Sul Piano Grande di Castelluccio

Itinerario circolare in e-mountain-bike nel settore meridionale del Parco nazionale, nei comuni di Norcia e di Castelsantangelo sul Nera.

Si ha un effetto di straniamento entrando nel Piano Grande di Castelluccio all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Si penserebbe di essere stati teleguidati in un altro continente, forse nell’Asia Centrale o fra le Highlands scozzesi. Qui, a 1300 metri d’altezza, dinanzi a un paesaggio singolare nella sua unicità montuosa, pare davvero di essere su altre coordinate geografiche. Le espressioni geografiche di ‘piano’ e di ‘monte’ trovano qui una perfetta corrispondenza, quasi che l’uno si compenetra nell’altro e viceversa. Il Piano, verdissimo in primavera e chiazzato dai colori delle colture, prime fra tutte le lenticchie, colpisce anche il meno avvertito dei visitatori per la sua sterminata estensione, ma soprattutto per lo stupore di incontrarlo a un’altezza così inconsueta per l’Appennino. Anche la dorsale del Monte Vettore non è cosa da poco: si eleva dal piano per circa 1100 metri con una pendenza che, se nella parte inferiore sembra accessibile per la deposizione di cumuli di materiale detritico, in quella superiore appare quasi insuperabile. Si vorrebbe abbracciare questo ambiente così strano e straniero, perdersi nelle immagini e ancor più nell’immaginario. Lo spazio e il tempo si eclissano di fronte alla vastità e all’apparente immobilità di questo paesaggio. Sarà la fantasia a prendere la sua strada. Qui ci si sente davvero nel primo Parco nazionale del mito e della leggenda. Basta stare ad ascoltare la Sibilla, nell’antro della sua grotta, dietro la spalla del Monte Vettore.

Castelluccio prima del devastante terremoto del 2016

Punto di partenza e di arrivo: Castelluccio (m 1452), frazione di Norcia. Distanza: 24.2 km

Dislivello: 400 metri Condizioni del percorso: strade asfaltate e strade campestri sterrate o erbose. Altimetria: sostanzialmente pianeggiante con un solo tratto di vera salita su sterrato. Altezza massima raggiunta: m 1493 al km 15 (Valico di Castelluccio). Periodo indicato: da giugno a inizio ottobre.

Dove mangiare e dormire. A Castelluccio: La Taverna di Castelluccio, via Via del pian grande, edificio B, 0743.821158, www.tavernacastelluccio.it – Agriturismo La Valle delle Aquile, 339.2586218, www.lavalledelleaquile.com – Agriturismo Il Sentiero delle Fate, 335.6118989, www.agriturismoilsentierodellefate.it – Indirizzi utili:Info-point Castelluccio, 0743.665833; Info-point Norcia, 0743.665853.

TRACCIA GPX DISPONIBILE SU RICHIESTA A info@guidedautore.it

ROAD BOOK

Km 0 – Castelluccio di Norcia (m 1452). Si prendono le mosse dalla piazza-parcheggio di Castelluccio e ci avvia, in direzione nord (Visso/Monte Prata), lungo Via del Pian Perduto (strada provinciale 477) scendendo verso il piano.

1. Castelluccio. Ciò che era un magnifico esempio di insediamento montano originato lungo un antico percorso di transumanza pastorale è andato quasi completamente distrutto dal terremoto del 30 ottobre 2016. La sua struttura concentrica sul colle che domina il Piano Grande, a 1452 metri d’altezza, lo poneva in inverno in condizioni di quasi assoluto isolamento. Memorabili le tempeste e le bufere che vi si abbatterono, ricordate anche nella toponomastica delle vie. Per contrastarle ci si limitava a suonare a distesa le campane in modo da segnalare agli smarriti viandanti la posizione del paese. Ha scritto un osservatore del Seicento: «Passata la florida stagion dell’anno si desta qui il crudel verno, s’atterriscon le fiere, e tremoli si vedon gl’uomini, i quali affumicati e pallidi stanno rinchiusi nelle povere case dove è continuo il fumo, perpetuo per quel tempo il pianto e carcere per sei mesi dell’anno, dove si muore vegliando e si patisce dormendo». L’economia di Castelluccio si sta a fatica riprendendo dopo il terribile sisma i cui danni sono ancora ben visibili. Non si sono perse la coltivazione delle lenticchie e quanto resta della tradizione pastorale. Caratteristici i piccoli casotti in lamiera montati su ruote, ideati dal fabbro del paese, ricoveri ambulanti dei pastori negli spostamenti stagionali. 

Km 1.4 – Attenzione! Poco prima del confine di regione, segnalato da un cartello, si piega a destra su strada a fondo naturale, inizialmente erbosa e che, piegando subito a destra, torna a ritroso, parallelamente alla provinciale (loc. Piè di Vallone) fino ad aggirare, dal basso, il colle di Castelluccio.

Km 4 – Crocicchio di vie (m 1309) presso il Deposito di macerie: si segue la seconda strada sulla destra con il segnavia bianco/rosso, lasciandone due a sinistra.

2. Il Piano Perduto e il bacino di San Lorenzo. Sono situati poco a nord del Piano Grande di Castelluccio, di cui il Piano Perduto ripete in scala ridotta (2,39 kmq) le caratteristiche di superficie carsica; il nome rimanda alla battaglia del 20 luglio 1522, in seguito alla quale gli abitanti di Norcia si videro strappare da quelli di Visso il possesso di quest’area dalla giurisdizione incerta e tutt’ora solcata dal tortuoso confine fra Umbria e Marche. Il bacino di San Lorenzo è un’attigua area carsica nel cui centro si intravedono i ruderi della Romitoria, dove il Guerrin Meschino ricevette alcuni saggi consigli prima di avventurarsi nell’antro della Sibilla sul Monte Vettore.

Km 5.3 – Confluenza sulla strada provinciale 477: la si attraversa e si prosegue sulla strada campestre che attraversa il pianoro.

Km 6.6 – Attenzione! A una biforcazione non segnalata si deve tenere il ramo di destra che si mantiene sul fondo del pianoro.

Km 8.5 – Dopo una curva a destra a 90° si confluisce su un’altra sterrata che si impegna a sinistra. Più avanti s’incontra la Fonte delle Farfalle, di acqua potabile.

La Fonte del Poggiolo

3. Il Monte Vettore. È una grandiosa massa calcarea di 2476 metri che con le attigue vette del monte Argentella e del Palazzo Borghese forma un’unica entità orografica. Sulle sue rupi vegetano piante rare ed endemismi, come la Stella alpina dell’Appennino, la Paronichia, il Genepì appenninico. Sulla cima è stata segnalata una rara farfalla dal curioso nome di Erebia pluto belzebub. Altre presenze importanti sono la vipera dell’Orsini, il piviere tartolino, l’arvicola delle nevi, il merlo dal collare e la coturnice.

Km 11.5 –  Si giunge così, dopo la Valle della Dogana al Pian Piccolo, abbellito da un laghetto. Ora la strada inizia l’ascesa verso il Colle Carbonata, entrando nel bosco.

Km 14.7 – Impianti di risalita di Monte Cappelletta (m 1493): culmine dell’itinerario. Si torna su asfalto.

Km 15 – Confluenza sulla strada provinciale 477 al Valico di Castelluccio (a poca distanza dal Rifugio Perugia, sulla sinistra a 200 metri), da cui lo spettacolare panorama sul Pian Grande. Ora l’itinerario prosegue su asfalto verso destra, lungo la provinciale 477 che inizia la discesa verso Castelluccio.

4. Il Pian Piccolo. Diversamente dagli altri piani, quasi del tutto privi di vegetazione arborea, questo piano, chiuso fra il Monte Guaidone e lo spartiacque appenninico, presenta una folta cortina boschiva. È la Macchia Cavaliera, circa 400 ettari di faggeta, a una quota compresa fra 1400 e 1600 metri. La parte superiore del Pian Piccolo è in realtà un vallone le cui acque sorgive si raccolgono nel cosiddetto Laghetto, una piccola superficie umida e torbosa ma nella quale vive un endemismo, il minuscolo crostaceo Paraleptophlebia ruffoli.

5. Il Pian Grande. L’origine di questo grandioso bacino, già ricoperto da un lago, si deve allo sprofondamento del substrato calcareo lungo deboli linee di faglia a cui seguirono fasi di modellamento alluvionali e carsiche. Privo di vegetazione arborea, ma rivestito da un folto tappeto erboso che ne fa una delle maggiori stazioni pastorali dell’Appennino, si estende in senso nord-sud per quasi 7 chilometri con una larghezza di 3, a un’altitudine media di 1.280 metri. Al suo interno si riconoscono quattro orizzonti vegetali: le colture agrarie d’orzo, segale, lenticchia specie ai piedi delle pendici di contorno; i pascoli nell’area centrale; i prati falciabili e, infine, la vegetazione palustre nella fascia depressa dei Mergani, un’incisione carsica alimentata dalle nevi e dalle piogge che termina in un inghiottitaio il cui sbocco resta tuttora sconosciuto. Qui prosperano la rarissima Carex buxbaumii, scoperta nel 1971, e una piccola felce a fronda intera, Ophioglossum pinnatum.

Km 18.4 – Piano Grande (m 1284). Sulla sinistra il boschetto sagomato a forma della penisola italiana.

Il bosco d’Italia

6. La Foresta d’Italia. La si vuole piantata dagli alpini alcuni anni fa. É una pineta sagomata in forma di penisola italiana che si staglia sul pendio di una spoglia collina alla sinistra del pian Grande. Nel suo genere rappresenta una vera carta geografica ‘di natura’. 

Km 24.2 – Castelluccio.


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