Carlo Francesco Dotti, quando progettò il santuario di S.Luca, lo volle in posizione tale da essere visibile a grande distanza: un alto basamento su cui impostare un corpo centrale e una grande cupola sommitale ellittica.
La riscoperta degli itinerari verso i santuari del Giubileo porta questa volta a Bologna, al cospetto di uno dei più famosi luoghi votivi mariani, il santuario di San Luca. La salita pedonale al colle, ove è posto l’edificio sacro, avviene sotto un lungo e continuo porticato che ripara i pellegrini dalle intemperie. La discesa avverrà verso Casalecchio di Reno, lungo il sentiero dei Bregoli, per poi rientrare in città lungo la pista ciclo-pedonale del Canale di Reno.
Itinerario a piedi sulla Collina di Bologna, verso il santuario di S.Luca.
Partenza e arrivo: Porta Saragozza, Bologna (alt. 10). Si raggiunge in bus dalla Stazione Fs con le linee circolari ATC 32 e 33. Se si vuole concludere la passeggiata a Casalecchio di Reno si torna in città con il bus 20 dalle fermate di Via Porrettana. – Lunghezza: 8.2 km – Tempo di percorrenza: 3 ore. – Dislivello: 225 metri. Condizioni del percorso: percorso porticato del santuario, poi sentiero con segnavia 112, infine pista ciclo-pedonale del Canale di Reno – Periodo indicato: in ogni stagione, in estate evitare le ore più calde.
Indirizzi utili: Santuario della Madonna di S.Luca, via di S.Luca 36, Bologna, 051.6142339 (orari di visita: dalle 7 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 19); Consorzio della Chiusa di Casalecchio e del canale di Reno, via della Grada 12, Bologna, 051.6493527, www.consorzireno-savena.it (organizza la NotteBlu, eventi per la conoscenza dei canali di Bologna).
Alberghi e ristoranti. Pasticceria Billi (via De Coubertin 1, Bologna, presso l’arco del Meloncello, 051.6146881). Ideale per una colazione dolce prima della passeggiata, magari con una fetta di ‘pan spêziel’, dolce bolognese con miele, frutta secca e spezie.
Pizzeria S.Vito (via di Monte Albano 5, Bologna, 051.437711). Il tradizionale ristoro per i visitatori del santuario. Crostini, panini e insalate – da 5 a 15 euro – per una merenda durante il cammino.
Trattoria Boni, (via Don Luigi Sturzo 22, Bologna, 051. 6154337). Da mezzo secolo un riferimento sicuro per una delle più classiche osterie bolognesi: garganelli, tortellini e poi arrosti e carni alla griglia. L’ottimo finale della passeggiata con menù compresi fra 20 e 28 euro.
B&Bio Lunablanca (via Saragozza 71, Bologna, 380.3905553). Si trova al primo piano di uno dei primi esempi di architettura sociale bolognese, il falansterio di via Saragozza. Ambiente di gradevole design, con oggetti a base di materiale recuperato. Camera doppia da 65 a 90 euro a notte.
Si prende avvio presso l’arco del Meloncello, al fondo di via Saragozza, al margine sud-occidentale del centro storico di Bologna, dove inizia la salita. L’arco è uno splendido apparato barocco, una monumentale strada-ponte realizzata nel 1732 da Carlo Francesco Dotti, autore anche dei disegni del santuario. Il percorso è coperto grazie a 666 archi per una distanza di 3796 metri. «Sarebbe una costruzione degna dei Romani – annotò nel suo diario Charles de Brosses, viaggiatore francese che lo vide appena completato – se, invece dei brutti pilastri quadrati accoppiati, avessero messo colonne in stile; ma, anche così com’è, non manca di sorprendere per la sua esecuzione». Alle spese di costruzione concorsero tutti i cittadini, senza distinzione di ceto. La lenta salita dispensa larghe vedute sulla città e sulle colline ed è cadenzata da stazioni devozionali.
Al termine dell’ultima rampa si giunge al santuario della Madonna di San Luca. Ai cultori dell’architettura barocca non sfuggiranno la bellezza dell’ellisse del corpo centrale con la cupola, il singolare accesso con le scale elicoidali e le due sinuose tribune. Vi si conserva l’icona della Madonna col Bambino: la tradizione la vorrebbe dipinta dalla mano dell’evangelista Luca.
Il santuario di San Luca
L’attuale edificio è il coronamento di una devozione antica. Nel 1193 vi sorgevano un eremo e una chiesuola. Verso la metà del XV sec. la chiesa fu ingrandita e prese vigore la leggenda che voleva il dipinto dell’altare realizzato da San Luca e trasportato qui da Costantinopoli per opera di un pellegrino. In quel periodo infatti l’icona sacra, condotta più volte in città, aveva salvaguardato i bolognesi dalle carestie e dalle alluvioni. Da qui la notorietà e l’afflusso dei pellegrini fino a far decidere la costruzione sia del portico nel XVII secolo, sia del nuovo santuario nel secolo successivo. Il progettista Carlo Francesco Dotti lo volle in posizione tale da essere visibile a grande distanza, dunque un alto basamento su cui impostare un corpo centrale e una cupola sommitale ellittica. La consacrazione del tempo avvenne nel 1765 con enorme concorso di fedeli.
Dopo la visita si segue via Monte Albano. Di fronte al civico 11, lasciata la strada asfaltata, si piega a destra. Alla prima biforcazione di sentieri si mantiene ancora la direzione di destra e, accompagnati dalle edicole di una Via Crucis, si scende verso Casalecchio tra le fronde di un folto bosco. Si tratta del percorso sacro, o ‘Via dei Bregoli’ che gli abitanti di Casalecchio utilizzavano per raggiungere il santuario, specie il Lunedì dell’Angelo quando la camminata si concludeva con una grande merenda all’aperto. Si dicecche il nome Bregoli derivi dalla pagliuzze – ‘briguèl’ – che i contadini raccoglievano per accendere il focolare.
Al fondo della salita s’incontrano la chiesa di San Martino e, sulla sinistra, il giardino di Villa Talon, parte del Parco comunale della Chiusa. Attraverso la bella sequenza degli alberi secolari si può giungere all’affaccio sul fiume Reno. La chiusa «è una grossa muraglia – puntualizza Francesco Scoto, autore nel 1747 della prima guida ‘turistica’ d’Italia – traversata per ridurre l’acque a passare per un chiuso canale per ivi rivolgere diverse machine, e istrumenti, tanto per macinare il grano, quanto per fare vasi di rame, armi da guerra, filar la seta, far la carta, e altri mestieri, e finalmente portar le barche a Malalbergo, e quindi a Ferrara». L’importante opera risale al 1360, poi più volte riparata. Il Canale di Reno ci farà da compagno nel ritorno in città ma prima si può godere di un altro bel prospetto su queste opere idrauliche dal Parco Piccolo (lo si raggiunge in fondo a via Giordani, confluente di via Porrettana). Qui sono visibili il Boccaccio del Canale con la sottostante vasca, la Casa del Guardiano e, sul greto del fiume, le rovine dello sbarramento risalente al 1324. La primitiva chiusa in legno datava addirittura del 1191.

Da Casalecchio si imbocca la pista ciclo-pedonale parallela al canale. Subito si scorge, in basso, la Casa del ghiaccio (deve il nome al fatto che qui si frantumavano in inverno le lastre ghiacciate) mentre alle spalle, fra la vegetazione e le moderne espansioni urbane, si allunga il corso del fiume Reno. Poco o nulla è rimasto degli antichi opifici collocati lungo il canale. Le malinconiche rovine di una filanda da canapa (coltivazione un tempo diffusissima nella pianura bolognese) emergono accanto alla chiusa di via Canonica, poco discosta dalla pista ciclabile.
Dopo aver fiancheggiato nuovi quartieri residenziali e un tratto del muro di cinta del cimitero comunale, realizzato nel 1801, si perviene al Ponte della Certosa. Una breve diversione nel camposanto rende visita alla chiesa di San Girolamo alla Certosa, iniziata nel 1334 e dotata di una pianta interna a ‘T’ rovesciata, poco comune. Conserva notevoli opere d’arte fra cui, nella cappella del santo titolare, due grandi tele di Giannandrea e Elisabetta Sirani, della metà del XVII secolo.
Oltre la Certosa, il canale prosegue nel sottosuolo cittadino ed entra nel centro storico all’altezza del batifredo della Grada, visibile su viale Vicini.

Il nostro itinerario si conclude invece percorrendo i portici di via De Coubertin, di fronte allo Stadio Comunale, per giungere al Meloncello, da cui eravamo partiti. Se il tema delle acque ha destato il vostro interesse, potete aggiungere alla visita i caratteristici scorci cittadini su alcuni tratti scoperti del canale: al citato Batifredo della Grada; all’interno dell’antica pellicaneria; all’affaccio di via Malcontenti e alla curiosa finestrella di via Piella, volutamente conservata per affacciarsi sull’acqua.
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Albano Marcarini, BICI PARMA PO, Gli Itinerari di Cycle!, 2017, 32 pag.
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