Il Passo della Presolana

Ho voluto fare di testa mia. Me lo avevano detto. In bicicletta ci sono due modi di prendere il Passo della Presolana: uno dolce e uno amaro. Ho preso quello amaro, dalla parte della Valle di Scalve, e ora che la fatica si scarica su pedivelle sempre più dure, me ne rendo conto. Amaramente, appunto. Non è una salita impossibile, ma ha dei tratti da vero ‘grimpeur’ quale non sono. Ci sono anche due ‘muri’, intesi come ‘strada molto ripida’, al 14 per cento. E poi non ti molla mai, dal primo all’ultimo chilometro, senza respiro. Spero di arrivare, prima o poi. Con ben altro impeto, per ben sei volte questa salita è stata affrontata nel Giro d’Italia: la prima volta nel 1938, l’ultima nel 2008, quando a Monte Pora si impose il bielorusso Vasil’ Kiryenka con alla spalle uno scatenato De Luca che tentava invano di scalzare il leader della classifica, Alberto Contador.

Passo della Presolana
Il Passo della Presolana

Preferisco prenderla con filosofia e mi godo, scansando le gocce di sudore dagli occhi, il magnifico panorama sull’altopiano di Borno e sul Pizzo Camino, dall’altra parte della valle. Qualcuno mi aveva anche avvertito che, nei ghiareti lungo la strada, si rinvengono fiori dagli strani nomi – Carlina acaulis, Corydalis lutea, Alchemilla pubescens – ma francamente non è il momento per la botanica.

La Presolana invece, intesa come ‘pizzo, sento che preme, qui sopra, ma non la vedo ancora nella sua purezza dolomitica. Scorgo appena degli sproni di roccia incombenti sulla strada, valloni che immagino devastanti di detriti quando piove. È la potente forza dell’acqua, il lavorìo sempiterno nel calcare che ha dato origine alla stupefacente forra della Via Mala, proprio sotto le mie ruote. Purtroppo la moderna strada in galleria ce l’ha espropriata, ma è «un orrido di rocce ora scabre e nere, ora grigiastre e taglienti che mettono addosso un brivido di spavento», come puntualizzava Angelo Pinetti in una Guida del 1921, quando ancora si poteva percorrere la strada del 1861.

Bassa Val di Scalve-3
La selvaggia Val di Scalve con il versante verso il passo

Penso e intanto vado, spingo ogni tanto ‘en danseuse’, come dicono i francesi quando, per la necessità di riprendere slancio ti alzi sui pedali facendo dondolare la bicicletta. Mi hanno anche detto che, arrivato ai primi tornanti, il peggio sarà passato; diventa quasi una passeggiata. Sarà per lo sforzo pagato prima, sta di fatto che i tornanti li vedo e li sento tutti, ghirigori nella testa e nelle gambe. Gli ultimi quattro mettono sul passo, a 1297 metri d’altezza, sul confine fra le provincie di Bergamo e di Brescia: un confine ‘finto’ che non dà vita a un passaggio da una terra a un’altra, poiché tutta la Val di Scalve, per antico retaggio storico, attiene al Bergamasco, così come la conca di Clusone. A Brescia spetta solo la forra del Dezzo e il passo è il suo vertice. Forse passarono proprio su questo varco gli scalvini che il 2 giugno del 1428 si recarono a Venezia per chiedere l’annessione della loro vallata nei dominii della Repubblica di S.Marco, gesto politico fondamentale nella difesa dei confini con la Valtellina, di lì a breve soggetta ai Grigioni e alle tentazioni calviniste.

uscita galleria
Uno dei tratti più spettacolari e impegnativi della salita

Per la verità anche il termine ‘Passo della Presolana’ è impreciso. Intanto si dovrebbe dire ‘giogo’, a guardare le mappe ufficiali, e poi non ‘della Presolana’, bensì ‘di Castione e di Scalve’, come precisano le vecchie guide. Questo vezzo di accostare il nome del valico a quello della montagna più vicina è cosa recente, che non aveva molto riscontro nel passato. Spesso si denominava semplicemente il ‘colmo’ perché tutti sapevano dov’era e da che parte si arrivava.

Per il resto il ‘giogo’ è quello di sempre e questo è un bene. Non molto diverso da come era negli anni ’60 quando da Milano si approdava qui con scalcinate corriere, che già dopo il Ponte della Selva emettevano preoccupanti gemiti, per sfruttare da turisti della domenica una modesta sciovia e un paio di accoglienti trattorie. Monte Pora gli ha portato via molte delle ambizioni sciistiche, Bratto e Castione quelle edilizie. A dire il vero, quasi un controsenso, perchè il turismo invernale nella Bergamasca è nato qui all’inizio del Novecento. Un benestante milanese prese alcune terre per farne villette. Narra la leggenda che proprio alla Presolana si videro per la prima volta gli sci, ai piedi di due coraggiosi – Francesco Perolari e Alfredo Ceretti – che li avevano fatti arrivare dalla Norvegia. Nel 1908 si disputa la prima gara di sci, nel 1938 si costruisce il primo impianto di risalita della provincia, una specie di montacarichi per slitte di grossa portata. Vagiti di un turismo d’antan, così bello perché così ingenuo.

Oggi si sta bene quassù, a vedere i prati verdi, la frangia di bosco dello Scanapà, a battere i sentieri. Uno di questi mi intriga in special modo. Si spinge verso il dirupo che sporge sulla Valle del Dezzo ed evoca una commovente storia d’amore. Il dirupo si chiama ‘Salto degli sposi’: uno splendido belvedere sulle Prealpi. Si dice di una coppia di giovani sposi di origine polacca, uno musicista, l’altra pittrice, qui stabilitisi nel 1871, sedotti dalla bellezza del luogo. Il belvedere era il loro luogo d’ispirazione e il rifugio naturale dei loro sentimenti. Non si conobbe mai il perché un giorno, sul far dell’alba dopo aver trascorso la notte abbracciati, decisero di lanciarsi nel vuoto. Le loro spoglie restarono a lungo nel camposanto del paese, mentre l’ultima opera della giovane pittrice, ritraente il marito sullo sfondo del Pizzo Camino, è stata casualmente ritrovata pochi anni fa in un museo di Bombay in India.

Murale in galleria-6
Un murale in una galleria della strada della Presolana

Vicende di vita che si mischiano con le decine di leggende che avvolgono ‘la montagna’, ovvero la Presolana, di cui solo ora colgo la potente struttura, il fascino arcano delle sue guglie, l’insuperabile vertigine delle sue pareti. Decine di sentieri si spingono dentro questo regno di pietra e sembrano invitare all’ardimento, al gesto sublime che spinse Antonio Curò a conquistarne per primo la vetta il 3 ottobre 1870. Ho due ruote al posto degli scarponi e non posso spingermi in alto più di tanto. Avessi la mountain-bike potrei impegnare il bellissimo giro del Sentiero dei carbonai, fino a Passo Vareno e ritorno, tutto intorno al M. Lantana. Accetto invece con piacere il cambio di pendenza e mi butto giù per la ‘via dolce’, verso Castione e Clusone, quella che, se avessi dato ascolto a più miti consigli, avrei dovuto seguire in salita. Ma si sa, la vita è fatta per soffrire… meglio se in bicicletta.

Le difficili strade per la Val di Scalve

«È la Valle di Scalve alpestre quanto niun’altra del Bergamasco, non so s’io dica chiusa o piuttosto aggomitolata dentro montagne altissime. Entrasi da più parti, così erte nella salita e ripide nella discesa, che smonta da cavallo chi non è ben pratico e molto coraggioso» (Mazzoleni, 1767). Fino al 1864, anno di apertura della strada lungo la forra del Dezzo, le comunicazioni con la Valle di Scalve erano rimaste ferme a scabri sentieri e aspre mulattiere. Si scendeva dal Giogo di Castione, o si usavano il passo dei Campelli e l’altopiano di Borno per raggiungere le celebri miniere della valle. Tutto ciò, visto con le prospettive delle moderne strade, ci sembra un limite, ma se ci ricollochiamo nella realtà di allora, dove i tempi e la geografia degli spazi erano variabili meno decisive, ecco apparire tutta una trama di collegamenti mulattieri che poteva contare su almeno 18 valichi e che permetteva agli scalvini di comunicare con la Valtellina, con la Val Camonica, con l’alta Val Seriana e con la conca di Clusone. Un mondo dunque duro, di montanari, ma che non poteva dirsi del tutto isolato. Ed è per questa ragione che i celebri Statuti della Valle, redatti nel 1578, ponevano una specifica attenzione alla manutenzione delle strade pubbliche. D’altra parte l’esigenza di buone vie comunicazione era vitale per il disimpegno del ferro estratto dalla miniere. Un primo progetto di sistemazione della strada della Presolana risale al 1804, ma è solo nel 1839 che i comuni di Scalve ottengono dal Vicerè di Milano il consenso e parte dei denari necessari al radicale rifacimento di quella che poi fu denominata ‘strada della sponda’. In tale sede ottengono anche la promessa di una seconda rotabile, in direzione della Val Camonica. Sarà la celebre strada della Via Mala, aperta nel 1864 a colpi di piccone, e subito celebrata come «una delle più ardite strade alpine che siano mai state costruite».

Giogo della Presolana (m 1297).

Comuni di Colere e di Castione della Presolana (Val Seriana, Bergamo). Dove dormire. Hotel Spampatti***, Via Cantoniera 89, tel. 0346.31242; Hotel Alpino***, Via Cantoniera 7, tel. 0346.31103. Dove mangiare. Ristorante La Vecchia Cantoniera, Cantoniera della Presolana 7, tel. 0346.31103. Ristorante La Baita, Via Cantoniera, tel. 0346.31663. Ristorante Del Passo, Via Cantoniera della Presolana 19, tel. 0346.32081. Ristorante e albergo La Villetta, Via Valle Sponda 69 (lungo la salita), tel. 0346.54044.

I sentieri. Passeggiata sulla strada forestale per il Salto degli Sposi, Castello Orsetto e Colle Vareno (m 1373) lungo il versante sulla Forra del Dezzo e all’interno della Foresta Demaniale Regionale Valle di Scalve (percorribile anche in mountain-bike), ore 2. Sentiero dei carbonai per Valle Lantana, ore 2. Al Colle Vareno per il Rifugio Scanapà, ore 2.15. Sentiero 315 per la Grotta dei Pagani (m 2224), ore 3. Sentiero 316 per il Monte Visolo (m 2370), ore 3.30. In mountain-bike. Il Gruppo Ciclistico Presolana presenta nel sito http://presolana.wordpress.com/mtb-presolana otto percorsi di diverse difficoltà fra Castione e il giogo della Presolana.

Uffici turistici: Ufficio turistico della Presolana, p.za Roma 1, Castione della Presolana, tel. 0346.60039.

Internet:  www.presolana.it (dove è scaricabile una cartina dettagliata dei sentieri escursionistici)

Presolana.map109 liv.chiusiSALITA IN BICICLETTA AL PASSO DELLA PRESOLANA 

(da Dezzo di Scalve, versante della Valle di Scalve, Bergamo)

Ex-strada statale 671 della Val Seriana, asfaltata, larga 6-8 metri, parzialmente ombreggiata, in ombra totale nel tardo pomeriggio, con 8 tornanti e alcune brevi gallerie paravalanghe. Transitabile tutto l’anno. Vie d’accesso: da Boario Terme a Dezzo (km 16) lungo la ex-strada statale 294 della Val di Scalve (con lunghi tratti in galleria, dotarsi di giubbino catarifrangente), dislivello in salita 524 metri, pendenza media 3.2%.

Punto di partenza: Dezzo di Scalve, bivio con la ex-strada statale 294 al ponte sul T. Rino (alt. 745). Punto di arrivo. Giogo della Presolana (alt. 1297).

Distanza: 7.95 km. Dislivello: 578 metri. Pendenza media: 6.9% con punte al 13.8%

Discesa possibile lungo il versante opposto, fino a Rovetta, quindi per la Val Brolezza  a Lovere e ritorno a Boario Terme per complessivi 66 km.

Pubblicato su Orobie, marzo 2011 – ©Albano Marcarini, 2017

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