Narra la leggenda che Trasimeno, bellissimo figlio di Tirreno, fu sedotto dalla ninfa Agille con l’aiuto delle Naiadi. Quando Trasimeno morì, le lacrime della ninfa furono talmente copiose da riempire un lago. Il Trasimeno, quarto lago d’Italia per estensione, è bizzarro. La sua profondità è molto bassa, non più di 6 metri. Fino agli anni ’50 del secolo scorso vi fu il serio rischio che s’impoverisse d’acqua fino a scomparire. I suoi immissari sono poca cosa, rivi che percorrono un breve cammino: deve la sua alimentazione soprattutto dalle acque piovane. Oggi la situazione è migliorata dopo che si è provveduto a convogliare nel lago altri corsi d’acqua.
I paesi distesi lungo le sponde hanno una storia simboleggiata in mura, torri e castelli. Segno inequivocabile che questo lago – da sempre appannaggio di Perugia tanto da chiamarlo il ‘suo’ lago – fu guerreggiato da papi e imperatori, da mercenari e condottieri. Di tutte le battaglie una è rimasta nella storia, quella combattuta da Annibale contro il console romano Caio Flaminio il 24 giugno del 217 a.C. e che si risolse nello sterminio di 15 mila soldati romani.
Questo itinerario consente di effettuare una bella escursione a piedi sulle colline che cingono a settentrione il Trasimeno, nei pressi del celebre campo di battaglia. Dal sentiero, fra uliveti e boschi di querce, vedrete bene il lago. Ne riconoscerete la forma simile a un cuore. Forse l’ultimo vano espediente della disperata Agille nella speranza di ritrovare il volto perduto del suo giovane spasimante.
Da Tuoro a Passignano sul Trasimeno
Itinerario lineare a piedi con partenza dalla stazione Fs di Tuoro sul Trasimeno e arrivo alla stazione di Passignano sul Trasimeno (linea Terontola – Perugia). Si sviluppa sulle alture che circondano la sponda settentrionale del lago Trasimeno a un’altezza media di 350 metri.
Lunghezza: 15 km – Tempo di percorrenza: 4 ore e 30 minuti. – Dislivello in salita: 456 metri. Altitudine massima: 430 metri.
Segnavia: segnalato solo in parte come sentiero M 26 bianco/rosso.
Condizioni del percorso: prevalentemente su strade campestri sterrate, sentieri. Alcuni tratti del percorso possono ingenerare incertezze; per questa ragione è consigliato l’uso della traccia gpx. ottenibile gratuitamente per mail a info@guideduatore.it
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Dove mangiare. Sul percorso non si trovano punti di ristoro. A Tuoro ci si può rifornire di provviste.
Indirizzi utili. Proloco di Tuoro, via Ritorta 1, tel. 075.825220, in estate aperta tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Taxi: G. Bufali (Tuoro), tel. 333.7524188. Museo Annibale al Trasimeno, p.za Garibaldi 7, Tuoro sul Trasimeno, https://livingtuoro.it/luoghi-di-interesse/museo-di-annibale/

Dalla stazione FS di Tuoro (alt. 267) si seguono le indicazioni per il centro abitato (a 1 km). Si sottopassa il raccordo autostradale. Si imboccano la rettilinea via Sette Martiri, e, dopo il primo incrocio, via Console Flaminio. Sulla sinistra si scorge il centro storico di Tuoro, leggermente elevato sulla collina, che ci accingiamo a raggiungere. Giunti all’incrocio, dove accanto si trova un area verde pubblico, si piega a sinistra per Via del Porto. Questo toponimo indica il limite del lago in epoca remota, molto più a settentrione dell’attuale. Percorrendo in sequenza Via Mazzini (a destra), del Mercato (a sinistra, dopo il sottopasso) e Sant’Antonio (a destra) si giunge nel centro storico di Tuoro (alt. 309) dove ci si può rifornire di provviste. In piazza Garibaldi (fontana) una breve diramazione, a destra porta al Museo Annibale al Trasimeno e all’Ufficio turistico.

1. La battaglia del Trasimeno. I cronisti ricordano che non ci fu né pietà, né clemenza. I corpi esanimi di 15 mila soldati insanguinarono le acque del lago, altri migliaia furono imprigionati e fatti sfilare dinanzi all’altero Annibale, seimila – si dice – cercarono scampo sulle colline ma furono raggiunti e sterminati. Gli ‘ustrini’, pozzi conici scavati nel terreno e rinvenuti in gran numero attorno a Tuoro, sarebbero stati utilizzati per incenerire i cadaveri. Lo stesso console Flaminio, comandante dell’esercito romano, perse la vita in battaglia. Gli storici parlarono di ‘choc annibalico’ e, in effetti, questa sconfitta dovette frustrare per anni le ambizioni espansionistiche di Roma.
Il generale cartaginese, durante la sua discesa in Italia, era stato già vittorioso sul Ticino e alla Trebbia. Nella primavera del 217 a.C, dopo aver svernato oltre Appennino, riprese la marcia verso Roma. Giunto sui colli del Trasimeno, essendo tallonato dall’esercito di Caio Flaminio, dispose di nascosto le sue truppe, attendendo l’arrivo degli incauti romani sulla sponda paludosa del lago. All’alba del 24 giugno, l’esercito punico, con gli alleati Etruschi e Celti, piombò inatteso dalle colline ancora avvolte dalla nebbia. Le coorti romane in assetto di marcia erano impreparate alla battaglia. Non poterono reagire. I nomi di molte località, come Sanguineto, Ossala, Sepoltaglia, Pian di Marte ricordano tutt’oggi la terribile strage.
Oltre l’edificio del Museo si scende una scaletta per imboccare la dirimpettaia Via del Pozzo. Oltrepassate le ultime case di Tuoro, accompagnati da giardini e isolati cipressi, la strada, dopo circa 500 metri, diventa sterrata. La stradetta avvicina i primi boschi e lascia a destra, dopo un ponticello, la diramazione per Casa Mariottella (a meno di 1 km), una casa-forte del 1451, posta sulla decaduta strada che in antico univa Tuoro con Passignano.
Poco più avanti si inizia a lambire la boscaglia. A un tratto si deve lasciare la carrabile e impegnare, a destra una ripida pendice su un largo sentiero. Si lascia a destra, oltre una siepe, il restaurato Mulino Cerqueto e si seguita nella salita. La vegetazione si dirada; si attraversano spoglie placche di arenaria, distese su un costone. Il percorso si avvicina a una palificazione elettrica, sempre nel senso della salita. Raggiunto a 422 metri d’altitudine un casale agricolo si piega a destra su una strada sterrata che, valicato un fosso, arriva alla località Giardino, un gruppo di residenze di vacanze. Fare attenzione: quando la strada torna asfaltata si piega subito a sinistra in direzione ‘Camping’ su un altro stradello sterrato fra gli ulivi.

Entrando nel bosco si aggira il fosso di Vernazzano e, alle soglie di una radura, si incontra una segnalazione con la scritta ‘Torre’: seguendola in lieve discesa, si giunge al cospetto della Torre Torta (alt. 430). Risale al Medioevo e face parte del non più esistente castello e borgo di Vernazzano. Oggi incute timore solo per la sua impressionante inclinazione (13° gradi sulla verticale), sebbene sorretta da una solida imbragatura.
2. Vernazzano. Il luogo, ombroso e con panorama sul lago merita una sosta. Anche perché la torre evoca l’esistenza di un borgo e di un castello, oggi scomparsi a causa delle frane che hanno interessato la zona. Comunque il castello, fra il IX e il XIII secolo, era possesso dei Marchiones, detentori di vasti possedimenti fra Umbria e Toscana e controllori dell’importante strada che da Perugia conduceva verso Cortona e Arezzo, il cui tracciato era più ‘montano’ rispetto alle attuali direttrici stradali. Nel 1282 il borgo di Vernazzano contava 52 famiglie. In seguito divenne un presidio del Comune di Perugia che, cosciente della sua importanza, provvide a mantenerlo efficiente. Nel corso del XVI secolo però un preoccupante movimento franoso mise in repentaglio il castello e le sue circostanti abitazioni. Fu un processo lento ma progressivo che fece allontanare la popolazione e sgretolare i baluardi, la cinta di mura e le case. Oltre alla torre, ultimo resto della fortificazione, si notano anche le superstiti strutture della chiesa di S. Maria delle Trosce.
Lasciata la torre si torna sul sentiero che scende a valicare l’altro ramo del fosso su un ponticello in legno. Sull’altro versante si giunge ben presto a Santa Lucia di Vernazzano (alt. 393): qui, ripreso l’asfalto, si sale a sinistra verso la piccola chiesa col sagrato e la fontana che predispongono per una sosta.
3. Il paesaggio del lago. Il paesaggio di queste colline è simile a quello di gran parte dell’Umbria e della Toscana: dolci ondulazioni dove, quasi come un gioco di rimpiattino, si celano e si svelano filari di oliveti e giovani macchie di querce. Guardando verso il lago si nota una diversa partitura dei coltivi. Sono strisce allungate diverse centinaia di metri e larghe una ventina, parallele ai cavi di scolo delle acque. Sono dette ‘pedate’ e derivano dall’inveterata consuetudine dei contadini di allungare progressivamente i campi man mano che le acque del lago arretravano. Nello specchio d’acqua si scorgono le isole: la Maggiore e la Minore; la più distante Polvese.
Salendo il viale di cipressi, accanto alla chiesa, ci si dirige verso il cimitero (alt. 437) ma non lo si supera: dinanzi ad esso si aprono tre percorsi; si segue il primo a destra che, dopo pochi passi, entra in un uliveto che si attraversa a mezza costa; giunti al suo limite, di fronte alla boscaglia si piega a destra in discesa ritrovando poco sotto, alcune case di vacanza e la strada asfaltata che arriva al Torale (alt. 334), casale del XVII secolo, oggi relais. Al sottostante bivio, dov’è il suo camposanto, si tiene a sinistra (il segnavia M26 del Cai Perugia indica la direzione), di nuovo su sterrato fra regolari appezzamenti a uliveto, vocati alla produzione dell’olio d’oliva di qualità del Trasimeno. Da notare le varie tecniche di coltivazione utilizzate: verso l’alto e nelle zone più acclivi predominano i classici olivi “a vaso” delle colline umbre, verso il basso si nota la disposizione regolare a filari, tipico dell’olivicoltura intensiva.

Raggiunto l’evidente crocicchio con il viale a cipressi del Pischiello con un edicola sacra dove fanno il nido le rondini, si piega a sinistra verso l’omonima fattoria. Si avvicina così, lungo questo suggestivo rettifilo alberato, all’edificio padronale che campeggia dall’alto del colle. Il nome Pischiello derivava da un’attigua sorgente di acqua limpidissima.
4. Il Pischiello. L’edificio padronale, costruito alla metà del ‘700 dal marchese Uguccione Bourbon di Sorbello, era il fulcro di un borgo agricolo di oltre 600 abitanti. Si coltivavano ulivi e si produceva vino. Il borgo provvedeva a sé stesso con contadini e artigiani. In una cappella era venerata la statua della Madonna del Pischiello. La famiglia Bourbon di Sorbello dimorava nell’omonimo castello feudale a Cortona o nel loro palazzo di Perugia, ma trascorrevano qui la stagione estiva. Nel 1904 vi fu insediata, per opera della marchesa Romeyne Robert, consorte di Ruggero Ranieri di Sorbello, una scuola di ricami che diede lavoro a 120 donne del posto. La marchesa introdusse, fra le varie tecniche di ricamo, il “Punto Umbro Antico”, dando forma a vere e proprie opere d’arte. La scuola cessò l’attività nel 1934. Attualmente il Pischiello è sede di un’azienda produttrice di tecnologie avanzate.
Si passa fra gli edifici della fattoria (alt. 367, fontana) e si prosegue sempre sulla strada principale, ancora bordata da filari di cipressi. Più avanti la strada si chiude di fronte all’accesso a una villa (Casa Saiona, alt. 380): bisogna aggirare la recinzione verso destra, in fregio a un uliveto, per ritrovare il percorso dal lato opposto, ora ridotto a sentiero. Si torna per breve tratto nel bosco, poi si varca un cancellino e fra altri terrazzini di ulivi si giunge a una strada sterrata, poco sotto il Podere Pietramara (alt. 429). Percorrendo questa strada in discesa si arriva al Convento dei Cappuccini (alt. 381) che sovrasta Passignano e alla strada provinciale 14 che in poco più di un chilometro scende alla stazione ferroviaria (alt. 263).

©Albano Marcarini 2023

Albano Marcarini, I SENTIERI DELLE CINQUE TERRE, Ediciclo 2023, pag. 144
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