Rame, piombo, argento… a Rocca S.Silvestro

Itinerario a piedi nel Parco archeo-minerario della Val Cornia, in Alta Maremma.

I parchi della Val Cornia, nell’Alta Maremma, in Toscana, sono un gruppo di aree protette, accomunate ognuna da un tema particolare. Una delle più singolari e interessanti per la visita è il Parco archeo-minerario di San Silvestro, a Campiglia Marittima. Ricopre i primi rilievi dell’entroterra costiero a poca distanza da Populonia. Oltre al Museo e al Centro visite, il parco propone diversi itinerari pedonali fra cui l’esplorazione sotterranea della Miniera del Temperino e la visita di Rocca San Silvestro, eccezionale documento di villaggio minerario medievale, riportato alla luce dopo intense campagne di scavo. Il paesaggio, nella tipica macchia costiera, è tormentato e segnato da secoli di sfruttamento minerario. Sono centinaia i saggi effettuati dai nostri avi per scoprire i filoni di rame, piombo, argento e zinco nascosti fra saldi strati di rocce metamorfiche. Iniziano dall’epoca etrusca e attraversano tutta la storia fino all’inizio del XX secolo, quando dopo l’ultima fase di sfruttamento industriale tutta la zona, non più economicamente produttiva, fu abbandonata.

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Punto di partenza: Area del Temperino, a circa 2 km da Campiglia Marittima seguendo la strada provinciale 20 (cartelli indicatori). Campiglia si raggiunge da Livorno (72 km) con la Via Aurelia fino a Venturina e quindi con una diramazione di 4.5 km. Tempo di percorrenza: 2 ore e 30 minuti (solo andata), percorso in miniera e a cielo aperto; in miniera è obbligatoria la visita con personale del parco (visite, in genere, ogni ora). Da Rocca S.Silvestro si torna al Temperino con un servizio di bus navetta. Dislivello: circa 100 metri. Periodo consigliato: fino a giugno, da ottobre in poi. Dove mangiare. Al Temperino, presso il ristorante Santa Barbara, gestito dal parco. Dove dormire. Palazzo Gowet, ostello del parco con pernottamento e prima colazione. Indirizzo utile per orari e prenotazioni: Parco archeominerario di S.Silvestro, via di S.Vincenzo 34/b, Campiglia M., tel. 0565.838680 – www.parchivaldicornia.it

ValCornia.mapLa visita della Miniera del Temperino è guidata. Inizia dagli edifici industriali all’ingresso del Parco, oggi adibiti a servizi. Il percorso sotterraneo, di circa 360 metri, esplora le gallerie e i grandi ‘vuoti’ dove in epoca antica si concentrava l’attività estrattiva con tecniche rudimentali. All’uscita dalla miniera si può imboccare, fra le tante, la Via delle Ferruzze che con un lieve percorso in salita segue la linea dei filoni principali. Ovunque spuntano derelitte testimonianze di un lavoro duro e faticoso, reso ancor più ostile dalle condizioni ambientali. Un’importante innovazione tecnologica si ebbe nel XVI secolo, quando Cosimo I de’Medici rilanciò, per breve tempo, le miniere di Campiglia. Per la prima si scavarono gallerie direttamente nella roccia evitando le coltivazioni intuitive ‘a seguire’ il filone.

IMG_2579La Via delle Ferruzze si chiude, dopo circa 1 ora, nella Valle dei Lanzi, dal nome dei minatori tirolesi qui attivi nel XVI secolo. Ora, superati vari impianti ottocenteschi, periodo in cui le miniere furono gestite da imprenditori inglesi, si sale alla rupe di Rocca San Silvestro. Isolata dai rilievi circostanti e abbagliante per la spoglia crosta di calcare, allinea su vari piani altimetrici il villaggio dei minatori, fatto di modeste case in pietra, la zona sacra con la chiesa e il cimitero, e il fortilizio signorile con la torre che spicca sulla vetta. San Silvestro fu abitata dal X al XIV secolo seguendo le alterne fortune dell’attività mineraria. Nel periodo di massimo sviluppo, alla metà del XIII secolo, vi risiedevano circa 200-250 minatori dimoranti in 42 abitazioni. I numerosi reperti rinvenuti, testimonianze delle multiformi attività del villaggio (dai forni fusori, alla carpenteria, alla tessitura, alla macinazione dei cereali ecc.) hanno permesso di ricostruire con grande dettaglio la vita del periodo, oggi illustrata attraverso 23 pannelli disposti lungo il percorso di visita.

L’itinerario prende avvio attraversando la Miniera del Temperino. Il percorso sotterraneo tocca le aree di coltivazione etrusche e di epoca moderna con dettagli sulle tecniche estrattive e sulle diverse mineralizzazioni. All’uscita dalla minera si raggiunge il Pozzo Earle. Qui inizia la Via delle Ferruzze, che conduce alla Rocca di S.Silvestro. La carrabile sale la collina, cosparsa di macchia a ginepro. Si osservano ovunque saggi di scavo, gallerie e vecchi pozzi di estrazione.

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Rocca S.Silvestro

La Cava dell’Ortaccio presenta sequenze di scavo che vanno dall’epoca etrusca a quelle medicea e moderna (XX sec.). Le ferruzze, da cui il nome del sentiero, sono piccoli accumuli di minerale di ferro, scavati negli anni ‘40 del secolo scorso. Più avanti, altre gallerie e una vasta cava di calcare, ultima attività estrattiva in ordine di tempo, ancora in corso. La Via delle Ferruzze si chiude alle Laverie. Di fronte si erge la biancastra rupe di Rocca S. Silvestro con il villaggio minerario appoggiato alle sue biancastre pendici. La si raggiunge con il sentiero della Via dei Lanzi, dal nome di minatori tirolesi, o lanzichenecchi, presenti in zona nel XVI secolo. Lungo la breve salita si osservano il piano inclinato inglese del 1907, altri pozzi medicei e moderni. In alto spicca il Palazzo Gowet: ospitava la direzione dell’Etruscan Mines, società estrattiva del XIX secolo. Dopo aver superato su un ponticello la strada di cava, si aggira la rupe e si giunge all’area attrezzata di Rocca S. Silvestro. Qui inizia la visita al borgo minerario medievale, i cui imponenti resti sono stati portati alla luce dopo diverse campagne di scavo, a partire dal 1989.

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Questa guida raccoglie 29 itinerari, distribuiti nei diversi e affascinanti scenari del paesaggio italiano. Si tratta, salvo qualche eccezione, di itinerari facili, alcuni da affrontare a piedi, altri in bicicletta, in genere adatti a tutti senza difficoltà. La scelta è ricaduta su quelle aree, generalmente rurali, che conservano ancora significativi assetti o particolari elementi paesaggistici. L’interesse può andare da certe tradizionali coltivazioni come il castagneto nella Garfagnana, la risicoltura nel Vercellese, la viticoltura nella Val di Sieve a specifici componenti strutturali del paesaggio agrario come le ‘caselle’ del Loanese o le ‘specchie’ del Salento.

Albano Marcarini (a cura di -), Itinerari nei paesaggi italiani, De Agostini/Alleanza Ass., 2005, 227 pagine con foto, mappe e acquarelli, Formato 13 x 20 cm – 10,00 € – Acquista su www.guidedautore.it

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