Itinerario pedonale lungo un tratto della Strada romana delle Gallie a Montjovet (Valle d’Aosta) dove si osservano i solchi lasciati dai carri di trasporto.

Nel 15 a.C., dopo aver assoggettato i popoli alpini, i Romani si posero il problema di prolungare le loro strade oltre le montagne e portare il loro esercito alla conquista dell’Impero. La catena alpina costituiva un ostacolo non insuperabile per gli ingegneri romani che già avevano dato prova di grande abilità nelle costruzioni stradali della Via Appia o della Via Flaminia. Qui si trattava di spingere le strade fin oltre 2000 metri, di superare vallate e pareti rocciose, di garantire la sicurezza del percorso e la sua celerità. Nell’arco alpino occidentale la cosiddetta Strada delle Gallie, dopo Vercelli, si divideva in due bracci: uno puntava verso il passo del Monginevro, l’altro verso la Val d’Aosta, lungo la quale si sarebbero poi distinte altre due diramazioni (per il Gran S. Bernardo e per il Piccolo S. Bernardo). Della via valdostana rimangono oggi notevoli reperti archeologici: tratti scavati nella roccia e sostenuti da potenti muraglioni, arcate, ponti, fondazioni di edifici di servizio. I Romani evitarono il fondovalle della Dora Baltea per il rischio delle alluvioni e posero la via su un terrazzo continuo sul versante sinistro della pendice, più secco e bene esposto al sole. Ciò richiese opere di notevole impegno per garantire stabilità alla struttura, pendenze mai eccessive, dimensioni costanti. Se ne possono vedere fra Donnas e Bard, con il famoso arco tagliato nella roccia, e fra Villeneuve e Runaz. Ma anche nella zona di Montjovet, poco prima di St-Vincent, dove la strada vinse una stretta gola formata dal fiume. Questa breve passeggiata, lungo la strada romana, conduce dal villaggio di Toffo fino alla rupe che regge il castello di Montjovet. La visita del castello può completare l’escursione prima di far ritorno, sugli stessi passi, a Toffo. Dell’antica strada, immersa in un delicato paesaggio di vigneti terrazzati, si potranno osservare le murature di sostegno e i solchi scavati lungo la superficie viabile per il transito dei carri. Con questi mezzi di trasporto, per lo più a due ruote, si arrivava fino in alta valle, al piede delle rampe di valico, quindi si passavano le merci agli animali da soma o, anche, ai portatori umani, veri ‘sherpa’ dell’epoca antica.

I SOLCHI DEI CARRI
In vari punti dell’arco alpino, lungo i reperti delle strade romane, si sono rinvenute profonde solcature parallele alla direzione della via. Sul loro significato si sono spesi fiumi d’inchiostro. In un primo tempo, gli studiosi, pensarono a un’erosione naturale della roccia dovuta al continuo transito dei pesanti carri da trasporto. In seguito però si avanzò l’ipotesi, più convincente, di un espediente artificiale, cioè dello scavo di veri e propri binari entro i quali assicurare la marcia dei carri. Ciò impediva, ad esempio, lo slittamento laterale del convoglio, specie se la strada risultava in alcuni punti inclinata verso l’esterno. I solchi hanno una sezione a U, oppure sono debolmente smussati. Talvolta hanno altre scanalature trasversali, soprattutto nei tratti in pendenza, per consentire una miglior presa agli zoccoli degli animali. Fra un solco e l’altro, corre una distanza variabile fra 137 e 145 cm pari all’interasse dei carri utilizzati. Quelli della strada romana delle Gallie a Toffo arrivano fino a 158 cm. D’altra parte era sufficiente che anche una sola ruota corresse all’interno della guida. Altri fasci di solchi, tangenti o intersecanti, ma in genere più stretti fanno presagire interventi successivi, di epoca medievale, quando i carri erano di dimensione più ridotta.

Punto di partenza e arrivo: Toffo, frazione di Montjovet (Aosta). Si raggiunge in auto (83 km da Torino) seguendo l’autostrada A5 fino all’uscita di Verrès e la strada 26 fino alla diramazione per Toffo.
Tempo: 1 ora (senza le soste). Dislivello: 147 metri.
Indirizzi utili: Aiat Monte Rosa (Montjovet), via Caduti della Libertà 20, Verres, tel. 0125.921648, http://www.aiatmonterosa.com

Si lascia l’auto al parcheggio di Toffo e si entra a piedi nel villaggio. Negli slarghi, fra le case, belle e antiche vasche d’acqua. Sugli edifici appaiono date e iscrizioni incise. Si esce dalla parte nord, già lungo il tracciato della via romana. Il versante, ben esposto al sole e chiamato localmente ‘adret’, permette la viticultura. Infinite linee di terrazzi si sovrappongono l’una all’altra. La visuale si apre sulle numerose frazioni di Montjovet, sparse sul versante a differenti altezze.Si passa accanto a una cappellina che rievoca le processioni religiose un tempo effettuate a protezione delle vigne e dei campi. Quindi si calca il sedime della strada romana, restaurato nel 1994 per opera dell’Associazione Alp Action. Si notano i solchi dei carri, la pavimentazione su roccia, i muri che sostengono a valle la carreggiata. Si raggiunge Barmas, le cui case si proteggono sotto un costone di rocca, la ‘barma’ appunto. Ora si procede lungo la strada asfaltata: sulla sinistra, nella vegetazione, s’intravedono le spalle di un ponte romano. Serviva alla strada della Gallie per superare il torrente Bussolinaz. Ora si sale alla stretta fra il versante di valle e lo sprone del castello di St-Germain. Alle case di Provaney si piega a sinistra raggiungendo in breve la chiesa di St-Germain, edificio della fine del XVII sec. ma con campanile del XV.Un sentiero vince ora l’ultimo balzo di quota sulla scabra rupe del castello. Fin dall’antichità questo punto era considerato strategico per il controllo della valle, fra le conche di Verrès e di St. Vincent. Del castello, smantellato dai Savoia nel 1661, restano i forti recinti murari, una torre e le fondazioni di vari edifici che fanno pensare a un vero insediamento abitato.



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