatore Gino Boccasile ideò un omino (Yomino) che stappava una bottiglietta di vetro piena del denso liquido. La fabbrica è stata acquisita nel 2006 dal gruppo Granarolo, già proprietario della Centrale del Latte di Milano.
BINASCO. È ilprincipale centro abitato, dopo Rozzano, lungo il Naviglio di Pavia in posizione pressoché intermedia fra Milano e Pavia. Feudo dei Castaldo nel sec. XVI, dei Recalcati nel XVIII, il paese fu incendiato nel 1796 per rappresaglia dalle truppe francesi. Nella piazza principale, limitata su un lato da bassi portici, sorge il castello visconteo (sec. XIV), più volte rimaneggiato, oggi sede municipale. Ha pianta rettangolare, definita all’intorno da un fossato (giardino pubblico), con due torri angolari. Nel 1418 Filippo Maria Visconti vi fece rinchiudere e poi decapitare la moglie Beatrice di Tenda, accusata di adulterio con il giovane Michele Orombelli. L’imponente parrocchiale dei santi Stefano e Giovanni, dalla facciata rustica, con due tele forse di Bernardino Luini e una pala d’altare del Perugino, risale al 1783 su disegni in parte affidati a Giulio Galliori.

OASI DI LACCHIARELLA. Nata nel 1989 dall’abbandono di un gruppo di fondi agricoli, quest’area, limitrofa a uno degli assi stradali più trafficati dell’hinterland milanese, è andata incontro ad un rapido processo di rinaturalizzazione. Alberi e arbusti, tipici della Pianura Padana, hanno colonizzato lo spazio lasciato libero dall’uomo. Nell’area vi sono zone umide, boscaglie e zone incolte dove la fauna trova un sicuro rifugio. Le strade campestri che lambiscono l’oasi sono a traffico limitato e favoriscono l’uso della bicicletta. Curioso sapere che l’etimo dell’abitato di Lacchiarella derivi dal termine ‘lactariella’, ovvero ‘piccola latteria’ per via dell’abbondante produzione locale di latticini.
CAMPOMORTO. Questa piccola frazione di Siziano ricorda nel suo maleaugurante nome una sanguinosa battaglia, avvenuta nel 1060, fra Milanesi e Pavesi, lungo il confine stabilito dal Ticinello. Durante lo scontro il comandante delle truppe milanesi, Boschino Mantegazza, uccise il proprio figlio che militava nelle opposte schiere. Abbattuto dal dolore, il genitore fece poi erigere, a memoria del tragico evento, un’abbazia ed uno ospizio, detti ‘Campo dei Morti’. Fra le villette dell’attuale Campomorto si nota una rocchetta che fu proprio dei Mantegazza e dove si narra che, durante un soggiorno di caccia, Gian Galeazzo Visconti ebbe un incontro amoroso con la castellana Agnese.

VIDIGULFO. È l’ultimo abitato prima del termine della ciclovia. Vi sorge un castello – non facilmente visibile – che riporta alla memoria dei cruenti scontri che si svolsero lungo la linea di partizione fra Milanesi, Pavesi e Lodigiani, perdurati per circa tre secoli, dal 1000 al 1200. L’edificio, ricostruito per gran parte negli anni ’60 del secolo scorso, occhieggia l’aspetto medievale ma si notano le parti più recenti, essendo le antiche andate perdute o inglobate in corpi di fabbrica successivi. Aveva in origine forma quadrilatera con cortile interno e un’alta torre d’accesso, in questo simile ai castelli di Peschiera Borromeo e di Cusago.
Il paesaggio. In questa parte della Bassa Milanese trova larga diffusione la risaia, probabile conseguenza della vicinanza con il Pavese e la Lomellina, regioni agrarie tipicamente risicole. Il suo paesaggio è attraente: in primavera quando le ‘stanze’, ovvero i campi, sono attraversati da un sottile velo d’acqua, in estate quando le piantine crescono e maturando colorano di giallo oro l’orizzonte. La risaia richiede un grande impiego d’acqua che viene fornito dai navigli e dai fontanili. I fontanili sono sorgenti naturali disposte lungo la fascia da ovest a est di passaggio fra un’alta pianura permeabile – in cui l’acqua finisce rapidamente nel sottosuolo – e una bassa pianura impermeabile – dove l’acqua torna in superficie, grazie appunto ai fontanili. Fortemente ridotti di numero a causa dell’urbanizzazione, i fontanili sono al tempo stesso un monumento all’attività dell’uomo, perché da essi sono derivate alcune fra le pratiche agricole più fortunate, come le marcite, e luoghi di primaria importanza per la biodiversità.

Albano Marcarini, LA CICLOVIA DEL TICINO, Da Sestoa Calende a Pavia in bici
Albano Marcarini, La Ciclovia del Ticino – In bici da Sesto Calende a Pavia, Itinerari di Cycle 23, prima edizione 2022, 56 pag. con mappe, foto e acquerelli. All’acquisto, disponibili e scaricabili le tracce gpx. Spedizione gratuita
6,00 €
Rispondi