Itinerario a piedi nella Val Cannobina, Alto Verbano, pr. del Verbano-Cusio-Ossola.
Ci sono strade che stanno nella mente e nelle parole per generazioni e, di conseguenza, per secoli anche quando la loro originaria funzione è venuta a cadere. Un caso classico è dato dalla Via Romea, per il fatto che era la via che da Aquileia portava a Roma, la strada che per secoli ha condotto migliaia di pellegrini nella città santa. Anche quando il fenomeno del pellegrinaggio declinò la si continuò a chiamare Romea e così si chiama ancora oggi.
Fra i monti del Piemonte, nella zona dell’Alto Verbano, e precisamente nella Val Cannobina, c’è una via che ricorda un celebre personaggio religioso: San Carlo Borromeo. Perché una via – o meglio una scabra mulattiera – intitolata al santo che più di tutti ha incarnato i sacri principi della Controriforma? Perché proprio a motivo della sua opera pastorale era uso percorrere, in sella a un mulo, tutte le vallate, anche le più impervie, della diocesi ambrosiana. Un viaggio continuo su e giù per i monti fra Lombardia, alto Novarese e Canton Ticino, fra boschi, fiumi e isolati paeselli i cui fedeli avrebbero serbato del Santo un ricordo caro e insopprimibile.
La Val Cannobina è così contorta da dare il capogiro, con una strada che sta nel fondo di una gola, e i villaggi che, per respirare, devono rizzarsi a mezza altezza fra castagni e faggi. Dovendo andarci, il Borromeo procrastinava sempre, memore della prima volta che vicino a Cavaglio, la sua mula lo gettò a terra, a un palmo dall’abisso.
Ideale sul finire dell’estate, questa passeggiata inizia a Traffiume, a pochi chilometri da Cannobio, e segue il primo tratto della Via Borromea lungo la Val Cannobina. La mulattiera è caratterizzata non soltanto dalla bella selciatura, ma anche da un’infinità di piccole architetture della fede, che sono il ricordo più vivo del passaggio del santo, tutte legate a qualche evento miracoloso o degno di essere trasmesso ai posteri.
Nei castagneti la via inanella tabernacoli, croci votive e cappelle, spesso ornate da affreschi di ingenua mano, ma enormemente espressivi. Passa da un bosco all’altro, aggira le vallate laterali, cupe e selvagge, e quando si apre sui terrazzi prativi significa che è ormai vicino un villaggio, oggi abitato da poche persone, ma con le case splendidamente conservate e i giardini che, influenzati dal clima mite del lago, riservano esotiche sorprese botaniche come palme, oleandri, piante di agrumi. L’itinerario è solo in parte circolare per cui alle fine, occorre tornare per la stessa via. Non è un male, ma, anzi, un’occasione per scoprire come, preso nel senso opposto, un sentiero non sia mai uguale a se stesso.
Punto di partenza e di arrivo. Traffiume, frazione di Cannobio. La valle si raggiunge da Milano (126 km) seguendo l’A26 fino a Gravellona Toce e quindi la statale 34 fino a Cannobio. Come. Su sentiero, per tutti. Quanto: 3 ore e 30 minuti. Dislivello: 452 metri. Dove mangiare: a Cavaglio, un bar; a Cannobio, in Via Cannobina 2, il ristorante Grotto Al Mater, 345.6130399 – 0323.77290. A Traffiume, Via S.Anna 30, il Grotto Sant’Anna, 0323.70682.
Si parte da Traffiume (1), presso la cappella di Coss: la prima di una serie di piccoli edifici sacri che sarà una costante dell’itinerario. Si risale il versante sinistro di una valle stretta, intensamente boscosa. All’inizio dell’estate, sui castagni spuntano centinaia di infiorescenze dal tenue color giallo.
La cappella del Santo Miracolo (2) risale al XVI secolo. Fra i rovi che la ricoprono si scorgono ancora lacerti di affreschi sacri fra cui l’immagine di San Carlo Borromeo.
Un’altra edicola sacra (3) ricorda il ‘miracolo’ del santo, salvatosi mentre stava precipitando nel burrone. Su una roccia sono incisi tre cerchi: si dice che chi li tocchi, renderà sicuro il suo cammino. Da qui, con una breve discesa, si attraversa su un ponticello la valle del Rio di Cavaglio. Il paese omonimo sta sul versante opposto.
Attraversate le rustiche case di Cavaglio (4) si deve seguire un tratto di strada asfaltata fino a Gurrone e al suo piccolo camposanto. Qui si torna a calcare la via selciata che scende in direzione delle baite di Drignago. Muretti a secco accompagnano la via selciata, ricoperta dalle foglie degli alberi.
Più a valle si spunta sul sagrato dell’oratorio della Madonna del Ri (5), dove è conservata una Crocifissione di Gaudenzio ferrari, del ‘500. Ora, seguendo a ritroso un percorso più basso rispetto alla Via Borromeo si fa ritorno a Cavaglio e, quindi, alla stessa via dell’andata, a Traffiume. Avendo tempo si può scendere nel fondovalle per ammirare l’Orrido di S.Anna, solco di erosione del torrente Canosino, con la chiesa del 1683.
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