Itinerario lineare in Val d’Ossola, provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
L’Ossola, la lunga vallata che si incunea fra le Alpi Pennine e Lepontine, la si può prendere sotto diverse prospettive e in compagnia di diversi personaggi. La si può cogliere con gli occhi dei rudi somieri che alla guida delle carovane scendevano dai passi del Gries e di Saas per arrivare al mercato di Domodossola. Oppure con il pesante passo delle armate di Napoleone, mentre calcavano la rotabile del Sempione, che l’imperatore volle per facilitare il passaggio dei suoi cannoni. Ancora. Con lo sguardo incantato dei viaggiatori che, per lo stesso valico, misero piede in Italia per goderne le delizie dell’arte e della natura. Con la mestizia di quanti invece emigrarono dalla valle, troppo povera di risorse per sfamare tutti i suoi figli. O anche con l’occhio furtivo dei partigiani della Repubblica dell’Ossola, terra libera dal nemico invasore; e si potrebbe continuare a lungo, fino a oggi, se è lecito aggiungere ai vari modi di vedere un luogo anche una passeggiata in bicicletta. Complice una ciclovia, per la verità non ancora del tutto perfetta quanto a protezione e segnaletica, che dal capoluogo della vallata, Domodossola, arriva alle sponde del Verbano.
Il fondovalle del Toce, il fiume dell’Ossola, è largo, con ambienti di vera campagna, talvolta di naturalità residua, specie quando si avvicina al corso d’acqua. Nel primo tratto infatti, la ciclovia prende il nome di Sentiero Natura poiché consente osservazioni sull’avifauna (nibbio bruno, albanella reale ecc.). Il greto alluvionale è ciottoloso, con isoloni nell’alveo e boscaglie di salice bianco e pioppo nero. Il ripido versante montano che si staglia oltre il fiume racchiude la selvaggia Val Grande, Parco nazionale.
Gli abitati sono attestati al piede dei versanti o sulle prime balze, al riparo dalle inondazioni, dal freddo e dai venti della piana. Le case sono strette fra loro, nessuna concessione allo spreco, al troppo consumo di suolo. Una lezione che non è stata più applicata in seguito. Gli incontri con la natura si ripetono anche nel bellissimo percorso all’interno dell’Oasi WWF del Bosco Tenso e nella Riserva naturale di Fondotoce al termine della ciclovia. Percorso interamente pianeggiante, più sullo sterrato che sull’asfalto e buon collegamento Treno+Bici sulla direttrice Verbania-Domodossola.
©Albano Marcarini 2025 – Pubblicato su PIEMONTE BIKE, Ediciclo Editore 2023.


SCHEDA TECNICA
Itinerario lineare in Val d’Ossola, provincia del Verbano-Cusio-Ossola.
Partenza: Domodossola (alt. 270). Si raggiunge in treno da Milano (linea del Sempione) e Novara. Arrivo: Verbania-Pallanza FS (alt. 199), da cui si torna in treno a Domodossola o si prosegue per Milano.
Lunghezza: 49.1 km. Dislivello: 110 m Altezza massima raggiunta: 270 m. a Domodossola Altezza minima raggiunta: 190 m a Fondotoce Tempo di percorrenza (15 km/h): 3h45’ Tipo di strada: sentiero o carrabile campestre (18 km), pista ciclabile sterrata (13.3 km). Fondo: sterrato (24 km). Mezzo consigliato: mountain-bike, gravel. Quando andare: sempre, molto umido e freddo in inverno in assenza di soleggiamento. Difficoltà: facile. Segnaletica: pannelli illustrativi del percorso.
La buona tavola: Laghetto Dei Sogni, 10 Regione, Villadossola VB, 379 1721158; Vecchio Braciere, Via Sempione 42, Pallanzeno, 348 7098975; Cucina Casalinga, Via Nazionale 94, Vogogna, 340 6739350; Osteria La Gallina che fuma, Via Filippo Turati 1, Verbania Fondotoce, 0323.586851. Il buon riposo: B&B La Terrazzadomo, Via Agostino Pasolini 1, Domodossola, 3792311917; Dimora Domese, Via Benedetto del Ponte 4, Domodossola, 339.2770537; Hotel La Pieve, Via Mario Massari, 23, Pieve Vergonte, 0324.86653. Assistenza: Bike Motion, corso Colonnello Attilio Moneta 57, Domodossola, 349 256 289; Ciclope, Via Sempione 41, Villadossola, 0324 53845. Info: Iat Domodossola, Piazza Matteotti, Domodossola, 0324.248265.
Web: https://www.visitossola.it/ (con tracce gpx e mappe in pdf scaricabili).
Domodossola. La cittadina, di 18.452 abitanti (erano 5000 cento anni fa), merita una visita. Se fosse sabato sarebbe ancor più consigliata poiché coincide con il mercato, rinomatissimo. Per tutta la giornata più di 150 colorate bancarelle s’impossessano delle vie del centro storico, attorno alla piazza ‘del Mercato’, piccolo gioiello architettonico della città. Una lapide, posta sopra un porticato della piazza, ricorda che il diritto di tenere commercio risale all’anno 917 per benevolenza di Berengario I. La piazza non ha uno schema preordinato, anzi proprio nelle difformità stilistiche degli edifici, nel perimetro irregolare, nei particolari decorativi trova la sua identità e il suo pittoresco richiamo. Ci sono portici, vòlti, pertugi e poi balconcini di ferro battuto, statue, loggette, strette facciate di case che servivano ai nobili e ai mercanti.

Villadossola. La chiesa di San Bartolomeo è il miglior esempio di architettura romanica dell’Ossola, in parte rimaneggiato nel XVII secolo ma che dell’originario impianto conserva lo svettante campanile, l’abside e la navata centrale. Il tutto, ovviamente, in pietra a vista. All’uscita dall’abitato si attraversa l’enorme, e in parte abbandonata, area industriale dove si produce il ‘vinavil’, la colla bianca che tutti abbiamo avuto fra le dita, con la sua fastidiosa pellicina. Il nome è l’acronimo di Vinilacetato Villadossola è nacque proprio in questa fabbrica, nel primo dopoguerra, prima di proprietà della Rhodiatoce-Montecatini, poi della EniChem e, oggi, della Mapei.

Vogogna. Il centro storico merita di soffermarsi un attimo per il suo stato di conservazione che rimanda ai secoli fra l’XI e il XIV quando ebbe rilievo come presidio fortificato. Difatti il suo castello ha tutte le carte in regola per presentarsi come il più bello della valle, sovrastato, fra l’altro, dai resti della precedente Rocca del IX-X secolo. Significativo anche il Palazzo pretorio, costruito nel 1348 da Giovanni visconti, qualche anno dopo il castello.
Oasi WWF Bosco Tenso. Esempio di bosco planiziale, un tempo diffuso in gran parte del fondovalle, accanto al fiume. È il tratto più bello del percorso. Inoltre, ad aumentare la suggestione, basta levare gli occhi verso il fantastico bastione roccioso dei Corni del Nibbio, che ci separano dalla Val Grande: piramidi di roccia protese verso il cielo e spaccate da valloni quasi verticali, oscuri e inaccessibili ai più. Mai denominazione fu più congeniale: solo qualche rapace si adatta a quel selvaggio ambiente, anche se, per entrare in Val Grande, si sono tracciati fin lassù vorticosi sentieri. Su questa pendice, sopra la frazione Candoglia, si noterà a grande altezza anche una grossa macchia biancastra; è la Cava Madre da cui si ricava, da oltre sei secoli, il marmo per il Duomo di Milano.
DA FARE IN PIU’
In bici tra i fiumi. La Ciclovia del Toce si completa a Domodossola con un breve anello che circoscrive la piana formata dalla confluenza di vari corsi d’acqua (Bogna, Diveria, Isorno e Melezzo) nell’asta portante del Toce. Lungo 18 km, di cui una decina su sterrato, ha un dislivello di soli 65 metri ed è segnalato con frecce di colore azzurro.
Percorso del Toce in mtb. Da parecchio si accarezzava l’idea di prolungare la ciclovia del Toce anche nella Valle Antigorio e in Val Formazza, fino al confine con la Svizzera al Passo San Giacomo (alt. 2313). Quantomeno, per ora, è stato tracciato un percorso per mountain-bike, scaricabile al sito http://www.distrettolaghi.it. Ha una lunghezza di 52 km e un dislivello consistente di 2260 metri. Dunque un tracciato impegnativo ma davvero esaltante considerando la bellezza della Val Formazza, abitata dai discendenti delle antiche popolazioni ‘Walser’, esaltata dall’impeto della celebre cascata del Toce. Fattibile in due giorni, propone anche un’estensione in Svizzera, oltre Passo San Giacomo fino ad Airolo lungo la ‘Strada degli Alpi’.

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