Il sentiero dei doganieri a Capo Corso

Itinerario pedonale lungo la costa a Capo Corso, Corsica.

Cap Corse.jpgSi chiama Sentiero dei Doganieri, come molti altri sentieri costieri della Francia continentale, perché era sorvegliato giorno e notte contro gli sbarchi illegali. Oggi è un superbo itinerario fra terra e mare che aggira la punta estrema a nord della Corsica, toccando piccole ‘marine’, cale sabbiose, cappelle romaniche, aspri promontori dominati dai ruderi delle torri di guardia genovesi. E naturalmente con tutto il generoso dono della natura dell’isola. Il progetto di recupero è iniziato nel 1993 nel comune di Rogliano ed è proseguito negli anni ritracciando il vecchio sentiero percorso dai gendarmi. Nel 1998 è stato aperto nella sua totalità da Macinaggio a Centuri-Port. L’operazione si è resa possibile grazie anche all’acquisizione al patrimonio pubblico (Conservatoire su Littoral) della fascia costiera che ha definitivamente impedito la realizzazione di interventi turistico edilizi che avrebbero contaminato uno dei più bei paesaggio costieri dell’isola.

Isola nell’isola, proteso a nord verso il Mar Ligure, il Capo Corso – Capu Bianco per i corsi – evidenzia componenti che lo distinguono nettamente dalla restante parte della Corsica. A differenza della catena montuosa centrale, il Capo, con la Castagniccia e la Casinca, ha una costituzione geologica più recente (era terziaria). E’ la regione scistosa per eccellenza, dalle pietre verdi a superfici brillanti; materiale che, nel passato, si usava per la copertura delle abitazioni – le cosiddette ‘teghje’ – e che oggi, per attenzione al paesaggio, viene riscoperto.

Sentiero del dito

Schermata 2016-06-12 alle 23.33.12Distanza: 19 km – Tempo di percorrenza: 8 ore. Si può anche dividere in due tappe, pernottando a Barcaggio  – Punto di partenza: Macinaggio, frazione di Rogliano. Punto di arrivo: Centuri-Port, frazione di Centuri. Segnavia: bianco-rosso.Consigli utili: in estate partire presto al mattino, riposare nelle ore centrali; scorta d’acqua, protezione solare. Dove dormire: U Libecciu***, Route de la Plage, Macinaggio, 04.95354322; Camping U Stazzu, Macinaggio, 04.95354376; Hotel Petra Cinta, Barcaggio, 04.95368745; La Jetée, Centuri-Port, 04.95356446. Info: Maison du Cap, Port Toga, Ville di Pietrabugno, tel. 04.95310232, http://www.destination-cap.corse.com

garmin-basecamp-86La traccia GPS di questo itinerario si può richiedere a info@guidedautore.it specificando il titolo dell’itinerario.

Macinaggio/U Macinaghju. Tradizionale scalo marittimo del Capo (da qui partiva il moscato tanto apprezzato sulle tavole papali nel Rinascimento) che conosce oggi, come porto turistico, un notevole rilancio. Da Macinaggio partì nel 1767 il corpo di spedizione, guidato da Pasquale Paoli, diretto alla conquista di Capraia che cadde dopo alcune settimane di assedio. Fu l’unica impresa colonialista còrsa, se così si può dire. Si lascia la vivace Macinaggio seguendo la larga pista che fra bassa macchia e vigne punta verso nord. Subito si aggira la Punta di a Coscia, dove già si evidenzia lo strato di calcare da cui, in passato, si traeva la calce, materiale legante da costruzione. I resti di diversi forni sono visibili. Ma questa zona è importante anche per i ritrovamenti archeologici che hanno condotto a considerare qui la presenza di insediamenti umani di circa 60 mila anni or sono: si tratta di cavità lungo costa accessibili solo dal mare. La prima spiaggia solitaria è quella di Tamarone. Al largo si scorge l’Isola Finocchiarola, riserva naturale creata per proteggere una rara specie di gabbiano.

Capo.Corso4

Il sentiero raggiunge la chiesuola romanica di S. Maria che ebbe alla metà dell’XI secolo il titolo di pieve in vicinanza di un approdo presso cui accostavano le barche provenienti dall’isola livornese di Gorgona, il cui monastero aveva in possesso dal 1113 la chiesa. Ha la singolarità di possedere due absidi gemelle che rimandano a due altari e dunque a due culti differenti: uno per l’Assunta, l’altro per S. Sisto. Nei pressi si nota anche una torre, per metà crollata, una delle 85 che i Genovesi eressero sulle coste dell’isola. Il fatto che chiesa e torre siano in un luogo isolato e lontano dagli abitati non deve stupire, poiché in antico la situazione ambientale era diversa; quella che oggi è una bassa macchia cespugliosa era nel Medioevo una terra coltivata a grano, una risorsa preziosa per i monaci dell’isola toscana praticamente sterile. Si ha notizia che l’approdo fosse peraltro già frequentato in epoca romana il ché farebbe pensare a una prima cappella paleocristiana sul sito dell’attuale chiesa.

Ora la prossima meta è la possente torre d’Agnello sul capo omonimo, superata la quale si entra in vista dell’isola della Giraglia col suo faro e con i resti di un’altra torre genovese, eretta nel 1584 di forma insolitamente quadrata. Le torri vigilavano e annunciavano l’arrivo di barche corsare. Costituivano una rete poiché da ogni torre era possibile vedere in lontananza le due vicine e inviare segnali di luce. Di norma la guarnigione era composta da un capitano, da tre soldati di cui un artigliere e da un marinaio che aveva il compito di approvvigionare gli uomini.

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Barcaggio con la spiaggia offre una pausa al cammino. Geki e lucertole godono del sole, cormorani e gabbiani mandano striduli richiami. Un breve laccio di sentiero porta quindi a Tollare, altra ‘marina’ del capo. Il sentiero affronta ora la parte più impegnativa. Dopo aver toccato il semaforo di Capo Grosso rimonta le spoglie pendici di Monte Maggiore e punta verso sud. Guadagna uno sprone che s’immerge nel mare.

Centuri Port (2)
Centuri Port

Assecondando gli anfratti della riva si giunge infine a Centuri-Port, dove un ristorante di mare saprà rigenerare lo sforzo del lungo cammino. Questo porticciolo fu arsenale marittimo durante il governo di Paoli e conserva una certa atmosfera. Le case, disposte attorno alla piccola rada con le barche da pesca, hanno coperture in serpentino; una gradinata sale fino alla chiesuola di Sant’Antonio che prospetta una minuscola spiaggia.

 

 

 

 

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Albano Marcarini, I SENTIERI DELLA SARDEGNA, Alleanza Assicurazioni, Milano 2004, 80 pag.

Da un estremo all’altro dell’isola questa guida propone due itinerari di grande suggestione, nella solitudine delle foreste del Basso Sulcis e negli sterminati altipiani di rocce del Monte Limbara. Il Sentiero del Basso Sulcis interessa vaste porzioni delle Foreste Demaniali regionali di Monte Nieddu e di Pula, nuclei del futuro Parco regionale del Sulcis. Si affronta infatti in due giorni di marcia partendo e arrivando a Villa San Pietro su una distanza complessiva di circa 26 km e un dislivello di 900 metri. Il Sentiero del Monte Limbara, ai margini meridionali della Gallura, poco distante da Tempio Pausania, si sviluppa a un’altezza media di 1000 metri. È diviso in due anelli con un tratto iniziale e conclusivo comune a entrambi. Il primo anello, di più facile effettuazione punta verso il Monti Longu, bella piramide di granito su un contrafforte di Monte Baligioni. Il secondo anello, decisamente più impegnativo, si affaccia dapprima alla valle dell’Agnata per poi rimontare la montagna in direzione del Monte S’Ampulla e di Monti Longu.

€6,00

9 risposte a "Il sentiero dei doganieri a Capo Corso"

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    1. Buongiorno, il sentiero non ha dislivelli consistenti, ma frequenti per superare i vari promontori lungo costa. Sebbene facilmente agibile, la lunghezza potrebbe diventare un handicap specie se accompagnati da bambini. Consiglio allora brevi tratti in andata e ritorno partendo dagli abitati: Barcaggio, Macinaggio, Centuri. Consigliabile da Macinaggio alla chiesa di S.Maria e ritorno in 2 ore andata e ritorno. AM

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      1. Tipo quella che va dalla Spiaggia di Tamarone alla cappella? Chiaramente non tutta la faremmo! 8 ore sono tantissime 😀 Grazie Laura

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