A volte le ‘terre di mezzo’ offrono inattese sorprese. Sono le terre che si trovano a metà fra località di maggior fama turistica e che per questa ragione sono trascurate. In questo caso si tratta della zona compresa fra la Collina Torinese e l’Astigiano, detta Pianalto, perché posta a una quota relativamente elevata, in media 250 metri.
TACCUINO DI VIAGGIO – Itinerario circolare in bicicletta nel Pianalto astigiano, al confine fra le province di Asti e di Torino. Partenza e arrivo: stazione Fs di Villanova d’Asti sulla linea Torino-Genova (servizio Treno+Bici). Lunghezza: 36.9 km. Dislivello: 210 metri. Tempo di percorrenza: 2 ore e 40 minuti. Condizioni del percorso: strade comunali e provinciali asfaltate o sterrate. Quando andare: ogni stagione, ma in estate evitare le ore calde. Assistenza: Cicli Roatto, Roatto cicli, Str. Vecchia per Chieri 2, Villanova d’Asti. Indirizzi utili: Ufficio informazioni Astigiano, piazza Alfieri 34, Asti, 0141.530357, http://www.astiturismo.it
L’ospitalità diffusa
Agriturismo Corveglia Daij Gépolin (Borgo Corveglia 86, 0141.948407). Si pranza sotto le volte in cotto dell’antico maniero con menù di 35 Euro e visita del castello compresa. Apertura a giorni fissi, meglio prenotare.
Il Mulino del Casale (Strada prov. per Montafia 23, Villanova d’Asti, 348.9023631). Vicino alla stazione di Villanova, nei grandi ambienti di un mulino recuperato alla tradizione. Cucina locale e alloggio. Menu degustazione a 35 Euro. Camera doppia a 85 Euro con colazione a notte. Aperto solo da venerdì a domenica.
Ristorante Caffé del Commercio (Via Roma 44, Villanova d’Asti, 0141.948123). Locale storico del capoluogo noto anche per il dolce, ‘Lasenzafarina’, torta alla nocciola lavorata senza uso di farina. Chiuso la domenica.
Pubblicato su BELL’ITALIA, n. 341, settembre 2014 – ©Albano Marcarini 2024
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l paesaggio ha gli elementi delle pianure: la geometria dei campi, la diffusione di borghi e cascine, i borghi di mercato, le strade rettilinee o quelle, minori, capricciosamente tortuose. Il luogo di riferimento è Villanova d’Asti; da qui partiremo per una piacevole escursione in bicicletta.

1 – Il nome – Villanova – fa intuire un’origine pianificata, una ‘città nuova’ fondata dagli Astigiani nel 1248 con la riga e con la squadra essendo le sue vie regolari, tracciate attorno a otto lunghi isolati di bassi caseggiati. Il luogo era già conosciuto poiché situato lungo la romana Via Fulvia, arteria che anche nel Medioevo facilitava i commerci dalla Pianura Padana verso la Francia. Il desiderio di controllarli e la necessità di anteporre ad Asti un presidio armato furono le ragioni della fondazione di Villanova. Del suo ruolo strategico si ricordarono tutti coloro che la ebbero nelle mani, non ultimo Francesco I, re di Francia, quando decise di scendere in Italia all’inizio del XVI secolo. A lui si dovettero le ‘bicocche’, o ‘bisòche’ (il termine è francese, bicoque, a designare una costruzione un po’ malmessa), che sorgono ancora oggi intorno al paese.

Alla Bisocca di Supponito si passa accanto, giusto all’inizio dell’itinerario se si decide di partire dalla stazione Fs di Villanova, posta circa 3 km a nord dell’abitato. Una pista ciclabile, lungo la SP 2 (Via per Buttigliera), unisce la stazione al capoluogo: una piccola deviazione (direzione ‘Strada vicinale della Bisocca’) verso destra porta a osservare questa strana torre mozza, isolata fra i campi di mais, con probabile funzione di vedetta. Seguendo stradine e un altro tratto di ciclabile si entra a Villanova d’Asti (km 3.4). Via Roma è l’arteria principale del centro storico con un bel corredo di monumenti: un palazzo del XV sec., la chiesa della Santissima Annunziata secondo i modi dello Juvarra, la Torre dell’Orologio. Poco discosta, nella sua piazza, è la chiesa di S.Pietro che conserva due opere assegnate al Moncalvo, artista della seconda metà del Cinquecento. Uscendo dall’abitato in direzione sud (Via S.Martino), si attraversa la circonvallazione e si imbocca la vecchia strada per Poirino (SP 48, direzione Isolabella); quindi, dopo circa 400 metri, verso destra, la stretta Via dei Gerbidi, o Vecchia per Poirino. Si avvicina una bella campagna, dove prevalgono il mais e le colture orticole, con qualche lievissima ondulazione che conferisce profondità alle visuali. La strada, priva di traffico, tocca cascinali dove razzolano le reputate ‘Galline bionde di Villanova’.
2- Dopo la località Raspino Nuovo, quando si passa sullo sterrato, si giunge a un bivio: a destra, una breve diramazione avvicina a Corveglia (km 8.3), un singolare borgo che affonda le sue radici all’anno Mille. Fu convento femminile, ostello per pellegrini, fortezza militare, monastero maschile, luogo di truci vendette familiari, infine cascina e, oggi, azienda agrituristica! Fino alla fondazione di Villanova fu il riferimento di tutto il Pianalto. Del complesso restano, in bella evidenza, la torre della Prevostura, la piccola cappella, il corpo degli edifici rustici con le stalle e i fienili. Lasciata Corveglia si fa ritorno al bivio precedente, sull’itinerario principale, proseguendo, sempre su sterrato, verso Palazzo Valgorrera (km 11.2) che cela un poderoso castello in cotto dei tempi del Barbarossa che lo concesse ai conti di Biandrate. Questa fu una stirpe, di origine sassone, che nel Medioevo, e in particolare nel XII secolo, controllava una ampia parte dell’attuale Piemonte e anche oltre come il Vallese svizzero. Gli storici ricordano che il capostipite Guidone possedeva, sparsi per questi territori, ben 37 castelli. Nella vicenda di Valgorrera ebbero poi parte in causa fino al Settecento la famiglia astigiana dei Malabaila, arricchitasi, come altre ad Asti, grazie ai commerci e alle loro ‘casane’, ovvero i banchi di prestito finanziario, aperte in Francie e nelle Fiandre. Gli enormi ricavi furono reinvestiti in acquisizione di terre, feudi, castelli. Quello di Valgorrera ebbe ruolo più di vigilanza attiva contro le bande di malfattori del luogo che non presidio bellico.



3 – Timore ne doveva incutere per il suo aspetto bruto, molto differente dalla Torre Valgorrera (km 12.7), un delizioso castelletto ottocentesco che s’incontra qualche chilometro dopo. Anch’esso risale a tempi antichi, forse al XIII sec., ma fu del tutto rifatto dai fratelli Nigra, banchieri, che vi aggiunsero una torretta ottagonale e il parco con un laghetto. Spuntati sulla provinciale 131 si piega a sinistra per la vicina Isolabella (km 14.6), abitato di tradizionale impianto colonico, dove, al Bar dell’Isola, a fianco del municipio e al cospetto dell’isolato campanile, ci si può concedere una sosta. La geografia storica dell’altopiano vede un continuo mutare di luoghi e di denominazioni. Isolabella si chiamava in origine “Bulgaro”, villaggio a un tratto abbandonato e gli abitanti spostati altrove, esattamente come Valfenera, comune che si avvicina nel prosieguo dell’itinerario. Si suppone che le cattive condizioni ambientali del luogo, un tempo invaso dalle paludi, e la stessa fondazione di Villanova, in grado di attrarre popolazione abbiano determinato questi strani esodi. Delle antiche paludi restano oggi le ‘peschiere’, bacini lacustri dove si alleva la Tinca gobba dorata del Pianalto, di pregio gastronomico.
4 – Ora l’itinerario seguendo la direzione ‘Valfenera’ muove verso le prime colline dell’Astigiano, sfiorando l’abitato di Valfenera (km 19.7): una scorciatoia sterrata, verso sinistra, si imbocca pochi metri prima del cartello del km 33 della SP 16D e sbocca, dopo poco più di un chilometro, su Via S. Lorenzo; qui si tiene a sinistra, trascurando la diramazione a sinistra che torna a Villanova, e si entra nella periferia di Valfenera; si attraversa Via Villanova e si prosegue diritto su Via S.Giacomo, al fondo della quale, presso il pilone votivo dedicato al santo, si piega a sinistra su Via S. Michele che sovrappassa subito la strada statale 10 ed entra fra le case di San Michele d’Asti (km 20.6). Questo rettifilo, in passato, era detto ‘Via de Plano’ poiché lambiva il bordo orientale dell’altopiano al cospetto delle sottostanti colline astigiane, tanto che ancora oggi da qui si usa dire scendere, e non salire, in collina.
5 – Non si entra nel centro del paese: all’altezza del semaforo si piega a destra e, percorrendo Via Mulini, bella stradina asfaltata, effettivamente si scende nella valle Stanavasso. Abbiamo lasciato il Pianalto: le acque ora defluiscono a oriente, verso il Tanaro; quelle del Pianalto andavano direttamente nel Po. Il paesaggio assume un aspetto collinare con macchie di bosco che rivaleggiano sui campi aperti dei lunghi fondovalle. Si confluisce sulla ex-statale 10 ‘Padana Inferiore’ (prudenza!); la si segue a destra per circa 300 metri – si nota una bella casa cantoniera restaurata con la classica dicitura stradale e la progressiva 40.760 km da Torino – per poi piegare a sinistra in direzione Sant’Antonio sottopassando il maestoso viadotto della ferrovia Torino-Genova, una delle prime ferrovie italiane, realizzata intorno al 1840. Ora il percorso ha raggiunto il fondovalle del torrente Traversola o Goria, e si comincia a risalirlo (direzione San Paolo Solbrito), fra casali, prati da fieno e lunghi tratti solitari. Attenzione! Dopo il cartello del km 3, la strada volge a sinistra verso San Paolo: la si trascura e si continua diritto, nel fondovalle, in direzione ‘Roreto’. Via via la parte a bosco che segue la valle si infittisce. La strada (SP 2), ideale per pedalare in uno splendido scenario campestre. Dopo Roreto, la direzione indica ‘Moncero’. Il fondo perde l’asfalto per diventare una solida pista sterrata (direzione Moncero). Campicelli e prati disegnano con il bosco un fitto mosaico di particelle.
6 – Si confluisce nella SP 26: si piega a destra, poi subito a sinistra (si nota una cabina elettrica) tornando sullo sterrato. L’ambiente è più selvatico, poi ad un bivio evidente si tiene a sinistra, si attraversa il torrente e si affronta l’unico, breve, tratto in salita del percorso. Dopo aver toccato la cappella intitolata a S. Giuseppe, si spunta di nuovo sull’altopiano, presso la frazione Savi (km 34.1), dove, sottopassato un vôlto, ci accolgono un linda chiesuola barocca e una fontanella. Proseguendo si confluisce sulla strada provinciale ‘Buttigliera’: se si tiene a sinistra, in meno di un chilometro si torna alla stazione di Villanova, dalla quale eravamo partiti.

Albano Marcarini, Il Sentiero Valtellina, 52 pag., 2a edizione, 2019 ISBN 9782940585274
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