Itinerario cicloturistico per tutti nell’alta pianura novarese.
In primavera una porzione della Pianura padana trasforma la sua sostanza: da terra ad acqua. Migliaia di ettari di campagna sono artificialmente allagati per consentire la crescita delle tenere pianticelle di riso. Nelle rilucenti specchiature dei campi si riflettono i filari dei pioppi, le cascine e l’effimero trascorrere delle nuvole a volte apportatrici dei primi temporali della stagione. In bicicletta si viaggia per i viottoli lungo i fossi, accanto al gracidare delle rane e al lento volo degli aironi. Questo itinerario si sviluppa nell’Alto novarese, attorno alle pertinenze dell’antica Badia di Dulzago.
Distanza: 21.8 km – Dislivello: 82 metri – Partenza e arrivo: stazione Fs di Bellinzago Novarese (linea Novara-Arona). Servizio Treno+Bici. In auto è bene parcheggiare e iniziare l’anello, dalla Badia di Dulzago. Percorso: strade campestri. Dove mangiare: decisamente invitante una sosta gastronomica all’Osteria San Giulio alla Badia di Dulzago (tel. 0321.98101), dove si cucina la tradizionale ‘paniscia’ (riso mantecato con verdure). Altre informazioni utili: il rifugio faunistico WWF di Bellinzago non è aperto al pubblico. Si visita su prenotazione telefonando allo 011.4731873, www.wwf.it – Internet: http://www.badiadidulzago.it – Itinerario pubblicato su QUI TOURING, maggio 2002. Aggiornato il 12.12.2009.
Si parte dalla stazione Fs di Bellinzago Novarese. Superato il vicino passaggio a livello si seguono le indicazioni per la cascina Boglia. Si attraversa un largo pianoro, frutto di antichi depositi fluvio-glaciali, qua e là segnato da lembi di brughiera. Si scorre accanto alla cascina, oggi centro ippico, e si scende la lieve scarpata verso il torrente Terdoppio. La strada bianca lo supera su un ponticello ed entra nelle bassure delle risaie. Una fitta trama di canali adduttori permette il trascorrere dell’acqua da una ‘stanza’ all’altra in modo che essa non ristagni. Possenti trattori dalle ruote a lama dentata procedono alla cura delle piantagioni. Esili garzette col capo dalla lunga piuma si attardano sui campi, mentre il più sospettoso airone si allontana con larghi e insistiti voli.

Prima di raggiungere Alzate si piega a sinistra in via Cascinini riprendendo la via dei campi. Folti boschetti celano le ‘teste’ di decine di fontanili, altri apportatori di acque irrigue. Questo sistema idraulico è regolato da norme che prevedono rilasci controllati. Per questa ragione i cavi irrigui scorrono a volte separati fra loro o sono chiusi da paratoie in legno. La ‘tomba’ è il punto dove le acque scorrono una sopra l’altra, senza confondersi. Nei pressi di Cascina Acquabona si raggiunge la strada provinciale. La si segue verso sinistra fino al ponte sul Terdoppio, poi si piega a destra, di nuovo su uno stradello sterrato che segue l’asta del fontanile della Scala.
Superati la Cascina Bertinella e il Canale Diramatore si riesce sull’asfalto presso il Molino dell’Argine. Si piega a sinistra ma si abbandona subito la rotabile per un’altro percorso su fondo naturale che, verso sinistra, sottopassa la ferrovia e sale una leggera china dove si trova una fornace. Al tornante della successiva discesa si abbandona la via principale e, a sinistra, si prende a costeggiare il piede della collina fino a raggiungere Cavagliano: alcune corti agricole stanno adagiate ai piedi della villa della famiglia Caccia, forse a suggello di una secolare sottomissione feudale. Seguendo ora la rotabile che risale di nuovo l’orlo collinare si punta verso la Badia di Dulzago. Avvicinandola si contempla la maestosa cimosa del Monte Rosa.

Dulzago è un borgo che conserva una marcata impronta rurale. Fra una porta e l’altra, lungo la strada selciata che lo traversa, si dispongono le antiche corti contadine, le scuderie, il pozzo, il forno, la casa dei canonici, il palazzo degli abati e la chiesa di San Giulio, d’aspetto barocco, ma che,

nella parte posteriore, rivela ancora le sue belle absidi romaniche. Nato nel XII secolo come sede di canonici agostiniani, Dulzago fu in seguito trasformata in fertile azienda agricola governata da una abate commendatario. Nell’800 vi subentrarono i Borromeo che riorganizzarono la produzione introducendo in modo estensivo la coltura del riso. Si esce dalla porta nord di Dulzago e si torna nelle risaie. Dopo aver toccato la Cascina Ballarate, si giunge dinanzi al rifugio WWF (7). Il suo ospite di maggior riguardo è il pelobate fosco, altresì detto ‘rospo della vanga’, un anfibio in pericolo d’estinzione. Da qui restano poco meno di 2 km per tornare alla stazione ferroviaria.
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