La Via di Ötzi: antiche rotte della Transumanza

Nella storia non si sono tracciate strade solo per gli esseri umani, ne esistettero pure per gli animali. Ne incontreremo diverse nel cammino di questo libro lungo la penisola. Si tratta della transumanza, vale a dire lo spostamento stagionale delle mandrie e delle greggi alla ricerca di pascoli ottimali. Nel Centro e nel Meridione questo ‘esodo animale’ avveniva su lunghe distanze, nelle Alpi, invece, più che la distanza, d’ostacolo erano le altitudini, dovendo trasmigrare da una vallata all’altra, spesso toccando il limite delle nevi perenni. Oggi è un fenomeno ridotto d’importanza e organizzato con automezzi anche se nel 2011 è stato riconosciuto dall’UNESCO come parte del Patrimonio Culturale dell’Umanità. Nella Val Venosta la tradizione si è mantenuta e riguarda soprattutto le greggi d’ovini, le più adatte a superare i disagi dei percorsi montani. 

Si dice che fin dall’Età del Bronzo i pastori conducevano ogni anno migliaia di pecore e di capre verso la vallata austriaca dell’Ötztal. Grazie a speciali accordi – uno, in particolare, risalente al 1357 – essi avevano il privilegio di superare la cresta delle Alpi e raggiungere pascoli più freschi e produttivi rispetto a quelli della valle dell’Adige. Le rotte frequentate ancora oggi sono due. La prima raduna gli animali nell’alta Val Venosta e attraverso il Giogo Tasca (alt. 2756) scende a Maso Corto, nell’alta Val Senales dove pernottano. Il giorno successivo salgono e superano a 2861 metri d’altitudine il Giogo Alto, confine di Stato, per discendere su uno scabro sentiero la valle superiore di Rofen fino alla Malga Rofenbergalm. La seconda rotta, da Vernago in alta Val Senales, risale la Valle di Tisa e giunge al Giogo Basso (alt. 3020); quindi discende lentamente, prima sul ghiacciaio poi su sentiero, la valle austriaca di Nieder arrivando a Vent e alla Malga Niedertalarm dove le pecore trascorreranno l’estate. Si calcola che nel complesso siano da 3000 a 4000 i capi che seguono questo tragitto, accuditi dai pastori e dai loro cani. In due giorni uomini e animali coprono oltre 40 chilometri con un dislivello in salita di 3200 metri e 1800 in discesa. Ogni anno a Vernago nel primo giorno utile dopo il 15 giugno, la partenza degli armenti richiama centinaia di persone che si ritroveranno puntualmente prima del 14 settembre, festa della Santa Croce, per assistere al loro ritorno. Non si tratta comunque di una facile passeggiata, oltre alle ore di cammino sulle pietre e al dislivello, occorre affrontare i rischi del maltempo, di una tempesta improvvisa che potrebbe risultare fatale. Sono decine le testimonianze di disgrazie avvenute durante la marcia, di animali perduti o precipitati nel vuoto e anche di pastori morti nel tentativo di salvarli. Sul Giogo Alto si osserva ancora con compatimento un ex-voto di un pastore salvatosi per intervento divino dopo essere caduto in un crepaccio. 

Incidentalmente la zona del Giogo Basso è anche quella dove, nel 1991, è avvenuto il rinvenimento del celebre Ötzi, vissuto 5300 anni fa. Oltre al clamore della scoperta, alla disputa sulle sue ‘generalità’ e alla gran messe di conoscenze che furono tratte dall’esame delle sue spoglie, vi è pure la certezza che in epoca antica, a partire dal Neolitico (8000-3500 a.C.), i valichi alpini, anche quelli più elevati e apparentemente inaccessibili, erano frequentati. Ötzi però era un cacciatore, non commerciava merci e neppure aveva pecore, per cui si può solo ipotizzare che il suo divagante cammino potesse corrispondere a una primitiva via di commercio infra-alpina. È pur vero comunque che quel periodo, fra il IV e il III millennio a.C., fu denso di cambiamenti nelle popolazioni alpine: dalla pratica dell’allevamento e da una basilare coltivazione della terra si stava passando alla lavorazione dei metalli, a una progressiva divisione dei ruoli sociali e alla nascita di scambi su larga scala di manufatti: utensili di pietra o ceramici, ornamenti, armi, minerali, metalli. Non a caso Ötzi aveva fra le mani un’ascia il cui rame proveniva da miniere dell’Etruria. Quindi ben prima della costruzione di vie da soma, di strade carrabili, di vere strade rotabili e autostrade, le Alpi si valicavano ovunque era possibile e i passaggi praticabili erano molto più numerosi di quelli di oggi.

La salita dal Lago di Vernago al luogo di ritrovamento di Ötzi, in Val Senales, richiede, oltre a 5 ore di ripida salita con un dislivello di 1500 metri, anche un’adeguata preparazione escursionistica. Un punto base è il Rifugio Similaun (alt. 3019), posto sul Giogo di Tisa, a circa un’ora dal monumento che, a 3195 metri d’altitudine, celebra il ritrovamento.

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